“Separatisti d’Italia”, questo il titolo di una ricerca dell’istituto DEMOS, diretto da Ilvo Diamanti, e pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” del 10 novembre scorso, la quale, prendendo spunto dalle recenti consultazioni svoltesi in Scozia e Catalogna, esamina il tasso di indipendentismo nelle varie regioni italiane.
“Il vento indipendentista, dunque, soffia forte in Europa. Soprattutto dove esistono divisioni territoriali - economiche e culturali - profonde e radicate. Neppure in Italia la questione dell'indipendenza regionale è nuova”, si legge nell'articolo a commento della ricerca che prosegue, “il 30% del campione nazionale (rappresentativo della popolazione) intervistato da Demos, nelle scorse settimane si dice d'accordo con l'indipendenza della propria regione dall'Italia. Quasi uno su tre, dunque. Distribuito diversamente, anzitutto su base territoriale. Il sentimento indipendentista, com'era prevedibile, è concentrato, anzitutto, nel Nord. In particolare nel Nordest, dove è condiviso da oltre metà della popolazione. Soprattutto in Veneto, dove supera il 53%. Un dato praticamente identico a quello rilevato in un sondaggio dello scorso marzo. Il campione, nelle altre due regioni di quest'area, è, invece, troppo limitato per suggerire stime (ma in Friuli Venezia Giulia l'adesione al referendum andrebbe oltre il 60%). Ma l'indice di indipendentismo risulta superiore alla media anche in Piemonte e in Lombardia (dove scavalca il 35% della popolazione). La "questione settentrionale", dunque, non sembra essersi assorbita, nel corso degli anni. Semmai, si è "regionalizzata" maggiormente. Ma continua a generare distacco dall'identità nazionale.”
Perché, vi chiederete, citare solo a distanza di una decina di giorni questa ricerca che non fa altro che confermare dei numeri che gli ambienti indipendentisti e federalisti conoscono da tempo? Semplice, abbiamo atteso questo tempo nella speranza di leggere e sentire dichiarazioni e commenti che, sotto la spinta di tali dati, rilanciassero la sfida.
Speranza purtroppo vana dato che poco o nulla ha suscitato, salvo in Veneto, lo studio di Diamanti. Particolarmente rumoroso il silenzio della Lega Nord che poco meno di un anno orsono eleggeva il nuovo segretario federale sotto lo slogan “Futuro è Indipendenza”. Silenzio dovuto alla tattica e alla contingenza politica che poco fanno conciliare le ragioni autonomiste del Nord con la nascita di un partito personale al Sud, oppure una strategia di lungo termine nella quale il superamento della Lega Nord, e delle sue istanze sulla questione settentrionale, diviene inevitabile?
Su “il Giornale” del 19 novembre Paolo Bracalini scrive, in merito al nuovo soggetto politico che sarà lanciato da Salvini per il centro sud: “per sfondare anche nel resto d'Italia e imporsi come leader nazionale di centrodestra, Matteo Salvini supera la Lega Nord (che resta, e con lui segretario federale, mentre però via Bellerio viene smantellata, i dipendenti messi in cassa integrazione, e il giornale la Padania chiude) per un progetto diverso, che si richiama al Front National francese”. Solo gossip? Forse, anche se i problemi di cassa integrazione per i dipendenti di Via Bellerio e la chiusura de “la Padania” sono fatti reali.
I numeri dicono che un soggetto che sappia coagulare e indirizzare la voglia di autonomia, specie al Nord, è quanto mai necessario stante il palese persistere della questione settentrionale. Sarà ancora la Lega Nord questo soggetto? Se lo chiedono in molti, soprattutto tra coloro che lo scorso anno scelsero il segretario per il quale il “Futuro è Indipendenza”.
Per leggere il commento completo del Prof. Diamanti sui risultati della ricerca, oltre che i dati, rimandiamo al sito
www.demos.it