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domenica 20 marzo 2016

AREA VASTA | fin troppe le idee e alquanto confuse...


Ancora una volta mi trovo a scrivere di un tema, quello della riforma delle autonomie locali con l'introduzione delle aree vaste e la possibile riorganizzazione dei territori, nel quale ormai la confusione, anziché una sintesi concreta, regna sovrana.

Una confusione cui ha contribuito non poco la lettura dei resoconti giornalistici dell'intervento del Sindaco di Crema Stefania Bonaldi durante l'incontro, svoltosi venerdì scorso presso lo STER di Cremona tra il Presidente Roberto Maroni, sindaci e categorie economiche, da un lato e lo scritto pubblicato ieri su "Il Nuovo Torrazzo" sempre del Sindaco.

In estrema sintesi dal quotidiano on line www.oglioponews.it si legge che “Il Cremasco – ha detto il primo cittadino Stefania Bonaldi – si è costituito in un’area omogenea Cremasca, non solo per mettere insieme funzioni ma per realizzare un vero e proprio passaggio identitario. Noi vogliamo che l’area omogenea sia destinataria di funzioni e risorse, ma se questo non succede io le dico, presidente, che il nostro territorio guarda verso Milano”, lasciando intendere ai presenti (che ho sentito direttamente per aver conferma se anche loro avessero maturato la mia stessa interpretazione) l'idea di prospettare per Crema l'entrata nell'area metropolitana di Milano, una prospettiva cui ho dedicato un post la scorsa settimana.

Ieri mattina ho aperto il settimanale "Il Nuovo Torrazzo" e l'attenzione si è soffermata sull'intervento, sempre del Sindaco sul tema area vasta nel quale si legge "non ho mai dichiarato che Crema e il Cremasco debbano entrare nell'area metropolitana milanese così come oggi è strutturata, circostanza che snaturerebbe la nostra identità e la nostra storia", ed ancora "immaginare un'area vasta dell'Adda con Crema, Lodi e Treviglio mi pare possa cogliere tratti di omogeneità più affini rispetto a Cremona", per finire poi con l'ennesima variante "un'alternativa, se si mettesse mano ai confini dell'area metropolitana di Milano, potrebbe essere quella di dividerla in due aree, il nord ed il sud Milano, ricomprendendo in quest'ultima Crema e Lodi (Treviglio non è dato sapere dove debba finire n.d.r.)".

Ricapitolando...

Stiamo con Cremona e Mantova se a Crema arrivano risorse e funzioni, se però non arrivano ce ne andiamo con Milano, però l'area metropolitana deve dividersi in due (magari con un bel confine tra il Duomo ed il Castello Sforzesco ?!?! aggiungo io...) e Crema entra in quella a sud con Lodi, se anche questo non funziona facciamo comunque la secessione dai cremonesi ci uniamo ancora con Lodi e strappiamo Treviglio a Bergamo.

Tutto chiaro???

Quello che penso su quale possa essere la prospettiva migliore per Crema l'ho scritto la settimana scorsa, ma dell'intervento del Sindaco, al netto delle ipotesi fantasiose che ho riportato (sulle quali peraltro non è dato sapere quale siano le reazioni di lodigiani, milanesi e trevigliesi) quello che ritengo più interessante è la parte nella quale richiama la costituzione dell'area omogenea Cremasca.

Un progetto fondamentale, come ho scritto nel post citato in precedenza, verso il quale però non bastano belle parole autoreferenziali, ma una unità d'intenti vera e concreta tra i sindaci del nostro territorio, il tutto a partire dai temi che da troppi anni sono in sospeso.

Al riguardo le domanda che mi pongo sono semplice; come potrà l'area omogenea Cremasca essere credibile se i suoi membri da anni non riescono a portare a compimento progetti come quello dei varchi elettronici lungo le strade ed un bando unitario per la gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti?

Dopo essersi svegliati in ritardo sul tribunale, dove venne organizzato un presidio a battaglia persa, perché non alzano tutti insieme la voce per denunciare l'incomprensibile ritardo nella realizzazione della nuova caserma dei Vigili del Fuoco, il tutto per colpa dell'inadempienza del Governo Renzi?

A fine maggio il Presidente Maroni tornerà per ricevere idee concrete da inserire nel progetto complessivo da presentare poi a Roma, due mesi di tempo per formulare una proposta seria sono sufficienti e mi auguro per Crema che questo possa avvenire.

In caso contrario che nessuno si lamenti dopo...

sabato 12 marzo 2016

AREA VASTA | Quale futuro per Crema ed il Cremasco?

Dopo alcune settimane torno a scrivere di un tema la cui evoluzione e discussione si sta facendo ogni giorno più serrata.
Mi riferisco al processo di riforma delle autonomie locali e funzionali (trasformazione delle province in aree vaste, riforma delle camere di commercio, ecc.), temi cui ho dedicato un post il 25 gennaio scorso, poi pubblicato da diversi quotidiani sia cartacei che online.

Molto è stato scritto e detto con interventi interessanti e polemiche poco edificanti (ogni riferimento ai cosiddetti “pecoroni” cremaschi è voluto) sul futuro di Crema e del Cremasco.
Alcuni propongono di accodarsi a Lodi per entrare nell'area metropolitana di Milano, altri guardano all'unione dell’attuale provincia di Cremona con Mantova, altri ancora si dilettano giocando ad una sorte di Risiko territoriale suggerendo di mettere insieme lodigiano, cremasco e magari un pizzico di bergamasco tanto per distinguersi.

Un quadro tutt'altro che chiaro dal quale estrarre una sintesi concreta, come ha chiesto il Presidente Roberto Maroni nel suo intervento alla conviviale di Terre di Lombardia, appare non affatto semplice.
Avanzare una proposta è quello che provo nel mio piccolo a fare in questo post, il tutto non prima di aver messo nero su bianco non riflessioni ma dati oggettivi quali popolazione, dimensione delle città e prodotto interno lordo, riguardo alla situazione attuale ed alle due ipotesi più concrete sul piatto.
I dati nudi e crudi sul “peso” di Crema e del Cremasco sono i seguenti:

Popolazione residente

  • 45 % nell'attuale Provincia di Cremona.
  • 21 % nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova
  • 5 % nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi)
Ricchezza (ossia il Prodotto Interno Lordo)
  • 44 % nell'attuale Provincia di Cremona.
  • 20 % nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova
  • 3 % nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi)
Città (classifica per residenti)
  • 2° nell'attuale Provincia di Cremona, dietro solo a Cremona.
  • 3° nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova, preceduta solo da Cremona e Mantova.
  • 18° nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi), preceduta e subito seguita da tutti i comune che compongono la prima cintura attorno a Milano.

Posto che difficilmente la nuova area vasta nella quale ricadrà Crema ricalcherà i confini dell’attuale provincia non restano sul piatto che le due ipotesi successive, che non possono definirsi equipollenti.
In particolare l’idea di aggregare Crema all'area metropolitana di Milano, seppur affascinante anche per chi come il sottoscritto sotto la Madonnina ha studiato ieri e lavora oggi, avrebbe il risultato di rendere il Cremasco del tutto marginale “pesando” solo il 5% della popolazione ed il 3% della ricchezza, per non parlare poi del fatto che la sola Crema si troverebbe ad essere non uno dei principali centri urbani, bensì uno dei tanti e per giunta il più lontano.
Per farla breve la prospettiva di divenire la periferia della periferia di Milano non la ritengo, sempre dati alla mano, la strada migliore per il territorio.

A questo punto sul tavolo non resta che il nuovo “Cantone del Po” come lo ha definito sempre il Presidente Maroni, comprendente come scritto in precedenza le attuali Province di Cremona e Mantova.
Un’aggregazione nella quale il Cremasco rappresenterebbe comunque 1/5 della nuova area vasta. Un peso che per essere non solo “statistico” necessita di una presa di coscienza forte del territorio per costituire veramente un’area omogenea all'interno della nuova organizzazione.
Area omogenea come naturale evoluzione nel tempo del consorzio cremasco, del circondario e della consulta.

Nel post che ho richiamato scrivevo che il processo di riforma non dovrà ridursi a mera “annessione” di un territorio ad un altro. Per questo uno degli esempi da seguire dovrebbe essere quello della nuova organizzazione della sanità, vale a dire un Cantone del Po / ATS Valle del Po come centro principale di amministrazione del territorio per questioni di carattere vasto e le Aree Omogenee / ASST quali luoghi di elaborazione e sintesi per le problematiche più “locali”.
Peraltro l’input a creare aree omogenee, come possono assere il Cremasco, il Cremonese, il Casalasco/OglioPo, il Mantovano, l’OltrePo ed il Basso Garda (mi scuseranno gli amici Mantovani se la suddivisione può risultare approssimativa), è arrivata dallo stesso Maroni.
 
Oltre questo sarà importante, se non basilare, procedere ad un reale decentramento e riqualificazione degli uffici locali delle amministrazioni di area vasta (le sedi provinciali fuori dal capoluogo) per far si che cittadini e imprese possano interfacciarsi con facilità verso la pubblica amministrazione come avviene oggi nella sanità, dove il cittadino di Crema ha come riferimento l’ospedale e gli uffici ex ASL presenti in città e non si pone il problema di recarsi lontano per adempiere a certe pratiche.

In questo mio ragionamento non posso non citare anche la riforma delle Camere di Commercio, che vedrà con ogni probabilità, anche in questo ambito, l’unione di Cremona con Mantova. Non entro nel merito del dibattito sulla localizzazione della sede quanto della presidenza, ma voglio comunque porre una semplice domanda: perché non pensare ad una “integrazione” tra gli uffici locali della nuova area vasta con quelli delle camere al fine di creare dei luoghi dove gli utenti, siano essi cittadini e imprenditori, possano sbrigare con facilità ogni genere di incombenza burocratica e amministrativa?
Certo la cosa non sarebbe facile e immediata, ma non intraprendere un percorso è il modo migliore per non portarlo mai a termine.

In ultimo un pensiero da Cremasco rivolto ai Cremaschi; tra i difetti che ci contraddistinguono vi è certamente quello di ritenerci sempre e comunque “migliori” di altri nonché il centro dell’universo (almeno di quello lombardo) e nulla di tutto questo è più sbagliato.
Più che il centro di qualcosa siamo sempre stati, e lo siamo ancora, la periferia di altri.
Divenirlo ancora di più entrando nell'area metropolitana di Milano (ma i milanesi ci vogliono???) non credo porterebbe grandi benefici, lavorare per creare un Cremasco coeso e combattivo nel nuovo “Cantone del Po” la ritengo la strada migliore.
Come disse un tale alquanto famoso, “ai posteri l’ardua sentenza…”

domenica 14 febbraio 2016

AUTONOMIE | Maroni: semplificazione e riduzione costi nel nuovo sistema.

Nelle scorse settimane avevo inviato ai giornali una lettera sul tema delle riforme del sistema delle autonomie e delle funzioni che il governo sta portando avanti da alcuni anni.
Peraltro in maniera disorganica e spesso raffazzonata.
Come aveva auspicato nella sua risposta il Direttore de "La Provincia" ne è scaturito un dibattito a volte interessante ed altre meno.

In molti interventi è stato richiamato il ruolo che dovrà avere la Regione Lombardia in questo processo per molti aspetti complesso.
A tal proposito si è espresso con parole chiare il Presidente Maroni, nella conferenza stampa seguita alla firma di un protocollo con l'associazione dei comuni riguardante il referendum sull'autonomia, di cui riporto integralmente il comunicato redatto dall'agenzia di stampa della regione.
Parole chiare che indicano la via corretta da seguire.
"Ho ribadito ai sindaci che voglio lavorare insieme a loro per definire il nuovo sistema delle autonomie in attuazione della riforma costituzionale e, anzi, anticipandola sulla base di due princìpi: semplificazione e riduzione dei costi di gestione dei livelli amministrativi".
PROTOCOLLO CON ANCI - Così il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, dopo la sottoscrizione con il presidente di Anci Lombardia Roberto Scanagatti, del protocollo d'intesa che definisce le modalità di collaborazione sul Referendum consultivo regionale per l'Autonomia.
I PRESENTI - All'incontro, ospitato in Sala Biagi a Palazzo Lombardia, erano presenti anche l'assessore regionale all'Economia, Crescita e Semplificazione Massimo Garavaglia, il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia con delega alle Riforme istituzionali, Enti locali, Sedi territoriali e Programmazione negoziata Daniele Nava, presidenti di provincia e sindaci.
TRE LIVELLI - "Il nuovo sistema delle autonomie della Regione Lombardia - ha spiegato il presidente Maroni - prevede tre livelli: Regione, Enti di area vasta - quelli che io chiamo Cantoni - e Comuni. Abbiamo individuato una forma di governance che semplifica la vita ai cittadini e cancella tutto quello che c'è: i Bim, gli Ato, le Comunità Montane, i parchi".
ENTRO GIUGNO PROPOSTA AL PARLAMENTO - "Avendo come faro questi princìpi di semplificazione e riduzione dei costi - ha continuato Maroni - abbiamo predisposto un documento base che distribuirò ai sindaci. In ogni provincia ci sarà un tavolo di confronto. Ci ritroveremo il 7 maggio per fare il primo punto ed entro giugno chiuderemo con la proposta di riforma delle autonomie della Regione Lombardia da mandare al Parlamento italiano." 

lunedì 25 gennaio 2016

il TERRITORIO tra "annessioni", "chiusure" e "spezzatini".

Egregio Direttore,

Mi permetto di scriverle poche righe per sottoporle alcune riflessioni su di un tema che il suo giornale ha trattato, e continua a trattare, con attenzione; vale a dire le conseguenze pratiche del processo di riforme che ha preso il via con la cosiddetta abolizione delle province.

Un processo riformatore che ogni giorno vede emergere questioni e situazioni che rischiano seriamente di “marginalizzare” il territorio provinciale, o per meglio dire “di area vasta”, in generale ed ancor più il cremasco in particolare.

Si è partiti dalla chiusura del tribunale di Crema, il cui unico risultato ben lontano dall’efficentamento promesso è stata la creazione di numerosi problemi nella gestione dell’accorpante tribunale di Cremona, per passare poi dalla ventilata e poi abortita (almeno per ora???) riorganizzazione di prefetture e comandi dei vigili del fuoco che avrebbero portato le redini del comando a Mantova, al processo di unificazione delle camere di commercio con sede principale ancora a Mantova, per non parlare poi dello “spezzatino” del territorio in riferimento ai nuovi collegi elettorali dell’Italicum che vedranno il cremasco come appendice della provincia di Lodi e il cremonese di quella mantovana.

Ultimo in ordine di tempo, ma non di importanza, l’annuncio arrivato ieri da Mantova per voce del Ministro alla Cultura Franceschini della volontà di riformare le sovrintendenze con la creazione di un ente che accorpi le province di Lodi, Cremona e Mantova ancora una volta con sede nella città virgiliana.


Lungi dal sottoscritto evocare da cremasco lontane rivalità storiche tra città per costruire un nuovo “campanilismo” ma il rischio concreto di una “subalternità” del cremasco, del cremonese e del casalasco verso altri territori appare sempre più concreta ed una domanda, preceduta da una premessa, sorge spontanea.

Premesso che tutte le riorganizzazioni e riforme citate sono state partorite dal Governo Renzi, vale a dire dal Partito Democratico, cosa stanno facendo e come pensano di farsi sentire nei luoghi deputati coloro che rappresentano il territorio, in primo luogo il sottosegretario Pizzetti, il sindaco di Cremona Galimberti e il presidente della provincia (o area vasta) Vezzini, per non parlare dei loro colleghi di partito cremaschi?
Perché il governo mostra una così accentuata preferenza per la città dei Gonzaga? Forse il sindaco Palazzi (sempre del PD) è più bravo a farsi ascoltare nella tutela del suo territorio dei suoi colleghi?


Che un processo di riforma generale delle autonomie e della struttura amministrativa sia necessaria sono il primo a sostenerlo, ma non è certo con le “annessioni” (vedi camera di commercio), “chiusure” (tribunale di Crema) e “spezzatini” (collegi elettorali) tutte calate da Roma che si potrà costruire una nuova architettura che risponda nel migliore dei modi alle esigenze che ogni giorno emergono dalle nostre città.