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mercoledì 14 ottobre 2020

SCOZIA | Record di sostegno per l’indipendenza scozzese, il fronte del Sì al 58%.


Articolo per "La Voce del Nord"

La società Ipsos-Mori ha rilevato come il Sì all’indipendenza sia stimato oggi al 58% si coloro che si recherebbero alle urne per un secondo referendum.

E quasi due terzi – il 64% – degli scozzesi afferma che il governo britannico dovrebbe consentire che si tenga un altro referendum sull’indipendenza entro i prossimi cinque anni se il Partito Nazionale Scozzese dovesse ottenere la maggioranza dei seggi alle elezioni del parlamento di Edinburgo, fissate per il 2021.

I risultati provengono da una ricerca condotta dallo Scottish Political Monitor di Ipsos MORI, in collaborazione con STV News e segnano il più alto livello di sostegno pubblico per il cambiamento costituzionale mai registrato.

La ricerca rivela inoltre che l’SNP ha un “vantaggio molto forte” nelle intenzioni di voto arrivando ben oltre il 50%, mentre i Conservatori sono stimati al secondo posto con il 19% ed i Laburisti al 13%.

Per quanto riguarda gli argomenti sul futuro assetto costituzionale, i due “più convincenti” per il cambiamento sostengono come Scozia e all’Inghilterra desiderino futuri politici diversi e una mancanza di fiducia in Westminster nel suo agire nell’interesse della Scozia.
D’altra parte, quelli più persuasivi sul lato No sono legati all’appello emotivo sulla comunanza e al rischio percepito per il lavoro e l’economia.

Un altro sondaggio pubblicato oggi da Progress Scotland mostra che tre quarti delle persone voterebbero Sì se fossero convinti che l’indipendenza possa aumentare le fortune del paese.

Emily Gray, amministratore delegato di Ipsos MORI Scozia, ha dichiarato: “Il nostro ultimo sondaggio metterà in moto il passo dei nazionalisti e sarà una lettura cupa per gli unionisti. Il pubblico scozzese si è spostato ulteriormente verso il sostegno a una Scozia indipendente, con numeri record per il sì”.

“Il nostro sondaggio suggerisce che ci sarà una significativa pressione pubblica affinché il governo britannico trasferisca i poteri al parlamento scozzese per tenere un secondo referendum sull’indipendenza se l’SNP otterrà la maggioranza alle elezioni scozzesi del prossimo anno”.

Il deputato leader del SNP Keith Brown ha dichiarato: “Questo è un sondaggio fondamentale che mostra che l’indipendenza è ormai diventata la volontà consolidata della maggioranza delle persone in Scozia. Di fronte al governo caotico e incompetente di Boris Johnson e ad un sistema di Westminster che, nella migliore delle ipotesi, tratta la Scozia come un ripensamento, sempre più persone decidono che la via migliore per la Scozia è come un paese uguale e indipendente.

“E se ci sarà una chiara maggioranza per i partiti pro-indipendenza e pro-referendum nelle elezioni del prossimo anno – come questo sondaggio mostra che ci sarebbe con un margine considerevole – allora nessun Tory o alcun governo del Regno Unito ha il diritto di mettersi in mezzo.
Molto semplicemente, in quelle circostanze, i conservatori mancherebbero di qualsiasi autorità morale o democratica per cercare di bloccare la volontà del popolo, e non reggerebbero”.

Il co-leader dei Verdi Patrick Harvie ha commentato: “Questo sondaggio mostra anche il sostegno all’indipendenza nel suo punto più alto in assoluto. È più chiaro che mai che il Regno Unito semplicemente non sta lavorando per la Scozia e che dobbiamo prendere il nostro futuro nelle nostre mani per costruire una Scozia migliore.”

venerdì 17 luglio 2020

#NEVERendum // 1.000 giorni senza risposta


Mille sono i giorni che saranno trascorsi il prossimo 18 luglio da una data molto familiare ai cittadini lombardi, vale a dire quel 22 ottobre del 2017 nel quale si svolse, in contemporanea col Veneto, il Referendum per l’Autonomia della nostra regione. Consultazione che ebbe un grande successo, nonché un plebiscito, per la richiesta di conferimento di maggiore autonomia alla Lombardia.

Per ricordare tale evento, e la mai sopita volontà autonomista dei lombardi, proprio sabato 18, con inizio alle 15:30, l’Assemblea Nazionale Lombarda ha organizzato una manifestazione davanti a Palazzo Lombardia a Milano.
Un evento cui ha aderito anche Terre di Lombardia, associazione culturale che avrò il piacere di rappresentare.

Terre di Lombardia resta un’associazione culturale. Ciononostante il tema dell’Autonomia Lombarda resta l’elemento maggiormente distintivo della battaglia per l’affermazione dei principi di libertà e di identità del nostro territorio.

Lo Abbiamo fatto Per tutto il periodo che ha preceduto il referendum e a maggiore lo faremo il prossimo sabato 18 luglio aderendo all'iniziativa che celebra i 1000 giorni trascorsi da quella Consultazione senza che la stessa abbia prodotto risultati istituzionali concreti.

Lo faremo senza vessilli e simboli di partito, ma da cittadini che amano la Lombardia e che sognano l’autonomia della stessa.

Terre di Lombardia continua il suo cammino a fianco del Popolo Lombardo.”


Così il Presidente Gianni Fava

venerdì 15 febbraio 2019

AUTONOMIA | MAI MULÀ, TÈGN DǗR!


Ordunque il fatidico giorno è arrivato, quel 15 di febbraio posto come scadenza per la presentazione delle proposte del Governo a fronte delle richieste di autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Un parto lungo, e alquanto faticoso, sul cui esito non mi esprimo non avendo ancora letto nel dettaglio le singole proposte, ed in particolare quella dedicata alla Lombardia.

Una cosa appare però certa, a fronte di una sempre costante negli anni richiesta, da parte in particolare di lombardi e veneti (iniziata col voto favorevole al referendum del 2006 e confermata in quelli dell'ottobre 2017), di poter gestire maggiori competenze con le relative risorse, specialmente in queste ultime settimane abbiamo assistito al "festival del parassitismo" nel quale, per bocca di doversi loro esponenti (la Carfagna per FI, Zingaretti e De Luca per il PD, nonché buoni ultimi i gruppi parlamentari del M5S), le forze contrarie al progresso e fautrici del mantenimento in essere di un sistema fallito, hanno intasato i social ed i mezzi d'informazione del solito "peana" sulla cattiveria ed egoismo di noi lombardi e veneti, "colpevoli" di voler vedere le cospicue tasse che paghiamo ogni anno restare maggiormente nelle nostre terre per essere spese meglio di quanto faccia oggi lo stato itagliano...

La strada sarà ancora molto lunga, ma una cosa è certa...
MAI MULÁ, TEGN DÜR!

giovedì 23 novembre 2017

IL NORD E L’AUTONOMIA | Le regioni e un’intesa necessaria


dal Corriere della Sera di oggi alcuni stralci di un interessante editoriale firmato da Dario Di Vico riguardante il percorso intrapreso dopo i referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto.
È già passato un mese dal referendum sull'autonomia che ha visto pronunciarsi in due distinte consultazioni gli elettori della Lombardia e del Veneto. Partecipazione e risultato sono stati difformi, a Est si è superato addirittura il quorum che gli organizzatori si erano auto-imposti mentre a Ovest l’affluenza è stata significativamente più bassa e ha visto aprirsi una notevole divaricazione tra la grande città e i territori. In sede di bilancio del voto è stato già sottolineato come questa distanza non fosse meramente statistica ma rimandasse a differenti culture e soprattutto dipendesse dal maggiore/minore grado di apertura internazionale delle rispettive comunità. Ma a questo punto la pur lodevole indagine sociologica deve lasciare il passo alla ricerca di soluzioni percorribili che sappiano far tesoro del clima di grande civiltà nel quale si è votato e che ci ha visto primeggiare su altri sventurati esempi europei.
Per una volta poi la politica non è rimasta con le mani in mano e il tempo passato dalla conta dei consensi a oggi è stato impiegato per costruire un negoziato nel quale ha fatto il suo ingresso un’altra regione, l’Emilia-Romagna. Quali che siano state le scelte a monte oggi il governo ha avviato con la stessa Emilia-Romagna e la Lombardia un percorso che, incrociando le dita, ha tutti i numeri per rivelarsi virtuoso.
Ci sono le condizioni, infatti, da qui al termine dell’attività dell’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni per arrivare a due differenti intese che potrebbero consentire un passo in avanti nella cultura amministrativa italiana, coniugando devolution e responsabilizzazione degli enti regionali. Le procedure prevedono che accordi di questo genere — assimilati a quelli che vengono stipulati con le confessioni religiose — debbano essere sottoposti al vaglio del Parlamento nazionale ma in questo caso, per obiettivi motivi di tempo, stiamo parlando delle prossime assemblee e non di quelle in carica. Le Camere a quel punto potranno ratificare o meno le intese con Lombardia ed Emilia-Romagna, non modificarle.
E’ possibile però che il bilancio di questo percorso federalista di fine legislatura sia positivo senza fare i conti fino in fondo con le istanze del Veneto? La regione nella quale la passione autonomista è più largamente presente e condivisa anche da quei segmenti della società più abituati per il loro lavoro a confrontarsi con i mercati globali? Certo che no. E di conseguenza il governo dovrà far ricorso a tutta la capacità di mediazione per incrociare la sua rotta con quella del presidente del Veneto, Luca Zaia. Per onestà bisogna dire che il percorso si presenta tutt'altro che agevole. Le 23 materie di decentramento decisionale che Zaia propone, messe tutte assieme, rappresentano un macigno per la trattativa e in più il governo non potrebbe accogliere la richiesta veneta di trattenere sul territorio i 9/10 del prelievo fiscale. Esiste, infatti, in proposito un pronunciamento negativo della Corte Costituzionale che lega le mani al presidente del Consiglio.
Tocca dunque a Zaia, per certi versi, la prossima mossa. Può lasciare il segno contribuendo anche personalmente a far avanzare la cultura federalista in Italia o può scegliere di far saltare il tavolo del possibile negoziato. Nessuno può obbligarlo ad abiurare i suoi convincimenti più profondi, gli si chiede solo di utilizzare come bussola il suo collega di partito Roberto Maroni.

mercoledì 25 ottobre 2017

AUTONOMIA | Maroni: siamo al fischio d’inizio di una partita decisiva


(Lnews – Milano) “E’ stata una giornata importante e impegnativa e sono molto soddisfatto di come si sono svolte le operazioni. Circa la partecipazione, avevo fatto riferimento alla partecipazione al referendum per la riforma del Titolo V della Costituzione, che oggi noi andiamo ad attuare, e lo abbiamo superato, nonostante qualche difficoltà e le polemiche”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, oggi pomeriggio, relazionando circa l’esito del referendum per l’autonomia della Lombardia, che si è svolto domenica.

GRAZIE “Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per il Referendum – ha ricordato Maroni -, a tutti coloro che si sono impegnati qui in Regione e fuori, ai tutti i presidenti di seggio e a tutti coloro che hanno partecipato alle operazioni e contributo. E innanzitutto, agli oltre tre milioni di votanti, che rappresentano il peso che volevo e che, ne sono certo, mi consentirà di avere, nella trattativa col Governo, elementi che, senza il referendum, non avrei avuto”.

TUTTO PARTA DAL CONSIGLIO REGIONALE“Ringrazio anche il Consiglio regionale che due anni fa ha votato una proposta di referendum – ha sottolineato il presidente – e al Consiglio regionale chiedo quindi di elaborare il documento che darà gli indirizzi e i contenuti delle richieste, con tutte e 23 le materie, di dare mandato anche di chiedere più risorse, non solo quelle legate alle competenze, chiedo di farlo in tempi rapidi e chiedo anche di individuare una rappresentanza consiliare che mi affianchi nella trattativa. Dato che tutto è partito da qui, è giusto e importante che oggi si riparta da questa aula. Chiedo di concludere tutto questo percorso entro un paio di settimane. Prima facciamo, meglio è per tutti, per la Regione per prima. Abbiamo schierato le squadre, ora siamo al fischio di inizio della nuova partita”.

MACROAREE“Ne ho cominciato a parlare con il Gentiloni – ha fatto sapere Maroni -, data la complessità di questa trattativa, e lui valutava l’opportunità di creare 4 o 5 macro aree, per raggruppare le materie attorno a tavolo tecnico-politici-istituzionali. Sono d’accordo e per fare questo abbiamo bisogno di competenze, di persone capaci, che condividano la visione di ottenere il più possibile, a vantaggio della Regione e dei nostri cittadini, prendendoli da tutti i settori della società lombarda”.

DELEGAZIONE POLITICA DEL CONSIGLIO REGIONALE“Penso sia utilissima anche una delegazione politica del Consiglio, di tutte le forze politiche qui presenti, da affiancare poi alle altre rappresentanze – ha aggiunto il presidente -. Ho già chiesto ad Anci e Upl di indicare una delegazione di amministratori. Venerdì incorreremo i nostri stakeholder, a cui illustrerò questa iniziativa e chiederò anche a loro di indicare chi può essere mandato con noi a Roma per la trattativa”.

PRIMI COMPONENTI DELLA SQUADRA
“Ho poi chiesto la disponibilità di alcune persone, in particolare, che, secondo me, possono aggiungersi a questa delegazione, che deve essere ovviamente di grande qualità, perché la trattativa sarà molto complicata – ha reso noto il presidente -: si tratta di personalità che rappresentano anche simbolicamente Regione Lombardia, tra cui Piero Bassetti, il primo presidente della Regione Lombardia, quando è nata la prima, rudimentale, forma di autonomia e mi ha detto di sì, l’ho chiesto anche al presidente di UnionCamere, per il mondo imprenditoriale e le rappresentanze sindacali, Domenico Auricchio. Ho chiesto la disponibilità anche al rettore dell’Università Bicocca, Cristina Messa, e anche lei mi ha dato la sua disponibilità. A loro voglio aggiungere anche i rappresentanti del mondo del sociale e dell’associazionismo”.

OGGI IN CONSIGLIO PARTE LA NUOVA STRADA
“Noi partiamo oggi in Consiglio regionale con la nuova strada, che è quella di fare una risoluzione per dare attuazione agli articoli 116 e 117, perché questo dice il nostro quesito referendario e siamo vincolati a quello, ovviamente – ha spiegato il presidente -. Anche a me piacerebbe avere la Lombardia a Statuto Speciale, ma il nostro quesito dice un’altra cosa e io mi attengo a quello”.

TERZA VIA “Noi parliamo di ‘Specialità’ della Regione, non di ‘Statuto Speciale’, ma di ‘Lombardia Speciale’, – ha precisato il presidente – è la cosa su cui voglio insistere, perché è una terza via tra la Regione a Statuto Ordinario e la Regione a Statuto Speciale: una ‘via lombarda’. Se la Lombardia venisse riconosciuta come ‘Regione Speciale’, potrebbe avere comunque grandi benefici, anche senza diventare una Regione a Statuto Speciale, perché questo richiederebbe una modifica costituzionale”.

PESO DEMOCRATICO DI TRE MILIONI DI LOMBARDI “Ci diamo tempo due, tre settimane al massimo – ha concluso il governatore – e sono già d’accordo con Gentiloni e Bressa: appena siamo pronti, loro sono pronti. Sono felice che oltre tre milioni di Lombardi mi sostengano, farò valere questo grande peso democratico”.

martedì 24 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | la voce del Nord che va ascoltata


di Antonio Polito

Il referendum nel Lombardo-Veneto riapre la questione settentrionale e del federalismo fiscale. Un tema esorcizzato dalla sinistra (nella sua riforma costituzionale, poi bocciata, Renzi tornava al centralismo), e abbandonato dalla destra (Salvini ha tentato la via nazionalista, con un improbabile sfondamento al Sud, e la Meloni ha apertamente contestato i referendum).

Difficile negare dunque che chi oggi esce rafforzato da una partecipazione sorprendente in Veneto e comunque significativa in Lombardia, non prevista dalle antenne del sistema politico e mediatico, sia il leghismo di governo, di Maroni ma soprattutto di Zaia, il quale si conferma come uno dei pochi leader locali riusciti con un sano pragmatismo a identificarsi così tanto col proprio popolo da diventare più forti della loro stessa parte politica.

Male ne esce invece il partito di governo, il PD, molto incerto sul da farsi, schieratosi a favore con i suoi sindaci del Nord, astenutosi invece polemicamente con il suo vicesegretario Martina, agnostico con il suo leader Renzi, evidentemente troppo distratto dalle banche per avvertire quanto stava accadendo in due grandi regioni settentrionali.

L'editoriale completo sul sito del Corriere della Sera

lunedì 23 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | Roberto Maroni: da domani comincia la partita


(Lnews – Milano) “Oltre 3 milioni di Lombardi sono andati al voto, per la precisione 3.022.017, un risultato oltre le mie aspettative, di cui sono molto soddisfatto. In Lombardia non c’era il quorum, ma se tre milioni di Lombardi sono andati al voto, vuol dire che il tema dell’autonomia è straordinariamente importante e io mi sento l’incarico di questa responsabilità”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, in conferenza stampa, commentando l’esito del referendum per l’autonomia.

MANCANO SOLO POCHE VOTING MACHINE“Siamo al 99,5 per cento delle voting machine – ha spiegato -, ne mancano 122 su 24.336, che corrispondono a circa 10 Comuni su 1.523: il voto elettronico, testato per la prima volta, ha funzionato ed è il futuro delle elezioni, perché durante tutte le operazioni di voto non ci sono stati problemi. L’unico problema è sorto dopo la fine delle operazioni di voto per un numero ridotto di voting machine”.

DUE CRITICITÀ MINIME CHE RISOLVIAMO PER LA PROSSIMA VOLTA – “Ciò che ci impedisce di dare il dato totale sono due criticità sorte alla fine di tutta la procedura – ha precisato Maroni –: le abbiamo individuate e attiveremo per la prossima volta tutte le procedure necessarie per evitare che si ripetano. Le due criticità sono, da un lato, il fattore umano: in alcuni seggi, il presidente ha digitato su più voting machine lo stesso pin, questo ha reso impossibile leggere i dati di più di una voting machine con lo stesso pin. La seconda criticità è legata a un fatto tecnico: alcune voting machine hanno cominciato le operazioni in modalità test anziché in modalità voto. Il voto è stato comunque regolare e registrato, ma ha reso necessario un caricamento manuale. Sono criticità minori, a fronte di una procedura complessa. Voglio ringraziare comunque tutti i presidenti di seggio, anche quelli che hanno sbagliato in tutta onestà, perché, senza la loro collaborazione, non avremmo potuto realizzare questo grande test”. “È stata una lunga notte di passione – ha commentato -, ma il sistema ha funzionato e lo proporremo per le prossime elezioni, cominciando già da quelle della prossima primavera”.

DA DOMANI VIA LIBERA ALLA PROCEDURA CHE VOGLIO SIA RAPIDA“Da domani in Consiglio regionale apriremo la procedura per avviare in tempi rapidi la trattativa col Governo – ha detto Maroni -, faremo una risoluzione di Consiglio regionale, per la quale dò tempo due settimane, poi faremo una squadra, con il Cal e gli stakeholder, che voglio rappresenti la Regione Lombardia, da cui voglio restino fuori la politica e le strumentalizzazioni”.

DA GOVERNO DISPONIBILITÀ A CONFRONTO SU TUTTE MATERIE – “Ho parlato col presidente Gentiloni questa mattina, per illustrargli i risultati del nostro test e le intenzioni che ho – ha fatto sapere il governatore -. È stato un colloquio cordiale, Gentiloni ha confermato interesse e il via libera del Governo al confronto su tutte le materie previste dalla Costituzione. Sarà un lavoro lungo di approfondimento, abbiamo dialogato sul Coordinamento del sistema tributario, materia straordinariamente importante, perché riguarda i tributi. Partiamo ora con il sottosegretario Bressa, ma poi, se sarà necessario, ci sarà il coinvolgimento del Mef”.

SFIDA DA CONDIVIDERE CON EMILIA E REGIONI DEL SUD“Ho parlato con Bonaccini, che è disponibile a un’iniziativa comune, che vorrei si trasformasse in vantaggi veri per i cittadini Lombardi e per le imprese – ha aggiunto Maroni -. Penso che la sfida sia da condividere da tutte le Regioni. Cominciamo con l’Emilia- Romagna, ma sono disponibile anche a coinvolgere le Regioni del Sud, proprio per confermare che non è stato un voto ‘contro’, ma serve a scrivere il nuovo rapporto tra Regioni e il Centro e su questo il presidente Gentiloni mi è parso molto interessato ad aprire e scrivere con noi una pagina nuova nel regionalismo italiano”.

PARTITA DIFFICILE, CHE VOGLIO VINCERE“Questo è quello che volevo sentire – ha concluso – questa è la partita che comincia domani, sarà difficile, ma ci ripromettiamo di giocarla lealmente, senza gomitate, ma è una partita che ovviamente voglio vincere”.

venerdì 20 ottobre 2017

AUTONOMIA | il "tafazzismo" del PD in Lombardia e Veneto


"NON ANDATE A VOTARE!"
"IL REFERENDUM NON SERVE!"


Questi i "mantra" ripetuti in ogni dove dagli esponenti del PD contro i referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto in programma domenica 22 ottobre.
Il tutto mentre il LORO governo a roma, nella legge di stabilità appena varata, usa ancora una volta la mannaia tagliando milioni di euro nei trasferimenti alle regioni.

-450 per la Lombardia, -250 per il Veneto e -230 all'Emilia-Romagna del presidente Bonaccini che l'altro giorno di vantava di aver dato il via al percorso dell'autonomia con la firma di un pezzetto di carta davanti a Gentiloni.


Basterebbe questa notizia per sperare in una reazione di orgoglio dei raprpesentanti piddini sul territorio per cambiare idea e recarsi in massa a votare, ovviamente Sì, ai referendum per l'autonomia.

Purtroppo tutto ciò non avverrà per una atavica propensione al "tafazzismo" che impregna l'apparato del fu Partito Comunista. 
Parlo di apparato perchè non si può non notare come altri esponenti della stessa area politica ma non organici al partito, vale a dire i sindaci lombardi a partire da quello di Bergamo Gori, hanno ben compreso come solo con una netta vittoria del sì, ed una contemporanea buona affluenza, potranno dare la giusta spinta per ottenere una risposta positiva da quel di roma.

Quanto agli altri, i tafazzi, resteranno arroccati alla loro miope visione che li porta a sperare in un fallimento della consultazione nella speranza, vana, di un riscatto elettorale la prossima primavera alle regionali.
Così facendo un enorme favore a tutte le forze centraliste romane che di autonomia alle regioni del nord non vogliono sentire parlare...

mercoledì 18 ottobre 2017

AUTONOMIA | la "supercazzola" del PD continua...


EMILIA-ROMAGNA? SPASSOSA DIMOSTRAZIONE DEL NULLA

"La montagna ha partorito il topolino: dopo settimane di roboanti annunci, nel palese ed evidente tentativo di sminuire la portata del voto lombardo, oggi, guarda caso, a poche ore dall'apertura dei seggi sul referendum lombardo, arriva, come ampiamente previsto dal copione, una comunicazione, che, di fatto, tende a illudere tutti i cittadini emiliani e non solo"
. Lo dice l'assessore regionale all'Agricoltura, Gianni Fava, coordinatore dell'azione di Regione Lombardia per il referendum per l'autonomia che si svolgerà domenica 22, a proposito delle dichiarazioni del presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.


"Il presidente Bonaccini si è precipitato a raccontare di avere ottenuto l'autonomia - prosegue Fava -. Poche volte mi era capitato di sentire qualcosa di più ridicolo, soprattutto alla luce del fatto che sono entrato in possesso della cosiddetta 'dichiarazione di intenti', con la quale il Governo 'anzitutto mediante i necessari approfondimenti con tutti i Ministeri interessati, tenendo conto delle possibilità e dei limiti stabiliti dalla a costituzione [...] . Come è noto, l'art 116-terzo coma della Costituzione prevede al riguardo un procedimento complesso: il primo passo è già stato compiuto, perché si è manifestata una volontà univoca, da parte della Regione nella sua assemblea elettiva, diretta a tale scopo".

"Le materie interessate saranno oggetto di ogni necessaria valutazione, da compiere anche in forma bilaterale, in modo da perseguire un esito positivo sia per la Regione, sia per l'ordinamento repubblicano, sia, soprattutto, nell'interesse del Paese", sottolinea ancora l'assessore. Che commenta ancora: "Sembra incredibile, ma è tutto qua. Roba da fare impallidire l'Antani di 'Amici miei' e le sue funamboliche supercazzole.

Mi chiedo: ma quali risorse ha ottenuto concretamente Bonaccini per l'esercizio delle non imprecisate funzioni svolte 'nell'interesse del Paese'?". "Se qualcuno pensava di demotivare gli elettori lombardi, raccontando che esisteva una via di trattativa che non abbisognasse del consenso popolare dopo questa spassosa dimostrazione del nulla, abbiamo qualche argomento in più per andare in massa a votare domenica", conclude l'esponente della giunta regionale della Lombardia.

mercoledì 11 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | perché votare Sì?


Cosa cambierà per i cittadini con una Lombardia autonoma?
Avremo meno tasse e più servizi. La Lombardia potrà contare su un numero maggiore di competenze che dallo stato centrale verranno devolute alla Regione e ai comuni. Unioncamere Veneto ha calcolato che devolvendo tutte le competenze in base all’articolo 116 della Costituzione (regionalismo differenziato) la Lombardia riceverebbe 6,7 miliardi di euro in più, con una crescita del PIL del 3,1% pari a circa 10,3 miliardi di euro in più. In questo modo la Regione potrebbe gestire direttamente e migliorare i servizi relativi a: istruzione scolastica e universitaria, tutela dei beni culturali, ricerca scientifica e innovazione, infrastrutture, protezione civile e molto altro ancora. Ma non è finita qui perché il presidente Maroni ha annunciato che l’obiettivo è trattenere sul territorio 27 miliardi di euro in più, ovvero la metà del residuo fiscale lombardo (differenza tra tutte le tasse pagate dai cittadini lombardi allo stato centrale e quanto ritorna sul territorio in termini di trasferimenti e servizi) che oggi è pari a - 54 miliardi di euro. Questi soldi serviranno per abbassare fortemente le tasse ai cittadini e alle imprese della Lombardia.

La Lombardia autonoma renderà più povera l’Italia?
No, perché questo referendum servirà come spinta per una vera e propria riforma in senso federale che porterà autonomia e benefici anche alle regioni del Sud Italia. Inoltre la Lombardia, che è sempre stata la locomotiva del Paese Italia, oggi soffre una forte crisi proprio a causa delle troppe tasse e delle forti limitazioni imposte dallo stato centrale. L’autonomia farebbe spiccare il volo alla Lombardia rendendola ancora di più locomotiva d’Italia e portando benefici a tutto il Paese. La Lombardia, che già ora ha un andamento migliore rispetto all’Italia (Moody’s anche nel 2017 ha confermato il rating Baa1 per la Regione, superiore a quello dello Stato, situazione eccezionale a livello mondiale) libera dai vincoli statali e dalla pesantissima tassazione, avrebbe una crescita economica esponenziale, che a cascata porterebbe benefici per l’intero sistema paese.

Con l’autonomia pagheremo meno tasse?
Certamente. I cittadini residenti in Lombardia pagheranno meno tasse perché, trattenendo più risorse sul territorio, la Regione potrà abolire il bollo auto, tenere al minimo l’addizionale regionale Irpef, cancellare l’Irap alle imprese e togliere il ticket sanitario. Il referendum serve per ottenere ciò che il governatore Maroni aveva promesso in campagna elettorale nel 2013.
Solo con l’autonomia sarà possibile trattenere più risorse e abbassare finalmente le tasse ai cittadini lombardi.

venerdì 6 ottobre 2017

STORIE D'ITAGLIA // Prendi i voti e scappa...


«Se fossi tra i chiamati al referendum non ci andrei, è solo propaganda» ha dichiarato tale MELONI Giorgia dalla Garbatella (roma) riferendosi ai referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto.

Nulla di così sorprendente conoscendo il "curriculum politico" della fondatrice di fratelli d'itaglia, se non fosse per un piccolo particolare, vale a dire quello che vede la signora sedere in parlamento grazie ai voti dei lombardi essendo stata eletta nella circoscrizione LOMBARDIA 3 (quella di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova).


Tipico esempio di "politicante" (non il primo e nemmeno l'ultimo) cui due cose non disdegna dei lombardi, i VOTI e i SOLDI... Se invece questi schifosi lavoratori rozzi e ignoranti si permettono di chiedere maggiore autonomia e di mantenere maggiori risorse nel proprio territorio (frutto del loro lavoro) apriti cielo! Certi pruriti di epoche passate riemergono dalle fogne della storia.

Ennesimo ottimo motivo per andare a votare il prossimo 22 ottobre!

mercoledì 4 ottobre 2017

AUTONOMIA | la truffa del PD in Emillia-Romagna


Nella giornata di ieri il Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato un documento di indirizzo della Giunta, a guida Bonaccini del Partito Democratico, per richiedere maggiori competenze (solo quelle...) da parte di roma.

Un atto politico da subito rilanciato dai "democratici" nostrani per affermare con ineludibile pomposità che "questa è la strada da seguire e non quell'inutile referendum voluto da Maroni in Lombardia e Zaia in Veneto", il tutto rimarcando polemicamente come il gruppo della Lega Nord abbia votato contro il documento della giunta emiliano-romagnola.

Peccato per i "democrats" che basta leggere anche solo la sintesi dello scritto (al link Più Emilia Romagna) per smascherare la "truffa" che si cela dietro una manovra politica fatta solo per contrastare i referendum lombardo e veneto, il tutto senza andare nella direzione di dare a quelle regioni maggiore autonomia e le dovute risorse.

In un primo passaggio affermano quanto segue:
Restano fermi i capisaldi dell’ordinamento costituzionale: il principio perequativo e i valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale, cioè il meccanismo di finanziamento delle funzioni pubbliche territoriali.
E ancora: 
Nell'ambito del negoziato con il Governo verranno definite le risorse necessarie alla copertura delle funzioni richieste. Nel documento, la Regione propone la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio. Non intende quindi chiedere nuove risorse allo Stato.


Tradotto dal linguaggio tipico dei funzionari di partito, secondo il Partito Democratico il sistema fiscale e redistributivo attuale, che genera per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna un "residuo fiscale" di decine di migliaia di miliardi di euro, vale a dire soldi che partono dalla Pianura Padana verso roma e non tornano più indietro, deve restare così com'è!

Inoltre, dopo aver chiesto maggiori competenze, si guardano bene dal pretendere anche le risorse necessarie per poter esercitare tali nuove funzioni. Un classico esempio di "tafazzismo" amministrativo non nuovo peraltro a gente che già con lo smantellamento delle province ha palesato la propria incompetenza su tali materie.

Come facilmente intuibile è per questi, e altri motivi, che la Lega in Emilia-Romagna ha votato contro questo imbroglio, e sopratutto emerge lampante la diversa impostazione tra le iniziative di Maroni e Zaia (che puntano ad ottenere competenze e risorse) rispetto alla semplice propaganda di un partito che ha purtroppo dimenticato da tempo l'eredità di Guido Fanti che negli anni settanta non aveva remore a parlare di Padania.

sabato 16 settembre 2017

Comitato Cremasco Lombardia Autonoma


Lo scorso 28 agosto è stato costituito il Comitato Cremasco per il Sì al Referendum per l'Autonomia della Lombardia. 
Iniziativa spontanea di cittadini che sosterranno il "Sì" al Referendum del 22 Ottobre.
Il comitato conta ad oggi circa 50 adesioni dal territorio, e ha incassato il sostegno dell'assessore regionale Gianni Fava e del capogruppo in consiglio regionale della lista Maroni Presidente Stefano Bruno Galli.

“Il Comitato Cremasco - spiegano i promotori - è un comitato spontaneo di cittadini, civico e trasversale. Da fine Aprile siamo attivi con una pagina facebook e riunioni informative. Poco prima delle ferie l'assessore regionale Gianni Fava, a margine di un evento sul tema dell'autonomia, ci ha esortati ad ufficializzare la nostra attività. 

Pochi giorni fa, dopo mesi di attività, abbiamo avuto anche l'appoggio del capogruppo della lista Maroni Stefano Bruno Galli che ha riconosciuto e apprezzato la nostra trasversalità e l'impegno che abbiamo profuso sino ad oggi nell'informare i cittadini sul tema del residuo fiscale e dell'Autonomia di Regione Lombardia.”

Hanno aderito al comitato, presiduto da Michela Bettinelli, professionista titolare di uno studio di consulenza con sede in città, diversi docenti, professionisti, commercianti e amministratori del territorio: tra loro il capogruppo di minoranza a Pandino, Francesco Vanazzi, e il portavoce di Fratelli d'Italia a Pandino Riccardo Bosa, molto attivi nel promuovere il Referendum nella zona dell'alto cremasco.

“Aderire al comitato è semplice e gratuito - spiega Matteo Soccini tra i promotori dell'iniziativa - basta inviare la dichiarazione di volontà via email (info@cremascoperlautonomia.org) e prendere visione dello statuto che contiene obiettivi e modalità di funzionamento del comitato.”

Oltre all'intensa attività social e attività di informazione sulle modalità di voto che si terranno nel cremasco, il “Comitato per il Sì" al Referendum per l'autonomia della Lombardia ha in programma un evento previsto per l'ultima settimana di settembre a Crema che vedrà la partecipazione dell'assessore regionale Gianni Fava. Evento cui ha confermato la sua presenza anche il Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni.

domenica 27 agosto 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | perché un referendum?


Come funziona il referendum?
Si tratta di una consultazione, approvata dal Consiglio regionale, per chiedere ai cittadini della Lombardia se desiderano per la nostra Regione maggiore autonomia e più risorse da trattenere sul territorio. Lo scopo di questo referendum è di rendere la Lombardia simile alle regioni a Statuto speciale, per trattenere sul territorio le risorse prodotte dai cittadini lombardi al fine di abbassare le tasse e garantire servizi ancora migliori. Sempre il 22 ottobre 2017 si svolgerà in Veneto un referendum consultivo analogo a quello lombardo.

Chi può votare, quando e come si vota?
Possono partecipare al referendum consultivo tutti i cittadini italiani maggiorenni residenti in Lombardia e gli iscritti alle liste elettorali della Lombardia. Le urne saranno aperte domenica 22 ottobre 2017 dalle 7 alle 23. Il voto si esprimerà scegliendo tra le opzioni SI o NO.

Bisogna raggiungere un quorum?
No. In questo tipo di referendum non è previsto un quorum, cioè un numero minimo di votanti affinché il referendum sia valido.

Perché è stato scelto il referendum?
Perché è lo strumento principe della democrazia e perché, se supportata dal voto di milioni di lombardi, la richiesta di maggiore autonomia acquisterà un peso maggiore, per cui lo Stato centrale non potrà ignorare la volontà di milioni di cittadini nelle trattative con la Regione Lombardia per definire i termini dell’autonomia e la quantità di risorse in più da trattenere sul nostro territorio.

Perché non abbinarlo ad altre consultazioni per risparmiare?
La democrazia ha un costo e per fare il referendum ci vorranno 46 milioni di euro, di cui circa 16 milioni di investimento per l’acquisto dei computer necessari per lo svolgimento del referendum con voto elettronico che verranno poi destinati alle scuole per supportare l’attività di insegnamento e didattica. Per cui il referendum avrà un costo netto ed una tantum di circa 30 milioni di euro: pari a circa 3,00 € a cittadino!

Il presidente Maroni per contenere i costi ha più volte chiesto ai governi centrali l’abbinamento del referendum con altre consultazioni elettorali (amministrative, politiche..), cosa che avrebbe comportato un risparmio di 21 milioni di euro. Da Roma però sono sempre arrivate risposte negative a dimostrazione del fatto che ai governi centrali non interessa nulla risparmiare sui costi.

Perché non aprire una trattativa diretta con lo Stato?
Nel 2007 la Regione Lombardia – e anche il Veneto e la Toscana e prima ancora nel 2004 il Piemonte – aveva già provato ad avviare una trattativa con il governo centrale senza però ottenere alcun risultato concreto perché il tutto si svolse a porte chiuse, senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Ben 4 trattative quindi finite male. In più negli ultimi anni i governi centrali hanno portato avanti una politica di tagli precludendo di fatto qualsiasi possibile dialogo.

Senza dimenticare che il governo Renzi aveva promosso una riforma della Costituzione che andava a togliere risorse e competenze alla Regione Lombardia, riforma che poi è stata bocciata dai cittadini. In questo contesto di tagli e di riforme centraliste che minavano la già misera autonomia della Regione Lombardia, era impossibile intavolare una trattativa istituzionale che portasse risultati concreti per la Lombardia né fidarsi dei governi centrali che si sono susseguiti. Per questo motivo i consiglieri regionali hanno dato pieno mandato al presidente Maroni per l’indizione del referendum sull’Autonomia: solo coinvolgendo milioni di cittadini in questa battaglia sarà possibile ottenere risultati concreti in termini di autonomia e federalismo.

Ma è un referendum consultivo e allora a cosa serve andare a votare?
Oggi, a Costituzione vigente, è solamente possibile indire un referendum consultivo su questa materia. In ogni caso anche il referendum sulla Brexit era consultivo, eppure sta cambiando le sorti del Regno Unito e di un intero Continente. Allo stesso modo il referendum del 22 ottobre può cambiare totalmente lo stato italiano. Con il peso di 10 milioni di cittadini lombardi e 5 milioni di veneti, oltre che ottenere l’autonomia per le due regioni, si innescherà finalmente quel processo federalista necessario per sistemare lo stato italiano dalle fondamenta.

E’ il referendum della Lega Nord?
Assolutamente No, è il referendum di TUTTI i cittadini che abitano e lavorano in Lombardia, infatti la richiesta di indizione del referendum è stata votata sia della maggioranza che da una parte dell’opposizione in Consiglio regionale.

lunedì 29 maggio 2017

AUTONOMIA | firmato il decreto, referendum il 22 ottobre.


(Lnews - Milano) "È una bella giornata, è la Festa della Lombardia, e ho firmato il decreto che stabilisce che il referendum per l'autonomia si farà domenica 22 ottobre, dalle 7 alle 23". Lo ha annunciato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni​, a Cremona, durante la conferenza stampa dopo la seduta di Giunta regionale, che si è svolta in città. 

"È un appuntamento straordinariamente importante per tutti i Lombardi, perché può significare la svolta - ha proseguito il presidente -: una nuova storia per la Lombardia, con la possibilità di tenerci le risorse che ci servono per fare tutte le cose che dobbiamo fare."

"Sono molto contento ed emozionato - ha concluso Maroni -: è il coronamento di tante battaglie e la realizzazione di un sogno. Adesso la parola passa al popolo, come è giusto che sia in ogni sistema democratico."

mercoledì 30 novembre 2016

#IoVotoNO | le grandi bugie di Renzi sul referendum


1 - NON È VERO CHE CON IL SÌ AL REFERENDUM «QUALCOSA COMINCERÀ A MUOVERSI» 

Sarà, al contrario, la paralisi definitiva. La Costituzione diverrà praticamente intoccabile. Ogni modifica richiederà infatti il voto di una Camera e di un Senato eletti con leggi diverse, in tempi diversi, da soggetti diversi. Verosimilmente quindi composti da maggioranze diverse. Il tutto di fatto a supporto di chi sarà al Governo, che avrà in mano presidenza della Repubblica, Corte costituzionale e tutti gli organi di garanzia... 

2 - NON È VERO CHE CON LA RIFORMA RISPARMIEREMO 500 MILIONI 

Quello è il costo dell’attuale Senato che, contrariamente a quanto racconta Renzi, non sarà soppresso. La Ragioneria dello Stato ha calcolato minori spese per soli 50 milioni. Presto riassorbiti con gli interessi dalle nuove incombenze. A fronte di risparmi decisamente modesti, si renderà infatti necessario assumere ulteriore personale per svolgere i nuovi compiti di studio, controllo, verifica e proposta attribuiti al Senato. Inoltre, con la nuova legge elettorale lo Stato spenderà centinaia di milioni in più. Sono quindi una bufala le risorse che dovrebbero liberarsi per il reddito di cittadinanza o per aumentare le pensioni minime. 

3 - NON È VERO CHE IL BICAMERALISMO PARITARIO ESISTE SOLO IN ITALIA 

Il bicameralismo paritario che la riforma ha nel mirino (e che noi intendiamo aggiornare salvaguardando la rappresentanza dei cittadini, altrimenti tanto vale sopprimere una Camera), esiste nelle due più grandi democrazie del mondo: Usa e Svizzera. Il monocameralismo è caratteristica comune di Paesi autoritari come Cina, Arabia Saudita, Turchia, Indonesia, Corea del Nord... 

4 - NON È VERO CHE LA RIFORMA RISPECCHIA LA VOLONTÀ DEGLI ELETTORI 

È stata votata da un Parlamento giudicato illegittimamente eletto dalla Corte Costituzionale: doveva curare solo l’ordinaria amministrazione. È passata grazie al voto decisivo di 150 parlamentari eletti nelle file dell’opposizione, impegnati soprattutto a salvare la legislatura per conservare lo stipendio fino al 2018. 

5 - NON È VERO CHE CON LA RIFORMA LE LEGGI SARANNO APPROVATE PIÙ VELOCEMENTE 

Oggi le leggi finanziarie che introducono i principali interventi economici, vengono approvate mediamente in 50 giorni. Su imprese e giustizia il tempo medio di approvazione è di 46 giorni. Il decreto Svuotacarceri ha visto la luce in soli 38 giorni. Con la riforma, il solo passaggio al Senato (che potrà essere richiesto sistematicamente da 1/3 dei senatori) impegnerà fino a 40 giorni. Sarà preceduto da un tempo indeterminato alla Camera e seguito da una seconda lettura per discutere le modifiche proposte dal Senato. 

6 - NON È VERO CHE LA RIFORMA SEMPLIFICHERÀ LE PROCEDURE LEGISLATIVE 

L’attuale articolo 70 della Costituzione sulla funzione legislativa, è composto da sole 9 parole; il nuovo articolo 70 ne avrà ben 451. Oggi sono utilizzabili 4 percorsi legislativi; con la riforma ne avremo almeno 8. E secondo alcuni costituzionalisti le procedure potrebbero arrivare addirittura a 9, se non 10 o più. A dimostrazione di come la confusa e frammentaria formulazione delle norme impedisca di individuare con precisione tutte le possibili varianti. La riforma contiene fra l’altro svariati rinvii ad altre leggi su aspetti sostanziali delle nuove norme, che risultano quindi incomplete nel loro contenuto (vedi l’articolo 57 sulla composizione del Senato). 

7 - NON È VERO CHE INUOVI SENATORI SARANNO SCELTI DAI CITTADINI 

Saranno nominati dai consiglieri regionali e il 5% dal presidente della Repubblica, per giunta con pesanti scompensi di rappresentanza fra una Regione e l’altra. Inoltre, grazie alla «clausola di supremazia», il Governo potrà chiedere al Parlamento di modificare o abrogare qualsiasi legge regionale politicamente sgradita. 

8 - NON È VERO CHE I SENATORI NON PERCEPIRANNO PIÙ ALCUNA RETRIBUZIONE 

Avranno una diaria, il rimborso delle spese di viaggio, vitto, alloggio e di segreteria. Trattandosi di figure già impegnate come sindaco o consigliere regionale, c’è da chiedersi come potranno conciliare gli impegni in Senato e quelli sul territorio. 

9 - NON È VERO CHE LA RIFORMA SEMPLIFICHERÀ I RAPPORTI CON LE REGIONI 

Il contenzioso sviluppatosi fra Stato e Regioni all’indomani della riforma del 2001, in questi 15 anni è stato in gran parte superato dalla giurisprudenza della Corte costituzionale. La riforma riaprirà lo scontro, generando altro caos. L’utilizzo di espressioni generiche come «lo Stato ha legislazione esclusiva circa le disposizioni generali e comuni» su governo del territorio, scuola, università, politiche sociali, tutela della salute ecc., creerà nuovi conflitti e paralisi decisionale. 

10 - NON È VERO CHE LA RIFORMA ATTRIBUISCE AL SENATO FUNZIONI SPECIFICHE E BEN DELIMITATE 

L’articolo 55 comma 4 si limita a disporre che «il Senato della Repubblica... esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica», senza fornire alcuna indicazione in merito all’attuazione del principio. Quale può essere l’effettivo contenuto delle prescritte «funzioni di raccordo»? Quali saranno le modalità per esercitarle? L’attuale sistema delle Conferenze Stato-Regioni deve ritenersi superato? Approssimazione e superficialità possono avere pericolose conseguenze. Soprattutto nell’ambito dei rapporti interistituzionali dove, quando i confini delle attribuzioni e dei compiti risultano incerti, si sviluppano facilmente prassi inattese e tutt’altro che efficienti. 

11 - NON È VERO CHE LA RIFORMA SCONGIURA POSSIBILI CONFLITTI ISTITUZIONALI FRA CAMERA E SENATO 

Per risolvere problemi relativi ad esempio alla scelta del procedimento legislativo bicamerale o monocamerale, l’articolo 70 comma 6 si affida a decisioni prese d’intesa fra i presidenti delle Camere «secondo le norme dei rispettivi regolamenti». Ma cosa succede se i presidenti non troveranno l’intesa? Cosa potranno stabilire al riguardo i regolamenti? E quale sarà l’organo deputato a dirimere in via definitiva il conflitto di competenza fra Camera e Senato? 

12 - NON È VERO CHE LA RIFORMA RIDURRÀ GLI SPRECHI 

Il centralismo ha sempre ottenuto l’effetto opposto. Fra 1999 e 2015 la diminuzione di personale è stata consistente in Regioni, Province e Comuni. Non altrettanto nell’Amministrazione centrale. Una ricerca di Unimpresa segnala che negli ultimi due anni il debito di Regioni e Comuni è calato di 15 miliardi. Quello dello Stato è cresciuto di 100 miliardi... 

13 - NON È VERO CHE LA RIFORMA RAFFORZERÀ LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI 

Le firme per presentare disegni di legge di iniziativa popolare, salgono da 50.000 a 150.000. E i parlamentari potranno ancora cambiare partito senza mollare la poltrona. Circa i referendum propositivi e di indirizzo (affinché gli italiani non debbano in particolare continuare a inchinarsi alle scelte dell’Unione Europea senza mai potersi esprimere), la riforma rinvia tutto a una futura legge costituzionale. Un’autentica presa in giro! Per non parlare delle clausole che subordinano l’Italia all’Ue.

lunedì 16 novembre 2015

LOMBARDIA | Maroni: Renzi bugiardo, avanti col referendum sull'autonomia.

Roberto Maroni: Renzi non ha mantenuto la parola sui costi standard, ora avanti col referendum sull'autonomia.

(ANSA) - MILANO, 16 NOV - "A questo punto, visto che il Governo non ha mantenuto la parola data, mi pare non ci sia altra strada che fare il referendum per l'autonomia l'anno prossimo". Lo dichiara il governatore Roberto Maroni.

"Noi abbiamo messo alla prova il Governo sui costi standard ma non ha mantenuto la parola: Renzi a metà ottobre - aggiunge - aveva detto pubblicamente, e privatamente a me, che avrebbe messo in legge i costi standard, in quanto principio di equità. Poi ha fatto retromarcia e al posto dei costi standard nella legge di Stabilità ci sono i tagli lineari. È chiaro che, se questa legge di Stabilità venisse confermata, l'anno prossimo subiremo dei tagli pazzeschi, non solo sulla sanità, e questo avrebbe ripercussioni negative sui cittadini e ci impedirebbe di investire sul territorio".

"Per questo - aggiunge Maroni in una nota - mi rivolgo a tutte le forze politiche lombarde, a prescindere dal colore politico, perché è interesse di tutti convincere il Governo a modificare questo assurdo criterio dei tagli lineari".

sabato 26 settembre 2015

LOMBARDIA | Maroni: avanti con la richiesta di maggiore autonomia.

Nella consueta conferenza stampa, tenutasi al termine della seduta di giunta del venerdì, il presidente Roberto Maroni ha preso posizione sul documento redatto dagli amministratori locali del PD, nel quale si chiede di aprire una trattativa con il governo  centrale, cioè il duo Matteo Renzi / Maria Elena Boschi, manifestando apprezzamento e affermando che lo stesso sarà discusso dal Consiglio Regionale quanto prima.

Adesso la palla passa nel campo del PD. 
Alle parole "autonomiste" pronunciate in Lombardia, ed anche a Crema, seguiranno i fatti? il governo Renzi sarà aperto ad aprire una discussione seria o prevarranno le parole pronunciate dal ministro Boschi a Cernobbio?
Ai postero l'ardua sentenza... Nel frattempo meglio iniziare la campagna per il Sì.

Di seguito il comunicato stampa dell'agenzia Lombardia Notizie con le parole del Governatore.

"Chiederò all'Assemblea di Palazzo Pirelli di discutere il prima possibile il documento che chiede maggiore autonomia per la Lombardia, presentato dai sindaci delle Città capoluogo e dei presidenti di Provincia appartenenti al principale partito di opposizione in Consiglio regionale (il PD n.d.r.)". Lo ha annunciato il presidente della Regione Roberto Maroni al termine della conferenza stampa dopo Giunta, giudicando questa iniziativa politica "un passo in avanti importante, se non addirittura una svolta".

I PUNTI - Entrando nel merito della proposta, il governatore ha evidenziato tre punti salienti. Il primo aspetto riguarda la mobilitazione degli amministratori, che, come recita il testo, "costituisce un importante momento di rafforzamento e sostegno dell'iniziativa di maggiore autonomia prevista dal referendum". Un fatto che Maroni ha definito "significativo", ricordando che "il partito politico al quale appartengono questi amministratori, aveva votato contro l'indizione del referendum".

COSTI STANDARD - Il secondo aspetto messo in evidenza dal presidente lombardo, "riguarda i costi standard. Questa iniziativa chiede alla Regione Lombardia di aprire una trattativa con il Governo sui costi standard. Penso - ha annotato - sia la volta buona per arrivare a centrare l'obiettivo. Ho parlato con il presidente del Consiglio, che mi annunciato la sua intenzione di mettere i costi standard nella Legge di Stabilità. Ho già preso contatto con il ministro Lorenzin, affinché vengano definite delle Misure coerenti con la nostra visione dei costi standard". "Tutto questo - ha aggiunto - verrà definito al massimo entro la fine di ottobre".

RESIDUO FISCALE - Infine Maroni, ha citato un altro paragrafo del documento, quello che chiede di aprire anche "un'interlocuzione finalizzata alla revisione dei criteri di riparto della spesa pubblica statale, cioè il residuo fiscale. La Lombardia è la Regione più penalizzata, perché come spesa pubblica statale abbiamo il 68%, la seconda in graduatoria è l'Emilia-Romagna con il 72% e via via le altre Regioni a crescere. Il documento - ha sottolineato Maroni - mira ad assicurare alla Lombardia il recupero almeno a livello medio di quello realizzato nelle prime cinque Regioni italiane. Questo ci farebbe arrivare anche sopra l'obiettivo del 75 per cento che abbiamo fissato fra gli obiettivi della legislatura".

LE MODALITÀ - Il governatore ha quindi fatto sapere come intende procedere per dare seguito alle richieste contenute nel documento: "Nel testo mi viene chiesto di intraprendere le iniziative istituzionali necessarie per aprire il tavolo con il Governo. E' un passaggio importante, che deve essere concordato e sostenuto dal Consiglio regionale, perché lì è stato approvato il referendum. Quindi ho intenzione di chiedere all'Assemblea una convocazione rapida, perché ne discuta. Se, come mi auguro, verrà approvato, si aprirà una fase nuova: la trattativa con il Governo non verrà più sostenuta solo dalla Regione Lombardia, ma da tutto il Sistema delle Autonomie della Lombardia. E ciò rafforzerebbe molto la nostra posizione".

SENZA RISPOSTE AL VOTO - In conclusione Maroni ha sottolineato che la possibilità di votare il referendum rimane comunque in essere. "E' lo stesso documento a dirlo. In mancanza di un riscontro tempestivo da parte del Governo - ha precisato - sono gli stessi sindaci e presidenti di Provincia a chiederci espressamente di proseguire l'iniziativa di consultazione popolare".