Era il 10 di agosto del 2001, era un venerdì d'estate, uno di quei giorni nei quali il pensiero correva al fine settimana incombente ed al ferragosto cui mancavano pochi giorni. Era un giorno dal quale sono trascorsi ormai vent'anni.Venti anni senza Gianfranco Miglio.Venti lunghi anni nei quali le sue parole, i suoi scritti, il suo pensiero non hanno mai lasciato le menti ed i cuori di chi lo ha conosciuto, chi l'ha ascoltato, chi l'ha letto.
Venti anni dopo Terre di Lombardia lo ricorderà per tutta la giornata proponendovi articoli vecchi e nuovi, citazioni, e ricordi.
Il nostro modo per RICORDARTI!
Il nostro modo per RINGRAZIARTI!
Il nostro modo per DIRTI, CI MANCHI!
martedì 10 agosto 2021
MEMORIA | 20 ANNI SENZA GIANFRANCO
mercoledì 23 giugno 2021
CATALUNYA | Scarcerati i "prigionieri politici"
Sono usciti stamane dalle carceri della Catalogna, in cui stavano scontando le loro pene, i nove leader indipendentisti beneficiari dell’indulto concesso dal governo centrale di Madrid. Tutti hanno trascorso in prigione più di tre anni dopo le condanne per aver celebrato il referendum per l’indipendenza del primo ottobre 2017.
Turull fuori dal carcere dopo l’indulto di Madrid: «Più indipendentista di quando sono entrato». L’ex portavoce di Carles Puigdemont, uno dei 9 leader catalani graziati: «Sánchez è un opportunista».
«Sono stati 1227 giorni di prigione»; quasi quattro anni «senza usare gli occhiali da lontano perché tanto in carcere l’orizzonte è minimo»; una vita che scorreva solo per gli altri «in cui non ho potuto aiutare mio papà nel momento più difficile», un tempo infinito per riflettere su cosa voglia dire essere catalano e decidere che «una nazione non può rinunciare alla propria libertà e che un modo pacifico, democratico e responsabile prima o poi si troverà una via». Perché sì, 1227 giorni di prigione dopo, «sono più indipendentista di quando sono entrato».
martedì 9 marzo 2021
CATALUNYA | L’Europarlamento revoca l’immunità ai deputati catalani in esilio.
Articolo per "La Voce del Nord"
Nuvole nere si addensano sull’Europa, scure e foriere di repressione si dipanano dagli scranni dell’emiciclo europarlamentare a Bruxelles per finire sulle terre di Catalogna.
Nere come la ventata di “neofranchismo” che pervade, da oggi non più solo la Spagna ma anche un’Europa sempre più fogna del nazionalismo, anziché culla delle libertà delle persone e dei suoi popoli.
In Belgio il Parlamento Europeo, riunito in seduta plenaria, ha votato, a scrutinio segreto, per rimuovere l’immunità parlamentare di tre eurodeputati catalani, l’ex presidente catalano Carles Puigdemont e i suoi ex ministri Clara Ponsati e Toni Comin, come richiesto dalla magistratura spagnola per poter procedere contro di loro come già ha fatto nei confronti degli altri esponenti indipendentisti condannati a diverse pene detentive per “reati” legati allo svolgimento del referendum per l’indipendenza dell’ottobre 2017.
La revoca apre la strada per Madrid onde poter riattivare i mandati d’arresto europei finora rifiutati dal Belgio.
In una votazione a scrutinio segreto svoltasi ieri sera ma rivelata solo questa mattina, più di 400 eurodeputati hanno votato per revocare la loro immunità, quasi 250 contrari e più di 40 deputati si sono astenuti.
Puigdemont dovrebbe sollevare la questione alla Corte di giustizia europea (CGUE) dopo che è trapelata ai media una relazione della commissione giuridica del parlamento che raccomandava la rimozione della loro immunità.
Questa è la terza volta che la Corte Suprema spagnola ha provato a farli estradare, dopo che precedenti tentativi erano falliti in Scozia, Belgio e Germania.
La perdita della loro immunità non influirà sul loro status di deputati al Parlamento europeo, che manterranno fino a quando non saranno esclusi dall’incarico dopo un’eventuale condanna.
“Oggi è un giorno triste per il Parlamento europeo, noi abbiamo perso la nostra immunità ma il Parlamento europeo ha perso molto di più. Questo è un caso di persecuzione politica”. Così Puigdemont nel corso di una conferenza stampa dopo il voto dell’Eurocamera a Bruxelles.
Se da un lato la repressione del “nazionalismo neofranchista” è arrivata fino all’Europarlamento in Catalogna un giudice di sorveglianza ha stabilito la revocato lo status di semilibertà di cui godevano diversi degli esponenti indipendentisti condannati per reati legati al referendum quali Oriol Junqueras, Joaquim Forn, Raül Romeva, Jordi Turull, Josep Rull, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, che dovranno pertanto rientrare in carcere e restarci fino all’espiazione delle loro pene detentive.
Un brutto segnale, una spregevole forzatura, l’ennesimo attacco alle libertà sul quale tacere è rendersene complici.
giovedì 29 ottobre 2020
REPRESSIONE | Nuovi arresti in Catalogna per “crimini” legati al processo indipendentista.
Articolo per "La Voce del Nord"
In un’importante operazione di polizia, svoltasi in tutta la Catalogna, gli agenti della “Guardia Civile” spagnola hanno arrestato 21 persone che, a loro avviso, avrebbero preso parte alla deviazione di fondi pubblici verso il Belgio per “finanziare” le attività dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont, in un caso che si suppone sia anche collegato alla piattaforma di protesta pro-indipendenza “Tsunami Democràtic”.
Tra gli arrestati questo mercoledì, per presunto uso improprio di fondi pubblici, abuso d’ufficio e riciclaggio di denaro, ci sono diversi esponenti dei partiti politici catalani CDC ed ERC: David Madí, Xavier Vendrell e Oriol Soler. Un altro arrestato è stato Josep Lluís Alay, capo dell’ufficio politico di Puidemont in Belgio, che è già stato poi rilasciato.
Sono state effettuate 31 perquisizioni in otto distretti giudiziari in tutta la Catalogna. Oltre ai reati legati alla corruzione, il tribunale contesta presunti reati contro l’ordine pubblico, il che potrebbe implicare un collegamento dell’intera operazione con la piattaforma di protesta “Tsunami Democràtic” che ha operato alla fine del 2019. A differenza di altre operazioni di polizia, inerenti al processo di indipendenza, questa volta i reati di terrorismo non sono inclusi nelle accuse. Le denunce di tali crimini causerebbero automaticamente il trasferimento del caso al tribunale delle udienze nazionali di Madrid.
La presunta rete oggetto di indagine riguarda una presunta appropriazione indebita di fondi da parte dell’ente provinciale di Barcellona, la Diputació, nonché l’esistenza di una rete che collegherebbe il finanziamento del processo di indipendenza tramite fondi pubblici, il gruppo Tsunami, i rapporti con la Russia e un presunta operazione di vendita di proprietà. Gli arrestati sono uomini d’affari catalani legati agli ex governi della Catalogna, ai partiti politici ERC o CDC (Convergència Democràtica, predecessore dell’attuale JxCat), o legati a leader indipendentisti, in particolare con il presidente in esilio Carles Puigdemont.
Josep Lluís Alay, capo dell’ufficio di Puigdemont a Waterloo in Belgio, è stato rilasciato dopo essere stato accusato di abuso nell’utilizzo di fondi pubblici. Parlando alla stazione radio RAC1 dopo il suo rilascio, ha detto di essere calmo e quando gli è stato chiesto del crimine di cui era accusato, ha detto “il solito”. Alay ha denunciato l’operazione come “persecuzione della causa indipendentista”.
L’indagine dalla quale sono scaturite le perquisizioni e gli arresti è diretta dal tribunale numero 1 di Barcellona e fa parte di un caso aperto nel 2016 e fino ad oggi mantenuto riservato. Il caso originale era relativo a presunti crimini di corruzione nell’autorità provinciale della Diputació di Barcellona.
mercoledì 14 ottobre 2020
SCOZIA | Record di sostegno per l’indipendenza scozzese, il fronte del Sì al 58%.
La società Ipsos-Mori ha rilevato come il Sì all’indipendenza sia stimato oggi al 58% si coloro che si recherebbero alle urne per un secondo referendum.
E quasi due terzi – il 64% – degli scozzesi afferma che il governo britannico dovrebbe consentire che si tenga un altro referendum sull’indipendenza entro i prossimi cinque anni se il Partito Nazionale Scozzese dovesse ottenere la maggioranza dei seggi alle elezioni del parlamento di Edinburgo, fissate per il 2021.
I risultati provengono da una ricerca condotta dallo Scottish Political Monitor di Ipsos MORI, in collaborazione con STV News e segnano il più alto livello di sostegno pubblico per il cambiamento costituzionale mai registrato.
La ricerca rivela inoltre che l’SNP ha un “vantaggio molto forte” nelle intenzioni di voto arrivando ben oltre il 50%, mentre i Conservatori sono stimati al secondo posto con il 19% ed i Laburisti al 13%.
Per quanto riguarda gli argomenti sul futuro assetto costituzionale, i due “più convincenti” per il cambiamento sostengono come Scozia e all’Inghilterra desiderino futuri politici diversi e una mancanza di fiducia in Westminster nel suo agire nell’interesse della Scozia.
D’altra parte, quelli più persuasivi sul lato No sono legati all’appello emotivo sulla comunanza e al rischio percepito per il lavoro e l’economia.
Un altro sondaggio pubblicato oggi da Progress Scotland mostra che tre quarti delle persone voterebbero Sì se fossero convinti che l’indipendenza possa aumentare le fortune del paese.
Emily Gray, amministratore delegato di Ipsos MORI Scozia, ha dichiarato: “Il nostro ultimo sondaggio metterà in moto il passo dei nazionalisti e sarà una lettura cupa per gli unionisti. Il pubblico scozzese si è spostato ulteriormente verso il sostegno a una Scozia indipendente, con numeri record per il sì”.
“Il nostro sondaggio suggerisce che ci sarà una significativa pressione pubblica affinché il governo britannico trasferisca i poteri al parlamento scozzese per tenere un secondo referendum sull’indipendenza se l’SNP otterrà la maggioranza alle elezioni scozzesi del prossimo anno”.
Il deputato leader del SNP Keith Brown ha dichiarato: “Questo è un sondaggio fondamentale che mostra che l’indipendenza è ormai diventata la volontà consolidata della maggioranza delle persone in Scozia. Di fronte al governo caotico e incompetente di Boris Johnson e ad un sistema di Westminster che, nella migliore delle ipotesi, tratta la Scozia come un ripensamento, sempre più persone decidono che la via migliore per la Scozia è come un paese uguale e indipendente.
“E se ci sarà una chiara maggioranza per i partiti pro-indipendenza e pro-referendum nelle elezioni del prossimo anno – come questo sondaggio mostra che ci sarebbe con un margine considerevole – allora nessun Tory o alcun governo del Regno Unito ha il diritto di mettersi in mezzo.
Molto semplicemente, in quelle circostanze, i conservatori mancherebbero di qualsiasi autorità morale o democratica per cercare di bloccare la volontà del popolo, e non reggerebbero”.
Il co-leader dei Verdi Patrick Harvie ha commentato: “Questo sondaggio mostra anche il sostegno all’indipendenza nel suo punto più alto in assoluto. È più chiaro che mai che il Regno Unito semplicemente non sta lavorando per la Scozia e che dobbiamo prendere il nostro futuro nelle nostre mani per costruire una Scozia migliore.”
lunedì 28 settembre 2020
CATALUNYA | Condannato Quim Torra, Catalogna verso nuove elezioni nel 2021
Articolo per "La Voce del Nord"
Era un “segreto di Pulcinella” e finalmente questa mattina è stato ufficialmente svelato. La Corte Suprema di Madrid ha ratificato la sentenza di condanna del presidente della “Generalitat” catalana Quim Torra che sarà di conseguenza inabilitato dallo svolgere il proprio incarico di presidente. La Corte Suprema ha condannato Torra ad un anno e mezzo di inabilitazione e ad una multa di 30.000 euro per reato di disobbedienza.
La sentenza di 133 pagine conferma al suo interno come lo stesso Torra abbia “ostinatamente e ostinatamente” disobbedito al Consiglio centrale elettorale, incaricato di garantire la neutralità dei poteri pubblici alle elezioni, nel non aver rimosso alcuni striscioni di solidarietà ai prigionieri politici catalani, affissi sulla facciata della sede del governo regionale a Barcellona, nel mentre di una tornata elettorale.
La sentenza è stata resa pubblica verso mezzogiorno ed ora, una volta notificato il tutto al Presidente, si metteranno in funzione tutti i meccanismi e procedure per la sostituzione ad interim di Torra alla Generalitat e l’indizione delle elezioni nel primo trimestre del 2021.
La sentenza, pronunciata dal magistrato Juan Ramón Berdugo, mette in luce che l’oggetto del procedimento “non è l’esposizione di certi simboli o striscioni di una certa opzione politica, ma il loro uso nei periodi elettorali, disobbedendo a quanto previsto dal Consiglio Elettorale Centrale che, nell’esercizio delle sue funzioni ne vieta l’uso, in violazione del principio di neutralità a cui devono sottostare le amministrazioni in generale”.
L’avvocato del presidente, Gonzalo Boye, da parte sua aveva sostenuto nell’udienza di appello del 17 settembre scorso, che una persona può essere privata della sua posizione pubblica e della sua partecipazione politica solo quando si rende colpevole di un reato grave. “E non stiamo affrontando un crimine grave”.
venerdì 18 settembre 2020
CATALUNYA | Quim Torra alla Corte Suprema di Madrid: “Non sarò io a indire irresponsabilmente le elezioni catalane”
Articolo per "La Voce del Nord"
Totale fermezza da parte del presidente della Catalogna, Quim Torra, dopo l’udienza tenutasi questo giovedì alla Corte Suprema di Madrid. “Non sarò io a guidare il Paese in una corsa elettorale irresponsabile che paralizzerebbe l’amministrazione catalana”, ha annunciato dalla delegazione del governo catalano a Madrid, a seguito delle richieste di ieri di quasi tutti i partiti spagnoli per le elezioni al parlamento catalano.
“Sono venuto a Madrid per guardare negli occhi il tribunale che vuole far cadere un altro presidente del governo della Catalogna. Sono venuto a Madrid per spiegare loro che non hanno il diritto o la giustificazione per farlo e che lo siamo non hanno paura di loro. Sono venuto a Madrid per ricordare loro che la nostra causa ha una lunga storia e continuerà fino alla fine: una Repubblica libera e giusta per tutti i catalani”, ha affermato dopo l’udienza di appello, incentrata sull’opportunità o meno squalificarlo dall’incarico per aver appeso uno striscione sul palazzo del governo catalano nel 2019. La decisione del tribunale è attesa tra circa due settimane.
Tuttavia, Torra ha ammesso che non avrebbe “mai” posto un “ostacolo a nulla”. “Ho accettato la carica di presidente per servire il mio paese in un momento molto difficile. Non ho ambizioni personali che potrebbero intralciare il progetto ampio e collettivo per raggiungere l’indipendenza”, ha dichiarato. Il presidente catalano ha affermato che “la battaglia contro Covid” è la sua “unica preoccupazione”.
Il presidente ha voluto chiarire che l’udienza odierna non riguarda una punizione contro di lui per uno striscione, “è una punizione per un intero Paese nel mezzo di una pandemia”. “È così che dimostrano il loro amore per la Catalogna, che vogliono rendere schiava, insieme alla sua gente”, ha aggiunto, avvertendo che continuerà a lavorare “fino all’ultimo” fino all’entrata in vigore della sua squalifica.
La sfida per la Spagna
Torra ha anche lanciato una sfida alla Spagna: “L’atteggiamento dimostrato dallo Stato spagnolo nei confronti del movimento indipendentista catalano nei prossimi mesi getterà le basi morali ed etiche per il suo futuro. Senza una rettifica ferma e urgente, la Spagna suggellerà il suo fallimento. come uno stato europeo moderno”, ha avvertito.
Il leader del governo catalano aveva anche messaggi per il popolo catalano: “Non aspetteremo il cambiamento nello stato spagnolo per esercitare il nostro diritto inalienabile. Se la maggioranza dei catalani desidera costruire una Repubblica libera, questa espressione pacifica e democratica prospererà. Non ne dubito per un momento”, ha detto.
“Che bugia”
“Che bugia.” Così Torra ha definito lo slogan unionista che in Spagna “si potrebbe discutere ogni progetto democratico e pacifico”. Ha consegnato una lunga lista di azioni che, ha detto, hanno dimostrato che questa affermazione spagnola è falsa: la persecuzione del presidente Carles Puigdemont, la negazione del seggio al Parlamento europeo vinto dal vicepresidente catalano Oriol Junqueras, gli esiliati, i prigionieri politici e la protezione. di “un criminale franchista come Martín Villa”, tra gli altri.
“Questo è lo Stato spagnolo ed è così che ci incanta a rimanere in rapporti amichevoli. Uno Stato incapace di riformare o essere riformato in alcun modo. Uno Stato che ribalta la legislazione sociale ogni volta che viene approvata dal Parlamento della Catalogna”, ha denunciato.
martedì 31 marzo 2020
INDIPENDENZA | Vox esorta Sánchez a sopprimere l’autonomia della Catalogna
venerdì 13 dicembre 2019
UK: l’SNP vince le elezioni e rafforza il mandato per un nuovo referendum sull'indipendenza scozzese.
Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon, leader dei nazionalisti oltre il vallo, ha affermato che il suo mandato per chiedere un secondo referendum per l’indipendenza è stato rinnovato, rinfrescato e rafforzato dalla vittoria del SNP alle elezioni generali .
Con tutti e 59 i seggi della Scozia assegnati, l’SNP ne ha vinti 47, i Conservatori sei, i liberal democratici quattro e i laburisti solo uno. In termini percentuali i nazionalisti hanno raggiunto il 45% dei voti.
Sebbene sia stato un risultato deludente per i Tories in Scozia, hanno fatto il pieno di seggi nel resto del Regno Unito, specialmente nelle aree tradizionalmente laburiste. Dal canto suo Boris Johnson ora ha una sostanziale maggioranza alla camera dei comuni che gli permetterà di portare avanti il suo programma per la Brexit .
Parlando con la BBC, il Primo Ministro Sturgeon ha affermato che il risultato ha superato le sue aspettative e affermato che si tratta di un “chiaro sostegno al messaggio del SNP”.
“La Scozia non poteva essere più chiara sul fatto che non vogliamo un governo Boris Johnson, non vogliamo la Brexit e vogliamo che il futuro della Scozia sia nelle mani della Scozia e non in quelle dei conservatori di BoJo.”
Sturgeon ha detto che “con riluttanza” ha accettato che Johnson abbia ora “un mandato per portare l’Inghilterra fuori dall’Unione Europea”, ma, ha aggiunto, “non ha un mandato per portare la Scozia fuori dall’Unione Europea”.
Il primo ministro ha aggiunto: “Ho un mandato, rinnovato, rafforzato, per offrire alla gente scozzese la scelta di un futuro diverso. Ora spetta agli scozzesi scegliere. Non pretendo che tutti coloro che hanno votato SNP ieri sosterranno necessariamente l’indipendenza, ma c’è una chiara approvazione che la Scozia debba decidere il suo futuro e non farlo decidere da altri.“
giovedì 21 novembre 2019
SPAGNA | Le condanne per sedizione di Jordi Sànchez e Jordi Cuixart sono una minaccia alla libertà di espressione e di assemblea.
Articolo per "La Voce del Nord"
lunedì 11 novembre 2019
SPAGNA | Dalle elezioni più forte la contrapposizione tra autonomia e centralismo.
Da un lato il Partito Socialista ha confermato il 28% delle precedenti consultazioni, i Popolari hanno recuperato terreno superando quota 20% mentre a uscire ridimensionate sono state le due formazioni che avevano caratterizzato con la loro novità il panorama politico spagnolo degli ultimi anni, vale a dire Podemos e Ciudadanos.
Ad uscire rafforzata è stata la destra estrema di Vox, partito guidato da Santiago Abascal, che ha raggiunto il 15% proponendo un programma nel quale chiede un ritorno ad una costituzione che cancelli le autonomie regionali per centralizzare tutto il potere a Madrid.
Gli osservatori sono concordi nel dire che Vox deve molto del suo successo allo «strappo» della Catalogna e la richiesta di indipendenza da parte della Generalitat di Barcellona. Abascal definì il referendum indipendentista « un colpo di stato» e una ferita all’unità della Nazione.
In Catalogna il primo partito è la Sinistra repubblicana, il cui leader Oriol Junqueras è in galera; risalgono gli indipendentisti duri di Junts per Catalunya di Carles Poudjemont. Con gli autonomisti delle Canarie e della Cantabria, si affacciano in Parlamento pure il Blocco galiziano e la lista che ricorda: «Teruel existe!».
Risultati questi ultimi che visti in combinazione con quelli di Vox, che in Galizia e Paesi Baschi non eleggono nessun deputato e sono ai margini in Catalogna, mostrano come una nuova contrapposizione sia emersa dalle urne. Da un lato i popoli oggi rinchiusi nello stato spagnolo che chiedono autodeterminazione, autonomia, libertà e indipendenza e dall’altro la reazione di coloro che da sempre negano libertà e diritti nel nome di un centralismo visto come strumento per proseguire nel controllo delle risorse e ricchezze che galiziani, baschi e catalani producono ogni anno. Con ogni evidenza il concetto di residuo fiscale non è prerogativa esclusivamente lombarda e veneta.
lunedì 14 ottobre 2019
CATALUNYA | Condannati dalla Corte Suprema di Madrid gli indipendentisti catalani.
L’ex vicepresidente Oriol Junqueras è stato condannato a 13 anni di carcere e 13 anni di interdizione dai pubblici uffici per il crimine di sedizione con appropriazione indebita. Gli ex consiglieri Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa a 12 anni di carcere per sedizione e appropriazione indebita. L’ex presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell a 11 anni e mezzo di carcere per sedizione. Santi Vila, Meritxell Borràs e Carles Mundó sono stati condannati solo per il reato di disobbedienza a un anno e otto mesi.
In questo modo, la corte presieduta da Manuel Marchena non condanna per ribellione, ma per sedizione con sanzioni molto elevate.
D’altra parte, i giudici sostengono che “tutti gli imputati ora soggetti a procedimento giudiziario erano consapevoli della fattibilità legale manifesta di un referendum di autodeterminazione che è stato presentato come il modo per costruire la Repubblica di Catalogna”. Tuttavia, osserva che “nonostante l’esibizione retorica di coloro che sono stati accusati, è vero che, dal punto di vista del fare, era palese l’impossibilità degli atti concepiti per realizzare la promessa di indipendenza”.
Nella loro giustificazione sulla sedizione, i magistrati sostengono che “la difesa politica, individuale o collettiva” dell’indipendenza “non è costitutiva del crimine”. Invece, aggiungono: “lo è mobilitare la cittadinanza in una rivolta pubblica e in un tumulto che, inoltre, impedisce l’applicazione delle leggi e ostacola l’esecuzione delle decisioni giudiziarie”.
martedì 24 settembre 2019
INDIPENDENZA | Nuovi arresti in Catalogna, l’accusa è di “aver pianificato il terrore”
Gli arrestati sono stati accusati di aver pianificato atti “terroristici” da mettere in atto nelle prossime settimane, in quanto membri di “un gruppo terrorista secessionista catalano”.
I magistrati ritengono che i detenuti abbiano legami con i Comitati per la difesa della Repubblica (CDR), una rete di assemblee istituite nel 2017 per difendere i tentativi di scissione dalla Spagna promuovendo proteste pacifiche.
La delegata del governo spagnolo in Catalogna, Teresa Cunillera, ha dichiarato: “È un’operazione giudiziaria. La polizia civile della Guardia sta seguendo gli ordini dei giudici per prevenire i crimini”.
Tuttavia, c’è indignazione tra i politici a favore dell’indipendenza e si sostiene che i raid siano stati programmati per spostare l’attenzione dai verdetti nel processo che vede imputati diversi politici catalani davanti alla Corte Suprema di Madrid.
Il presidente catalano Quim Torra ha reagito su Twitter, scrivendo: “La repressione continua ad essere l’unica risposta dalla Spagna. Stanno cercando di ricostruire una narrativa violenta nel periodo precedente al verdetto [del processo dei leader incarcerati]. Non ci riusciranno. Il movimento per l’indipendenza è e sarà sempre pacifico.”
I dirigenti dei CDR hanno dichiarato: “Non importa quante incursioni indiscriminate e detenzioni arbitrarie ci saranno, non fermeranno un popolo determinato e combattivo”.
Partiti a favore dell’indipendenza con parlamentari nel congresso di Madrid, la sinistra repubblicana di Catalogna (ERC) e Junts x Catalonia (JxCat) hanno chiesto al ministero degli affari interni spagnolo di riferire davanti alla camera bassa.
La portavoce di JxCat, Laura Borràs, ha dichiarato: “Questa è un’operazione opaca e criminale contro il movimento per l’indipendenza. Prima arrestano e poi indagano? Vogliamo una spiegazione.”
Una cosa è certa, la repressione centralista spagnola non di ferma, con buona pace dei principi di democrazia e libertà che sarebbero le radici della vecchia Europa, il tutto nell'assordante silenzio di tanti, di troppi.
lunedì 23 settembre 2019
❌🔴❌ Cos’è VOX España? 🔴❌🔴
Oltre a tutto questo, di gran lunga sufficiente per mandarli a cagare anziché farci alleanze politiche (alquanto impossibili per partiti e movimenti che affondano le proprie radici nei principi di autonomia, autodeterminazione, indipendenza e federalismo, non certo per formazioni neocentraliste e sovratonte), usano anche uno slogan che oggi definiremmo “renziano”...
venerdì 19 luglio 2019
POLITICA | L’autonomia “secondo il PD” non è vera autonomia.
martedì 23 aprile 2019
Sant Jordi e la libertà per i prigionieri politici
Nella giornata in cui la Catalogna celebra San Giorgio (Sant Jordi in catalano), suo Santo Patrono, il pensiero non può che correre al carcere di Madrid dove sono rinchiusi, da fin troppo tempo, dodici prigionieri politici catalani contro i quali, in queste settimane, lo stato spagnolo sta celebrando un processo dal chiaro sapore “franchista”.
Il tutto nel silenzio assordante delle forze politiche “democratiche” di tutta Europa e col compiacimento di quelle “sovraniste”, come gli spagnoli neofranchisti di Vox.
domenica 6 gennaio 2019
Help Catalonia | Save Europe
"Siamo cittadini europei come te e abbiamo bisogno del tuo aiuto per difendere la libertà e la democrazia. Per favore, non restare indifferente. Condividi questo video con i tuoi amici e rappresentanti politici."
Questo video è stato caricato sul suo canale YouTube da Òmnium Cultural il 19 ottobre del 2017.
Oltre un anno è passato e ancora oggi numerosi esponenti politici e culturali dell'indipendentismo catalano sono rinchiusi nelle carceri spagnole accusati di aver DISOBBEDITO al potere centrale e aver organizzato un referendum sull'Indipendenza della Catalogna.
sabato 8 dicembre 2018
Festa di a Nazione | Festa della Nazione
martedì 4 dicembre 2018
Día Nacional de Andalucía | Festa Nazionale dell’Andalusia
⚔️ ⚔️ ⚔️ ⚔️ ⚔️
// Día Nacional de Andalucía //
// Festa Nazionale dell’Andalusia //
Il 4 dicembre è il giorno dell'anno in cui partiti e organizzazioni del nazionalismo andaluso rivendicano come la festa nazionale dell'Andalusia.
Questa data è stata scelta perché le manifestazioni svolte il 4 dicembre 1977 a favore dell'autonomia dell'Andalusia sono considerate dal nazionalismo come un atto di coscienza nazionale. Durante quel giorno circa due milioni di andalusi scesero nelle strade delle principali città dell'Andalusia, facendo a pezzi, il mito che in Andalusia non si avvertiva alcuna differenziazione o volontà per reclamare le istituzioni di autogoverno. Quel giorno fu ricordato anche il 4 dicembre 1868, quando il popolo di Cadice prese le armi per rivendicare la Repubblica Federale.
In questa data si commemora anche l'omicidio del lavoratore Manuel José García Caparrós per mano della polizia durante la manifestazione autonomista di Malaga.
venerdì 2 novembre 2018
CATALUNYA | la repressione dei tribunali "franchisti", sotto un governo "socialista ", continua...
Nel mentre, in lungo e in largo per l'italica penisola, è un pullulare di allarmi sul rinascente "fassismo", nella democratica Spagna, retta da un governo socialista, la lunga mano del "FRANSCHISMO" continua nella sua opera di persecuzione e repressione delle libertà.
ANSA - MADRID - La Procura spagnola ha sollecitato una pena a 25 anni di carcere per il presidente di Esquerra Republicana de Catalunya (ErC), Oriol Junqueras, per la sfida culminata con la dichiarazione unilaterale di indipendenza catalana del 27 ottobre 2017, che include il reato di "ribellione". Dopo un anno di istruttoria, il Pubblico Ministero ha presentato oggi le richieste di condanne, che vanno da 25 anni per l'ex vicepresidente della Generalitat, Junqueras, a 16 anni di carcere per i cinque ex 'conseller' Jordi Turull, Raul Romeva, Joaquim Forn, Dolors Bassa e Josep Rull.
Per i leader di Omnium Cultural e dell'Assemblea Nazionale Catalana, Jordi Cuixart e Jordi Sanchez, la Procura chiede condanne a 17 anni di carcere - e 17 anni di interdizione dai pubblici uffici - così come per la ex presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell. Sono tutti accusati di "ribellione", un reato punibile fino a 30 anni di reclusione. Per i tre ex 'conseller' attualmente a piede libero, Carles Mundó, Maritxell Borrás e Santiago Vila, le richieste scendono a 7 anni di carcere, essendo loro contestato solo il reato di malversazione.
Nell'argomentare le richieste di condanne, il Pubblico Ministero ritiene gli accusati responsabili di una strategia pianificata per ottenere l'indipendenza della Catalogna come nuovo Stato in forma di repubblica, separandola dalla Spagna, mediante un'azione combinata e sincronizzata su tre pilastri, parlamentare, esecutivo e sociale. "L'azione degli accusati - è detto nell'atto depositato dalla pubblica accusa - mirava a estromettere l'applicazione della legalità costituzionale e statutaria e a impedire l'esecuzione delle risoluzioni amministrative e giudiziarie dettate a suo sostegno, per raggiungere come obiettivo ultimo - con proprie leggi e una propria struttura di Stato - la dichiarazione di indipendenza di questa parte del territorio nazionale e obbligare lo Stato ad accettarne la separazione". Una finalità, osserva il Pubblico Ministero, "che sono stati sul punto di raggiungere con gli atti delittuosi eseguiti, ponendo così in grave pericolo l'ordine costituzionale".
Complessivamente sono 18 le persone rinviate a giudizio, delle quali 9 detenute da un anno in carcere preventivo. I leader indipendentisti andranno alla sbarra accusati anche di malversazione di fondi pubblici, per la celebrazione del referendum indipendentista indetto per il 1º ottobre 2017, dichiarato illegale dalla Giustizia spagnola. Nell'istruttoria dell'alto tribunale dell'Audiencia Nacional, la Procura sollecita 11 anni di carcere per l'ex maggiore dei Mossos d'Esquadra, Josep Lluis Trapero, a sua volta accusato di un presunto reato di ribellione.
Le richieste della pubblica accusa giungono in contemporanea alla decisione dell'Avvocatura dello Stato, dipendente dal ministero di Giustizia e parte lesa, di contestare ai leader indipendentisti solo i reati di sedizione, che prevede pene fino a 15 anni di carcere, e malversazione di fondi pubblici, e non di ribellione. Un diverso orientamento che i partiti all'opposizione, il Partido Popular e Ciudadanos, attribuiscono a "opportunismo politico" del governo socialista minoritario del premier Pedro Sanchez. In dichiarazioni ai media, il presidente del Pp, Pablo Casado, ha accusato Sanchez di "concedere un indulto ai golpisti" e di pagare un prezzo in cambio del decisivo voto sulla Finanziaria dei partiti indipendentisti. E' previsto che il processo cominci a metà gennaio, per arrivare in primavera alla fase dibattimentale, anche se le sentenze non saranno emesse fino a giugno, perché il tribunale non vuole interferire con le elezioni municipali ed europee previste per maggio 2019, informano fonti giuridiche citate dai media.