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mercoledì 27 gennaio 2016

SHOAH‬ | il GIORNO della MEMORIA

il ricordo della Shoah nel mio articolo pubblicato oggi su Terre di Lombardia

In questo giorno dedicato al ricordo dello sterminio del popolo ebraico, perpetrato nel corso della seconda guerra mondiale, il nostro pensiero ricade su quanto scrisse, nel lontano 1835, un grande lombardo sulla condizione di perenne persecuzione e disprezzo vissute dagli ebrei.

“I nostri avi condannarono l’ebreo a vivere di usura e di baratti, e poi lo maledicevano come usuraio e barattiere”.
Con questa chiarezza, nel 1835, Carlo Cattaneo poneva il problema dell’antisemitismo che travagliava l’Europa: “vi fu un tempo in cui tutta l’Europa consentì ad aggravare di dolorose interdizioni la vita degli Israeliti. Ed ora é giunto un altro tempo in cui ogni innovazione di leggi e di ordini civili concorre con mirabile uniformità e costanza ad alleviare il peso di quelle interdizioni, e a riannodare tra quelle e le altre stirpi del genere umano i vincoli della carità e della pace”. Sarebbe passato un secolo, e la più feroce persecuzione antisemita che abbia conosciuto l’umanità avrebbe avuto corso in Europa per responsabilità dei nazisti.

Cattaneo distingue tra capitale e denaro con lucida percezione: “Si credeva che capitale e denaro fossero sinonimi. E siccome i pezzi di denaro non si propagano come i polipi; così s’insegnava il sofisma aristotelico, che la pecunia è infeconda; che chi aveva il suo patrimonio in terre, in case, in bestiami, poteva in buona coscienza godersene il reddito; ma che per sua disgrazia si trovava ad averlo in denaro, non aveva diritto a trarne alcun frutto; e ch’era tenuto a prestarlo gratuitamente a chicchessia affinché gli altri se ne arricchissero a suo rischio e a suo vantaggio”.

Di qui l’equivoco tragico in cui é incorsa la storia del popolo d’Israele.
Il libro che contiene queste frasi è uno dei meno conosciuti, ma non per questo meno importante e curato quanto a contenuti, del grande pensatore lombardo, si tratta de “Le Interdizioni Israelitiche” di cui esistono in commercio diverse edizioni che invitiamo a ricercare e leggere.

lunedì 9 novembre 2009

Ich bin ein Berliner!

« Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l'onda del futuro. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti. Fateli venire a Berlino! E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici. Lasst sie nach Berlin kommen! Fateli venire a Berlino! [...] Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese, NdT). »

John Fitgerald Kennedy
Berlino, 15 giugno 1963


« L’obiettivo del muro: evitare che il popolo della Germania socialista potesse scappare nel mondo normale. Il muro fu costantemente perfezionato e rinforzato, trasformato da un normale muro in un sistema insormontabile di ostacoli, trappole, segnali elaborati, bunker, torri di guardia, tetraedri anti carro e armi a sparo automatico che uccidevano i fuggitivi senza bisogno di intervento da parte delle guardie di confine.Ma più lavoro, ingegnosità, denaro e acciaio i comunisti mettevano per migliorare il muro, più chiaro diventava un concetto: gli esseri umani possono essere mantenuti in una società comunista solo con costruzioni impenetrabili, filo spinato, cani e sparandogli alle spalle. Il muro significava che il sistema che i comunisti avevano costruito non attraeva ma repelleva. »

Viktor Suvorov
L'ombra della Vittoria

martedì 27 gennaio 2009

quel 27 gennaio del 1945...


Non si può dimenticare ciò che è stato.
Non si può dimenticare, non si può cancellare.
I volti, i visi, le espressioni rimangono, rimarranno.
I cuori e le anime in quei volti.
Non si può dimenticare. Ma ricordare, quello sì.
Raccontare l'irraccontabile.
Ed è mio, tuo, nostro compito. Nostro dovere.
Ricordare la più tragica pagina di storia dell'umanità intera.