In un epoca ormai orfana di persone in grado di elaborare un pensiero politico degno di questo nome è quantomai importante ricercare nel passato dei riferimenti certi e profondi che sappiano sempre indicare la strada giusta da percorrere.
Una di queste persone è sicuramente Bruno Salvadori, sincero amante dell'autonomismo prematuramente scomparso, di cui propongo di seguito uno scritto sull'Europa che definire "attuale" è alquanto riduttivo.
L’EUROPA CHE
NOI VOGLIAMO
L'Europa unita, un sogno che ha infiammato intere
generazioni di poeti, di filosofi, di storici, di uomini politici; un mito che
avanza lentamente verso la sua realizzazione, sia in forma diretta e positiva,
sia attraverso percorsi difficili e contraddittori.
Anche noi siamo europeisti, come tutti d'altronde.
Ma appena ci si mette a discutere sulla forma, sulla funzione e sugli obiettivi
di Questa Europa, emergono difficoltà e differenze. Ognuno ha le sue idee,
anche noi abbiamo le nostre, condivise da molti altri popoli sparsi per
l'Europa di oggi.
Noi non vogliamo un’Europa sottomessa
economicamente, politicamente e militarmente ad una potenza mondiale, sia essa
uno stato come lo abbiamo sempre conosciuto oppure l’establishment finanziario
composto da banche e istituti finanziari mondiali, quindi, per questo esposta
alle fantasie di qualche "'capo" che ne ignora addirittura la storia
e la personalità.
Noi non vogliamo un’Europa degli Stati e delle
banche come sono oggi costituiti, perché questo significherebbe perpetuare le
divisioni attuali e distruggere il patrimonio culturale e storico di ogni
comunità di base che forma la NOSTRA EUROPA.
La NOSTRA
EUROPA
Allora, non può essere altro che un’Europa dei
Popoli che tenga conto non di aride linee di demarcazione, non degli assurdi
confini che separano popoli con la stessa cultura, la stessa lingua, la stessa
storia, ma che consideri le diverse caratteristiche etniche dei suoi abitanti
come base fondamentale della sua stessa esistenza. Ciò vuol dire che non
vogliamo un massiccio inquadramento in schemi uguali per tutti, ma al
contrario, una "UNITA’ NELLA DIVERSITÀ’" che permetta a tutti di lavorare
e vivere nell'ambiente che egli ha contribuito a creare e che è stato il
modello di vita e di sviluppo per una lunga serie di generazioni. Le
drammatiche esperienze del triste periodo fascista, nazista e comunista, devono
insegnarci che è impossibile sopprimere un popolo con la violenza e l'inganno o
con le potentissime armi della burocrazia e della politica.
La lotta che moltissimi popoli devono affrontare
ancora oggi per difendere la loro esistenza, deve sostenerci moralmente. Non
siamo soli a resistere al continuo, sistematico tentativo di distruggere, poco
a poco, il nostro patrimonio storico, al quale dobbiamo questa autonomia
mutilata della quale fruiamo, in qualche
modo.
Queste considerazioni devono convincerci della
necessità di esprimere e di proporre anche noi un concetto di Europa alla quale
possiamo attribuire una qualunque denominazione (Europa dei Popoli, delle
etnie, delle comunità, ecc ...) ma che deve essere una cosa concreta, sentita.
Che possa trasmettersi dai popoli ai dirigenti e che non corrisponda soltanto a
una convergenza d’interessi economici e politici gestiti da un vertice.
Per fare tutto ciò bisogna lasciar liberi o liberare
i veri popoli. Cioè quei popoli che non possono essere divisi né dalle montagne
né da altre linee di frontiera. Quelli che hanno la stessa origine. La stessa
storia, la stessa lingua, le stesse tradizioni, quelli che oggi sono divisi a
causa delle assurde guerre del passato e dei compromessi politici che ne furono
la conseguenza.
Questa è la nostra idea di EUROPA... e questa sarà
l'EUROPA di DOMANI se sapremo lottare esprimendo chiaramente la nostra idea
unendoci, fin da ora, in un’azione comune a tutti quelli (e sono tantissimi!)
che la pensano realmente come noi.