lunedì 17 febbraio 2014

Comunicato Stampa | LEGA NORD - SANTA MARIA: i problemi del quartiere. Pronta interrogazione sulla sicurezza in città.


CREMA, 17 febbraio 2014 – Nella mattinata di domenica si è svolto, nell’ambito della campagna di ascolto “Dillo alla Lega”, un gazebo a Santa Maria.
Ad ascoltare e discutere con i cittadini per conoscere i problemi del loro quartiere, oltre al segretario cittadino Dino Losa, erano presenti anche l’assessore provinciale Matteo Soccini ed il consigliere regionale Federico Lena.

Diversi i temi ed i problemi emersi nel corso dei colloqui che saranno portati all'attenzione dell’amministrazione comunale, attraverso interrogazioni al sindaco ed ai vari assessori competenti quali la sicurezza stradale lungo il Viale di Santa Maria, il deposito dei mezzi di SCS nella zona industriale, l’annosa questione della barriera ferroviaria, oltre che la costante questione della sicurezza sulla quale molta preoccupazione ha destato l’episodio della rapina avvenuta in un appartamento del quartiere in pieno giorno martedì della scorsa settimana.

Sempre la sicurezza è al centro dell'interrogazione, annunciata nel comunicato di venerdì scorso a commento dei dati sulla criminalità forniti dalla Polizia di Stato, stilata anche grazie ai suggerimenti dei cittadini e pronta per la presentazione in Consiglio Comunale.

Un testo con poche ma chiare domande nelle quali la Lega chiede al sindaco Bonaldi:
  1. Ritiene i dati forniti dalla Polizia di Stato meritevoli di attenzione e tali da non essere sottovalutati?
  2. Ritiene di richiedere, sulla base dei dati citati, la convocazione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza, da svolgersi eccezionalmente a Crema, nel quale esaminare la situazione?
  3. Ritiene di sollecitare il Consiglio Comunale ad addivenire a una decisione sul “luogo” in cui affrontare e discutere di sicurezza (“commissione” o “tavolo”)?
  4. Quali interventi ritiene di mettere in campo come amministrazione comunale in tempi brevi sul tema della sicurezza?

LEGA NORD | Sezione di Crema

sabato 15 febbraio 2014

Comunicato Stampa | MATTEO SOCCINI: "Food experience", i sapori di Crema e Cremona alla BIT

Food experience: i sapori della provincia cremonese e, in particolare del territorio cremasco, sotto i riflettori della Bit 2014, alla presenza di un pubblico numerosissimo. 

Nell'area eventi della Regione Lombardia il gusto della tradizione locale ha fatto centro con Matteo Soccini, assessore provinciale al turismo, che ha introdotto la storia e le specificità gastronomiche, mentre Giorgio Schiavini, Assessore al Turismo Comune di Crema, ha presentato, anche con un promo, il territorio, la tradizione e la cucina locale; grazie a Maria Cristina Coroneo dell’Associazione Tavole Cremasche, sodalizio nato nel ’96, sono stati svelati i segreti del tortello cremasco, dall'impasto alla cottura, con un approfondimento e degustazione dedicati al rinomato mostaccino di Crema. 

Non poteva mancare in questo viaggio alla scoperta della tradizione e folclore, la “Festa del Torrone – XVIII edizione Star tra le Stars”, presentata da Stefano Pellicciardi di SGP Eventi, sostenuta da Comune di Cremona, Provincia e Camera di Commercio di Cremona, le aziende produttrici di torrone ed un pool di aziende private.


Dal Cremasco si e’ passati quindi a Cremona, con la festa del torrone, che nel 2013 ha registrato 230.000 visitatori, 150 appuntamenti musicali e di animazione, 400 pullman, 600 camper e 600 tonnellate di torrone venduti,collegando il prodotto al territorio. Anche per il 2014 (15 al 23 novembre) sempre 9 giorni di festa e kermesse, con il tema della “quinta T” ovvero tecnologia e multimedialità’ legati al torrone ed a Cremona, dalle rievocazioni ad incontri con l’autore. Massimo Rivoltini, produttore di torrone, ha quindi chiuso l’evento con degustazione de “il torrone di Cremona, ambasciatore che rappresenta e celebra la citta’, grazie anche alla omonima festa che da la possibilità di visitare il nostro territorio, con tutte le sue specificità turistiche”.

venerdì 14 febbraio 2014

INTERVISTA | Mondo Padano su EXPO2015

«Cremona non balla da sola»
All'Expo 2015 insieme con le province del Sistema Turistico "Po di Lombardia".

di Alessandro Rossi - pubblicata su Mondo Padano del 14/02/2014.

Agroalimentare e liuteria, dove Cremona presenta delle eccellenze uniche in Italia, sono - secondo Matteo Soccini, assessore provinciale allo sviluppo economico, turismo, innovazione ed Expo, gli assi nella manica su cui puntare, sia alla Bit che si è aperta ieri a Milano, sia all'Esposizione universale. Un appuntamento, questo, troppo grande e troppo importante perché Cremona possa fare tutto da sola. Ecco perché il nostro territorio collaborerà di certo con le province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova, peraltro già alleate nel Sistema Po di Lombardia.

Assessore, partiamo dalla nostra presenza alla Borsa Internazionale del Turismo. Cremona ha deciso di esserci da protagonista.

E’ così. Il lavoro che si sta producendo per attrezzare il territorio in vista dell’Expo non poteva non vedere Cremona con un proprio stand alla Bit che quest’anno avrà un taglio dedicato soprattutto agli operatori professionali. E’ a loro che ci dobbiamo rivolgere per fare conoscere il nostro territorio. Da qui la decisione di esserci con un nostro stand, anche se parteciperemo anche agli eventi organizzati nello stand di Regione Lombardia.

Dunque, dal turismo avete iniziato a costruire la presenza di Cremona all’Expo.

La presenza nella nostra città del direttore generale di Explora,
la settimana scorsa, ne è una chiara testimonianza. E’ da lì che gli organizzatori di Expo sono partiti, dal coinvolgimento dei tour operators ai quali bisogna presentare la nostra offerta turistica. Ejarque è stato chiarissimo quando, rivolgendosi ai nostri operatori, alberghi, agriturismi, ristoranti, ma anche gestori di musei, ha detto che l’Expo è un investimento sul futuro, un occasione per ammodernare e migliorare ciò che abbiamo.

E a questo riguardo la Regione stanzierà diversi milioni di euro proprio per consentire agli albergatori di attrezzarsi per intercettare i visitatori, soprattutto gli stranieri. A che punto siamo con questa parte del lavoro?

Direi a buon punto: la mappatura del territorio e la trasmissione dei dati ad Explora è in via di completamento. Il passo successivo sarà posizionarsi.

Cosa intende, esattamente?

Faccio un esempio. Gli albergatori devono capire quale tipo di cliente possono intercettare. Ed attrezzarsi di conseguenza. Il nostro ruolo di amministratori non è quello di dirgli che cosa devono fare, ma di comprendere bene che cosa il territorio può offrire e di trasmetterlo ai tour operators. 

Quante frecce abbiamo al nostro arco? 

Più di quante non si pensi. La provincia di Cremona vanta delle specificità uniche: la liuteria, con le sue 150 botteghe, Stradivari e il Museo del Violino. E certamente l’agroalimentare, dove abbiamo una fortissima vocazione nel lattierocaseario, ma ad esempio anche nel pomodoro. Sono due capitoli dove non abbiamo rivali, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale.
E sono realtà che dobbiamo far emergere. Poi, certo, come in moltissimi altri territori abbiamo una qualità diffusa molto elevata nella gastronomia e delle pregevoli bellezze artistiche ed architettoniche. Ma su questo fronte è l’Italia intera ad avere uno straordinario patrimonio e quindi è meno facile differenziarsi e distinguersi dagli altri. Il Museo del Violino è certamente qualcosa che ci rende unici nel mondo. Dovrà essere per noi uno straordinario biglietto da visita ed è per questa ragione che anche nel nostro stand alla Bit il Museo ed i suoi tesori sono ben evidenziati.
Non solo, nella giornata inaugurale della Bit è prevista una presentazione dei principali prodotti enogastronomici della regione al termine della quale è stato suonato un Amati prestato proprio dal Museo del Violino.

In queste settimane si è parlato molto di Expo e di quanto stanno facendo le province limitrofe.
Per Cremona la strada di una corsa in solitaria sembra ormai esclusa, anche per una questione di risorse esigue.

Io ritengo che con Piacenza e Brescia ci potranno essere dei punti di contatto. Ma di sicuro posso dire fin d’ora che ci saranno rapporti con le province alle quali già siamo legati all’interno del sistema Po di Lombardia, perché è del tutto evidente che quando si parla di pianura e di fiume Po i confini geografici delle province non hanno alcun senso. Siamo accomunati dalle medesime caratteristiche e dalle stesse problematiche.
Per questo dico senza esitazioni che, sul fronte turistico, Cremona cavalcherà l’offerta insieme a questi territori. Il Po è il patrimonio di un territorio molto più vasto della sola provincia di Cremona. D’altra parte...

Dica, assessore...

Volevo dire che tutte le forme di collaborazione sono possibili, ma per concretizzare qualcosa bisogna mettersi attorno ad un tavolo. E poi decidere. Solo per fare un altro esempio, una stretta collaborazione potrebbe essere sviluppata fra Cremona e il Parco tecnologico di Lodi. I cui responsabili si sono detti interessati a realtà come il Consorzio Casalasco e la Latteria Soresinese, assolute realtà d’eccellenza nell’ambito del pomodoro e del lattierocaseario. E’ evidente che quando si parla di questi ambiti vi debba essere una collaborazione fra territori e che ci debba essere una rete fra le punte d’eccellenza che ogni territorio può offrire. Questi rapporti possono e debbono esserci.

lunedì 10 febbraio 2014

Comunicato Stampa | MATTEO SOCCINI: Cremona, Crema e il territorio protagonisti alla BIT

La prossima edizione della B.I.T. 2014, che si svolgerà a Milano Fiera, dal 13 al 15 febbraio, sarà un'occasione unica, differente dai passati appuntamenti, che offrirà l'opportunità di intercettare operatori internazionali e nazionali direttamente allo stand e di inserire, così, l'offerta turistica locale nei pacchetti EXPO 2015.

 “Cremona ed il suo territorio” saranno presenti con un proprio stand (Padiglione 3 stand F07 G08), con il meglio dell’offerta integrata.
Tra le principali novità: 3 giorni di puro business, con accesso diretto nei singoli stand per gli  operatori professionali (13 e 14 febbraio), e riserva esclusivamente l'ultimo giorno (15 febbraio) della fiera, il sabato, al target misto, trade e consumer. 

Presenti, inoltre, presso lo stand, quattro seller locali che illustreranno pacchetti turistici legati al territorio, in particolare alla musica ed al cicloturismo: Agenzia Viaggi Nobile Sas (Cr), Guindani Viaggi Sas (Cr), Padus Viaggi (Cr) e Tourism Project Italy - International  (Pandino), con incontri B2B da giovedì a venerdì. Il sabato dedicato alle famiglie ed appassionati di turismo (sempre dalle ore 9.30 alle ore 18.30). In particolare, per questa edizione, si sono realizzate due specifiche pubblicazioni promozionali e di marketing turistico: “Appuntamenti musicali ed eventi” (oltre 500 eventi in provincia di Cremona) e “Guida all’offerta del territorio”.

Inoltre, le Province del Sistema Po di Lombardia saranno presenti nelle tre aree tematiche dello stand della Regione Lombardia (Pad. 3 – B03/B09 – D02/D10) “Arte e Cultura”, “Enogastronomia e food experience”, “Natura e Turismo attivo”, con materiale del Sistema Turistico Po di Lombardia e delle province interessate.

Sempre nell’ambito dei tematismi, nello stand  “Cremona ed il suo territorio” si potranno ammirare, alla presenza di artigiani che illustreranno l’arte organaria, un organo di Barberia della Fabbrica d’Organi Comm. Giovanni Tamburini di Pianengo e la costruzione dal vivo di un violino, grazie ad un maestro liutaio, in un apposito spazio allestito con attrezzi e banco di lavoro dell’Istituto di Istruzione Superiore “Antonio Stradivari” di Cremona.

sabato 8 febbraio 2014

Comunicato Stampa | LEGA NORD - FOIBE: condanna per gli insulti pronunciati in consiglio. Superare l’ignoranza della storia.

CREMA, 8 febbraio 2014 – Nell’avvicinarsi della ricorrenza del “Giorno del Ricordo”, istituita dieci anni orsono “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.” come recita la legge istitutiva, che sarà celebrato anche a Crema lunedì 10 febbraio la Lega Nord esprime con fermezza la propria condanna per affermazioni pronunciate nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale da parte dell’esponente di Rifondazione subentrato a Beppe Bettenzoli.

Affermazioni come quelle che vorrebbero la ricorrenza “voluta come riconoscimento amorale dalla destra”, “frutto del revisionismo storico dove c’è l’oltraggio del paragone tra le vittime partigiane e quelle repubblichine” non fanno altro che dimostrare per l’ennesima volta come sul tema la necessità di superare l’ignoranza della storia sia un obiettivo da perseguire con forza.

A dimostrazione di come tali frasi siano il frutto di una persistente visione ideologica di quegli avvenimenti vogliamo citare una passaggio del discorso del Presidente della Repubblica Napolitano, pronunciato nel 2007, che attribuì l'origine delle foibe ad “...un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica” e sostenne come “La disumana ferocia delle foibe fu una delle barbarie del secolo scorso, in cui si intrecciarono in Europa cultura e barbarie”.

Nella mattinata di lunedì il Sindaco Stefania Bonaldi pronuncerà, come prevede il cerimoniale, un discorso in occasione delle celebrazioni ufficiali.
Sarebbe certamente un segno importante per tutta la Città ascoltare parole ferme di condanna delle affermazioni pronunciate dal consigliere Sartori nella Sala degli Ostaggi, parole purtroppo non tempestivamente pronunciate in quella sede.


LEGA NORD | Sezione di Crema

sabato 25 gennaio 2014

Comunicato Stampa | LEGA NORD - SICUREZZA: basta con i ritardi della politica, cittadini e commercianti chiedono interventi urgenti.

CREMA, 25 gennaio 2014 – Gli ultimi accadimenti, la raffica di furti nel quartiere di Ombriano unitamente al grido di allarme dei commercianti, pongono per l’ennesima volta in primo piano il problema sullo stato della sicurezza in città.

Una situazione la cui gravità è resa evidente dalla diffusione dei dati sulla criminalità, da parte della Polizia di Stato, che fotografano aumenti delle denuncie fino a percentuali del 50% rispetto all’anno precedente.

Di fronte a tale situazione la Lega Nord ritiene intollerabile ed incomprensibile il persistente ritardo da parte dell’amministrazione comunale e delle forze consiliari, di maggioranza ed opposizione, nel rendere operativo un luogo di discussione ed elaborazione di possibili interventi nell’ambito della sicurezza, nonché del miglioramento della qualità di vita a Crema.

A fronte della richiesta di istituzione di una “commissione consiliare sulla sicurezza” da parte della Lega e non solo, la maggioranza aveva proposto nell’ottobre scorso l’istituzione di un “tavolo sulla qualità della vita” nel quale affrontare anche tali tematiche.
Una proposta cui avevamo risposto con favore purché si attivasse il tutto in tempi brevi, ma purtroppo, a distanza di mesi, siamo a registrare come nulla sia ancora partito a causa di inutili diatribe tra chi sostiene il “tavolo” (maggioranza) e chi vorrebbe invece una “commissione” (parte della minoranza).

Il tempo dei bizantinismi della politica è finito. Che si chiami tavolo, commissione, consulta o altro ai cittadini, come alla Lega, non interessa. Il tema della sicurezza deve essere messo ai primi posti dell’agenda amministrativa senza ulteriori ingiustificati ritardi.


LEGA NORD | Sezione di Crema

martedì 7 gennaio 2014

Comunicato Stampa | LEGA NORD - GIUNTA BONALDI: bilancio con stangata e caos Tares. Per i cremaschi il 2014 inizia molto male.

CREMA, 7 gennaio 2014Nemmeno il tempo di riporre in soffitta alberi di natale e presepi dopo le festività natalizie che subito arrivano gli “auguri” del Sindaco Bonaldi per il 2014, sotto forma di una bella “stangata” fatta di tasse e tagli ai servizi per il bilancio di previsione e il caos sulla Tares fatto di aumenti fino al 220% della tassa e numerosi errori negli importi chiesti ai cittadini.

Che i bilanci degli enti locali siano in sofferenza, a causa soprattutto dei tagli e restrizioni portate avanti da Monti prima e proseguiti da Letta poi, sempre col pieno sostegno del partito di maggioranza relativa che governa Crema, è un fatto risaputo cui solo una proposta concreta di riforma delle finanze statali e cambiamento del patto di stabilità potranno porre rimedio, come avanzato dai promotori della campagna “Rompiamo il Patto!” che ha visto Crema partecipare con una serata di dibattito svoltasi lo scorso autunno.

La nomina del Sindaco all’interno degli organi dirigenti del PD fatta da Renzi ci auguriamo possa portare finalmente anche all’interno di quel partito la notizia che gli enti locali, in particolare al Nord, sono stanchi di essere vessati e spremuti al contrario di altre realtà (il decreto “salva-Roma” ritirato e ripresentato in altra forma ne è un valido esempio).

Come Lega Nord siamo consapevoli delle difficoltà e attendiamo di vedere nero su bianco, quanto prima, la proposta di bilancio che sarà messa in campo dall’amministrazione per poi avanzare le nostre considerazioni e proposte emendative.

Quanto al “caos Tares”, oltre agli aumenti finanche il 220% come segnalato da decine di utenti, negli ultimi giorni abbiamo ricevuto e costatato, anche in diverse discussioni sui social network, numerosi casi di errori nei moduli di pagamento inviati dal comune a cittadini, commercianti e altre categorie.

Errori consistenti in richieste di pagare importi molto superiori a quanto effettivamente dovuto dagli utenti, i quali, recatisi presso gli uffici preposti per chiedere spiegazioni degli aumenti ne sono usciti con le scuse degli impiegati per gli sbagli fatti.

A fronte di una situazione del genere cosa intende fare il Sindaco? Vuole dare l’input agli uffici di procedere celermente a verificare se le richieste fatte ai cittadini sono corrette, producendo ai dovuti rimborsi qualora gli utenti abbiano già pagato (la scadenza era fine 2013)? Oppure restare silente e lasciare che l’acqua scorra nel Serio?


LEGA NORD | Sezione di Crema

mercoledì 1 gennaio 2014

BUON 2014! | a molti, ma non a tutti...

Buon 2014 a...

coloro che amano una Lambic, ma non a quelli che bevono Ceres;

quei pazzi dell'UBIB che si fanno 2.000 km per uno spareggio salvezza, ma non a quelli che "non vivo senza Sky...";

quelli del XXX GIVGNO, ma non a chi non è del XXX GIVGNO;

tutti i militanti della sezione di Crema per quello che hanno fatto lo scorso anno, ma non a chi non si è mai fatto vedere;

chi ha inventato YouPorn, ma non a chi vorrebbe ingabbiarlo;

Umberto Bossi, ma non al cerchio che lo accerchia;

chi ha lavorato per la campagna elettorale di Maroni, ma non a chi non ha raccolto una sola firma per la sua lista;

giornalisti dell'informazione locale per il lavoro che fanno sorbendosi i comunicati che gli mando, ma non quelli che scrivono sotto dettatura del padrone (o del partito);

presidente, assessori, consiglieri tutti e dipendenti dell'amministrazione provinciale, ma non a chi non ne capisce il funzionamento e scrive cazzate;

chi facendo politica ha delle idee e le esprime, ma non ha chi è solo capace di farsele suggerire;

chi la linea del partito discute e la segue, ma non a burattini e burattinai;

Sussurrandom ed al Pasquino, ma non chi non li segue;

chi ha inventato il preservativo, ma non ha chi si diverte a bucarli;

Tom & Jerry, ma non ai Pokemon;

Lambiczoon, Asino d'Oro, Brasserie Cantillon, Moederlambic perché esistono, ma non a chi non vi è mai entrato;

chi è passato dalla Gare di Nord senza mai prendere un treno, ma non a chi pensa sia solo una stazione;

Penelope, Loris e Noha, ma anche ai vostri genitori;

ad altri ancora (la lista è lunga), ma non a tutti (la lista è ancora più lunga...)...

domenica 29 dicembre 2013

Comunicato Stampa | LEGA NORD CREMA - PARTECIPATE: Beretta lo smemorato. Le idee della Lega chiare e comprensibili da anni.


CREMA, 29 dicembre 2013 – Sul tema della semplificazione e razionalizzazione delle società partecipate, oggetto di una delibera approvata nell’ultimo consiglio comunale di Crema, apprendiamo di come il voto favorevole espresso dalla Lega abbia suscitato l’interesse del consigliere Simone Beretta il quale, tramite un comunicato afferma: “Ho compreso poco la posizione della Lega rispetto ad un progetto che potrebbe penalizzare i 'suoi' campanili e che penalizzerà quasi certamente i comuni. Come non accetto la riforma delle Aler. La logica di prossimità tanto sbandierata è andata a gambe all'aria, purtroppo con la incoerente benedizione della stessa Lega.”

Spiace costatare come il documento presentato nel settembre del 2011 agli “stati generali”, non sia stato approfondito da una persona molto attenta alle vicende delle partecipate e dei loro CDA (specialmente nella composizione).

L’avesse fatto avrebbe potuto verificare come, in merito alla possibile predominanza del comune di Crema nell’azionariato della nuova SCRP, nel documento la Lega scriveva:
Al fine di garantire la rappresentatività dell’intero territorio cremasco, evitando che il Comune di Crema, ottenendo una partecipazione di maggioranza assoluta nella holding, possa esercitare a pieno le prerogative connesse, si possono adottare opportuni sistemi che “depotenzino” la partecipazione di maggioranza.
A tale riguardo la cd riforma Vietti ha introdotto nel nostro diritto societario diverse forme che consentono l'adozione di tali misure.”

Il voto favorevole alla delibera è solo un primo passo di incoraggiamento verso un percorso le cui tappe saranno dovutamente e attentamente approfondite dalla Lega Nord nei prossimi mesi. Un percorso che non dovrà penalizzare nessuno dei comuni cremaschi, siano essi amministrati dalla Lega o da altri.

Quanto alla riforma dell’ALER, voluta dal Presidente Maroni, prendiamo atto di come il consigliere Beretta rimpianga che tra Brescia, Cremona e Mantova le poltrone da assegnare siano calate da 24 (21 consiglieri + 3 direttori) a 2 (un presidente e un direttore).

Evidentemente la “logica di prossimità” sbandierata è da intendersi verso tali incarichi venuti a mancare.

LEGA NORD | Sezione di Crema

sabato 28 dicembre 2013

LUIGI EINAUDI | Via il Prefetto!

Proporre, in Italia ed in qualche altro paese di Europa, di abolire il "prefetto" sembra stravaganza degna di manicomio. Istituzione veneranda, venuta a noi dalla notte dei tempi, il prefetto è quasi sinonimo di governo e, lui scomparso, sembra non esistere più nulla.

Chi comanda e chi esegue fuor dalla capitale? Come opera l'amministrazione pubblica? In verità, il prefetto è una lue che fu inoculata nel corpo politico italiano da Napoleone. Gli antichi governi erano, prima della rivoluzione francese, assoluti solo di nome, e di fatto vincolati d'ogni parte, dai senati e dalle Camere dei conti o magistrati camerali, gelosissimi del loro potere di rifiutare la registrazione degli editti regi, che, se non registrati, non contavano nulla, dai corpi locali privilegiati, auto-eletti per cooptazione dei membri in carica, dai patti antichi di infeudazione, di dedizione e di annessione, dalle consuetudini immemorabili. Gli stati italiani governano entro i limiti posti dalle "libertà" locali, territoriali e professionali. Spesso "le libertà" municipali e regionali erano "privilegi" di ceti, di nobili, di corporazioni artigiane ed erano dannose all'universale.

Nella furia di strappare i privilegi, la rivoluzione francese distrusse, continuando l'opera iniziata dai Borboni, le libertà locali; e Napoleone, dittatore all'interno, amante dell'ordine, sospettoso, come tutti i tiranni, di ogni forza indipendente, spirituale o temporale, perfezionò l'opera. I governi restaurati trovarono comodo di non restaurare, se non di nome, gli antichi corpi limitatori e conservarono il prefetto napoleonico. L'Italia nuova, preoccupata di rinsaldare le membra disiecta degli antichi ex-stati in un corpo unico, immaginò che il federalismo fosse il nemico ed estese il sistema prefettizio anche a quelle parti d'Italia, come le province ex-austriache, nelle quali la lue erasi infiltrata con manifestazioni attenuate. Si credette di instaurare libertà e democrazia e si foggiò lo strumento della dittatura.

Democrazia e prefetto repugnano profondamente l'una all'altro. Né in Italia, né in Francia, né in Spagna, né in Prussia, si ebbe mai e non si avrà mai democrazia, finché esisterà il tipo di governo accentrato, del quale è simbolo il prefetto.

Coloro i quali parlano di democrazia e di costituente e di volontà popolare e di autodecisione e non si accorgono del prefetto, non sanno quel che si dicono. Elezioni, libertà di scelta dei rappresentanti, camere, parlamenti, costituenti, ministri responsabili sono una lugubre farsa nei paesi a governo accentrato del tipo napoleonico. Gli uomini di stato anglo-sassoni, i quali invitano i popoli europei a scegliersi la forma di governo da essi preferita, trasportano inconsciamente parole e pensieri propri dei loro paesi a paesi nei quali le medesime parole hanno un significato del tutto diverso.

Forse i soli europei del continente, i quali sentendo quelle parole le intendono nel loro significato vero sono, insieme con gli scandinavi, gli svizzeri; e questi non hanno nulla da imparare, perché quelle parole sentono profondamente da sette secoli. Essi sanno che la democrazia comincia dal comune, che è cosa dei cittadini, i quali non solo eleggono i loro consiglieri e sindaci o presidenti o borgomastri, ma da sé, senza intervento e tutela e comando di gente posta fuori del comune od a questo sovrapposta se lo amministrano, se lo mandano in malora o lo fanno prosperare.

L'auto-governo continua nel cantone, il quale è un vero stato, il quale da sé si fa le sue leggi, se le vota nel suo parlamento e le applica per mezzo dei propri consiglieri di stato, senza uopo di ottenere approvazioni da Berna; e Berna, ossia il governo federale, a sua volta, per le cose di sua competenza, ha un parlamento per deliberare le leggi sue proprie ed un consiglio federale per applicarle ed amministrarle. E tutti questi consessi ed i 25 cantoni e mezzi cantoni e la confederazione hanno così numerosissimi legislatori e centinaia di ministri, grossi e piccoli, tutti eletti, ognuno dei quali attende alle cose proprie, senza vedersi mai tra i piedi il prefetto, ossia la longa manus del ministro o governo più grosso, il quale insegni od ordini il modo di sbrigare le faccende proprie dei ministri più piccoli. Così pure si usa governare in Inghilterra; con altre formule di parrocchie, borghi, città, contee, regni e principati; così si fa negli Stati Uniti, nelle federazioni canadese, sudafricana, australiana e nella Nuova Zelanda. Nei paesi dove la democrazia non è una vana parola, la gente sbriga da sé le proprie faccende locali (che negli Stati Uniti si dicono anche statali), senza attendere il la od il permesso dal governo centrale.

Così si forma una classe politica numerosa, scelta per via di vagli ripetuti. Non è certo che il vaglio funzioni sempre a perfezione; ma prima di arrivare ad essere consigliere federale o nazionale in Svizzera, o di essere senatore o rappresentante nel congresso nord americano, bisogna essersi fatto conoscere per cariche coperte nei Cantoni o negli Stati; ed essersi guadagnato una qualche fama di esperto ed onesto amministratore. La classe politica non si forma da sé, né è creata dal fiat di una elezione generale. Ma si costituisce lentamente dal basso; per scelta fatta da gente che conosce personalmente le persone alle quali delega la amministrazione delle cose locali piccole; e poi via via quelle delle cose nazionali od inter-statali più grosse.

La classe politica non si forma tuttavia se l'eletto ad amministrare le cose municipali o provinciali o regionali non è pienamente responsabile per l'opera propria. Se qualcuno ha il potere di dare a lui ordini o di annullare il suo operato, l'eletto non è responsabile e non impara ad amministrare. Impara ad ubbidire, ad intrigare, a raccomandare, a cercare appoggio. Dove non esiste il governo di sé stessi e delle cose proprie, in che consiste la democrazia?

Finché esisterà in Italia il prefetto, la deliberazione e l'attuazione non spetteranno al consiglio municipale ed al sindaco, al consiglio provinciale ed al presidente; ma sempre e soltanto al governo centrale, a Roma; o, per parlar più concretamente, al ministro dell'interno. Costui è il vero padrone della vita amministrativa e politica dell'intero Stato. Attraverso i suoi organi distaccati, le prefetture, il governo centrale approva o non approva i bilanci comunali e provinciali, ordina l'iscrizione di spese di cui i cittadini farebbero a meno, cancella altre spese, ritarda l'approvazione ed intralcia il funzionamento dei corpi locali. Chi governa localmente di fatto non è né il sindaco ne il consiglio comunale o provinciale; ma il segretario municipale o provinciale. Non a caso egli è stato oramai attruppato tra i funzionari statali. Parve un sopruso della dittatura ed era la logica necessaria deduzione del sistema centralistico. Chi, se non un funzionario statale, può interpretare ed eseguire le leggi, i regolamenti, le circolari, i moduli i quali quotidianamente, attraverso le prefetture, arrivano a fasci da Roma per ordinare il modo di governare ogni più piccola faccenda locale? Se talun cittadino si informa del modo di sbrigare una pratica dipendente da una legge nuova, la risposta è: non sono ancora arrivate le istruzioni, non è ancora compilato il regolamento; lo si aspetta di giorno in giorno. A nessuno viene in mente del ministero, l'idea semplice che l'eletto locale ha il diritto e il dovere di interpretare lui la legge, salvo a rispondere dinnanzi agli elettori della interpretazione data? Che cosa fu e che cosa tornerà ad essere l' eletto del popolo in uno Stato burocratico accentrato? Non un legislatore, non un amministratore; ma un tale, il cui merito principale è di essere bene introdotto nei capoluoghi di provincia presso prefetti, consiglieri e segretari di prefettura, provveditori agli studi, intendenti di finanza, ed a Roma, presso i ministri, sotto-segretari di stato e, meglio e più, perché di fatto più potenti, presso direttori generali, capi-divisione, segretari, vice-segretari ed uscieri dei ministeri. Il malvezzo di non muovere la "pratica" senza una spinta, una raccomandazione non è recente né ha origine dal fascismo. E' antico ed è proprio del sistema. Come quel ministro francese, guardando l'orologio, diceva: a quest'ora, nella terza classe di tutti i licei di Francia, i professori spiegano la tal pagina di Cicerone; così si può dire di tutti gli ordini di scuole italiane. Pubbliche o private, elementari o medie od universitarie, tutto dipende da Roma: ordinamento, orari, tasse, nomine degli insegnanti, degli impiegati di segreteria, dei portieri e dei bidelli, ammissioni degli studenti, libri di testo, ordine degli esami, materie insegnate. I fascisti concessero per scherno l'autonomia alle università; ma era logico che nel sistema accentrato le università fossero, come subito ridiventarono, una branca ordinaria dell'amministrazione pubblica; ed era logico che prima del 1922 i deputati elevassero querele contro quelle che essi imprudentemente chiamarono le camorre dei professori di università, i quali erano riusciti, in mezzo secolo di sforzi perseveranti e di costumi anti-accentratori a poco a poco originati dal loro spirito di corpo, a togliere ai ministri ogni potere di scegliere e di trasferire gli insegnanti universitari e quindi ogni possibilità ai deputati di raccomandare e promuovere intriganti politici a cattedre. Agli occhi di un deputato uscito dal suffragio universale ed investito di una frazione della sovranità popolare, ogni resistenza di corpi autonomi, di enti locali, di sindaci decisi a far valere la volontà dei loro amministrati appariva camorra, sopruso o privilegio. La tirannia del centro, la onnipotenza del ministero, attraverso ai prefetti, si converte nella tirannia degli eletti al parlamento. Essi sanno di essere i ministri del domani, sanno che chi di loro diventerà ministro dell' interno, disporrà della leva di comando del paese; sanno che nessun presidente del consiglio può rinunciare ad essere ministro dell'interno se non vuol correre il pericolo di veder "farsi" le elezioni contro di lui dal collega al quale egli abbia avuto la dabbenaggine di abbandonare quel ministero, il quale dispone delle prefetture, delle questure e dei carabinieri; il quale comanda a centinaia di migliaia di funzionari piccoli e grossi, ed attraverso concessioni di sussidi, autorizzazioni di spese, favori di ogni specie adesca e minaccia sindaci, consiglieri, presidenti di opere pie e di enti morali. A volta a volta servo e tiranno dei funzionari che egli ha contribuito a far nominare con le sue raccomandazioni e dalla cui condiscendenza dipende l'esito delle pratiche dei suoi elettori, il deputato diventa un galoppino, il cui tempo più che dai lavori parlamentari è assorbito dalle corse per i ministeri e dallo scrivere lettere di raccomandazione per il sollecito disbrigo delle pratiche dei suoi elettori.

Perciò il delenda Carthago della democrazia liberale è: Via il prefetto! Via con tutti i suoi uffici e le sue dipendenze e le sue ramificazioni! Nulla deve più essere lasciato in piedi di questa macchina centralizzata; nemmeno lo stambugio del portiere. Se lasciamo sopravvivere il portiere, presto accanto a lui sorgerà una fungaia di baracche e di capanne che si trasformeranno nel vecchio aduggiante palazzo del governo. Il prefetto napoleonico se ne deve andare, con le radici, il tronco, i rami e le fronde. Per fortuna, di fatto oggi in Italia l'amministrazione centralizzata è scomparsa. Ha dimostrato di essere il nulla; uno strumento privo di vita propria, del quale il primo avventuriero capitato a buon tiro poteva impadronirsi per manovrarlo a suo piacimento. Non accadrà alcun male, se non ricostruiremo la macchina oramai guasta e marcia.

L'unità del paese non è data da prefetti e dai provveditori agli studi e dagli intendenti di finanza e dai segretari comunali e dalle circolari ed istruzioni ed autorizzazioni romane. L'unità del paese è fatta dagli italiani. Dagli italiani, i quali imparino, a proprie spese, commettendo spropositi, a governarsi da sè. La vera costituente non si fa in una elezione plebiscitaria, a fin di guerra.

Così si creano e si ricostituiscono le tirannie, siano esse di dittatori o di comitati di partiti. Chi vuole affidare il paese a qualche altro saltimbanco, lasci sopravvivere la macchina accentrata e si faccia da questa e dai comitati eleggere a costituente; chi vuole che gli italiani governino sé stessi, faccia invece subito i consigli municipali, unico corpo rimasto in vita, almeno come aspirazione profondamente sentita da tutti i cittadini; e dia agli eletti il potere di amministrare liberamente; di far bene e farsi rinnovare il mandato, di far male e farsi lapidare. Non si tema che i malversatori del denaro pubblico non paghino il fio,quando non possano scaricare su altri, sulla autorità tutoria, sul governo la colpa delle proprie malefatte. La classe politica si forma così: col provare e riprovare, attraverso a fallimenti ed ai successi. Sia che si conservi la provincia; sia che invece la si abolisca, perché ente artificioso, antistorico ed anti-economico e la si costituisca da parte con il distretto o collegio o vicinanza, unità più piccola, raggruppata attorno alla cittadina, al grosso borgo di mercato, dove convengono naturalmente per i loro interessi d'affari gli abitanti dei comuni dei dintorni, e dall'altra con la grande regione storica: Piemonte, Liguria, Lombardia, ecc.; sempre, alla pari del comune, il collegio regione dovrà amministrarsi da sé, formarsi i propri governanti elettivi, liberi di gestire le faccende proprie del comune, del collegio e della provincia, liberi di scegliere i propri funzionari e dipendenti, nel modo e con le garanzie che essi medesimi, legislatori sovrani nel loro campo, vorranno stabilire.

Si potrà discutere sui compiti da attribuire a questo o quell'altro ente sovrano; ed adopero a bella posta la parola sovranità e non autonomia, ad indicare che non solo nel campo internazionale, con la creazione dei vincoli federativi, ma anche nel campo nazionale con la creazione di corpi locali vivi di vita propria originaria non derivata dall'alto, urge distruggere l'idea funesta della sovranità assoluta dello Stato. Non temasi dalla distruzione alcun danno per l'unità nazionale.

L'accentramento napoleonico ha fatto le sue prove e queste sono state negative: una burocrazia pronta ad ubbidire ad ogni padrone, non radicata nel luogo, indifferente alle sorti degli amministrati; un ceto politico oggetto di dispregio, abbassato a cursore di anticamere prefettizie e ministeriali, prono a votare in favore di qualunque governo, se il voto poteva giovare ad accaparrare il favore della burocrazia poliziesca ed a premere sulle autorità locali nel giorno delle elezioni generali; una polizia, non collegata, come dovrebbe, esclusivamente con la magistratura inquirente e giudicante e con i carabinieri, ma diventa strumento di inquisizione politica e di giustizia "economica", ossia arbitraria.

L'arbitrio poliziesco erasi affievolito all'inizio del secolo; ma lo strumento era pronto; e, come già con Napoleone, ricominciarono a giungere al dittatore i rapporti quotidiani della polizia sugli atti e sui propositi di ogni cittadino sospetto; e si potranno di nuovo comporre, con quei fogli, se non li hanno bruciati prima, volumi di piccola e di grande storia di interesse appassionante. E quello strumento, pur guasto, è pronto, se non lo faremo diventare mero organo della giustizia per la prevenzione dei reati e la scoperta dei loro autori, a servire nuovi tiranni e nuovi comitati di salute pubblica.

Che cosa ha dato all'unità d'Italia quella armatura dello stato di polizia, preesistente, ricordiamolo bene al 1922? Nulla. Nel momento del pericolo è svanita e sono rimasti i cittadini inermi e soli. Oggi essi si attruppano in bande di amici, di conoscenti, di borghigiani; e li chiamano partigiani. E lo stato il quale si rifà spontaneamente. Lasciamolo riformarsi dal basso, come è sua natura.

Riconosciamo che nessun vincolo dura, nessuna unità è salda, se prima gli uomini i quali si conoscono ad uno ad uno non hanno costituito il comune; e di qui, risalendo di grado in grado, sino allo Stato. La distruzione della sovrastruttura napoleonica, che gli italiani non hanno amato mai, offre l'occasione unica di ricostruire lo Stato partendo dalle unità che tutti conosciamo ed amiamo: e sono la famiglia, il comune, la vicinanza e la regione. Così possederemo finalmente uno Stato vero e vivente.

(L'Italia e il secondo risorgimento, supplemento alla "Gazzetta ticinese", 17 luglio 1944, a firma "Junius ").