venerdì 28 agosto 2020

TASSE | In 20 anni tasse aumentate di 166 miliardi, con lo STATO primo “gabelliere”


Articolo per "La Voce del Nord"

NEGLI ULTIMI 20 ANNI ABBIAMO PAGATO 166 MILIARDI DI TASSE IN PIÙ. A SPREMERCI MAGGIORMENTE E’ STATO L’ERARIO, SINDACI E GOVERNATORI MOLTO MENO

Negli ultimi 20 anni le entrate tributarie sono aumentate di 166 miliardi di euro. Se nel 2000 l’erario e gli enti locali avevano incassato 350,5 miliardi di euro, nel 2019 il gettito, a prezzi correnti, è salito a 516,5 miliardi. In termini percentuali, la crescita in questo ventennio è stata del 47,4 per cento, 3,5 punti in più rispetto all’aumento registrato sempre nello stesso arco temporale dal Pil nazionale espresso in termini nominali (+43,9 per cento). A dirlo è la CGIA.

A lanciare alcune osservazioni ci pensa il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo:

“Qualcuno può affermare con certezza che grazie a 166 miliardi di tasse in più versati in questi ultimi 20 anni la macchina pubblica è migliorata? In altre parole, la giustizia, la sicurezza, i trasporti, in particolar modo quelli a livello locale, le infrastrutture, la sanità e l’istruzione sono oggi più efficienti di allora ? Oppure, famiglie e imprese sono state obbligate a pagare di più e hanno ricevuto dallo Stato sempre meno ? Non abbiamo dubbi. Tra le due ipotesi ci sentiamo di avvalorare quest’ultima, anche perché questo maxi prelievo ha impoverito il Paese, provocando, assieme alle crisi maturate in questo ventennio, una crescita dell’Italia pari a zero che nessun altro paese del resto d’Europa ha registrato”.

Se il conto lo hanno pagato i contribuenti italiani, i vantaggi, invece, sono andati soprattutto all’erario e in minima parte a Regioni ed enti locali.

“Nell’immaginario collettivo – afferma il segretario Renato Mason – si è diffusa l’idea che in questi ultimi anni Governatori e Sindaci sarebbero diventati, loro malgrado, dei nuovi gabellieri, mentre lo Stato centrale avrebbe alleggerito la pressione fiscale nei confronti dei contribuenti. In realtà le cose sono andate diversamente. Se è vero che negli ultimi 20 anni le tasse locali sono aumentate del 37,1 per cento, quelle incassate dall’Amministrazione centrale sono cresciute del 49,3 per cento. In termini assoluti, dalle Regioni e dagli enti locali abbiamo subito un aggravio fiscale di 20,3 miliardi, mentre il peso del fisco nazionale è salito di 145,7 miliardi. In altre parole, se dal 2000 le imposte locali hanno cominciato a correre, quelle erariali sono esplose, con il risultato che i contribuenti italiani sono stati costretti a pagare sempre di più”.

In attesa che il Governo presenti la riforma fiscale che consenta una drastica riduzione della pressione tributaria, i dati appena descritti consentono all’Ufficio studi della CGIA di fare una riflessione anche sul tema dell’autonomia differenziata. Un argomento, quest’ultimo, che negli ultimi mesi, anche a seguito della crisi pandemica, pare sia stato rimosso dall’agenda politica dell’Esecutivo guidato da Conte.

“In questi ultimi anni – conclude Paolo Zabeo – il tema dell’autonomia differenziata è stato vissuto come una contrapposizione tra Nord e Sud del Paese, invece, è una partita che si gioca tra il centro e la periferia dello Stato. Tra chi vuole un’Amministrazione pubblica che funzioni meglio e costi meno e chi difende lo status quo, perché trasferendo funzioni e competenze ha paura di perdere potere e legittimità. E per conservare posizioni che non sono più difendibili, i proponenti di questa riforma sono stati accusati di voler impoverire ulteriormente le realtà territoriali più in difficoltà del Paese”.

domenica 23 agosto 2020

⚔️ In Loving Memory of Sir William Wallace ⚔️


“...William Wallace was born in the 1270s in Elderslie in Renfrewshire into a gentry family. Very little is known about his early years and there are significant periods of his life for which there are no reliable sources.

In 1296, Edward I of England had taken advantage of a succession crisis in Scotland and imposed himself as ruler with an English administration. Within months, Scottish unrest was widespread.

In May 1297, Wallace attacked the town of Lanark, killing the English sheriff and unrest quickly became full-blown rebellion. Men flocked to join Wallace and he began to drive the English out of Fife and Perthshire. In September 1297, Wallace defeated a much larger English force at the Battle of Stirling Bridge. This and subsequent military successes severely weakened the English hold on Scotland. Wallace then launched raids into England. In late 1297 or early 1298 he was knighted and appointed 'guardian of the kingdom' in the name of John Balliol, the deposed king of Scotland.
The shock of the defeat at Stirling rallied the English around Edward, who marched north with an army. Wallace's strategy was to avoid confrontation and gradually withdraw. He destroyed the countryside as he went, forcing Edward to march deeper and deeper into Scotland. In July 1298, the Scottish and English armies met near Falkirk, and the Scots were defeated. Wallace escaped and little is known of his movements, but at some stage he resigned the guardianship and was succeeded by Robert Bruce and John Comyn.

Wallace then went abroad, notably to France, to seek support for the Scottish cause. He returned to Scotland in 1303. In his absence Robert Bruce had accepted a truce with Edward I and, in 1304, John Comyn came to terms with the English as well. Wallace was excluded from these terms and the English king offered a large sum of money to anyone who killed or captured him. Wallace was seized in or near Glasgow in August 1305, and transported to London. He was charged and tried with treason, which he denied, saying he had never sworn allegiance to the English king. His execution was held on 23 August, where he was hung, drawn and quartered. His head was placed on London Bridge, and his limbs displayed in Newcastle, Berwick, Stirling and Perth...”