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domenica 23 agosto 2020

⚔️ In Loving Memory of Sir William Wallace ⚔️


“...William Wallace was born in the 1270s in Elderslie in Renfrewshire into a gentry family. Very little is known about his early years and there are significant periods of his life for which there are no reliable sources.

In 1296, Edward I of England had taken advantage of a succession crisis in Scotland and imposed himself as ruler with an English administration. Within months, Scottish unrest was widespread.

In May 1297, Wallace attacked the town of Lanark, killing the English sheriff and unrest quickly became full-blown rebellion. Men flocked to join Wallace and he began to drive the English out of Fife and Perthshire. In September 1297, Wallace defeated a much larger English force at the Battle of Stirling Bridge. This and subsequent military successes severely weakened the English hold on Scotland. Wallace then launched raids into England. In late 1297 or early 1298 he was knighted and appointed 'guardian of the kingdom' in the name of John Balliol, the deposed king of Scotland.
The shock of the defeat at Stirling rallied the English around Edward, who marched north with an army. Wallace's strategy was to avoid confrontation and gradually withdraw. He destroyed the countryside as he went, forcing Edward to march deeper and deeper into Scotland. In July 1298, the Scottish and English armies met near Falkirk, and the Scots were defeated. Wallace escaped and little is known of his movements, but at some stage he resigned the guardianship and was succeeded by Robert Bruce and John Comyn.

Wallace then went abroad, notably to France, to seek support for the Scottish cause. He returned to Scotland in 1303. In his absence Robert Bruce had accepted a truce with Edward I and, in 1304, John Comyn came to terms with the English as well. Wallace was excluded from these terms and the English king offered a large sum of money to anyone who killed or captured him. Wallace was seized in or near Glasgow in August 1305, and transported to London. He was charged and tried with treason, which he denied, saying he had never sworn allegiance to the English king. His execution was held on 23 August, where he was hung, drawn and quartered. His head was placed on London Bridge, and his limbs displayed in Newcastle, Berwick, Stirling and Perth...”

venerdì 13 dicembre 2019

UK: l’SNP vince le elezioni e rafforza il mandato per un nuovo referendum sull'indipendenza scozzese.


Articolo per "La Vode del Nord"

Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon, leader dei nazionalisti oltre il vallo, ha affermato che il suo mandato per chiedere un secondo referendum per l’indipendenza è stato rinnovato, rinfrescato e rafforzato dalla vittoria del SNP alle elezioni generali .

Con tutti e 59 i seggi della Scozia assegnati, l’SNP ne ha vinti 47, i Conservatori sei, i liberal democratici quattro e i laburisti solo uno. In termini percentuali i nazionalisti hanno raggiunto il 45% dei voti.

Sebbene sia stato un risultato deludente per i Tories in Scozia, hanno fatto il pieno di seggi nel resto del Regno Unito, specialmente nelle aree tradizionalmente laburiste. Dal canto suo Boris Johnson ora ha una sostanziale maggioranza alla camera dei comuni che gli permetterà di portare avanti il suo programma per la Brexit .

Parlando con la BBC, il Primo Ministro Sturgeon ha affermato che il risultato ha superato le sue aspettative e affermato che si tratta di un “chiaro sostegno al messaggio del SNP”.

“La Scozia non poteva essere più chiara sul fatto che non vogliamo un governo Boris Johnson, non vogliamo la Brexit e vogliamo che il futuro della Scozia sia nelle mani della Scozia e non in quelle dei conservatori di BoJo.”
Sturgeon ha detto che “con riluttanza” ha accettato che Johnson abbia ora “un mandato per portare l’Inghilterra fuori dall’Unione Europea”, ma, ha aggiunto, “non ha un mandato per portare la Scozia fuori dall’Unione Europea”.

Il primo ministro ha aggiunto: “Ho un mandato, rinnovato, rafforzato, per offrire alla gente scozzese la scelta di un futuro diverso. Ora spetta agli scozzesi scegliere. Non pretendo che tutti coloro che hanno votato SNP ieri sosterranno necessariamente l’indipendenza, ma c’è una chiara approvazione che la Scozia debba decidere il suo futuro e non farlo decidere da altri.“

mercoledì 29 marzo 2017

SCOZIA | il Parlamento di Holyrood approva la richiesta per un nuovo referendum indipendentista


Il parlamento scozzese sostiene la richiesta di un referendum sull’indipendenza dal Regno Unito avanzata dalla prima ministra Nicola Sturgeon.

La mozione è stata approvata con 69 voti favorevoli, 59 quelli contrari, mentre non c‘è stata nessuna astensione, ha annunciato il presidente dell’assemblea.

La Sturgeon punta a un referendum alla fine del 2018 o a inizio 2019, prima della fine dei negoziati sulla Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea che l’anno scorso era stata respinta dagli scozzesi.

Il voto si è svolto alla vigilia dell’avvio del meccanismo di secessione di Londra.

“Gli scozzesi devono avere il diritto di scegliere fra una Brexit probabilmente molto dura e diventare un Paese indipendente in grado di tracciare il proprio cammino con una partenship paritaria fra le isole”, ha affermato la Sturgeon durante il dibattito.

Il governo britannico ha replicato che non parteciperà a colloqui sul referendum se la Scozia intende organizzarlo prima della fine dei negoziati sulla Brexit, senza che i cittadini abbiano le informazioni necessarie sulle future relazioni fra Regno Unito e Unione Europea.

venerdì 17 giugno 2016

SALMOND (SNP): No alla Brexit, la Scozia pronta a referendum per restare nell'Unione Europea

Salmond (con la bandiera gallese) ad una manifestazione
insieme al Playd Cymru, il partito indipendentista del Galles
Nel dibattito sulla cosiddetta Brexit, il cui referendum è in programma per il prossimo 23 giugno in tutta la Gran Bretagna, pochissimi sono stati gli spazi, le citazioni, i post sui social che riportano la posizione dei grandi partiti indipendentisti di Scozia e Galles (per citare solo i principali).
Entrambi schierati per RemaIN, vale a dire il no all'uscita del regno (nel quale ci stanno un po' stretti...) dall'Unione Europea.
Per questo riporto con piacere un ampio stralcio dell'intervista rilasciata dall'ex leader dello Scottich National Party Alex Salmond al quotidiano Il Sole 24 Ore.
Buona, e soprattutto attenta, lettura...
«La Scozia vuole restare nell'Unione ed è pronta a un altro referendum per staccarsi da Londra», dice al Sole 24 Ore Alex Salmond. «Se Edimburgo voterà per l’adesione all’Ue e il resto del Regno Unito sceglierà l’addio all'Unione europea entro due anni sarà organizzato un nuovo referendum per l’indipendenza scozzese». Nel suo studio di Westminster, Alex Salmond, 61 anni, leader storico dello Scottish national party non s’affida, davvero, alla vaghezza di un “se”. Il voto di Edimburgo il 23 giugno, dice, è scontato: esiste una solidissima maggioranza a favore di Remain. Lo stesso accadrà in Irlanda del Nord, le nove contee dell’Ulster che vivono anni di pace sulla scorta di muri abbattuti, cominciando proprio dalla frontiera fra il settentrione britannico e il resto dell’isola, repubblicana e indipendente.
La Scozia, con Ulster e Galles, è il ventre molle di questa campagna referendaria. Un voto capace di tracciare la silhouette di nazioni divise ridarebbe vigore alla voglia secessionista di Edimburgo e garantirebbe una spinta alle antiche, tragiche istanze delle nove contee unioniste nordirlandesi, oggi stemperate da un’economia in ripresa nel nome della special relationship con Dublino. Il Galles finirebbe trascinato da un’accelerazione centrifuga e il Regno Unito esploderebbe oltre le frontiere che oggi conosciamo. È uno scenario per nulla irreale, una probabilità più che una possibilità. Gli ex premier Tony Blair e John Major sono stati espliciti abbastanza in queste ultime ore.
Alex Salmond scorge nella solidarietà celtica un filo rosso di opposizione al dominio inglese, ma sgombera il campo dall’equivoco. «Sono qui a fare con lealtà campagna per evitare Brexit – dice – ma la difficoltà per il Regno Unito è evidente. Se tre nazioni decidono di rimanere legate all’Ue e una sola, la più grande, l’Inghilterra, conferma di volersi staccare si creerà un quadro obiettivamente complesso. Snp aveva proposto che per Brexit fosse necessaria la maggioranza referendaria anche in ogni singolo Paese. È stato deciso diversamente perché ci sarebbe stato il rischio di trattenere l’Inghilterra dall’esprimere il proprio destino. La verità è che non si può fare un referendum in uno stato multinazionale, senza considerare che lo è stato è multinazionale».
E il destino di Edimburgo? 
Il futuro della Scozia è chiaro: se la maggioranza dei nostri cittadini vorrà restare nell'Ue, entro due anni faremo una nuova consultazione sull'indipendenza. Il margine temporale coincide con quello dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che segna il limite entro cui Londra dovrà negoziare l’uscita dall'Ue. Il nostro referendum dovrà avvenire prima per evitare di uscire formalmente dall'Ue per poi rientrare. Non avrebbe senso. C’è un precedente: quando la Groenlandia lasciò l’allora Comunità europea la Danimarca non dovette andarsene per poi essere riammessa. In questo caso lascerebbe il resto del Regno Unito, non la Scozia.
È certo che la Scozia sostenga Remain?
Senza il minimo dubbio. 
Ma i sondaggi dicono che oltre il Vallo, oggi, non c’è troppa voglia di indipendenza. Lei crede che in caso di Brexit la sua gente, questa volta, voterebbe per la separazione da Londra?
Ci sono stati quattro opinion polls, tre favorevoli alla secessione in caso di Brexit e uno no. Quando io ho cominciato la campagna referendaria per l’indipendenza scozzese non avevo nemmeno il 30% e siamo arrivati al 45 per cento. Partire dai livelli di oggi è tutt'altra cosa.
È stata una mossa politicamente intelligente indire il referendum sull'adesione all'Ue?
No, piuttosto stupida perché un referendum non si organizza per dire: lasciamo le cose come sono. Si indice sulla scorta di un nuovo progetto. È stato sorprendente perché David Cameron è fortunato e abile nel leggere gli eventi. In questo caso è stato completamente cieco. E a chi sostiene che è stato indetto per unire i Tory domando: si unisce un partito spaccandolo a metà?
Lei si è detto ottimista sull'esito finale, svelando di credere in una vittoria di Remain. Qual è la minaccia più preoccupante che grava su questi ultimi giorni di campagna elettorale?
Oggi sono a Londra, domani a Oxford fra tre giorni in Galles poi in Irlanda del Nord e poi in Scozia un grandtour di campagna referendaria per un sì all'Ue. Con me porto un messaggio positivo. Per evitare Brexit bisogna dire,forte e chiaro, che rimanere in Europa è giusto, è utile, è vantaggioso.

sabato 6 dicembre 2014

La Lezione Scozzese | Smettere di chiedere la libertà è il modo migliore per non ottenerla mai.

Poco meno di tre mesi sono trascorsi dalla giornata di settembre in cui gli eredi di William Wallace hanno avuto l’opportunità di scegliere se restare o meno sotto la corona della regina Elisabetta.
Sappiamo tutti come è andata a finire, con circa il 55% dei voti ha prevalso il no all'indipendenza della Scozia.

Un risultato sul quale si sono sprecate analisi interessanti e commenti superficiali, questi ultimi spesso influenzati dalla voglia di creare un parallelo con le istanze indipendentiste presenti nelle regioni del Nord quali Lombardia e Veneto con intento denigratorio.

Anche uno dei primi articoli postati su “la Voce del Nord” era dedicato all'argomento e potevate leggere un passaggio come questo: “un possibile esito negativo del referendum, infatti, non bloccherà il processo di devoluzione in atto già da tempo nel Regno Unito, e che si sviluppa secondo programmi e tempistiche predeterminate. Già nei prossimi mesi, per esempio, è prevista l’entrata in vigore di una serie di norme approvate dal Parlamento di Londra nel 2012 che assegneranno alle autorità di Edimburgo la facoltà d’influire sulla determinazione delle aliquote d’imposta applicabili ai propri cittadini, le quali verranno così determinate sulla base dei livelli di reddito scozzesi e non di quelli complessivi (mediamente più alti) del Regno Unito”.

I mesi sono passati e sul “Corriere della Sera”, a firma di Fabio Cavalera, abbiamo letto nei giorni scorsi di come il passaggio di poteri e competenze da Londra a Edimburgo non si sia affatto arrestato e le prospettive citate si stiano realizzando. 
Scrive Cavalera: “quanto propone la commissione interpartitica Smith, insediata dopo il referendum per dare risposta al 45% indipendentista prefigura un ribaltone costituzionale. L’accordo raggiunto sarà trasformato in legge a Westminster e prevede alcuni punti chiave in materia fiscale e politica: il gettito delle tasse sul reddito sarà gestito da Edimburgo, buona parte del welfare e dell’assistenza passeranno sotto la giurisdizione del governo scozzese”. 

Tutto questo a dimostrazione del fatto che il processo di accrescimento dell’autonomia di un territorio non si arresta di fronte alle sconfitte, come avvenuto per la campagna indipendentista portata avanti dallo Scottish National Party, ma deve proseguire per contemplare e dare soddisfazione alla domanda di libertà che parti importanti, e numerose, della società reclamano.

Una “lezione”, quella scozzese, che riteniamo debba essere ben studiata da quei partiti, movimenti e associazioni che all'indipendentismo, al federalismo e all'autonomismo di rifanno (o per meglio dire in alcuni casi si rifacevano) nella loro azione politica e sociale specialmente in Lombardia e Veneto.
Smettere di chiedere libertà è il modo migliore per non ottenerla mai.

articolo, a firma di Theo Underwood pubblicato, su www.lavocedelnord.it

sabato 4 ottobre 2014

SCOZIA | immagini di libertà

Immagini di una battaglia persa, NON DELLA GUERRA, sulla strada per l'INDIPENDENZA...