venerdì 24 settembre 2021
🎗#FreePuigdemont🎗
Ha viaggiato in tutta Europa senza problemi per mesi, anzi anni.
Poi ha preso un aereo per un’isola, la Sardegna, sulla quale esercita la propria autorità un paese molto ”strano”, (quello dove la “costituzione ANTIFASCISTA più bella del mondo” convive in pace e serenità con un codice penale che porta la firma di un certo BENITO MUSSOLINI), per finire in gattabuia nel carcere di Sassari…
Ennesima conferma di quando l’ITAGLIA sia uno staterello di m…a nel quale impera e governa per davvero una miserevole combriccola di burocrati e azzeccagarbugli rigorosamente scelti x concorso pubblico (di rutti mi sovviene).
martedì 10 agosto 2021
MEMORIA | 20 ANNI SENZA GIANFRANCO
Era il 10 di agosto del 2001, era un venerdì d'estate, uno di quei giorni nei quali il pensiero correva al fine settimana incombente ed al ferragosto cui mancavano pochi giorni. Era un giorno dal quale sono trascorsi ormai vent'anni.Venti anni senza Gianfranco Miglio.Venti lunghi anni nei quali le sue parole, i suoi scritti, il suo pensiero non hanno mai lasciato le menti ed i cuori di chi lo ha conosciuto, chi l'ha ascoltato, chi l'ha letto.
Venti anni dopo Terre di Lombardia lo ricorderà per tutta la giornata proponendovi articoli vecchi e nuovi, citazioni, e ricordi.
Il nostro modo per RICORDARTI!
Il nostro modo per RINGRAZIARTI!
Il nostro modo per DIRTI, CI MANCHI!
mercoledì 23 giugno 2021
CATALUNYA | Scarcerati i "prigionieri politici"
Sono usciti stamane dalle carceri della Catalogna, in cui stavano scontando le loro pene, i nove leader indipendentisti beneficiari dell’indulto concesso dal governo centrale di Madrid. Tutti hanno trascorso in prigione più di tre anni dopo le condanne per aver celebrato il referendum per l’indipendenza del primo ottobre 2017.
Turull fuori dal carcere dopo l’indulto di Madrid: «Più indipendentista di quando sono entrato». L’ex portavoce di Carles Puigdemont, uno dei 9 leader catalani graziati: «Sánchez è un opportunista».
«Sono stati 1227 giorni di prigione»; quasi quattro anni «senza usare gli occhiali da lontano perché tanto in carcere l’orizzonte è minimo»; una vita che scorreva solo per gli altri «in cui non ho potuto aiutare mio papà nel momento più difficile», un tempo infinito per riflettere su cosa voglia dire essere catalano e decidere che «una nazione non può rinunciare alla propria libertà e che un modo pacifico, democratico e responsabile prima o poi si troverà una via». Perché sì, 1227 giorni di prigione dopo, «sono più indipendentista di quando sono entrato».
martedì 9 marzo 2021
CATALUNYA | L’Europarlamento revoca l’immunità ai deputati catalani in esilio.
Articolo per "La Voce del Nord"
Nuvole nere si addensano sull’Europa, scure e foriere di repressione si dipanano dagli scranni dell’emiciclo europarlamentare a Bruxelles per finire sulle terre di Catalogna.
Nere come la ventata di “neofranchismo” che pervade, da oggi non più solo la Spagna ma anche un’Europa sempre più fogna del nazionalismo, anziché culla delle libertà delle persone e dei suoi popoli.
In Belgio il Parlamento Europeo, riunito in seduta plenaria, ha votato, a scrutinio segreto, per rimuovere l’immunità parlamentare di tre eurodeputati catalani, l’ex presidente catalano Carles Puigdemont e i suoi ex ministri Clara Ponsati e Toni Comin, come richiesto dalla magistratura spagnola per poter procedere contro di loro come già ha fatto nei confronti degli altri esponenti indipendentisti condannati a diverse pene detentive per “reati” legati allo svolgimento del referendum per l’indipendenza dell’ottobre 2017.
La revoca apre la strada per Madrid onde poter riattivare i mandati d’arresto europei finora rifiutati dal Belgio.
In una votazione a scrutinio segreto svoltasi ieri sera ma rivelata solo questa mattina, più di 400 eurodeputati hanno votato per revocare la loro immunità, quasi 250 contrari e più di 40 deputati si sono astenuti.
Puigdemont dovrebbe sollevare la questione alla Corte di giustizia europea (CGUE) dopo che è trapelata ai media una relazione della commissione giuridica del parlamento che raccomandava la rimozione della loro immunità.
Questa è la terza volta che la Corte Suprema spagnola ha provato a farli estradare, dopo che precedenti tentativi erano falliti in Scozia, Belgio e Germania.
La perdita della loro immunità non influirà sul loro status di deputati al Parlamento europeo, che manterranno fino a quando non saranno esclusi dall’incarico dopo un’eventuale condanna.
“Oggi è un giorno triste per il Parlamento europeo, noi abbiamo perso la nostra immunità ma il Parlamento europeo ha perso molto di più. Questo è un caso di persecuzione politica”. Così Puigdemont nel corso di una conferenza stampa dopo il voto dell’Eurocamera a Bruxelles.
Se da un lato la repressione del “nazionalismo neofranchista” è arrivata fino all’Europarlamento in Catalogna un giudice di sorveglianza ha stabilito la revocato lo status di semilibertà di cui godevano diversi degli esponenti indipendentisti condannati per reati legati al referendum quali Oriol Junqueras, Joaquim Forn, Raül Romeva, Jordi Turull, Josep Rull, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, che dovranno pertanto rientrare in carcere e restarci fino all’espiazione delle loro pene detentive.
Un brutto segnale, una spregevole forzatura, l’ennesimo attacco alle libertà sul quale tacere è rendersene complici.
lunedì 28 settembre 2020
CATALUNYA | Condannato Quim Torra, Catalogna verso nuove elezioni nel 2021
Articolo per "La Voce del Nord"
Era un “segreto di Pulcinella” e finalmente questa mattina è stato ufficialmente svelato. La Corte Suprema di Madrid ha ratificato la sentenza di condanna del presidente della “Generalitat” catalana Quim Torra che sarà di conseguenza inabilitato dallo svolgere il proprio incarico di presidente. La Corte Suprema ha condannato Torra ad un anno e mezzo di inabilitazione e ad una multa di 30.000 euro per reato di disobbedienza.
La sentenza di 133 pagine conferma al suo interno come lo stesso Torra abbia “ostinatamente e ostinatamente” disobbedito al Consiglio centrale elettorale, incaricato di garantire la neutralità dei poteri pubblici alle elezioni, nel non aver rimosso alcuni striscioni di solidarietà ai prigionieri politici catalani, affissi sulla facciata della sede del governo regionale a Barcellona, nel mentre di una tornata elettorale.
La sentenza è stata resa pubblica verso mezzogiorno ed ora, una volta notificato il tutto al Presidente, si metteranno in funzione tutti i meccanismi e procedure per la sostituzione ad interim di Torra alla Generalitat e l’indizione delle elezioni nel primo trimestre del 2021.
La sentenza, pronunciata dal magistrato Juan Ramón Berdugo, mette in luce che l’oggetto del procedimento “non è l’esposizione di certi simboli o striscioni di una certa opzione politica, ma il loro uso nei periodi elettorali, disobbedendo a quanto previsto dal Consiglio Elettorale Centrale che, nell’esercizio delle sue funzioni ne vieta l’uso, in violazione del principio di neutralità a cui devono sottostare le amministrazioni in generale”.
L’avvocato del presidente, Gonzalo Boye, da parte sua aveva sostenuto nell’udienza di appello del 17 settembre scorso, che una persona può essere privata della sua posizione pubblica e della sua partecipazione politica solo quando si rende colpevole di un reato grave. “E non stiamo affrontando un crimine grave”.
venerdì 18 settembre 2020
CATALUNYA | Quim Torra alla Corte Suprema di Madrid: “Non sarò io a indire irresponsabilmente le elezioni catalane”
Articolo per "La Voce del Nord"
Totale fermezza da parte del presidente della Catalogna, Quim Torra, dopo l’udienza tenutasi questo giovedì alla Corte Suprema di Madrid. “Non sarò io a guidare il Paese in una corsa elettorale irresponsabile che paralizzerebbe l’amministrazione catalana”, ha annunciato dalla delegazione del governo catalano a Madrid, a seguito delle richieste di ieri di quasi tutti i partiti spagnoli per le elezioni al parlamento catalano.
“Sono venuto a Madrid per guardare negli occhi il tribunale che vuole far cadere un altro presidente del governo della Catalogna. Sono venuto a Madrid per spiegare loro che non hanno il diritto o la giustificazione per farlo e che lo siamo non hanno paura di loro. Sono venuto a Madrid per ricordare loro che la nostra causa ha una lunga storia e continuerà fino alla fine: una Repubblica libera e giusta per tutti i catalani”, ha affermato dopo l’udienza di appello, incentrata sull’opportunità o meno squalificarlo dall’incarico per aver appeso uno striscione sul palazzo del governo catalano nel 2019. La decisione del tribunale è attesa tra circa due settimane.
Tuttavia, Torra ha ammesso che non avrebbe “mai” posto un “ostacolo a nulla”. “Ho accettato la carica di presidente per servire il mio paese in un momento molto difficile. Non ho ambizioni personali che potrebbero intralciare il progetto ampio e collettivo per raggiungere l’indipendenza”, ha dichiarato. Il presidente catalano ha affermato che “la battaglia contro Covid” è la sua “unica preoccupazione”.
Il presidente ha voluto chiarire che l’udienza odierna non riguarda una punizione contro di lui per uno striscione, “è una punizione per un intero Paese nel mezzo di una pandemia”. “È così che dimostrano il loro amore per la Catalogna, che vogliono rendere schiava, insieme alla sua gente”, ha aggiunto, avvertendo che continuerà a lavorare “fino all’ultimo” fino all’entrata in vigore della sua squalifica.
La sfida per la Spagna
Torra ha anche lanciato una sfida alla Spagna: “L’atteggiamento dimostrato dallo Stato spagnolo nei confronti del movimento indipendentista catalano nei prossimi mesi getterà le basi morali ed etiche per il suo futuro. Senza una rettifica ferma e urgente, la Spagna suggellerà il suo fallimento. come uno stato europeo moderno”, ha avvertito.
Il leader del governo catalano aveva anche messaggi per il popolo catalano: “Non aspetteremo il cambiamento nello stato spagnolo per esercitare il nostro diritto inalienabile. Se la maggioranza dei catalani desidera costruire una Repubblica libera, questa espressione pacifica e democratica prospererà. Non ne dubito per un momento”, ha detto.
“Che bugia”
“Che bugia.” Così Torra ha definito lo slogan unionista che in Spagna “si potrebbe discutere ogni progetto democratico e pacifico”. Ha consegnato una lunga lista di azioni che, ha detto, hanno dimostrato che questa affermazione spagnola è falsa: la persecuzione del presidente Carles Puigdemont, la negazione del seggio al Parlamento europeo vinto dal vicepresidente catalano Oriol Junqueras, gli esiliati, i prigionieri politici e la protezione. di “un criminale franchista come Martín Villa”, tra gli altri.
“Questo è lo Stato spagnolo ed è così che ci incanta a rimanere in rapporti amichevoli. Uno Stato incapace di riformare o essere riformato in alcun modo. Uno Stato che ribalta la legislazione sociale ogni volta che viene approvata dal Parlamento della Catalogna”, ha denunciato.
giovedì 21 novembre 2019
SPAGNA | Le condanne per sedizione di Jordi Sànchez e Jordi Cuixart sono una minaccia alla libertà di espressione e di assemblea.
Articolo per "La Voce del Nord"
lunedì 11 novembre 2019
SPAGNA | Dalle elezioni più forte la contrapposizione tra autonomia e centralismo.
Da un lato il Partito Socialista ha confermato il 28% delle precedenti consultazioni, i Popolari hanno recuperato terreno superando quota 20% mentre a uscire ridimensionate sono state le due formazioni che avevano caratterizzato con la loro novità il panorama politico spagnolo degli ultimi anni, vale a dire Podemos e Ciudadanos.
Ad uscire rafforzata è stata la destra estrema di Vox, partito guidato da Santiago Abascal, che ha raggiunto il 15% proponendo un programma nel quale chiede un ritorno ad una costituzione che cancelli le autonomie regionali per centralizzare tutto il potere a Madrid.
Gli osservatori sono concordi nel dire che Vox deve molto del suo successo allo «strappo» della Catalogna e la richiesta di indipendenza da parte della Generalitat di Barcellona. Abascal definì il referendum indipendentista « un colpo di stato» e una ferita all’unità della Nazione.
In Catalogna il primo partito è la Sinistra repubblicana, il cui leader Oriol Junqueras è in galera; risalgono gli indipendentisti duri di Junts per Catalunya di Carles Poudjemont. Con gli autonomisti delle Canarie e della Cantabria, si affacciano in Parlamento pure il Blocco galiziano e la lista che ricorda: «Teruel existe!».
Risultati questi ultimi che visti in combinazione con quelli di Vox, che in Galizia e Paesi Baschi non eleggono nessun deputato e sono ai margini in Catalogna, mostrano come una nuova contrapposizione sia emersa dalle urne. Da un lato i popoli oggi rinchiusi nello stato spagnolo che chiedono autodeterminazione, autonomia, libertà e indipendenza e dall’altro la reazione di coloro che da sempre negano libertà e diritti nel nome di un centralismo visto come strumento per proseguire nel controllo delle risorse e ricchezze che galiziani, baschi e catalani producono ogni anno. Con ogni evidenza il concetto di residuo fiscale non è prerogativa esclusivamente lombarda e veneta.
lunedì 14 ottobre 2019
CATALUNYA | Condannati dalla Corte Suprema di Madrid gli indipendentisti catalani.
L’ex vicepresidente Oriol Junqueras è stato condannato a 13 anni di carcere e 13 anni di interdizione dai pubblici uffici per il crimine di sedizione con appropriazione indebita. Gli ex consiglieri Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa a 12 anni di carcere per sedizione e appropriazione indebita. L’ex presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell a 11 anni e mezzo di carcere per sedizione. Santi Vila, Meritxell Borràs e Carles Mundó sono stati condannati solo per il reato di disobbedienza a un anno e otto mesi.
In questo modo, la corte presieduta da Manuel Marchena non condanna per ribellione, ma per sedizione con sanzioni molto elevate.
D’altra parte, i giudici sostengono che “tutti gli imputati ora soggetti a procedimento giudiziario erano consapevoli della fattibilità legale manifesta di un referendum di autodeterminazione che è stato presentato come il modo per costruire la Repubblica di Catalogna”. Tuttavia, osserva che “nonostante l’esibizione retorica di coloro che sono stati accusati, è vero che, dal punto di vista del fare, era palese l’impossibilità degli atti concepiti per realizzare la promessa di indipendenza”.
Nella loro giustificazione sulla sedizione, i magistrati sostengono che “la difesa politica, individuale o collettiva” dell’indipendenza “non è costitutiva del crimine”. Invece, aggiungono: “lo è mobilitare la cittadinanza in una rivolta pubblica e in un tumulto che, inoltre, impedisce l’applicazione delle leggi e ostacola l’esecuzione delle decisioni giudiziarie”.
martedì 23 aprile 2019
Sant Jordi e la libertà per i prigionieri politici
Nella giornata in cui la Catalogna celebra San Giorgio (Sant Jordi in catalano), suo Santo Patrono, il pensiero non può che correre al carcere di Madrid dove sono rinchiusi, da fin troppo tempo, dodici prigionieri politici catalani contro i quali, in queste settimane, lo stato spagnolo sta celebrando un processo dal chiaro sapore “franchista”.
Il tutto nel silenzio assordante delle forze politiche “democratiche” di tutta Europa e col compiacimento di quelle “sovraniste”, come gli spagnoli neofranchisti di Vox.
domenica 10 marzo 2019
10 MARZO 1959 | TIBETAN UPRISING DAY
La Giornata dell’Insurrezione Tibetana, osservata il 10 marzo, commemora la rivolta tibetana del 1959 contro la presenza della Repubblica Popolare Cinese in Tibet.
Il fallimento della ribellione armata alla fine portò a una violenta repressione dei movimenti indipendentisti tibetani e alla fuga del Dalai Lama Tenzin Gyatso in esilio.
La Giornata dell'Insurrezione Tibetana è osservata principalmente da organizzazioni e persone che sostengono la libertà del popolo tibetano ed è spesso accompagnata dalla pubblicazione di una dichiarazione del Dalai Lama.
I gruppi di indipendenza tibetani organizzano spesso proteste o campagne il 10 marzo per attirare l'attenzione sulla situazione in Tibet.
Per questo ricordare, specialmente nel sessantesimo anniversario, quei tragici eventi è un dovere, nella speranza che il popolo tibetano possa un giorno ritrovare la propria libertà.
martedì 12 febbraio 2019
LLIBERTAT PRESOS POLITICS // VISCA CATALUNYA LLIURE
Oriol Junqueras, Jordi Turull, Joaquim Forn, Raül Romeva, Dolors Bassa, Josep Rull, Meritxell Borràs, Carles Mundó, Santi Vila, Jordi Sànchez, Jordi Cuixart e Carme Forcadell, sono i 12 prigionieri politici catalani per i quali inizia oggi, davanti al tribunale di Madrid, il processo per "ribellione" nel quale rischiano condanne per un totale di 177 anni di carcere.
Accade oggi a Madrid, Spagna, Europa a oltre quarant'anni dalla fine (teorica!?!?) del regime fascista di Francisco Franco.
E di fronte ad una tale "infamia" capita di trovare sui social sedicenti "leghisti", indegni di definirsi tali, che condividono le iniziative del partito neofranchista spagnolo di VOX...
domenica 6 gennaio 2019
Help Catalonia | Save Europe
"Siamo cittadini europei come te e abbiamo bisogno del tuo aiuto per difendere la libertà e la democrazia. Per favore, non restare indifferente. Condividi questo video con i tuoi amici e rappresentanti politici."
Questo video è stato caricato sul suo canale YouTube da Òmnium Cultural il 19 ottobre del 2017.
Oltre un anno è passato e ancora oggi numerosi esponenti politici e culturali dell'indipendentismo catalano sono rinchiusi nelle carceri spagnole accusati di aver DISOBBEDITO al potere centrale e aver organizzato un referendum sull'Indipendenza della Catalogna.
sabato 8 dicembre 2018
Festa di a Nazione | Festa della Nazione
martedì 4 dicembre 2018
Día Nacional de Andalucía | Festa Nazionale dell’Andalusia
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// Día Nacional de Andalucía //
// Festa Nazionale dell’Andalusia //
Il 4 dicembre è il giorno dell'anno in cui partiti e organizzazioni del nazionalismo andaluso rivendicano come la festa nazionale dell'Andalusia.
Questa data è stata scelta perché le manifestazioni svolte il 4 dicembre 1977 a favore dell'autonomia dell'Andalusia sono considerate dal nazionalismo come un atto di coscienza nazionale. Durante quel giorno circa due milioni di andalusi scesero nelle strade delle principali città dell'Andalusia, facendo a pezzi, il mito che in Andalusia non si avvertiva alcuna differenziazione o volontà per reclamare le istituzioni di autogoverno. Quel giorno fu ricordato anche il 4 dicembre 1868, quando il popolo di Cadice prese le armi per rivendicare la Repubblica Federale.
In questa data si commemora anche l'omicidio del lavoratore Manuel José García Caparrós per mano della polizia durante la manifestazione autonomista di Malaga.
venerdì 2 novembre 2018
CATALUNYA | la repressione dei tribunali "franchisti", sotto un governo "socialista ", continua...
Nel mentre, in lungo e in largo per l'italica penisola, è un pullulare di allarmi sul rinascente "fassismo", nella democratica Spagna, retta da un governo socialista, la lunga mano del "FRANSCHISMO" continua nella sua opera di persecuzione e repressione delle libertà.
ANSA - MADRID - La Procura spagnola ha sollecitato una pena a 25 anni di carcere per il presidente di Esquerra Republicana de Catalunya (ErC), Oriol Junqueras, per la sfida culminata con la dichiarazione unilaterale di indipendenza catalana del 27 ottobre 2017, che include il reato di "ribellione". Dopo un anno di istruttoria, il Pubblico Ministero ha presentato oggi le richieste di condanne, che vanno da 25 anni per l'ex vicepresidente della Generalitat, Junqueras, a 16 anni di carcere per i cinque ex 'conseller' Jordi Turull, Raul Romeva, Joaquim Forn, Dolors Bassa e Josep Rull.
Per i leader di Omnium Cultural e dell'Assemblea Nazionale Catalana, Jordi Cuixart e Jordi Sanchez, la Procura chiede condanne a 17 anni di carcere - e 17 anni di interdizione dai pubblici uffici - così come per la ex presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell. Sono tutti accusati di "ribellione", un reato punibile fino a 30 anni di reclusione. Per i tre ex 'conseller' attualmente a piede libero, Carles Mundó, Maritxell Borrás e Santiago Vila, le richieste scendono a 7 anni di carcere, essendo loro contestato solo il reato di malversazione.
Nell'argomentare le richieste di condanne, il Pubblico Ministero ritiene gli accusati responsabili di una strategia pianificata per ottenere l'indipendenza della Catalogna come nuovo Stato in forma di repubblica, separandola dalla Spagna, mediante un'azione combinata e sincronizzata su tre pilastri, parlamentare, esecutivo e sociale. "L'azione degli accusati - è detto nell'atto depositato dalla pubblica accusa - mirava a estromettere l'applicazione della legalità costituzionale e statutaria e a impedire l'esecuzione delle risoluzioni amministrative e giudiziarie dettate a suo sostegno, per raggiungere come obiettivo ultimo - con proprie leggi e una propria struttura di Stato - la dichiarazione di indipendenza di questa parte del territorio nazionale e obbligare lo Stato ad accettarne la separazione". Una finalità, osserva il Pubblico Ministero, "che sono stati sul punto di raggiungere con gli atti delittuosi eseguiti, ponendo così in grave pericolo l'ordine costituzionale".
Complessivamente sono 18 le persone rinviate a giudizio, delle quali 9 detenute da un anno in carcere preventivo. I leader indipendentisti andranno alla sbarra accusati anche di malversazione di fondi pubblici, per la celebrazione del referendum indipendentista indetto per il 1º ottobre 2017, dichiarato illegale dalla Giustizia spagnola. Nell'istruttoria dell'alto tribunale dell'Audiencia Nacional, la Procura sollecita 11 anni di carcere per l'ex maggiore dei Mossos d'Esquadra, Josep Lluis Trapero, a sua volta accusato di un presunto reato di ribellione.
Le richieste della pubblica accusa giungono in contemporanea alla decisione dell'Avvocatura dello Stato, dipendente dal ministero di Giustizia e parte lesa, di contestare ai leader indipendentisti solo i reati di sedizione, che prevede pene fino a 15 anni di carcere, e malversazione di fondi pubblici, e non di ribellione. Un diverso orientamento che i partiti all'opposizione, il Partido Popular e Ciudadanos, attribuiscono a "opportunismo politico" del governo socialista minoritario del premier Pedro Sanchez. In dichiarazioni ai media, il presidente del Pp, Pablo Casado, ha accusato Sanchez di "concedere un indulto ai golpisti" e di pagare un prezzo in cambio del decisivo voto sulla Finanziaria dei partiti indipendentisti. E' previsto che il processo cominci a metà gennaio, per arrivare in primavera alla fase dibattimentale, anche se le sentenze non saranno emesse fino a giugno, perché il tribunale non vuole interferire con le elezioni municipali ed europee previste per maggio 2019, informano fonti giuridiche citate dai media.
sabato 1 settembre 2018
No alla "Secessione dei ricchi", dicono i PARASSITI...
“Il Veneto, la Lombardia e sulla loro scia altre undici Regioni si sono attivate per ottenere maggiori poteri e risorse. Su maggiori poteri alle Regioni si possono avere le opinioni più diverse. Ma nei giorni scorsi è stata formalizzata dal Veneto (e in misura più sfumata dalla Lombardia) una richiesta che non è estremo definire eversiva, secessionista.”Questo il titolo e l’incipit di una petizione, dal titolo "NO ALLA SECESSIONE DEI RICCHI", che potete trovare su change.org, promossa da tale Gianfranco Viesti, che chiede tra l’altro:
“che nessun trasferimento di poteri e risorse a una Regione sia attivato finché non siano definiti i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale" (art. 117, lettera m della Costituzione); e che il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle Regioni sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza.”Tradotto in linguaggio corrente i “parassiti”, come li definirebbe Gianfranco Miglio, non vogliono che la Lombardia ed il Veneto, sulla scorta dei referendum del 22 ottobre 2017, ottengano maggiore autonomia e mantengano a servizio dei propri cittadini una quota maggiore del residuo fiscale che ogni anno lombardi e veneti creano.
È quantomai evidente come lorsignori temano che possa finalmente “finire la pacchia” cit.
Un motivo in più per proseguire nella battaglia autonomista iniziata con il referendum promosso in Lombardia da Roberto Maroni e Gianni Fava, e poi proseguita con Attilio Fontana e Stefano Bruno Galli.
Dimenticavo...
Scorrendo l’elenco delle adesioni alla petizione il primo nome che compare è quello di tale Diego Fusaro, autoproclamato filosofo contemporaneo, alquanto e malauguratamente seguito da molti amici leghisti.
Per quanto mi riguarda ennesima conferma di quanto un idiota...
domenica 12 agosto 2018
CATALUNYA | Llibertat Presos Polítics
Da 300 giorni Jordi Cuixart e Jordi Sànchez, presidenti delle associazioni indipendentiste catalane Assemblea Nacional Catalana e Òmnium Cultural, sono rinchiusi nelle carceri spagnole accusati del "reato" di lottare per la Libertà e l’Indipendenza della loro Patria, la Catalunya.
Accade ancora oggi nella “democratica” Spagna, nella “civile” Europa.
Nel silenzio di molti, col compiacimento di troppi...
lunedì 16 aprile 2018
CATALUNYA | A Barcellona in 350mila alla manifestazione per “liberare i prigionieri politici”
Al grido di "libertà per i prigionieri politici", almeno 350mila persone hanno manifestato domenica a Barcellona protestando contro la detenzione di 17 figure dell’indipendentismo catalano, accusati di "ribellione". Tra le richieste di chi protestava, c’è quella di aprire un dialogo politico. La polizia municipale ha fatto sapere che la folla si è dispersa nel pomeriggio senza particolari incidenti.
La protesta è stata convocata da organizzazioni indipendentiste non partitiche, l’Assemblea nazionale catalana (Anc) e Omnium Cultural, e dai sindacati Cc.Oo e Ugt Catalunya. Il presidente del Parlament catalano, Roger Torrent, citato dai media spagnoli, ha definito la manifestazione "dimostrazione di unità in difesa dei nostri diritti, di fronte alla minaccia alle libertà".
I manifestanti hanno esposto le foto degli altri leader in carcere, tra cui Oriol Junqueras, ex vicepresidente catalano, Joaquim Forn, ex ministro degli Interni, e Carme Forcadell, ex presidente del Parlamento catalano, e di quelli in esilio, tra cui Puigdemont. Tra le richieste dei manifestanti, come da mesi a questa parte, c’era anche la liberazione dei “due Jordi”, cioè Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, i due popolari leader indipendentisti arrestati lo scorso ottobre.
Secondo Elsa Artadi, una portavoce della coalizione di partiti guidata da Puigdemont, Junts pel Catalunya, il corteo che c’è stato a Barcellona dimostra che non è vero che il movimento indipendentista catalano ha perso forza. L’ex presidente catalano Carles Puigdemont, uno dei leader in esilio, ha scritto su Twitter commentando la manifestazione: "Siamo solo cittadini europei che vogliono vivere in pace, liberi e senza paura".
giovedì 22 febbraio 2018
Llibertat Presos Polítics
Sono gli INDIPENDENTISTI CATALANI ancora oggi, ad oltre quattro mesi dal referendum del primo ottobre, detenuti per motivi politici nelle carceri spagnole.
IN PRIGIONE PER LE LORO IDEE!
Mentre in quella pantomima di paese chiamato itaglia si passano le giornate a dibattere di fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti i veri atti antidemocratici commessi dallo stato spagnolo passano inosservati agli occhi di tante e troppe vestali...