venerdì 29 aprile 2011

LIBIA. Ha ragione la Lega, è un intervento sballato dall’inizio

articolo di Fausto Biloslavo tratto dal sito www.ilgiornale.it

Sull’incerta e confusa guerra in Libia la Lega ha ragione, anche se ciurla nel manico per interessi di bottega. Non sono certo un pacifista, ma l’avventura dell’Italia nel conflitto libico è apparsa sballata fin dall’inizio. Una «guerra» parallela della propaganda e della disinformazione ha influenzato la percezione della realtà sul terreno. Il colonnello Gheddafi era stato dato per spacciato, ma poi ci siamo resi conto di aver venduto la pelle dell’orso troppo presto.
Sbagliavamo ad accoglierlo a Roma, come se fosse la Madonna pellegrina del Nord Africa e abbiamo sbagliato dopo a mollarlo dalla sera alla mattina. Prima delle bombe potevamo almeno giocare la carta dell’ultima ora con un blitz del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sotto la tenda da beduino per convincere Gheddafi a trovare una soluzione indolore, in nome della vecchia amicizia. Il Colonnello poteva anche non sentir ragioni, ma l’Italia ci faceva un figurone. Ed il governo avrebbe potuto ulteriormente «giustificare» un intervento ben poco sentito dall’opinione pubblica.
Inutile girarci attorno: «Questa è una guerra che quasi nessuno voleva e noi meno di tutti. Gli americani si sono sfilati e l’Italia prima ha concesso un dito, poi una mano e adesso bombardiamo come gli altri. Speriamo almeno che da questo guazzabuglio riemergano i nostri interessi nazionali». Non lo dice Gino Strada, ma il generale Mario Arpino, ex capo di Stato maggiore della Difesa.
Al momento il risultato è che i rubinetti del gas verso l’Italia sono chiusi e le concessioni petrolifere dell’Eni nella Sirte rimangono a rischio, perchè nella zona corre la linea del fronte. Non solo: Gheddafi ha aperto i cancelli ai clandestini diretti a Lampedusa. Il Colonnello è ancora al potere e controlla metà del Paese, a parte Misurata sotto assedio e qualche altro focolaio. Per non parlare dei 700 milioni di euro che secondo la Lega ci costerebbe questa imprevedibile guerra. Una cifra probabilmente esagerata, ma in tempi di crisi e con diecimila soldati impegnati all’estero, un altro conflitto proprio non ci serviva.
Dopo i radar ci siamo impegnati a colpire anche carri armati, caserme, arsenali per non far meno degli alleati. Qualcuno dovrà spiegarci perchè possiamo bombardare i militari libici e non i talebani in Afghanistan, ben più tagliagole, dove i nostri caccia fanno solo fotografie. Oppure secondo quale logica colpiamo la Libia, ma non la Siria dove il regime sta massacrando il proprio popolo, come Gheddafi a Misurata.
E non ci vengano a dire che da una parte ci sono solo i fan del colonnello, tutti cattivi o sanguinari e dall’altra i buoni, esempio di democrazia. Il capo politico dei ribelli e quello militare erano rispettivamente ministro della Giustizia e dell’Interno di Gheddafi fino all’altro giorno. A Derna e Al Baida gli ex prigionieri di Guantanamo ed i veterani della guerra santa in Irak sono in prima fila contro il regime.
Il colonnello, dopo 42 anni al potere, ha fatto il suo tempo ed ora che siamo in ballo dobbiamo ballare fino in fondo, ma forse era meglio restare neutrali come la Germania.

www.faustobiloslavo.eu

giovedì 28 aprile 2011

MOZIONE, Un treno diretto Crema-Milano

Su proposta di Matteo Piloni, ho condiviso e sottoscritto la seguente mozione presentata in Consiglio Comunale a Crema



Progetto per un treno diretto Crema-Milano

Premesso:

• Che una delle priorità del nostro territorio riguarda senza dubbio la mobilità su ferro;
• Che il territorio di Crema esprime da tempo un’esigenza di miglioramento e potenziamento delle modalità di accesso al capoluogo milanese a vantaggio specifico della mobilità delle persone;
• Che il bacino cremasco che presenta un significativo potenziale di domanda di trasporto di oltre 85.000 abitanti, attualmente è connesso all’area milanese grazie ad un’offerta cadenzata sulla linea ferroviaria Cremona – Crema – Treviglio, associata al nodo ferroviario di Treviglio al quale afferiscono le relazioni regionali (treni R e RV) e suburbane (linee S5 e S6);
• Che il consiglio comunale di Crema, attraverso mozione , interpellanze e comunicazioni, ha sempre ritenuto una priorità ogni azione volta al miglioramento del pendolarismo e del trasporto su ferro;

Preso atto che

• attraverso uno studio elaborato dalle società Transplan e LDM Italia, è indicato come possibile la realizzazione di un prolungamento delle linee suburbane S da Treviglio a Crema oppure Cremona e il prolungamento veloce del servizio della linea Cremona – Treviglio fino a Milano;

il Consiglio Comunale di Crema

INVITA Il Sindaco

a fare proprio questo progetto invitando la Regione Lombardia e la Provincia di Cremona ad attivarsi al più presto per prendere in esame lo studio ai fini di una sua realizzazione.

I consiglieri comunali

Matteo Piloni
Bruno Bruttomesso
Antonio Agazzi
Matteo Soccini
Emilio Guerini
Gianemilio Ardigò
Stefania Bonaldi
Luigi Doldi
Claudio Ceravolo
Roberto Branchi
Agostino Guerci
Felice Lopopolo
Franco Bordo
Gianni Risari
Martino Boschiroli
Francesco Martelli

lunedì 25 aprile 2011

25 APRILE. Speriamo che Pasqua ci salvi dalla retorica

di seguito un commento, a firma Mario Cervi, pubblicato su "il Giornale" di ieri.
buona lettura.

Domani, 25 aprile, i quotidiani non saranno in edicola. Non lo saranno per il fatto che oggi, domenica di Pasqua, rimarranno chiuse sia le redazioni sia le tipografie. L’assenza della carta stampata dipenderà dunque da un banale meccanismo burocratico, privo d’ogni altro significato. Eppure a quel meccanismo io sono tentato d’attribuire una connotazione provvidenziale. Nel giorno della Liberazione saremo liberati anche dai molti pensosi e fervorosi commenti che di solito l’accompagnavano. Deo gratias.
Obietterete che la pausa non colpirà la televisione, strumento d’informazione e d’indottrinamento ben più potente dei fogli cui noi giornalisti all’antica collaboriamo. Sì, la televisione riverserà sugli italiani la prevedibile, massiccia dose di cerimonie, di cortei, di discorsi ufficiali improntati al ricordo solenne, di appelli resistenziali intrisi d’antifascismo puro e duro. Ma si tratterà d’immagini fuggevoli e di parole, tante parole. Lo scritto - concedeteci questo orgoglio minoritario - è altra cosa. Rimane, può essere non solo letto ma riletto, richiede argomentazioni non sommarie. Apprezzo in generale queste caratteristiche della parola scritta nei confronti della parola detta. Ma nel caso specifico del 25 aprile, lo ripeto, l’intervallo casuale di domani va iscritto secondo me tra gli eventi fausti di questa stagione concitata.
Tanto per cominciare ci sarà risparmiata - salvo anticipazioni furbette - l’alluvione d’inchiostro celebrativo in cui tante penne vengono intinte quando si tratta di rammentare, pensateci un po’, l’epilogo d’una guerra perduta. Perché l’Italia l’ha senza dubbio perduta la seconda guerra mondiale, e i camuffamenti nei quali siamo da secoli specialisti non possono alterare questa verità. I veri vincitori brindano più tardi, il loro riferimento temporale è a quando la Germania nazista depose definitivamente le armi. L’Italia precede quei pigri, e inneggia non tanto agli angloamericani che avevano messo in rotta-tardi e male per essere sinceri - le stremate forze tedesche, quanto ai partigiani. I quali rivendicarono il merito d’essere stati loro gli autentici liberatori, irrompendo in città e borgate quando il fascismo in effetti era defunto, l’esercito hitleriano non esisteva più, e nel bunker di Berlino stava per scoccare l’ora del suicidio collettivo. Sì, l’immane strage che aveva insanguinato l’Europa era ufficialmente finita (lasciando tuttavia strascichi angosciosi sia in Italia, con le mattanze di fascisti e pseudofascisti, con le foibe, con le mutilazioni territoriali: sia in Germania, con la sorte atroce delle popolazioni cacciate dalle loro terre e inseguite da avanguardie spietate dell’Armata Rossa). Si ricominciava, dal fondo. Era legittimo un respiro di sollievo per la pace recuperata. Erano a mio avviso eccessivi - ed eccessivi rimangono - i gridi di trionfo lanciati da troppi che non molti mesi prima indossavano la camicia nera (e dai loro figli e nipoti).
Sono queste notazioni perplesse. Non offensive, anzi rispettose e ammirative verso chi s’è battuto con coraggio, e ancor più verso chi ha sacrificato la vita. Ma notazioni immuni dalla retorica che invece in innumerevoli testi imperversa. E che pretende di nobilitare perfino autentiche infamie e oscenità, come l’esposizione dei corpi di Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi in piazzale Loreto.
Un altro motivo mi fa accettare di buon grado, e direi con riconoscenza, il silenzio stampa. Da molti anni a questa parte la Liberazione viene associata, in maniera implicita o esplicita, a battaglie antigovernative. Lo fece il Pci, appropriandosi del 25 aprile, quando al potere erano i democristiani. Lo hanno fatto i successori del Pci, malconci per le sberle della storia ma ancora decisi a rivendicare il monopolio ideologico e piazzaiolo della data fatidica. La rivendicazione è diventata arrogante dopo che Berlusconi-un bambino al tempo della Liberazione - ha fatto irruzione nella politica italiana.
Mi considero immune da ogni tipo di nostalgia fascista (sia del fascismo «normale» sia del fascismo di Salò). Alcuni lettori m’hanno rimproverato, al riguardo, un’eccessiva virulenza antimussoliniana. Se è una colpa, non esito a farmene carico. Ma i collegamenti che qualcuno vuole stabilire tra il centrodestra del terzo millennio e la marcia su Roma, le presunte contiguità tra i padani e le squadracce nere o le svastiche, la pretesa di certa sinistra - tuttora - d’avere una purezza salvifica grazie alla quale l’Italia sarebbe stata redenta se non avesse compiuto l’errore di preferire De Gasperi a Togliatti, mi sembrano proprio roba fuori corso. Roba che pure trovava posto, il 25 aprile soprattutto nei quotidiani, dove si può ampiamente elaborare. Almeno per una volta l’abbiamo scampata.

sabato 16 aprile 2011

Società municipalizzate del Cremasco

Di seguito riporto integralmente il documento elaborato dalla Lega Nord sulle municipalizzate del nostro territorio.
Si tratta di una buona base di lavoro per il futuro alla quale ho contribuito condividendo il testo originale ed integrandolo con alcuni passaggi che ritengo importanti.
Per coloro che hanno tempo di navigare consiglio di rileggere un mio post del 20 febbraio 2009.
medesimi argomenti, identiche proposte

Società municipalizzate del Cremasco
In riferimento alle società municipalizzate del Cremasco, la Lega Nord considera opportuna una rilettura complessiva da avviarsi a partire dagli scopi e dalla mission che i Sindaci, quindi il territorio, intendono attribuire alle società stesse. Da tale rilettura potrà nascere una visione unitaria delle opportunità fornite da tali società che - nel suo concretizzarsi - consegni agli Amministratori un piano strategico per il futuro.
Il punto di partenza dell’analisi è legato alla presa di coscienza della qualità e dell’effettivo ruolo dei Soci delle società municipalizzate: i Sindaci che sono stati chiamati dalla comunità al governo del territorio; e ad un’auspicabile definizione delle aspettative che gli stessi Soci ripongono in tali società.
La Lega Nord è convinta che le aspettative da riporre nelle "municipalizzate" del Cremasco debbano coincidere con le esigenze del territorio e degli abitanti dello stesso; questi si attendono dalle società la fornitura di servizi con standard qualitativi elevati e una particolare attenzione alle loro esigenze, a prezzi competitivi rispetto all’iniziativa privata.
Data la concorrenza del mercato, la fornitura dei servizi come qualitativamente descritti che, per logica, dovrebbe correlarsi ad un maggior dispendio di risorse può essere realizzata dalle municipalizzare rinunciando sia alla logica del profitto e della remunerazione del capitale sia mediante l’efficientazione della struttura organizzativa delle società.
In attesa dell'attuazione delle riforme all’esame del Parlamento, la scarsità di risorse a disposizione delle singole amministrazioni comunali e la convinzione che gli investimenti per infrastrutture non possano gravare sui bilanci comunali, suggeriscono la discussione in merito alla necessità che le municipalizzate si facciano loro stesse interpreti della realizzazione di tali opere. Con ciò attuando concretamente il principio della mutualità tra i comuni in un percorso intrapreso dal "Cremasco" sin dalla costituzione delle prime forme consortili.
In conseguenza di tali premesse, la Lega Nord ritiene che il sistema delle società municipalizzate del Cremasco, indipendentemente dalla vicinanza politica dei singoli Soci, debba definire le proprie logiche di gestione chiarendo in particolare se la priorità debba essere la remunerazione del capitale investito (che si traduce in dividendi per i Comuni) oppure il perseguimento di un “risultato sociale”, pur nell’economicità della gestione, che renda conto al territorio della qualità dei servizi offerti e della capacità di soddisfare le esigenze provenienti da tutti gli stakeholders, i cittadini in primis, distribuendo direttamente alla comunità gli eventuali avanzi di bilancio.
La Lega Nord, nell’auspicare una convergenza su quest’ultima logica di gestione, ritiene doveroso che le altre forze politiche presenti sul territorio ed i Sindaci/Soci, nel rispetto dei compiti e dei ruoli di ciascuno, si esprimano inequivocabilmente su questa scelta di campo, allo scopo di fornire una linea di indirizzo chiara e che orienti gli Amministratori nel loro agire.
Limitando il presente documento, per obiettivi motivi di complessità ed articolazione, esclusivamente all’ambito della SCRP – Società Cremasca Reti e Patrimonio Spa e alla Cremasca Servizi Srl, la Lega Nord considera importante che si definisca una linea strategica chiara che sia di indirizzo per gli amministratori che, quali soggetti delegati, si troveranno a gestire e ad applicare in merito a fondamentali argomenti già oggetto di studio o che lo diverranno a breve.

Valutazione in merito all’organizzazione delle società (organigruppo e governance)
In riferimento all’efficientazione della struttura di gruppo, si ritiene necessaria una riduzione delle società mediante l’integrazione tra SCRP S.p.A. e Cremasca Servizi S.r.l., previa valutazione degli impatti fiscali, e la chiusura delle società la cui ragion d’essere è venuta meno o la cui attività può essere aggregata ad altre maggiormente strategiche.
L’integrazione in un’unica società consentirebbe l’implementazione di una governance “modello holding” che preveda la responsabilizzazione degli amministratori della capogruppo mediante la nomina di alcuni di essi, nel rispetto delle disposizioni di legge, nei CdA delle società del gruppo. La soluzione prospettata, peraltro, garantirebbe una riduzione degli oneri di gestione e di amministrazione delle municipalizzate in questione.
Al fine di garantire la rappresentatività dell’intero territorio cremasco, evitando che il Comune di Crema, ottenendo una partecipazione di maggioranza assoluta nella holding, possa esercitare a pieno le prerogative connesse, si possono adottare opportuni sistemi che “depotenzino” la partecipazione di maggioranza.
A tale riguardo la cd riforma Vietti ha introdotto nel nostro diritto societario diverse forme che consentono l'adozione di tali misure.

Valutazione in merito al conferimento delle reti
In vista della prossima costituzione degli Ambiti Territoriali Minimi (ATeM) per la gestione dei servizi di distribuzione del gas, potrebbe essere opportuna la valutazione dei conferimenti delle reti di distribuzione da parte dei Comuni soci direttamente in capo alla Holding. La pianificazione di tali conferimenti potrebbe garantire da un lato, il mantenimento delle entrate attraverso il ristorno dei canoni concessori ai Comuni; dall’altro permetterebbe alla Holding di ottenere la patrimonializzazione che consenta il reperimento di ulteriori risorse finanziare da investire a beneficio del territorio nella logica del perseguimento del “risultato sociale”.

Servizio di igiene ambientale
La strutturazione della gara già in fase di progettazione e la definizione della governance della NewCo deve essere tale da consentire ad un territorio già abituato alla cultura del riciclo di cogliere l’opportunità di ulteriormente migliorare il servizio di igiene ambientale, ottimizzando i costi a carico dei cittadini.

Piano industriale della partecipata LGH S.r.l.
I soci di LGH, nella definizione del piano industriale del gruppo attualmente in corso, dovrebbero ispirarsi al principio del perseguimento di un “risultato sociale”, già descritto in precedenza. In particolare, da tale principio discende la necessità di prevedere, nel piano triennale, investimenti e interventi finalizzati a migliorare i servizi e le infrastrutture dei territori di cui i soci sono espressione.
Nel caso in cui nelle linee strategiche dettate dai soci dovesse prevalere l’idea che la società deve poter operare liberamente alla ricerca del profitto, teso alla massimizzazione del dividendo, anche l’ottica di lettura di questa partecipazione da parte del nostro territorio necessiterebbe di un aggiornamento.
Considerando che l’evoluzione del quadro normativo, non la volontà dei soci, obbliga a mettere a gara il Servizio di igiene ambientale e il Sistema idrico, attività storiche esercitate da LGH sul nostro territorio, l’assenza in una logica prospettica di investimenti sul territorio renderebbe LGH completamente avulsa dal contesto e conseguentemente la partecipazione nella stessa dovrebbe essere vista esclusivamente come finanziaria.

In conclusione, vista l'attualità dell'argomento "Sistema idrico integrato" si rende necessario un piccolo approfondimento.
Le recenti normative (legge Ronchi, decreto Calderoli e la recente legge regionale) nel quadro delle quali sono stati soppressi gli A.ATO, sostituiti dagli “Uffici d’Ambito”, di cui la Provincia di Cremona è stata una delle prime amministrazioni lombarde a provvederne la costituzione (approvazione del 21 marzo scorso), impongono una forte accelerazione nella scelta del modello patrimoniale/gestionale da attuare nei prossimi mesi in un settore di particolare interesse per la cittadinanza come quello del sistema idrico integrato.
In considerazione dell'attuale previsione di privatizzazione dei servizi di gestione, rifacendosi alle premesse del documento, è auspicabile la preferenza verso un modello misto, che consenta la progettazione di uno schema di gara tale da garantire al territorio un forte presidio della governance.

venerdì 8 aprile 2011

Comunicato Stampa - "SOCCINI (Lega): Condivisione e sostegno al documento delle associazioni di categoria sulle BCC"

CREMA, 8 aprile 2011 – In merito al documento unitario, redatto dalle associazioni di categoria cremasche e provinciale, relativo all’evolversi della vicenda della BCC di Offanengo per la quale si prospetta una fusione con Treviglio, prende posizione Matteo Soccini nella sua veste di Assessore allo Sviluppo Economico della Provincia di Cremona.

“Con vivo interesse ed attenzione ho letto il documento sottoscritto dalle associazioni di categoria sulla prospettive future della BCC di Offanengo – afferma l’Assessore Soccini che prosegue – Il giudizio che ne segue è di totale e convinta condivisione e sostegno alla precisa richiesta che sia mantenuto e sviluppato il principio della territorialità dell’istituto; questo soprattutto in una fase congiunturale come quella che stiamo vivendo da alcuni anni, per il superamento della quale l’impegno e la presenza delle banche locali diviene fondamentale.”

Conclude l’esponente leghista: “Nel corso del mandato come assessore provinciale ho potuto constatare direttamente l’apporto che gli istituti del nostro territorio forniscono in molti ambiti, non ultime le loro presenze in Reindustria, CremaRicerche e ACSU Crema.
Nel pieno rispetto dell’autonomia e indipendenza degli organi decisionali che dovranno esprimersi sulla vicenda, esprimo l’auspicio che nel formulare importanti decisioni i principi contenuto nel documento delle associazioni economiche trovino accoglimento”.

Mozione sulla questione "CASERME"

Tra un susseguirsi di voci, dichiarazioni, sparate mettiamo un punto fermo.
La mozione approvata dal Consiglio Comunale di Crema che impegna il Sindaco ed anche tutti coloro (tra cui il sottoscritto) che l'hanno votata.

CONSIGLIO COMUNALE di CREMA
Estratto del processo verbale della seduta del 24 marzo 2011

Preso atto

Della manovra finanziaria 2010 approvata recentemente dal Parlamento Italiano;

Considerato che

Tali disposizioni contengono tagli pesanti ai finanziamenti destinati agli Enti Locali e rigide norme stringenti per i Bilanci dei Comuni italiani;

Il Comune di Crema è chiamato ad assumere decisioni di ridimensionamento della propria capacità di spesa e, come pare, anche di incremento delle proprie entrate tramite aumento di tasse e tariffe di competenza comunale;

Rilevato che

In queste condizioni, con le decisioni assunte dallo Stato centrale e di conseguenza con il Bilancio Comunale, è necessario aprire un confronto serio a partire dalla scelta maturata negli anni scorsi di una compartecipazione da parte del Comune di Crema alla realizzazione di nuove strutture deputate ad ospitare la sede del Commissariato di Polizia e dei Vigili del Fuoco;

Non rientra nei doveri di istituto di un Comune impegnarsi economicamente per tali realizzazioni, che devono essere garantite dal Ministero dell’Interno;

IL CONSIGLIO COMUNALE DI CREMA

Considerate le nuove condizioni dettate dalla Manovra Finanziaria approvata a fine luglio dal Parlamento Italiano e le relative considerazioni espresse in materia, confermando la volontà di garantire la presenza e il potenziamento del distaccamento dei Vigili del Fuoco nella nostra città, nonché di una nuova caserma per la Polizia di Stato;

INVITA IL SINDACO DI CREMA

1. ad aprire nelle commissioni bilancio e patrimonio un confronto in merito a progetti e costi per trovare soluzioni sostenibili e condivise;

2. a portare avanti un serrato confronto con il Ministero dell’Interno per addivenire ad un preciso e formale impegno da parte dello stesso che possa garantire la realizzazione delle strutture in oggetto;

3. ad allargare il dibattito ai Comuni del territorio per trovare una soluzione condivisa dal territorio;

4. a dare corso ad un’azione congiunta a livello istituzionale di tutte le forze presenti in Consiglio Comunale affinché si costituisca una delegazione di tutti i parlamentari del territorio al fine di ottenere dal Ministero dell’Interno la riconferma dell’inserimento del finanziamento della Caserma dei VV.FF. e per la Caserma di Polizia.

La mozione sopra riportata a seguito di votazione palese per alzata di mano ha dato il seguente risultato:
Sono fuori dall’aula i Consiglieri Lopopolo, Guerci, Branchi, Avaldi)

voti favorevoli 19 (tra cui il sottoscritto)
astenuto 1 (Consigliere Pesadori)

MOZIONE APPROVATA

sabato 2 aprile 2011

Comunicato Stampa - “SOCCINI (Lega): I comuni in prima file per la tutela dei parchi”.


veduta del "Parco del Moso"
CREMA, 2 aprile 2011 – In settimana è stato presentato in consiglio comunale a Crema un odg dal titolo “PER LA DIFESA DEL RUOLO DEI COMUNI NELLE AREE PROTETTE LOMBARDE”, sottoscritto anche dal consigliere della Lega Nord Matteo Soccini che ne spiega le motivazioni.

 “Con molto piacere e interesse ho deciso di sottoscrivere l’odg proposto da Matteo Piloni ed altri sulla centralità del ruolo delle amministrazioni locali nella tutela dei parchi – afferma Matteo Soccini che prosegue – In particolare ho apprezzato come il documento riprenda, nelle parti sostanziali, un odg presentato dalla Lega Nord al consiglio provinciale di Lodi ed approvato all’unanimità nella seduta del 2 marzo scorso.”

Conclude il consigliere leghista: “In un momento nel quale sul tavolo amministrativo della città si presentano proposte di forte impatto sul territorio, come ad esempio nuove tangenziali a nord del centro urbano ed insediamenti commerciali all’interno dei confini del Parco del Moso, la mia firma in calce all’odg vuole anche essere un segnale di come tali progetti non riscuotano un mio particolare favore”.

di seguito il testo dell'ordine del giorno:


PER LA DIFESA DEL RUOLO DEI COMUNI NELLE AREE PROTETTE LOMBARDE


Regione Lombardia sta discutendo un Progetto di Legge di modifica della legge regionale 30 novembre 1983, n. 86 e cioè il Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale.
Si tratta di una proposta che va a incidere sulle forme di gestione delle aree protette della nostra regione di cui a nessuno sfugge il ruolo fondamentale di presidio svolto in questi decenni per la conservazione della biodiversità e per uno sviluppo sostenibile dei territorio.


Un ruolo, quello delle aree protette, che oggi avrebbe bisogno di una rivisitazione non prettamente gestionale ma, sopra ogni cosa, di progetto con il passaggio dalla fase “conservativa” alla fase “propositiva” e sostenibile.


Regione Lombardia attraverso la Delibera Regionale 1243 del 1° febbraio 2011 che approva la proposta di modifica della LR 86/1983 intende intervenire sulla forma gestionale dei Parchi lombardi, sulla loro conformazione territoriale, sul ruolo diverso dell’Ente Locale e nella materia pianificatoria.


Soprattutto, la lettura articolata della proposta di legge evidenzia in vari punti del testo che il ruolo della Regione nella gestione delle aree protette è decisamente rafforzato, in controtendenza con i principi del federalismo e della sussidiarietà che in questa materia hanno da sempre caratterizzato le politiche della Regione Lombardia già dal 1983.


Infine, le proposte avanzate sono state valutate da ANCI e UPL inadeguate al tema trattato ed alla situazione attuale ed è in discussione pertanto l’adeguatezza della proposta alle sfide che attendono le aree protette.


Tutto questo premesso


Considerato che le competenze e le esperienze maturate nelle Aree Protette potrebbero guidare approcci innovativi con il coinvolgimento permanente delle comunità locali;


Constatato che l’attuale “modello lombardo” dei parchi istituito con la L.R. n. 86 del 1983, ha saputo fino ad oggi fare storia a livello nazionale, grazie anche al ruolo fondamentale da sempre riconosciuto ai Comuni, veri protagonisti della governance territoriale locale;


Appurato che tale modello ha anticipato le ragioni federaliste, sviluppando il principio di sussidiarietà su cui si basano la Costituzione Italiana, lo Statuto Lombardo e le politiche regionali;


Preso atto inoltre che la maggior parte delle risorse economiche dei parchi lombardi deriva dalla contribuzione degli Enti Locali che ne fanno parte e che in essi si riconoscono;


Visto quanto acclarato nella deliberazione n. 54 del 28 settembre 2010 “Ordine del giorno concernente il Programma Regionale di Sviluppo della IX Legislatura: Centralità dei Comuni nella governance dei Parchi Lombardi” con cui il Consiglio Regionale della Lombardia all’unanimità impegnava la Giunta Regionale a:


- riconoscere, nel compimento dell’azione di semplificazione e riordino normativo a livello regionale in richiamo al PRS, la centralità dei Comuni nella governance dei parchi lombardi, coerentemente con la legislazione statale di principio, promuovendone il protagonismo ed assicurando loro un ruolo determinante e non minoritario;


- garantire, a tutela del territorio, la salvaguardia della consistenza attuale delle aree protette lombarde ed il mantenimento del compito di pianificazione territoriale e paesaggistica delle aree in esso contenute;


IL CONSIGLIO COMUNALE


CHIEDE


Nella predisposizione di una revisione della Legge Regionale n.86 dela 30 novembre 1983, come oggi in discussione:


che vi sia la rinuncia all’idea di centralismo regionale nella gestione delle aree protette riconoscendo invece un rafforzamento del ruolo di Comuni e Province, in una vera strategia di sussidiarietà;


che venga pertanto mantenuto il ruolo forte e decisivo dei Comuni nella gestione delle aree protette e nelle decisioni che riguardano i propri territori;


che non siano modificate se non in forma estensiva le aree di pertinenza delle aree protette attuali;


che venga ribadita l’attuale gerarchia degli strumenti pianificatori, confermando che gli atti di pianificazioni esistenti all’oggi sono già varianti ai piani territoriali di prima formazione.


IMPEGNA


Il Presidente del Consiglio Comunale ad inviare copia dell’ordine del giorno al Presidente del Consiglio Regionale, al Presidente di Regione Lombardia, ai capigruppo consiliari delle forze politiche presenti in Consiglio Regionale.