venerdì 22 dicembre 2017

CATALUNYA | vincono gli Indipendentisti e sparisce Rajoy


Ieri si è votato in Catalogna, alla fine di una delle campagne elettorali più eccezionali e imprevedibili degli ultimi anni in Europa. Le elezioni erano state convocate dal primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, dopo l’inizio di una grave crisi tra governo catalano e stato spagnolo: cioè dopo il referendum sull'indipendenza della Catalogna dell’1 ottobre e la successiva dichiarazione d’indipendenza approvata dal Parlamento catalano, entrambe giudicate illegali dal governo spagnolo. Il voto di ieri, nelle intenzioni di Rajoy, avrebbe dovuto disinnescare il progetto indipendentista, ma le cose sono andate diversamente.

Il blocco indipendentista – formato da Junts per Catalunya (JxCat), la lista dell’ex presidente Carles Puigdemont, Esquerra Republicana (ERC), la sinistra indipendentista dell’ex vicepresidente Oriol Junqueras, e la CUP, la sinistra radicale – ha ottenuto di nuovo la maggioranza parlamentare: 70 seggi, due in più di quelli necessari per controllare il Parlamento catalano.

La lista più votata del blocco indipendentista è stata quella dell’ex presidente Carles Puigdemont, che ha dichiarato: "In qualità di Presidente legittimo, mi complimento con i cittadini catalani per la partecipazione record. Il risultato non può essere messo in dubbio: la Repubblica Catalana ha battuto la monarchia del 155. Mariano Rajoy Brey ha perso, il Governo legittimo deve tornare a guidare il paese e tutti i prigionieri politici devono essere liberati. L'Europa deve prendere nota che la ricetta di Rajoy non funziona"

Primo partito Ciudadanos che, per bocca del suo leader nazionale Alberto Rivera, lascia trasparire chiaramente l'impronta neofranchista che gli ha permesse di svuotare il seppur esiguo bacino elettorale del Partito Popolare di Rajoy che ha raccolto solo tre seggi. 

Ha dichiarato infatti Rivera: “Non siamo stati duri noi, ma molle il Pp che per 35 anni ha costruito il proprio potere a Madrid scendendo a patti con i nazionalisti e concedendo loro quel che volevano", punta il dito il leader del primo partito catalano, sostenendo che "quando si passano tre decenni a cedere spazio a chi cerca di occuparlo tutto, finisci per trovarti fuori. Ed è quello che è successo".

Per la seconda volta in pochi giorni, la prima è avvenuta in Corsica, un vento caldo di libertà sferza un'Europa incapace di comprendere come il modello dello "stato-nazione" si stia incrinando ogni giorni di più.

Un vento che ostinatamente soffia anche in un certo NORD, quello della Valle del Grande Fiume.

lunedì 11 dicembre 2017

CORSICA | grande vittoria dei nazionalisti



Domenica scorsa, 10 dicembre, la coalizione autonomista e indipendentista “Pe’ a Corsica” di Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni ha vinto il secondo turno delle elezioni territoriali in Corsica con il 56,5 per cento dei voti, e 41 su 63 dei nuovi consiglieri dell'assemblea.

Le altre tre liste che avevano superato il primo turno sono arrivate molto indietro : quella di Jean-Martin Mondoloni (destra regionalista) ha ottenuto il 18,29 per cento, quella de La République en Marche – il partito del presidente francese Macron – guidata da Jean-Charles Orsucci il 12,67 e quella de Les Républicains di Valérie Bozzi – cioè il tradizionale centrodestra francese – il 12,57.
Il candidato del Front National non pervenuto al primo turno...

Quelle di domenica sono state elezioni anticipate, perché dal primo gennaio del 2018 ci sarà una riorganizzazione territoriale della Corsica: la nuova “Assemblea della Collettività” – che sarà formata da 63 rappresentanti – sostituirà i due dipartimenti in cui è stata finora divisa l’isola.

Gilles Simeoni diventerà il primo presidente di questa nuova Collettività: figlio di uno dei “padri” del nazionalismo corso, Edmond Simeoni, che nel 1975 vicino ad Aleria guidò con il fratello la prima azione del movimento autonomista: con circa 30 uomini armati di fucili da caccia occupò una cantina vinicola appartenente a un importante imprenditore di origine pieds-noirs, un ex colono francese in nord Africa, per protestare contro una truffa che minacciava di rovinare centinaia di piccoli viticoltori. Gilles Simeoni militò nel movimento fondato dal padre e divenne famoso per aver difeso in tribunale l’indipendentista corso militante Yvan Colonna, condannato all’ergastolo perché accusato di essere l’autore dell’omicidio del Prefetto Claude Érignac il 6 febbraio 1998 ad Ajaccio. Nel 2014 Gilles Simeoni è stato poi eletto sindaco di Bastia e ha contribuito ai successi elettorali della coalizione nazionalista dei successivi due anni.

Dopo la vittoria Gilles Simeoni ha detto che «Parigi avrà oggi una misura di ciò che sta accadendo in Corsica». Domenica notte il primo ministro Edouard Philippe ha chiamato il leader autonomista inviandogli le proprie «congratulazioni repubblicane» e dicendo di essere disponibile «a riceverlo». Anche il ministro dell’Interno del governo Macron, Gérard Collomb, ha voluto assicurare «ai nuovi eletti la disponibilità del governo, in uno spirito di ascolto, dialogo e rispetto reciproco». Simeoni ha spiegato ai rappresentanti del governo Macron che «al di là della cortesia formale, ci aspettiamo e speriamo in un dialogo autentico: le condizioni non sono mai state così favorevoli per la questione corsa da risolvere in modo pacifico e duraturo con una soluzione politica».

giovedì 23 novembre 2017

IL NORD E L’AUTONOMIA | Le regioni e un’intesa necessaria


dal Corriere della Sera di oggi alcuni stralci di un interessante editoriale firmato da Dario Di Vico riguardante il percorso intrapreso dopo i referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto.
È già passato un mese dal referendum sull'autonomia che ha visto pronunciarsi in due distinte consultazioni gli elettori della Lombardia e del Veneto. Partecipazione e risultato sono stati difformi, a Est si è superato addirittura il quorum che gli organizzatori si erano auto-imposti mentre a Ovest l’affluenza è stata significativamente più bassa e ha visto aprirsi una notevole divaricazione tra la grande città e i territori. In sede di bilancio del voto è stato già sottolineato come questa distanza non fosse meramente statistica ma rimandasse a differenti culture e soprattutto dipendesse dal maggiore/minore grado di apertura internazionale delle rispettive comunità. Ma a questo punto la pur lodevole indagine sociologica deve lasciare il passo alla ricerca di soluzioni percorribili che sappiano far tesoro del clima di grande civiltà nel quale si è votato e che ci ha visto primeggiare su altri sventurati esempi europei.
Per una volta poi la politica non è rimasta con le mani in mano e il tempo passato dalla conta dei consensi a oggi è stato impiegato per costruire un negoziato nel quale ha fatto il suo ingresso un’altra regione, l’Emilia-Romagna. Quali che siano state le scelte a monte oggi il governo ha avviato con la stessa Emilia-Romagna e la Lombardia un percorso che, incrociando le dita, ha tutti i numeri per rivelarsi virtuoso.
Ci sono le condizioni, infatti, da qui al termine dell’attività dell’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni per arrivare a due differenti intese che potrebbero consentire un passo in avanti nella cultura amministrativa italiana, coniugando devolution e responsabilizzazione degli enti regionali. Le procedure prevedono che accordi di questo genere — assimilati a quelli che vengono stipulati con le confessioni religiose — debbano essere sottoposti al vaglio del Parlamento nazionale ma in questo caso, per obiettivi motivi di tempo, stiamo parlando delle prossime assemblee e non di quelle in carica. Le Camere a quel punto potranno ratificare o meno le intese con Lombardia ed Emilia-Romagna, non modificarle.
E’ possibile però che il bilancio di questo percorso federalista di fine legislatura sia positivo senza fare i conti fino in fondo con le istanze del Veneto? La regione nella quale la passione autonomista è più largamente presente e condivisa anche da quei segmenti della società più abituati per il loro lavoro a confrontarsi con i mercati globali? Certo che no. E di conseguenza il governo dovrà far ricorso a tutta la capacità di mediazione per incrociare la sua rotta con quella del presidente del Veneto, Luca Zaia. Per onestà bisogna dire che il percorso si presenta tutt'altro che agevole. Le 23 materie di decentramento decisionale che Zaia propone, messe tutte assieme, rappresentano un macigno per la trattativa e in più il governo non potrebbe accogliere la richiesta veneta di trattenere sul territorio i 9/10 del prelievo fiscale. Esiste, infatti, in proposito un pronunciamento negativo della Corte Costituzionale che lega le mani al presidente del Consiglio.
Tocca dunque a Zaia, per certi versi, la prossima mossa. Può lasciare il segno contribuendo anche personalmente a far avanzare la cultura federalista in Italia o può scegliere di far saltare il tavolo del possibile negoziato. Nessuno può obbligarlo ad abiurare i suoi convincimenti più profondi, gli si chiede solo di utilizzare come bussola il suo collega di partito Roberto Maroni.

sabato 11 novembre 2017

PAGA CREMASCO, PARCHEGGIA E PAGA ! ! !

La Provincia, 11/11/2017
Come più volte annunciato ecco "finalmente" arrivare il passaggio a PAGAMENTO di 400 parcheggi oggi GRATUITI nelle vie appena fuori la cerchia delle mura.
Il tutto per la gioia di cittadini, lavoratori e commercianti per i quali i "vantaggi" di una tale operazione restano un bel mistero...

In ogni caso vediamo il lato positivo, a Crema l'amministrazione targata PD (almeno per il momento) non sono arrivati ai livelli dei suoi colleghi di Bergamo e Varese dove il buon Gori (quello che si candida a governare la Lombardia) da un lato ha messo a pagamento i parcheggi anche la domenica e festivi, il tutto per la gioia dell'Orio Center, e tal Galimberti (pare solo omonimo del sindaco di Cremona) dall'altro ha pitturato di strisce blu praticamente tutta la città.

Tranquilli, a breve arriveranno le solite giustificazioni a base di paroloni quali mobilità gentile, sostenibile, ecocompatibile, crema 2020, 2040 e 2060, città smart, 2.0, 4.0, 6.0, ecc...
Nel frattempo cari cremaschi, e non, PAGATE!

martedì 7 novembre 2017

AUTONOMIA | Maroni: risoluzione completa, auspico la sua approvazione unanime


(Lnews - Milano)
"Mi pare una risoluzione apprezzabile dal punto di vista dei contenuti, completa. Certo ci sono alcune differenze, alcune richieste di modifica presenti negli emendamenti, che io ritengo da valutare, lo farà il presidente della Commissione, ma per me è importante che si arrivi all'approvazione della risoluzione con il voto più ampio possibile, all'unanimità o comunque con una larghissima maggioranza, perché questo consentirà a me e agli altri presidenti di Regione seduti al tavolo di fare una trattativa vera, con l'obiettivo di portare in Regione il maggior numero di competenze possibili e, naturalmente, il maggior numero di risorse ad esse collegate". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, questo pomeriggio, prendendo la parola, in Aula consiliare, al termine degli interventi dei gruppi, prima della votazione relativa alla risoluzione per l'autonomia.

PLAUSO AL CONSIGLIO - Maroni ha anche espresso il proprio apprezzamento al Consiglio regionale "per come ha gestito tutta la vicenda", in particolare rispetto ai tempi, strettissimi, in cui ha prodotto la risoluzione, come lo stesso presidente si era raccomandato avvenisse.

PRIMA DISCUSSIONE SIMILE COL GOVERNO - "Ricordo, e invito il Consiglio a tenerne conto, che, nella risoluzione, si dice che 'l'illustrazione delle materie non è da considerarsi esaustiva e che nel corso delle trattative potrebbero emergere aspetti non considerati nella risoluzione' - ha sottolineato Maroni -: questo è importante, perché è la prima volta la prima volta che si discute con il Governo in modo così approfondito e la risoluzione dell'Emilia Romagna ha dei contenuti in parte diversi, il che non guasta, perché ci consente di unire le forze, in attesa del Veneto naturalmente, e avere una forza maggiore nella trattativa con il Governo".

PRESENTI TUTTE LE MATERIE - "La risoluzione mi pare assolutamente condivisibile - ha proseguito il presidente -, perché elenca tutte le materie previste negli articoli 116 e 117 della Costituzione, come previsto dal quesito del Referendum, perché specifica che 'siano salvaguardati livelli adeguati di risorse finanziarie correlate alle competenze acquisite, per non vanificare l'obiettivo di mantenere nel tempo l'autonomia conseguita e ottenere la garanzia dell'acquisizione di tutte le risorse necessarie al finanziamento integrale delle funzioni attribuite alla Regione'".

PUNTO DI SVOLTA - "Ci sono tutti gli elementi, quindi, per dire che è una trattativa seria è importante, che può davvero rappresentare un punto di svolta nel rapporto tra il Governo centrale e il sistema delle autonomie" ha considerato Maroni.

SEI TAVOLI, UNO A MILANO - "Nella risoluzione si raggruppano le materie in 6 macroaree e l'ho già anticipato al Governo, verificando che che non ci sono obiezioni - ha spiegato ancora -. Credo quindi che giovedì, quando insedieremo il tavolo, la richiesta che io e il presidente Bonaccini faremo sarà di organizzare sei tavoli e chiederò che almeno uno di questi tavoli sia a Milano, visto che consideriamo la trattativa Governo-Regioni su un piano di parità e non la Regione che va a Roma a chiedere. Se così sarà, mi pare che vi siano tutte le condizioni per fare un lavoro egregio, nell'interesse dei cittadini lombardi".

CHIUSURA ENTRO FINE GENNAIO - "Ho l'ambizione di chiudere la trattativa con il Governo entro la fine di gennaio, così da evitare sovrapposizioni con la prossima campagna elettorale - ha ribadito il presidente -. Ribadisco l'intenzione di tenere distinte le due cose: se il Governo sarà disponibile, dandoci soddisfazione sulle nostre richieste, a chiudere la trattativa entro la fine di gennaio, sarò ben lieto di sottoscrivere l'accordo, previo passaggio in Consiglio regionale, perché il Consiglio sarà coinvolto in tutto, compresa la risoluzione finale, che firmerò solo se il Consiglio mi dirà che va bene".

MASSIMO COINVOLGIMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE - "In questi giorni mi sono sentito con il Governo, in particolare con il sottosegretario Bressa, che sarà il nostro interlocutore dal punto di vista tecnico - ha concluso il presidente -. Con lui definiremo giovedì come organizzare i tavoli e la loro composizione, anche per avere in tutti la rappresentanza del Consiglio regionale. Anche per questo mi riprometto venerdì, dopo l'insediamento del tavolo, un passaggio con i capigruppo per definire subito la composizione. Sono naturalmente disponibile a informare il Consiglio regionale degli sviluppi della trattativa e sono convinto davvero che stiamo facendo un grande lavoro, nell'interesse dei nostri cittadini".

venerdì 27 ottobre 2017

Visca Catalunya Lliure! Hola República Catalana!


IL PARLAMENTO CATALANO DICHIARA L'INDIPENDENZA E PROCLAMA LA REPUBBLICA

ANSA - Il Parlamento catalano ha approvato a scrutinio segreto la risoluzione che dichiara l'indipendenza dalla Spagna e la costituzione della Repubblica catalana. L'opposizione unionista non ha partecipato al voto. Il parlamento catalano ha anche aperto il "processo costituente" della Repubblica e deciso l'entrata in vigore della "legge di transizione giuridica e di fondazione della Repubblica". La bandiera spagnola è stata tolta dalla facciata del palazzo del parlamento catalano.

Poco prima, Rajoy, davanti al Senato aveva detto che il governo di Madrid destituirà il presidente catalano Carles Puigdemont, il vicepresidente Oriol Junqueras e tutti i membri del Govern con i poteri straordinari che gli saranno concessi dalla camera alta. La procura generale dello stato spagnolo è pronta a chiedere l'incriminazione per "ribellione" del presidente catalano.

La incriminazione per "ribellione" - che comporta pene fino a 30 anni - preparata negli ultimi giorni in un vertice della procura potrebbe essere estesa al vicepresidente Oriol Junqueras.

A Barcellona, i partiti indipendentisti hanno presentato nel Parlamento catalano una risoluzione che sarà votata dopo mezzogiorno nella quale si afferma: "costituiamo la Repubblica catalana come stato indipendente e sovrano di diritto democratico e sociale". Migliaia di persone sono davanti al Parlamento di Barcellona, in un mare di bandiere indipendentiste.

mercoledì 25 ottobre 2017

AUTONOMIA | Maroni: siamo al fischio d’inizio di una partita decisiva


(Lnews – Milano) “E’ stata una giornata importante e impegnativa e sono molto soddisfatto di come si sono svolte le operazioni. Circa la partecipazione, avevo fatto riferimento alla partecipazione al referendum per la riforma del Titolo V della Costituzione, che oggi noi andiamo ad attuare, e lo abbiamo superato, nonostante qualche difficoltà e le polemiche”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, oggi pomeriggio, relazionando circa l’esito del referendum per l’autonomia della Lombardia, che si è svolto domenica.

GRAZIE “Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per il Referendum – ha ricordato Maroni -, a tutti coloro che si sono impegnati qui in Regione e fuori, ai tutti i presidenti di seggio e a tutti coloro che hanno partecipato alle operazioni e contributo. E innanzitutto, agli oltre tre milioni di votanti, che rappresentano il peso che volevo e che, ne sono certo, mi consentirà di avere, nella trattativa col Governo, elementi che, senza il referendum, non avrei avuto”.

TUTTO PARTA DAL CONSIGLIO REGIONALE“Ringrazio anche il Consiglio regionale che due anni fa ha votato una proposta di referendum – ha sottolineato il presidente – e al Consiglio regionale chiedo quindi di elaborare il documento che darà gli indirizzi e i contenuti delle richieste, con tutte e 23 le materie, di dare mandato anche di chiedere più risorse, non solo quelle legate alle competenze, chiedo di farlo in tempi rapidi e chiedo anche di individuare una rappresentanza consiliare che mi affianchi nella trattativa. Dato che tutto è partito da qui, è giusto e importante che oggi si riparta da questa aula. Chiedo di concludere tutto questo percorso entro un paio di settimane. Prima facciamo, meglio è per tutti, per la Regione per prima. Abbiamo schierato le squadre, ora siamo al fischio di inizio della nuova partita”.

MACROAREE“Ne ho cominciato a parlare con il Gentiloni – ha fatto sapere Maroni -, data la complessità di questa trattativa, e lui valutava l’opportunità di creare 4 o 5 macro aree, per raggruppare le materie attorno a tavolo tecnico-politici-istituzionali. Sono d’accordo e per fare questo abbiamo bisogno di competenze, di persone capaci, che condividano la visione di ottenere il più possibile, a vantaggio della Regione e dei nostri cittadini, prendendoli da tutti i settori della società lombarda”.

DELEGAZIONE POLITICA DEL CONSIGLIO REGIONALE“Penso sia utilissima anche una delegazione politica del Consiglio, di tutte le forze politiche qui presenti, da affiancare poi alle altre rappresentanze – ha aggiunto il presidente -. Ho già chiesto ad Anci e Upl di indicare una delegazione di amministratori. Venerdì incorreremo i nostri stakeholder, a cui illustrerò questa iniziativa e chiederò anche a loro di indicare chi può essere mandato con noi a Roma per la trattativa”.

PRIMI COMPONENTI DELLA SQUADRA
“Ho poi chiesto la disponibilità di alcune persone, in particolare, che, secondo me, possono aggiungersi a questa delegazione, che deve essere ovviamente di grande qualità, perché la trattativa sarà molto complicata – ha reso noto il presidente -: si tratta di personalità che rappresentano anche simbolicamente Regione Lombardia, tra cui Piero Bassetti, il primo presidente della Regione Lombardia, quando è nata la prima, rudimentale, forma di autonomia e mi ha detto di sì, l’ho chiesto anche al presidente di UnionCamere, per il mondo imprenditoriale e le rappresentanze sindacali, Domenico Auricchio. Ho chiesto la disponibilità anche al rettore dell’Università Bicocca, Cristina Messa, e anche lei mi ha dato la sua disponibilità. A loro voglio aggiungere anche i rappresentanti del mondo del sociale e dell’associazionismo”.

OGGI IN CONSIGLIO PARTE LA NUOVA STRADA
“Noi partiamo oggi in Consiglio regionale con la nuova strada, che è quella di fare una risoluzione per dare attuazione agli articoli 116 e 117, perché questo dice il nostro quesito referendario e siamo vincolati a quello, ovviamente – ha spiegato il presidente -. Anche a me piacerebbe avere la Lombardia a Statuto Speciale, ma il nostro quesito dice un’altra cosa e io mi attengo a quello”.

TERZA VIA “Noi parliamo di ‘Specialità’ della Regione, non di ‘Statuto Speciale’, ma di ‘Lombardia Speciale’, – ha precisato il presidente – è la cosa su cui voglio insistere, perché è una terza via tra la Regione a Statuto Ordinario e la Regione a Statuto Speciale: una ‘via lombarda’. Se la Lombardia venisse riconosciuta come ‘Regione Speciale’, potrebbe avere comunque grandi benefici, anche senza diventare una Regione a Statuto Speciale, perché questo richiederebbe una modifica costituzionale”.

PESO DEMOCRATICO DI TRE MILIONI DI LOMBARDI “Ci diamo tempo due, tre settimane al massimo – ha concluso il governatore – e sono già d’accordo con Gentiloni e Bressa: appena siamo pronti, loro sono pronti. Sono felice che oltre tre milioni di Lombardi mi sostengano, farò valere questo grande peso democratico”.

martedì 24 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | la voce del Nord che va ascoltata


di Antonio Polito

Il referendum nel Lombardo-Veneto riapre la questione settentrionale e del federalismo fiscale. Un tema esorcizzato dalla sinistra (nella sua riforma costituzionale, poi bocciata, Renzi tornava al centralismo), e abbandonato dalla destra (Salvini ha tentato la via nazionalista, con un improbabile sfondamento al Sud, e la Meloni ha apertamente contestato i referendum).

Difficile negare dunque che chi oggi esce rafforzato da una partecipazione sorprendente in Veneto e comunque significativa in Lombardia, non prevista dalle antenne del sistema politico e mediatico, sia il leghismo di governo, di Maroni ma soprattutto di Zaia, il quale si conferma come uno dei pochi leader locali riusciti con un sano pragmatismo a identificarsi così tanto col proprio popolo da diventare più forti della loro stessa parte politica.

Male ne esce invece il partito di governo, il PD, molto incerto sul da farsi, schieratosi a favore con i suoi sindaci del Nord, astenutosi invece polemicamente con il suo vicesegretario Martina, agnostico con il suo leader Renzi, evidentemente troppo distratto dalle banche per avvertire quanto stava accadendo in due grandi regioni settentrionali.

L'editoriale completo sul sito del Corriere della Sera

lunedì 23 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | Roberto Maroni: da domani comincia la partita


(Lnews – Milano) “Oltre 3 milioni di Lombardi sono andati al voto, per la precisione 3.022.017, un risultato oltre le mie aspettative, di cui sono molto soddisfatto. In Lombardia non c’era il quorum, ma se tre milioni di Lombardi sono andati al voto, vuol dire che il tema dell’autonomia è straordinariamente importante e io mi sento l’incarico di questa responsabilità”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, in conferenza stampa, commentando l’esito del referendum per l’autonomia.

MANCANO SOLO POCHE VOTING MACHINE“Siamo al 99,5 per cento delle voting machine – ha spiegato -, ne mancano 122 su 24.336, che corrispondono a circa 10 Comuni su 1.523: il voto elettronico, testato per la prima volta, ha funzionato ed è il futuro delle elezioni, perché durante tutte le operazioni di voto non ci sono stati problemi. L’unico problema è sorto dopo la fine delle operazioni di voto per un numero ridotto di voting machine”.

DUE CRITICITÀ MINIME CHE RISOLVIAMO PER LA PROSSIMA VOLTA – “Ciò che ci impedisce di dare il dato totale sono due criticità sorte alla fine di tutta la procedura – ha precisato Maroni –: le abbiamo individuate e attiveremo per la prossima volta tutte le procedure necessarie per evitare che si ripetano. Le due criticità sono, da un lato, il fattore umano: in alcuni seggi, il presidente ha digitato su più voting machine lo stesso pin, questo ha reso impossibile leggere i dati di più di una voting machine con lo stesso pin. La seconda criticità è legata a un fatto tecnico: alcune voting machine hanno cominciato le operazioni in modalità test anziché in modalità voto. Il voto è stato comunque regolare e registrato, ma ha reso necessario un caricamento manuale. Sono criticità minori, a fronte di una procedura complessa. Voglio ringraziare comunque tutti i presidenti di seggio, anche quelli che hanno sbagliato in tutta onestà, perché, senza la loro collaborazione, non avremmo potuto realizzare questo grande test”. “È stata una lunga notte di passione – ha commentato -, ma il sistema ha funzionato e lo proporremo per le prossime elezioni, cominciando già da quelle della prossima primavera”.

DA DOMANI VIA LIBERA ALLA PROCEDURA CHE VOGLIO SIA RAPIDA“Da domani in Consiglio regionale apriremo la procedura per avviare in tempi rapidi la trattativa col Governo – ha detto Maroni -, faremo una risoluzione di Consiglio regionale, per la quale dò tempo due settimane, poi faremo una squadra, con il Cal e gli stakeholder, che voglio rappresenti la Regione Lombardia, da cui voglio restino fuori la politica e le strumentalizzazioni”.

DA GOVERNO DISPONIBILITÀ A CONFRONTO SU TUTTE MATERIE – “Ho parlato col presidente Gentiloni questa mattina, per illustrargli i risultati del nostro test e le intenzioni che ho – ha fatto sapere il governatore -. È stato un colloquio cordiale, Gentiloni ha confermato interesse e il via libera del Governo al confronto su tutte le materie previste dalla Costituzione. Sarà un lavoro lungo di approfondimento, abbiamo dialogato sul Coordinamento del sistema tributario, materia straordinariamente importante, perché riguarda i tributi. Partiamo ora con il sottosegretario Bressa, ma poi, se sarà necessario, ci sarà il coinvolgimento del Mef”.

SFIDA DA CONDIVIDERE CON EMILIA E REGIONI DEL SUD“Ho parlato con Bonaccini, che è disponibile a un’iniziativa comune, che vorrei si trasformasse in vantaggi veri per i cittadini Lombardi e per le imprese – ha aggiunto Maroni -. Penso che la sfida sia da condividere da tutte le Regioni. Cominciamo con l’Emilia- Romagna, ma sono disponibile anche a coinvolgere le Regioni del Sud, proprio per confermare che non è stato un voto ‘contro’, ma serve a scrivere il nuovo rapporto tra Regioni e il Centro e su questo il presidente Gentiloni mi è parso molto interessato ad aprire e scrivere con noi una pagina nuova nel regionalismo italiano”.

PARTITA DIFFICILE, CHE VOGLIO VINCERE“Questo è quello che volevo sentire – ha concluso – questa è la partita che comincia domani, sarà difficile, ma ci ripromettiamo di giocarla lealmente, senza gomitate, ma è una partita che ovviamente voglio vincere”.

venerdì 20 ottobre 2017

AUTONOMIA | il "tafazzismo" del PD in Lombardia e Veneto


"NON ANDATE A VOTARE!"
"IL REFERENDUM NON SERVE!"


Questi i "mantra" ripetuti in ogni dove dagli esponenti del PD contro i referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto in programma domenica 22 ottobre.
Il tutto mentre il LORO governo a roma, nella legge di stabilità appena varata, usa ancora una volta la mannaia tagliando milioni di euro nei trasferimenti alle regioni.

-450 per la Lombardia, -250 per il Veneto e -230 all'Emilia-Romagna del presidente Bonaccini che l'altro giorno di vantava di aver dato il via al percorso dell'autonomia con la firma di un pezzetto di carta davanti a Gentiloni.


Basterebbe questa notizia per sperare in una reazione di orgoglio dei raprpesentanti piddini sul territorio per cambiare idea e recarsi in massa a votare, ovviamente Sì, ai referendum per l'autonomia.

Purtroppo tutto ciò non avverrà per una atavica propensione al "tafazzismo" che impregna l'apparato del fu Partito Comunista. 
Parlo di apparato perchè non si può non notare come altri esponenti della stessa area politica ma non organici al partito, vale a dire i sindaci lombardi a partire da quello di Bergamo Gori, hanno ben compreso come solo con una netta vittoria del sì, ed una contemporanea buona affluenza, potranno dare la giusta spinta per ottenere una risposta positiva da quel di roma.

Quanto agli altri, i tafazzi, resteranno arroccati alla loro miope visione che li porta a sperare in un fallimento della consultazione nella speranza, vana, di un riscatto elettorale la prossima primavera alle regionali.
Così facendo un enorme favore a tutte le forze centraliste romane che di autonomia alle regioni del nord non vogliono sentire parlare...

mercoledì 18 ottobre 2017

AUTONOMIA | la "supercazzola" del PD continua...


EMILIA-ROMAGNA? SPASSOSA DIMOSTRAZIONE DEL NULLA

"La montagna ha partorito il topolino: dopo settimane di roboanti annunci, nel palese ed evidente tentativo di sminuire la portata del voto lombardo, oggi, guarda caso, a poche ore dall'apertura dei seggi sul referendum lombardo, arriva, come ampiamente previsto dal copione, una comunicazione, che, di fatto, tende a illudere tutti i cittadini emiliani e non solo"
. Lo dice l'assessore regionale all'Agricoltura, Gianni Fava, coordinatore dell'azione di Regione Lombardia per il referendum per l'autonomia che si svolgerà domenica 22, a proposito delle dichiarazioni del presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.


"Il presidente Bonaccini si è precipitato a raccontare di avere ottenuto l'autonomia - prosegue Fava -. Poche volte mi era capitato di sentire qualcosa di più ridicolo, soprattutto alla luce del fatto che sono entrato in possesso della cosiddetta 'dichiarazione di intenti', con la quale il Governo 'anzitutto mediante i necessari approfondimenti con tutti i Ministeri interessati, tenendo conto delle possibilità e dei limiti stabiliti dalla a costituzione [...] . Come è noto, l'art 116-terzo coma della Costituzione prevede al riguardo un procedimento complesso: il primo passo è già stato compiuto, perché si è manifestata una volontà univoca, da parte della Regione nella sua assemblea elettiva, diretta a tale scopo".

"Le materie interessate saranno oggetto di ogni necessaria valutazione, da compiere anche in forma bilaterale, in modo da perseguire un esito positivo sia per la Regione, sia per l'ordinamento repubblicano, sia, soprattutto, nell'interesse del Paese", sottolinea ancora l'assessore. Che commenta ancora: "Sembra incredibile, ma è tutto qua. Roba da fare impallidire l'Antani di 'Amici miei' e le sue funamboliche supercazzole.

Mi chiedo: ma quali risorse ha ottenuto concretamente Bonaccini per l'esercizio delle non imprecisate funzioni svolte 'nell'interesse del Paese'?". "Se qualcuno pensava di demotivare gli elettori lombardi, raccontando che esisteva una via di trattativa che non abbisognasse del consenso popolare dopo questa spassosa dimostrazione del nulla, abbiamo qualche argomento in più per andare in massa a votare domenica", conclude l'esponente della giunta regionale della Lombardia.

martedì 17 ottobre 2017

CATALUNYA | in carcere leader indipendentisti Sànchez e Cuixart


LA REAZIONE SPAGNOLA AL DESIDERIO DI LIBERTA' DELLA CATALOGNA ASSUME OGNI GIORNO UNA MAGGIORE DERIVA "FRANCHISTA"

da ilPost.it

Ieri sera la giudice Carmen Lamela del tribunale di Madrid, ha deciso la carcerazione preventiva per Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, leader rispettivamente dell’Assemblea Nazionale Catalana (ANC) e di Ómnium, le due più importanti organizzazioni indipendentiste della società civile catalana. I “due Jordi”, come vengono spesso chiamati, sono accusati di sedizione.

Le accuse si riferiscono ai fatti del 20 e del 21 settembre scorsi, quando la polizia spagnola, su mandato di un giudice, entrò in alcuni edifici governativi catalani a Barcellona per sequestrare tutto il materiale legato al referendum sull’indipendenza della Catalogna dell’1 ottobre, organizzato dal governo catalano ma definito illegale dalla magistratura e dal governo spagnoli: la polizia arrestò poi 14 funzionari catalani.

In quell’occasione migliaia di persone si radunarono attorno agli edifici impedendo alla Guardia civile spagnola di uscire per diverse ore: i due Jordi sono accusati di avere organizzato e coordinato quella mobilitazione.

La carcerazione preventiva di Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, due personaggi molto conosciuti in Catalogna e molto popolari tra gli indipendentisti, ha provocato contestazioni forti: nel campo degli indipendentisti i due Jordi sono stati definiti “prigionieri politici”, incarcerati a causa delle loro idee. Il presidente catalano Carles Puigdemont ha scritto alcuni tweet molto critici. In uno, in inglese, ha scritto: «La Spagna ha incarcerato i leader della società civile per avere organizzato dimostrazioni pacifiche. Purtroppo abbiamo prigionieri politici, di nuovo»

mercoledì 11 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | perché votare Sì?


Cosa cambierà per i cittadini con una Lombardia autonoma?
Avremo meno tasse e più servizi. La Lombardia potrà contare su un numero maggiore di competenze che dallo stato centrale verranno devolute alla Regione e ai comuni. Unioncamere Veneto ha calcolato che devolvendo tutte le competenze in base all’articolo 116 della Costituzione (regionalismo differenziato) la Lombardia riceverebbe 6,7 miliardi di euro in più, con una crescita del PIL del 3,1% pari a circa 10,3 miliardi di euro in più. In questo modo la Regione potrebbe gestire direttamente e migliorare i servizi relativi a: istruzione scolastica e universitaria, tutela dei beni culturali, ricerca scientifica e innovazione, infrastrutture, protezione civile e molto altro ancora. Ma non è finita qui perché il presidente Maroni ha annunciato che l’obiettivo è trattenere sul territorio 27 miliardi di euro in più, ovvero la metà del residuo fiscale lombardo (differenza tra tutte le tasse pagate dai cittadini lombardi allo stato centrale e quanto ritorna sul territorio in termini di trasferimenti e servizi) che oggi è pari a - 54 miliardi di euro. Questi soldi serviranno per abbassare fortemente le tasse ai cittadini e alle imprese della Lombardia.

La Lombardia autonoma renderà più povera l’Italia?
No, perché questo referendum servirà come spinta per una vera e propria riforma in senso federale che porterà autonomia e benefici anche alle regioni del Sud Italia. Inoltre la Lombardia, che è sempre stata la locomotiva del Paese Italia, oggi soffre una forte crisi proprio a causa delle troppe tasse e delle forti limitazioni imposte dallo stato centrale. L’autonomia farebbe spiccare il volo alla Lombardia rendendola ancora di più locomotiva d’Italia e portando benefici a tutto il Paese. La Lombardia, che già ora ha un andamento migliore rispetto all’Italia (Moody’s anche nel 2017 ha confermato il rating Baa1 per la Regione, superiore a quello dello Stato, situazione eccezionale a livello mondiale) libera dai vincoli statali e dalla pesantissima tassazione, avrebbe una crescita economica esponenziale, che a cascata porterebbe benefici per l’intero sistema paese.

Con l’autonomia pagheremo meno tasse?
Certamente. I cittadini residenti in Lombardia pagheranno meno tasse perché, trattenendo più risorse sul territorio, la Regione potrà abolire il bollo auto, tenere al minimo l’addizionale regionale Irpef, cancellare l’Irap alle imprese e togliere il ticket sanitario. Il referendum serve per ottenere ciò che il governatore Maroni aveva promesso in campagna elettorale nel 2013.
Solo con l’autonomia sarà possibile trattenere più risorse e abbassare finalmente le tasse ai cittadini lombardi.

martedì 10 ottobre 2017

DECLARACIÓ DELS REPRESENTANTS DE CATALUNYA


"Al popolo della Catalogna e a tutti i popoli del mondo. La giustizia e i diritti umani individuali e collettivi intrinseci, basi essenziali che danno senso alla legittimità storica e alla tradizione legale e istituzionale della Catalogna, costituiscono la base della costituzione della Repubblica catalana. La nazione catalana, la sua lingua e la sua cultura hanno mille anni di storia"

"La Catalogna ripristina oggi la sua piena sovranità persa e a lungo agognata per decenni in modo onesto e leale nel tentare la convivenza istituzionale con i popoli della Penisola iberica. Dall'approvazione della Costituzione spagnola nel 1978, la politica catalana ha tenuto un atteggiamento esemplare, leale, democratico verso la Spagna. Lo Stato spagnolo ha risposto a questa lealtà con la negazione del riconoscimento della Catalogna come nazione; e ha concesso un'autonomia limitata, più amministrativa che politica nel processo di decentramento; un trattamento economico profondamente ingiusto e una discriminazione linguistica e culturale"


"COSTITUIAMO la Repubblica Catalana, quale Stato indipendente e sovrano, di diritto, democratico e sociale"

"DISPONIAMO, l'entrata in vigore della legge di transizione politica e di fondamento della Repubblica"

"INIZIAMO il processo costitutivo, democratico, basato sui cittadini, trasversale, partecipativo e vincolante"

"AFFERMIAMO la volontà di avviare negoziati con la Spagna, senza precondizioni, finalizzati a creare uno schema di collaborazione a vantaggio di entrambe le parti. I negoziati dovranno essere, necessariamente, su basi paritarie"

"INFORMIAMO la comunità internazionale e le autorità dell'Unione europea della costituzione della Repubblica catalana e della proposta di negoziati con la Spagna"

venerdì 6 ottobre 2017

STORIE D'ITAGLIA // Prendi i voti e scappa...


«Se fossi tra i chiamati al referendum non ci andrei, è solo propaganda» ha dichiarato tale MELONI Giorgia dalla Garbatella (roma) riferendosi ai referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto.

Nulla di così sorprendente conoscendo il "curriculum politico" della fondatrice di fratelli d'itaglia, se non fosse per un piccolo particolare, vale a dire quello che vede la signora sedere in parlamento grazie ai voti dei lombardi essendo stata eletta nella circoscrizione LOMBARDIA 3 (quella di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova).


Tipico esempio di "politicante" (non il primo e nemmeno l'ultimo) cui due cose non disdegna dei lombardi, i VOTI e i SOLDI... Se invece questi schifosi lavoratori rozzi e ignoranti si permettono di chiedere maggiore autonomia e di mantenere maggiori risorse nel proprio territorio (frutto del loro lavoro) apriti cielo! Certi pruriti di epoche passate riemergono dalle fogne della storia.

Ennesimo ottimo motivo per andare a votare il prossimo 22 ottobre!

mercoledì 4 ottobre 2017

AUTONOMIA | la truffa del PD in Emillia-Romagna


Nella giornata di ieri il Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato un documento di indirizzo della Giunta, a guida Bonaccini del Partito Democratico, per richiedere maggiori competenze (solo quelle...) da parte di roma.

Un atto politico da subito rilanciato dai "democratici" nostrani per affermare con ineludibile pomposità che "questa è la strada da seguire e non quell'inutile referendum voluto da Maroni in Lombardia e Zaia in Veneto", il tutto rimarcando polemicamente come il gruppo della Lega Nord abbia votato contro il documento della giunta emiliano-romagnola.

Peccato per i "democrats" che basta leggere anche solo la sintesi dello scritto (al link Più Emilia Romagna) per smascherare la "truffa" che si cela dietro una manovra politica fatta solo per contrastare i referendum lombardo e veneto, il tutto senza andare nella direzione di dare a quelle regioni maggiore autonomia e le dovute risorse.

In un primo passaggio affermano quanto segue:
Restano fermi i capisaldi dell’ordinamento costituzionale: il principio perequativo e i valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale, cioè il meccanismo di finanziamento delle funzioni pubbliche territoriali.
E ancora: 
Nell'ambito del negoziato con il Governo verranno definite le risorse necessarie alla copertura delle funzioni richieste. Nel documento, la Regione propone la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio. Non intende quindi chiedere nuove risorse allo Stato.


Tradotto dal linguaggio tipico dei funzionari di partito, secondo il Partito Democratico il sistema fiscale e redistributivo attuale, che genera per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna un "residuo fiscale" di decine di migliaia di miliardi di euro, vale a dire soldi che partono dalla Pianura Padana verso roma e non tornano più indietro, deve restare così com'è!

Inoltre, dopo aver chiesto maggiori competenze, si guardano bene dal pretendere anche le risorse necessarie per poter esercitare tali nuove funzioni. Un classico esempio di "tafazzismo" amministrativo non nuovo peraltro a gente che già con lo smantellamento delle province ha palesato la propria incompetenza su tali materie.

Come facilmente intuibile è per questi, e altri motivi, che la Lega in Emilia-Romagna ha votato contro questo imbroglio, e sopratutto emerge lampante la diversa impostazione tra le iniziative di Maroni e Zaia (che puntano ad ottenere competenze e risorse) rispetto alla semplice propaganda di un partito che ha purtroppo dimenticato da tempo l'eredità di Guido Fanti che negli anni settanta non aveva remore a parlare di Padania.

sabato 16 settembre 2017

Comitato Cremasco Lombardia Autonoma


Lo scorso 28 agosto è stato costituito il Comitato Cremasco per il Sì al Referendum per l'Autonomia della Lombardia. 
Iniziativa spontanea di cittadini che sosterranno il "Sì" al Referendum del 22 Ottobre.
Il comitato conta ad oggi circa 50 adesioni dal territorio, e ha incassato il sostegno dell'assessore regionale Gianni Fava e del capogruppo in consiglio regionale della lista Maroni Presidente Stefano Bruno Galli.

“Il Comitato Cremasco - spiegano i promotori - è un comitato spontaneo di cittadini, civico e trasversale. Da fine Aprile siamo attivi con una pagina facebook e riunioni informative. Poco prima delle ferie l'assessore regionale Gianni Fava, a margine di un evento sul tema dell'autonomia, ci ha esortati ad ufficializzare la nostra attività. 

Pochi giorni fa, dopo mesi di attività, abbiamo avuto anche l'appoggio del capogruppo della lista Maroni Stefano Bruno Galli che ha riconosciuto e apprezzato la nostra trasversalità e l'impegno che abbiamo profuso sino ad oggi nell'informare i cittadini sul tema del residuo fiscale e dell'Autonomia di Regione Lombardia.”

Hanno aderito al comitato, presiduto da Michela Bettinelli, professionista titolare di uno studio di consulenza con sede in città, diversi docenti, professionisti, commercianti e amministratori del territorio: tra loro il capogruppo di minoranza a Pandino, Francesco Vanazzi, e il portavoce di Fratelli d'Italia a Pandino Riccardo Bosa, molto attivi nel promuovere il Referendum nella zona dell'alto cremasco.

“Aderire al comitato è semplice e gratuito - spiega Matteo Soccini tra i promotori dell'iniziativa - basta inviare la dichiarazione di volontà via email (info@cremascoperlautonomia.org) e prendere visione dello statuto che contiene obiettivi e modalità di funzionamento del comitato.”

Oltre all'intensa attività social e attività di informazione sulle modalità di voto che si terranno nel cremasco, il “Comitato per il Sì" al Referendum per l'autonomia della Lombardia ha in programma un evento previsto per l'ultima settimana di settembre a Crema che vedrà la partecipazione dell'assessore regionale Gianni Fava. Evento cui ha confermato la sua presenza anche il Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni.

lunedì 11 settembre 2017

11/09 | DIADA NACIONAL de CATALUNYA


La Diada Nacional de Catalunya (o semplicemente Diada) è il giorno di festa nazionale della comunità autonoma della Catalogna, che viene celebrato l'11 settembre di ogni anno.

In quel giorno infatti si commemora la caduta di Barcellona nelle mani delle truppe borboniche di Filippo V di Spagna comandate dal duca di Berwick durante la Guerra di Successione Spagnola l'11 settembre 1714, dopo 14 mesi d'assedio.

Inoltre, si commemora la conseguente abolizione delle istituzioni catalane, come ad esempio la Generalitat de Catalunya in seguito alla promulgazione dei Decreti di Nueva Plantanel 1716.

sabato 2 settembre 2017

#CremaMigliora? Speriamo, nel frattempo #CremaPaga!


Il primo è stato l'hashtag ufficiale della campagna elettorale che ha portato alla riconferma dell'amministrazione Bonaldi alla guida della città, slogan alquanto opinabile, il secondo la realtà che si troveranno a vivere i cittadini nei prossimi mesi.

"Se hanno votato PD allora vogliono questo!" È uno dei commenti che mi aspetto di leggere a questa foto.
Nulla di più superficiale e riduttivo.
Una campagna elettorale non si riduce a uno o due slogan, ma ad un complesso di fattori e situazioni tra loro interconnessi.

Qualcuno pensa veramente che tutti coloro che hanno votato a sinistra siano contenti di dover pagare per sostare dove oggi è gratis? Certo che no...
Se la Bonaldi ha vinto è stato anche perché agli occhi degli elettori non si è palesata una reale alternativa capace di coagulare il consenso necessario ad un cambio di maggioranza, come avvenuto in tutta la Lombardia e non solo.

Responsabilità? Tante...
Ed il voler artificiosamente attribuirle solamente ad una o due persone (i nomi penso li conosciate...) è il modo migliore per perdere ancora tra 5 anni.

domenica 27 agosto 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | perché un referendum?


Come funziona il referendum?
Si tratta di una consultazione, approvata dal Consiglio regionale, per chiedere ai cittadini della Lombardia se desiderano per la nostra Regione maggiore autonomia e più risorse da trattenere sul territorio. Lo scopo di questo referendum è di rendere la Lombardia simile alle regioni a Statuto speciale, per trattenere sul territorio le risorse prodotte dai cittadini lombardi al fine di abbassare le tasse e garantire servizi ancora migliori. Sempre il 22 ottobre 2017 si svolgerà in Veneto un referendum consultivo analogo a quello lombardo.

Chi può votare, quando e come si vota?
Possono partecipare al referendum consultivo tutti i cittadini italiani maggiorenni residenti in Lombardia e gli iscritti alle liste elettorali della Lombardia. Le urne saranno aperte domenica 22 ottobre 2017 dalle 7 alle 23. Il voto si esprimerà scegliendo tra le opzioni SI o NO.

Bisogna raggiungere un quorum?
No. In questo tipo di referendum non è previsto un quorum, cioè un numero minimo di votanti affinché il referendum sia valido.

Perché è stato scelto il referendum?
Perché è lo strumento principe della democrazia e perché, se supportata dal voto di milioni di lombardi, la richiesta di maggiore autonomia acquisterà un peso maggiore, per cui lo Stato centrale non potrà ignorare la volontà di milioni di cittadini nelle trattative con la Regione Lombardia per definire i termini dell’autonomia e la quantità di risorse in più da trattenere sul nostro territorio.

Perché non abbinarlo ad altre consultazioni per risparmiare?
La democrazia ha un costo e per fare il referendum ci vorranno 46 milioni di euro, di cui circa 16 milioni di investimento per l’acquisto dei computer necessari per lo svolgimento del referendum con voto elettronico che verranno poi destinati alle scuole per supportare l’attività di insegnamento e didattica. Per cui il referendum avrà un costo netto ed una tantum di circa 30 milioni di euro: pari a circa 3,00 € a cittadino!

Il presidente Maroni per contenere i costi ha più volte chiesto ai governi centrali l’abbinamento del referendum con altre consultazioni elettorali (amministrative, politiche..), cosa che avrebbe comportato un risparmio di 21 milioni di euro. Da Roma però sono sempre arrivate risposte negative a dimostrazione del fatto che ai governi centrali non interessa nulla risparmiare sui costi.

Perché non aprire una trattativa diretta con lo Stato?
Nel 2007 la Regione Lombardia – e anche il Veneto e la Toscana e prima ancora nel 2004 il Piemonte – aveva già provato ad avviare una trattativa con il governo centrale senza però ottenere alcun risultato concreto perché il tutto si svolse a porte chiuse, senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Ben 4 trattative quindi finite male. In più negli ultimi anni i governi centrali hanno portato avanti una politica di tagli precludendo di fatto qualsiasi possibile dialogo.

Senza dimenticare che il governo Renzi aveva promosso una riforma della Costituzione che andava a togliere risorse e competenze alla Regione Lombardia, riforma che poi è stata bocciata dai cittadini. In questo contesto di tagli e di riforme centraliste che minavano la già misera autonomia della Regione Lombardia, era impossibile intavolare una trattativa istituzionale che portasse risultati concreti per la Lombardia né fidarsi dei governi centrali che si sono susseguiti. Per questo motivo i consiglieri regionali hanno dato pieno mandato al presidente Maroni per l’indizione del referendum sull’Autonomia: solo coinvolgendo milioni di cittadini in questa battaglia sarà possibile ottenere risultati concreti in termini di autonomia e federalismo.

Ma è un referendum consultivo e allora a cosa serve andare a votare?
Oggi, a Costituzione vigente, è solamente possibile indire un referendum consultivo su questa materia. In ogni caso anche il referendum sulla Brexit era consultivo, eppure sta cambiando le sorti del Regno Unito e di un intero Continente. Allo stesso modo il referendum del 22 ottobre può cambiare totalmente lo stato italiano. Con il peso di 10 milioni di cittadini lombardi e 5 milioni di veneti, oltre che ottenere l’autonomia per le due regioni, si innescherà finalmente quel processo federalista necessario per sistemare lo stato italiano dalle fondamenta.

E’ il referendum della Lega Nord?
Assolutamente No, è il referendum di TUTTI i cittadini che abitano e lavorano in Lombardia, infatti la richiesta di indizione del referendum è stata votata sia della maggioranza che da una parte dell’opposizione in Consiglio regionale.

domenica 6 agosto 2017

CATALUNYA | il 15 settembre parte la campagna per il Sì all'indipendenza


In vista del #referendum sull’indipendenza previsto per il 1° Ottobre, le principali sigle secessioniste inizieranno la campagna per il “Sì” il 15 Settembre.

Lo ha annunciato il Presidente dell'Assemblea Nazionale Catalana (Anc), il principale movimento della società civile indipendentista, Jordi Sanchez.

Prenderanno parte alla mobilitazione i partiti secessionisti del PdeCat del Presidente Carles Puigdemont, Erc del Vicepresidente Oriol Junqueras e la sinistra radicale della Cup, presenti nel Parlamento regionale, di cui detengono la maggioranza assoluta.

Non è previsto per i partiti unionisti, avversi all’indizione della consultazione, l’avvio di una campagna referendaria.

mercoledì 5 luglio 2017

ADDIO DODDORE, SARDEGNA LIBERA!

 
"Doddore Meloni è morto questa mattina alle 9.10 all'ospedale SS. Trinità di Cagliari.
Dopo l'arresto, il 28 aprile scorso, il suo stato di salute era progressivamente degenerato a causadi uno sciopero della fame e della sete intrapreso in carcere.
Giovedì scorso, dopo la visita del medico di fiducia in carcere, era stato ricoverato d'urgenza al Santissima Trinità.

Il leader indipendentista aveva 74 anni."

questa è l'itaglia, paese di 💩💩💩

giovedì 29 giugno 2017

PROFUGHI & MIGRANTI, o per meglio dire CLANDESTINI


Dal sito del Corriere della Sera:
Sensibile sulla questione anche il presidente francese Emmanuel Macron che ha chiesto coerenza all’Europa sulle «grandi sfide che si pongono ai nostri tempi» ma che ha fatto un distinguo sui migranti: «Noi sosteniamo l’Italia e la Francia deve fare la sua parte sull’asilo di persone che vogliono rifugio. Poi c’è il problema di rifugiati economici, e questo non è un tema nuovo: l’80% dei migranti che arrivano in Italia sono migranti economici. Non dobbiamo confondere».
CONDIVIDO E SOTTOSCRIVO OGNI SINGOLA PAROLA DEL PRESIDENTE FRANCESE, NUOVA ICONA DELLA SINISTRA DE NOALTRI...

PERTANTO EVITIAMO OGNI CONFUSIONE, DI PROFUGHI VERI E PROPRI NE ARRIVANO BEN POCHI, GLI ALTRI CHIAMATELI PURE "MIGRANTI", MA IN REALTÀ SONO "CLANDESTINI".

domenica 18 giugno 2017

CORSICA | Grande vittoria dei Nazionalisti alle elezioni per l'Assemblea Nazionale di Parigi.


Grande risultato dei Nazionalisti di Corsica (da non confondere con ben altri "naziunalisti itaglioti e/o francesi" n.d.r.) che nel secondo turno delle elezioni per l'assemblea nazionale di Parigi hanno conquistato 3 dei 4 seggi in palio su tutta l'isola, il quarto è andato alla destra gollista. 😉😉😉

Quanto alla povera Marine il FrontNational raccatta a malapena 8 seggi in tutta la Francia, terza batosta dopo le regionali di autunno e le presidenziali di poche settimane fa.

E pensare che a leggere i commenti al primo turno delle presidenziali c'era pure qualcuno che aveva sfidato il ridicolo nello scrivere che "nazionalisti e regionalisti di Corsica votano LePen!" 😂😂😂

venerdì 9 giugno 2017

INDIPENDENZA | La Catalogna sfida Madrid: «Referendum per l'Indipendenza l’1 ottobre».


L'annuncio del presidente Carles Puigdemont: «Ai catalani verrà chiesto se vogliono che la Catalogna sia uno stato indipendente e repubblicano».

Il presidente catalano Carles Puigdemont ha lanciato questa mattina l’ultima sfida allo stato spagnolo annunciando che il referendum sull’indipendenza della Catalogna sarà convocato il primo ottobre prossimo malgrado il veto del governo di Madrid. Ai catalani sarà chiesto, ha detto, se vogliono che la Catalogna sia «uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica».

Rajoy: «Illegale»


L'annuncio di Puigdemont aggrava la crisi in corso con Madrid, dagli sviluppi imprevedibili. Il premier conservatore spagnolo Mariano Rajoy ha dichiarato «illegale» e «anticostituzionale» il referendum catalano, affermando che ne impedirà lo svolgimento. Puigdemont ha annunciato in forma solenne la data della convocazione del referendum nella sede della Generalità catalana, circondato da tutto il governo e dai deputati indipendentisti che hanno la maggioranza assoluta nel parlamento di Barcellona. Per ora non è stato firmato alcun atto ufficiale per evitare che Madrid faccia immediatamente ricorso alla Corte costituzionale spagnola per bloccare la convocazione e chiedere misure contro i dirigenti catalani. Puigdemont ha accusato il governo di Madrid di non avere dato alcuna risposta positiva alle offerte di negoziato da parte della Catalogna. Il «President» ha fatto risalire l'aggravamento del conflitto con la Spagna alla sentenza della corte costituzionale di Madrid di 7 anni fa che aveva bocciato lo «statuto catalano» votato dai parlamenti di Madrid e Barcellona e approvato con un referendum dalla popolazione catalana. Da allora «tutte le nostre proposte sono state respinte», ha detto, e da Madrid è giunta «una lunga serie di no».