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lunedì 30 marzo 2020

POLITICA | Il virus “Italia” colpisce ancora


Articolo per "La Voce del Nord"
«chiarisco che useremo anche un ALGORITMO per utilizzare i 400 milioni aggiuntivi dove c’è più bisogno e dunque erogando una somma maggiore a quelle amministrazioni dove c‘è un numero più alto di cittadini in difficoltà».
Così ebbe a parlare Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’ANCI, a proposito di criteri di ripartizione dello stanziamento annunciato dal governo nella giornata di sabato scorso.
Al che una persona di buon senso potrebbe pensare che tra i criteri individuati ve ne possa essere almeno uno che tenga conto dell’impatto dell’emergenza “coronavirus” sui territori, in termini di contagiati e vittime. Nulla di tutto ciò, tranne che per i 10 comuni del lodigiano oggetto della prima “zona rossa”.
Quali siano tali “criteri” è scritto nel documenti di Palazzo Chigi che riporta anche i risultati della ripartizione; in breve 320 milioni sono divisi sulla base della popolazione residente in ciascun comune ed i rimanenti 80 milioni sulla base di “indicatori” quali il reddito dichiarato.
Tradotto, chi più lavora e paga tasse meno riceve, mentre chi lavora in nero ed evade il fisco si vede arrivare cifre maggiori.
Alcuni esempi di facili di comprendere, non per tutti purtroppo, possono essere fatti comparando un paio di comuni lombardi spesso citati nelle cronache di queste settimane con loro “omologhi” in termini di popolazione residente ma situati in altre regioni.
Eccoli:
Alzano Lombardo 72.000 dei 320 milioni e ZERO degli 80 milioni contro i 120.000 (72.000 + 48.000) di Montesarchio (BN).
Crema 183.000 (di cui ZERO degli 80 milioni) contro i 330.000 (185.000 + 145.000) di Somma Vesuviana (NA).
Nulla di nuovo rispetto alla secolare tradizione italica, nonché nulla di strano nel momento in cui ministri della repubblica dichiarano di volersi prendere cura di chi lavora in nero, come i posteggiatori abusivi di Napoli, tanto per fare un esempio.
Ennesima “prova” di come il virus “italia” sia sempre altamente nocivo per i territori della valle del Po, da debellare quanto prima.

sabato 28 marzo 2020

ECONOMIA | Dacci oggi il nostro “reddito di cittadinanza”, che tutto si risolve…


Articolo per "La Voce del Nord"
Non è passata nemmeno una settimana dall’ultima “sparata” del Ministro delle Due Sicilie, al secolo Peppe Provenzano (quella sul regalare soldi a chi lavora in nero tipo la mafia n.d.r.), che appare stamane una nuova “ricetta” per bloccare la rivolta sociale che starebbe emergendo nel mezzogiorno, vale a dire persone che pretendono di fare la spesa nei supermercati “aggratis”.
Dalle pagine de “la Repubblica” l’ineffabile afferma che per evitare tale pericolo bisogna estendere il reddito di cittadinanza, sul quale proclama:
«Volevamo migliorarlo già prima del coronavirus, adesso diventa indispensabile. Rivedendo i vincoli patrimoniali, chi ha una casa familiare o dei risparmi in banca che non vuole intaccare oggi non può accedervi. Rafforzando il sostegno alle famiglie numerose. Rendendolo compatibile con il lavoro, per integrare il reddito se necessario. All’economia di sopravvivenza che non è solo al Sud, ma coinvolge anche autonomi, partite Iva proletarizzate, piccoli professionisti, occorre offrire una garanzia nella legalità».
E le ricorse chiede intervistatore, una patrimoniale?
«Ripeto, la parola d’ordine è: progressività. Quando sono nato io, nel 1982, l’aliquota più bassa era al 18 per cento e la più alta al 65. Oggi quella forbice si è ridotta e ha messo in ginocchio il ceto medio. Le formule per realizzare un fisco davvero progressivo possono essere inedite, ma l’obiettivo dev’essere chiaro: salvare il ceto medio. Sennò la polveriera esplode».
Un commento? Semplice, come da troppo tempo accade in quell’espressione geografica che volle follemente farsi stato l’unica ricetta che pervade le menti di una presunta classe dirigente è sempre quella. Elargire ricchezza prodotta da altri senza un progetto e una prospettiva di sviluppo, ma solo per “placare” pretese e fancazzismo.
Caro Peppe, è grazie a proposte come queste che i paesi del nord Europa alzano il dito per dire “scusate italiani ma ci fidiamo poco a darvi crediti e risorse illimitate se poi li usate per regalarli a chi pretende di fare la spesa senza pagare.”

lunedì 7 ottobre 2019

ECONOMIA | l'evasione fiscale al sud è il doppio rispetto al nord


Articolo per "La Voce del Nord"

“Recupereremo sette miliardi dalla lotta all’evasione fiscale!”. Il grido di battaglia è arrivato pochi giorni orsono direttamente dalla bocca del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all'interno del discorso col quale pomposamente annunciava di aver scongiurato l’applicazione delle clausole di salvaguardia, consistenti nell'aumento delle aliquote IVA, andando a reperire i fondi, oltre che al consueto aumento del debito pubblico per 14 miliardi, giustappunto sfoderando uno dei massimi dogmi tanto cari ai suoi nuovi alleati del Partito Democratico.

Memore delle esperienze passate in tema di annunci sulla lotta all'evasione fiscale e contributiva, che mai hanno portati agli incassi attesi dai governi (riprova lo è il fatto che a seguire sono apparse, in forme diverse e sotto differenti governo di ogni colore, numerose misure atte a proporre sanatorie e condoni miranti a coprire i mancati incassi previsti), potrei finire subito questo articolo bollando come ennesima manovra di propaganda il solenne annuncio.

E invece no, per una volta credo veramente nei propositi del governo e voglio dargli fiducia a patto che per una volta voglia seriamente andare a colpire i contribuenti disonesti laddove questi si concentrano maggiormente. Sarà una cosa difficile individuare tali regioni lungo l’italico stivale? Affatto! A mettere nero su bianco tali luoghi ci ha pensato lo stesso governo “giallorosso” in un corposo documento, allegato alla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del 30 settembre scorso.

Mi riferisco alla “Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva – anno 2019”, un documento di ben 268 pagine all'interno delle quali emerge con chiarezza come il peso dell’evasione presenti un constante aumento percentuale nel suo percorso dalle Alpi a Lampedusa.

Nella relazione il fenomeno dell’evasione è definita “economia non osservata”, composta da sotto-dichiarazioni dei redditi, attività generate dal lavoro irregolare, le componenti del sommerso economico (mance, fitti in nero e integrazione domanda-offerta) e l’economia illegale.

Ecco cosa scrive il governo: “L’incidenza dell’Economia Non Osservata è molto alta nel Mezzogiorno (19,0% del valore aggiunto), vicina alla media nazionale nel Centro (14,2%) e inferiore nel Nord-est (11,9%) e nel Nord-ovest (11,4%). La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo, con il 20,9% del valore aggiunto complessivo, mentre l’incidenza più bassa si registra nella Provincia di Bolzano (10,4%). La Puglia e l’Umbria presentano la quota più alta di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato (8,4%), seguite da Molise e Marche (entrambe 8,2%), mentre il sommerso dovuto all’impiego di input di lavoro irregolare prevale in Calabria (9,4% del valore aggiunto) e Campania (8,6%).”

E ancora: “La quota maggiore dell’Economia Non Osservata a livello territoriale è prodotta nel Mezzogiorno (30,9%) in cui prevalgono le componenti dovute all’impiego di lavoro irregolare (34,5%) e al restante sommerso economico (31,4%).”

Per farla breve l’evasione nel Mezzogiorno è il doppio rispetto a Lombardia e Veneto, proprio le due regioni accusate, da politici, amministratori e compagnia cantante meridionale, di volere una fantomatica “secessione dei ricchi” per le loro richieste di maggiore autonomia…

Come andrà a finire è difficile da prevedere, ma attendo fiducioso (fino ad un certo punto) la stesura di un programma governativo serio e dettagliato per andare a stanare l’evasione, di matrice per larga parte borbonica, che attanaglia questo paese. Nel frattempo sarà meglio per lombardi e veneti mettersi veramente in moto per ottenere quella maggiore autonomia di funzioni e risorse che i difensori delle terre di evasione contrastano piangendo miseria e frodando il fisco.


Ecco il link per scaricare tutta la relazione: http://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni

martedì 24 settembre 2019

INDIPENDENZA | Nuovi arresti in Catalogna, l’accusa è di “aver pianificato il terrore”


Articolo per "La Voce del Nord"

C’era furia in Catalogna ieri dopo che 500 funzionari della Guardia Civil, che agivano su ordine del tribunale nazionale di Madrid, hanno effettuato una serie di raid mattutini nelle città vicino a Barcellona e arrestato nove attivisti indipendentisti.

Gli arrestati sono stati accusati di aver pianificato atti “terroristici” da mettere in atto nelle prossime settimane, in quanto membri di “un gruppo terrorista secessionista catalano”.

I magistrati ritengono che i detenuti abbiano legami con i Comitati per la difesa della Repubblica (CDR), una rete di assemblee istituite nel 2017 per difendere i tentativi di scissione dalla Spagna promuovendo proteste pacifiche.

La delegata del governo spagnolo in Catalogna, Teresa Cunillera, ha dichiarato: “È un’operazione giudiziaria. La polizia civile della Guardia sta seguendo gli ordini dei giudici per prevenire i crimini”.


Tuttavia, c’è indignazione tra i politici a favore dell’indipendenza e si sostiene che i raid siano stati programmati per spostare l’attenzione dai verdetti nel processo che vede imputati diversi politici catalani davanti alla Corte Suprema di Madrid.

Il presidente catalano Quim Torra ha reagito su Twitter, scrivendo: “La repressione continua ad essere l’unica risposta dalla Spagna. Stanno cercando di ricostruire una narrativa violenta nel periodo precedente al verdetto [del processo dei leader incarcerati]. Non ci riusciranno. Il movimento per l’indipendenza è e sarà sempre pacifico.”

I dirigenti dei CDR hanno dichiarato: “Non importa quante incursioni indiscriminate e detenzioni arbitrarie ci saranno, non fermeranno un popolo determinato e combattivo”.

Partiti a favore dell’indipendenza con parlamentari nel congresso di Madrid, la sinistra repubblicana di Catalogna (ERC) e Junts x Catalonia (JxCat) hanno chiesto al ministero degli affari interni spagnolo di riferire davanti alla camera bassa.

La portavoce di JxCat, Laura Borràs, ha dichiarato: “Questa è un’operazione opaca e criminale contro il movimento per l’indipendenza. Prima arrestano e poi indagano? Vogliamo una spiegazione.”
Una cosa è certa, la repressione centralista spagnola non di ferma, con buona pace dei principi di democrazia e libertà che sarebbero le radici della vecchia Europa, il tutto nell'assordante silenzio di tanti, di troppi.

lunedì 22 luglio 2019

POLITICA | “CHIAGNERE” (miseria) e “FOTTERE” (risorse), come sempre al NORD…


Articolo per "La Voce del Nord"

In queste giornate di fermento sul tema dell’autonomia, chiesta a gran voce da Lombardia e Veneto, il terreno di scontro principale rimane sempre lo stesso, le risorse a disposizione delle regioni che compongono lo stivale, molte delle quali incapaci di spenderle in maniera adeguata.
Nel merito uno degli scogli principali che emerge nel dibattito tra il governo e le regioni padane riguarda i risparmi generati da una maggiore efficienza amministrava nella gestione delle competenze trasferite che il governo vorrebbe tenersi in cassa a Roma, se non redistribuire alle regioni meridionali, i cui esponenti di ogni grado e impenitenza non passano giorno senza piangere miseria, puntando perennemente il dito contro i cattivoni del nord che hanno l’ardore di chiedere di poter gestire una quota maggiore delle tasse che pagano grazie al proprio lavoro.
Tasse che nell’ex Regno delle Due Sicilie si guardano bene dal pagare, come emerge da uno studio dell’Università della Tuscia (non il primo peraltro n.d.r.) riportato brevemente sul sito del Corriere della Sera di sabato 20 luglio, la cui lettura consiglio a tutti per comprendere per l’ennesima volta, se mai ve ne fosse bisogno, come il detto napoletano “chiagni e fotti” sia l’unico vero e proprio “programma politico” che anima tutti coloro che, da certe latitudini, si scagliano contro la voglia di autonomia di lombardi e veneti.
Ecco l’articolo, buona e incazzata lettura…
L’economia sommersa non dichiarata dalle persone fisiche ammonta in Italia a circa 119 miliardi di euro. E nelle regioni del Sud il fenomeno è più accentuato, specie in Campania, Calabria e Sicilia. È quanto emerge da uno studio del Dipartimento Economia impresa e società dell’università della Tuscia che ha esaminato i dati delle ultime dichiarazioni dei redditi, relative al 2017, confrontandoli con i consumi delle famiglie nello stesso anno. Esiste, rileva l’indagine, un divario del 17,5% tra il reddito disponibile degli italiani ed i loro consumi. In pratica il valore del sommerso Irpef è 5 volte superiore ai 23 miliardi che servono per evitare gli aumenti Iva.
In sostanza, spiega lo studio, pur ipotizzando che non sia stato risparmiato nulla da nessuno in Italia nel 2017, si sono spesi 118,8 miliardi in più di quanto è stato dichiarato (e che al massimo poteva essere speso). La ricerca non considera l’intera casistica delle società di capitali (che non distribuiscono utili ai soci persone fisiche) né l’Iva, quindi il divario individuato attiene solo il mondo delle persone fisiche. Guardando alle singole Regioni, al primo posto la percentuale di divario più alta si registra in Campania (29,02%), segue la Calabria (26,77%) e la Sicilia (26,51%); la percentuale più bassa è invece rilevata nelle Marche (1,17%). Considerando il biennio 2016/2017, il sommerso vale circa 217 miliardi, ed è sempre la Campania al primo posto con la percentuale più alta (24,97%), seguita da Lazio (22,59%) e Molise (22,56%); la percentuale più bassa è invece nelle Marche in cui è negativa (-0,22%): la spesa media complessiva è cioè inferiore al reddito disponibile.

giovedì 6 giugno 2019

CULTURA CREMA | verso l'ennesimo "mestér cremàsch" ?


In questi giorni gli utenti di Facebook e Instagram, come il sottoscritto, hanno notato una serie di post dedicati al rilancio del sito www.culturacrema.it, che cito testuale essere il "PORTALE DELLE INIZIATIVE CULTURALI E TURISTICHE organizzate, promosse e/o patrocinate dal Comune di Crema".

Rilancio basato sull'apertura di una pagina su Facebook ed un profilo su Instagram tramite i quali veicolare il messaggio che "Crema rilancia la propria immagine per raccontarsi nei valori e nell'attrattiva!"


Progetto "social" ambizioso che mi auguro possa portare risultati concreti per la città. Risultati che passano però dalla capacità di arricchire e completare con contenuti e iniziative il messaggio originale.
Questo perché se la singola fotografia su Instagram può essere utile per attrarre attenzione, questo interesse deve essere coltivato e finalizzato nel momento in cui l'utente accede al suddetto "portale" mettendo a sua disposizione servizi e informazioni sempre aggiornati.

Ed è in questo passaggio che nascono i problemi, alcuni dei quali avevo già evidenziato in un post del 21 gennaio 2017. Se da un lato il sito presenta un calendario ricco degli eventi in programma, i problemi nascono scorrendo la pagina ed arrivando alla sezione con i link ad altri siti che vengono presentati come "SITI PARTNER SCOPRI LE LORO INIZIATIVE CON UN CLIK".

Allora...

Teatro San Domenico - irraggiungibile nel momento in cui scrivo (magari ha solo cambiato indirizzo e gli amministratori devono solo aggiornare il link).

Extraordinary Crema - creato come www.turismocrema.it in occasione dell'Expo di Milano, rimasto aggiornato al 2015!?!? sul quale è possibile prenotare la navetta per un evento chiuso da quattro anni.

Made in Crema - ultimo post a dicembre 2018 e penultimo a dicembre 2016...

Crema 2016 - sito dedicato a Crema Città Europea dello Sport e fermo al 31 dicembre 2016...

Come ho scritto in premessa, nonostante queste "perle", l'augurio che il progetto possa portare risultati rimane, così come il timore che tutto finisca nel solito "mestér cremàsch".

venerdì 29 giugno 2018

EUROPA | le conclusioni (giuste, sbagliate, vere o false...) del Consiglio Europeo sul tema migranti/profughi/clandestini


Nemmeno il tempo di approfondire il testo, di cui al link nel post, con le conclusioni del Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo di ieri (terminato peraltro stamane all'alba) che già è un intasare faccialibro con tonanti e spellicanti dichiarazioni, analisi e sentenze sul suo contenuto e gli effetti concreti che potrà avere.

Francamente il solito teatrino dove ognuno parteggia per partito preso sminuendo oppure esaltando il documento.


Volendo essere oggettivi se il testo, come ogni documento politico, produrrà gli effetti che si propone lo si saprà nei prossimi mesi quando le misure e gli intenti prenderanno forma di leggi, delibere, direttive, ecc... in altre parole si tramuteranno in atti concreti.

Una cosa mi pare incontrovertibile però, sperare di recuperare in una sola seduta quanto non fatto, o fatto male (basti ricordare l'accordo secondo il quale Renzi ottenuto qualche punto percentuale flessibilità sul deficit col quale finanziare gli ormai celeberrimi 80 euro in cambio dell'accordo per cui ogni profugo/migrante/clandestino doveva essere fatto sbarcare in italia n.d.r.), negli ultimi sette anni dai vari Letta, Bonino, Renzi, Alfano e Gentiloni, era e resta un atto di presunzione da un lato e pregiudizio dall'altro. 
🧐🤨😏

A seguente link il testo approvato:

venerdì 22 giugno 2018

SCORTE | ecco chi le assegna e le revoca.


Nel mezzo di inutili e superficiali sproloqui su un tema delicato prendersi due minuti per leggere e approfondire il tema sarebbe stato utile e molti, vediamo di rimediare.
L’assegnazione e la revoca delle scorte è materia regolata per legge (approvata all'epoca anche col voto della Lega n.d.r.), che ne attribuisce la gestione a professionisti ed esperti quali non siete certo tutti voi carissimi ANALFABETI da TASTIERA...

“Dopo l’uccisione da parte delle Nuove Brigate Rosse del giuslavorista Marco Biagi nel marzo del 2002, per il quale era stata decisa la rimozione della scorta alla fine del 2001, il governo Berlusconi II stabilì con un decreto legge l’istituzione dell’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale (UCIS). Il nuovo organismo, formalizzato poi nella successiva legge n. 133 del luglio 2002, ha il compito di gestire e coordinare l’assegnazione della scorta da parte del ministro dell’Interno “per la protezione delle personalità istituzionali nazionali ed estere, nonché delle persone soggette, per funzioni o per altri comprovati motivi, agli specifici pericoli o minacce individuati dalla norma”; successivi decreti hanno chiarito meglio compiti e organizzazione dell’UCIS.

L’UCIS è suddiviso in quattro uffici diretti da dirigenti della Polizia di Stato o generali dei Carabinieri, che fanno capo a un dirigente generale.

• Ufficio analisi: raccoglie e valuta le informazioni sulle situazioni personali a rischio, che a loro volta sono state messe insieme dalle varie forze di polizia e di intelligence. Sulla base delle informazioni raccolte a livello locale, i Prefetti inviano all’UCIS le loro proposte per assegnare la scorta a qualcuno, oppure per revocarla o modificarla.

• Ufficio servizi di protezione e vigilanza: si occupa di pianificare la protezione della persona interessata e delle risorse che devono essere assegnate per farlo.

• Ufficio formazione e aggiornamento del personale: forma e aggiorna il personale delle forze di polizia che si occupa di protezione e di vigilanza, con iniziative che sono spesso coordinate con quelle di altri paesi dal punto di vista dell’addestramento.

• Ufficio per l’efficienza dei mezzi e degli strumenti speciali: è dedicato alla verifica dei mezzi usati dalle forze di polizia per la loro attività di scorta; ha anche il compito di fare ricerca su nuovi sistemi e tecnologie per i programmi di tutela delle persone a rischio.

Semplificando, sulla base delle normali attività di indagine e su particolari segnalazioni da parte delle forze di polizia, un prefetto può segnalare all’UCIS che Tizio ha bisogno della scorta. Nella segnalazione spiega in base a quali analisi e indagini si è arrivati alla conclusione che quella persona possa essere a rischio. L’UCIS esamina la richiesta e sulla base di altri accertamenti dispone che sia assegnata una scorta, stabilendo inoltre con quale modalità (numero di agenti, mezzi a disposizione e via discorrendo). Quindi non è la persona ritenuta a rischio a dotarsi di una scorta, l’assegnazione compete all’UCIS.”

venerdì 9 marzo 2018

Politica (con la P maiuscola) e politica (politicante)...


La Politica (con la P maiuscola) è fatta di battaglie sui valori e gli ideali per i quali si ricerca il consenso degli elettori.

Consensi che talvolta non bastano per raggiungere il traguardo, ma che non vengono "usati" per arrivarci tramite vie traverse.

Vie traverse usate invece da quella politica (con la p minuscola) che cerca in ogni modo di arrivare ad un risultato anche operando "sottotraccia".
Modi di fare che al cittadino-elettore fanno ribrezzo, cui non credo proprio i candidati citati nel titolo vorranno fare ricorso.


Se proprio si vuole parlare di "premiare" con una promozione alla carica di assessore chi si è cimentato nelle elezioni di domenica scorsa perché non farlo con chi è stato confermato a Palazzo Pirelli?

In un quadro dove la maggior parte dei consiglieri eletti sono alla prima esperienza, e molti degli assessori della giunta uscente sono stati eletti parlamento, la vera scelta importante e forte per il "territorio" è una sola, la "promozione" del rieletto consigliere regionale Federico Lena a sedere nella nuova giunta del Presidente Fontana.

tutto il resto è "politica politicante"...

giovedì 8 marzo 2018

EVVIVA L'ITAGLIA UNA E INDIVISIBBILE ! ! !️


Potrebbe sembrare una notizia marginale, con protagonisti alcuni di quegli “analfabeti funzionali” che imperterriti vagano nel web, ma non credo proprio.
I protagonisti non sono altro che la punta di un iceberg chiamato “parassitismo” che da tempo immemore imperversa nelle terre a mezzogiorno, salvo rare eccezioni.
Una questione che il NORD conosce molto bene da troppo tempo, più o meno dalla cazzata commessa da Garibaldi...

Reddito di cittadinanza, richieste ai Caf.
Accade in alcuni Comuni della Puglia e pure al centro per il lavoro di Bari.

(ANSA) - BARI, 8 MAR - "Ha vinto il M5S, ora dateci i moduli per Reddito di Cittadinanza": accade in alcuni Comuni della Puglia, anche a Bari, dove numerose persone fra ieri e oggi si sono presentate ai Caf locali e, nel capoluogo, anche a 'Porta Futuro', il centro servizi per l'occupazione. Gli episodi, già resi noti dal sindaco di Giovinazzo (Bari), Tommaso Depalma, che ha parlato di file davanti ai Caf della città, si stanno verificando anche in queste ore.

A 'Porta futuro' a Bari, racconta il responsabile, Franco Lacarra, "sono una cinquantina le persone che tra ieri e oggi hanno chiesto i moduli per ottenere il reddito di cittadinanza, si tratta soprattutto di giovani"."A noi sindaci - afferma Depalma - piacerebbe poter comunicare ai cittadini che il problema della disoccupazione è risolto e che per tutti quelli che non hanno lavoro c'è un Reddito di Cittadinanza, ma credo che i cittadini siano stati ammaliati da spot elettorali".

sabato 2 settembre 2017

#CremaMigliora? Speriamo, nel frattempo #CremaPaga!


Il primo è stato l'hashtag ufficiale della campagna elettorale che ha portato alla riconferma dell'amministrazione Bonaldi alla guida della città, slogan alquanto opinabile, il secondo la realtà che si troveranno a vivere i cittadini nei prossimi mesi.

"Se hanno votato PD allora vogliono questo!" È uno dei commenti che mi aspetto di leggere a questa foto.
Nulla di più superficiale e riduttivo.
Una campagna elettorale non si riduce a uno o due slogan, ma ad un complesso di fattori e situazioni tra loro interconnessi.

Qualcuno pensa veramente che tutti coloro che hanno votato a sinistra siano contenti di dover pagare per sostare dove oggi è gratis? Certo che no...
Se la Bonaldi ha vinto è stato anche perché agli occhi degli elettori non si è palesata una reale alternativa capace di coagulare il consenso necessario ad un cambio di maggioranza, come avvenuto in tutta la Lombardia e non solo.

Responsabilità? Tante...
Ed il voler artificiosamente attribuirle solamente ad una o due persone (i nomi penso li conosciate...) è il modo migliore per perdere ancora tra 5 anni.

sabato 13 maggio 2017

#Crema2017 | addio al tortello ? ! ? ! ?


Non c'è niente da fare, quando si parla di "bandi" QuellidelPD che sgovernano da 5 anni la Città del Tortello, per il tramite della Giunta Bonaldi, danno il meglio (ovvero il peggio?!?!) di loro...

"Una grande manifestazione per promuovere il tortello cremasco ed il turismo in città" dichiaravano quando si sono inventati di soppiantare la storica Tortellata Cremasca...

Ecco il risultato, se non ci fosse la tenacia del gruppo Olimpia, nel portare avanti la propria tradizionale manifestazione, quest'estate il tortello finirebbe abbandonato come fanno certi idioti con gli animali in autostrada.
 

Congratulazioni! Con voi #CremaMigliora? Col c...o! #CremaPeggiora...

domenica 19 febbraio 2017

Crema2017 | "un gesto di normalità che diviene eccezionalità" solo in questo paese però...


Il gesto (apprezzabile e meritevole di rispetto) sono le dimissioni dal Cda di SCRP di Rossella Spada l'indomani della scesa in campo del marito Enrico Zucchi per le comunali di Crema della prossima primavera.
 

Un fatto che in ogni moderna ed evoluta democrazia non farebbe notizia, ma in quell'espressione geografica chiamata Italia diviene tema tale da ricevere un interesse particolare, specie nel momento in cui, come scrive La Provincia di oggi, nell'altro campo si "scopre" (invero come l'acqua calda) un certo "collateralismo" tra esponenti di società pubbliche, associazioni di rappresentanza economica, sindacati e la sinistra.

Nulla di nuovo sotto il sole, chiunque ha masticato un po' di politica e amministrazione pubblica di questi rapporti ne ha visti a decine.
Esecrabili? Inopportuni? Francamente non mi sento di giudicare, salvo quando si usano società pubbliche per organizzare eventi politici chiaramente di parte, e in questa città ne ho visti troppi...


Questo, quantomeno per le associazioni e i sindacati spetta ai loro associati e tesserati, mentre per le società pubbliche a parlare dovrebbero essere i soci (i sindaci nel caso di SCRP). Quanto ai cittadini, se proprio vogliono farlo, la cabina elettorale è il luogo ideale...

mercoledì 30 novembre 2016

#IoVotoNO | le grandi bugie di Renzi sul referendum


1 - NON È VERO CHE CON IL SÌ AL REFERENDUM «QUALCOSA COMINCERÀ A MUOVERSI» 

Sarà, al contrario, la paralisi definitiva. La Costituzione diverrà praticamente intoccabile. Ogni modifica richiederà infatti il voto di una Camera e di un Senato eletti con leggi diverse, in tempi diversi, da soggetti diversi. Verosimilmente quindi composti da maggioranze diverse. Il tutto di fatto a supporto di chi sarà al Governo, che avrà in mano presidenza della Repubblica, Corte costituzionale e tutti gli organi di garanzia... 

2 - NON È VERO CHE CON LA RIFORMA RISPARMIEREMO 500 MILIONI 

Quello è il costo dell’attuale Senato che, contrariamente a quanto racconta Renzi, non sarà soppresso. La Ragioneria dello Stato ha calcolato minori spese per soli 50 milioni. Presto riassorbiti con gli interessi dalle nuove incombenze. A fronte di risparmi decisamente modesti, si renderà infatti necessario assumere ulteriore personale per svolgere i nuovi compiti di studio, controllo, verifica e proposta attribuiti al Senato. Inoltre, con la nuova legge elettorale lo Stato spenderà centinaia di milioni in più. Sono quindi una bufala le risorse che dovrebbero liberarsi per il reddito di cittadinanza o per aumentare le pensioni minime. 

3 - NON È VERO CHE IL BICAMERALISMO PARITARIO ESISTE SOLO IN ITALIA 

Il bicameralismo paritario che la riforma ha nel mirino (e che noi intendiamo aggiornare salvaguardando la rappresentanza dei cittadini, altrimenti tanto vale sopprimere una Camera), esiste nelle due più grandi democrazie del mondo: Usa e Svizzera. Il monocameralismo è caratteristica comune di Paesi autoritari come Cina, Arabia Saudita, Turchia, Indonesia, Corea del Nord... 

4 - NON È VERO CHE LA RIFORMA RISPECCHIA LA VOLONTÀ DEGLI ELETTORI 

È stata votata da un Parlamento giudicato illegittimamente eletto dalla Corte Costituzionale: doveva curare solo l’ordinaria amministrazione. È passata grazie al voto decisivo di 150 parlamentari eletti nelle file dell’opposizione, impegnati soprattutto a salvare la legislatura per conservare lo stipendio fino al 2018. 

5 - NON È VERO CHE CON LA RIFORMA LE LEGGI SARANNO APPROVATE PIÙ VELOCEMENTE 

Oggi le leggi finanziarie che introducono i principali interventi economici, vengono approvate mediamente in 50 giorni. Su imprese e giustizia il tempo medio di approvazione è di 46 giorni. Il decreto Svuotacarceri ha visto la luce in soli 38 giorni. Con la riforma, il solo passaggio al Senato (che potrà essere richiesto sistematicamente da 1/3 dei senatori) impegnerà fino a 40 giorni. Sarà preceduto da un tempo indeterminato alla Camera e seguito da una seconda lettura per discutere le modifiche proposte dal Senato. 

6 - NON È VERO CHE LA RIFORMA SEMPLIFICHERÀ LE PROCEDURE LEGISLATIVE 

L’attuale articolo 70 della Costituzione sulla funzione legislativa, è composto da sole 9 parole; il nuovo articolo 70 ne avrà ben 451. Oggi sono utilizzabili 4 percorsi legislativi; con la riforma ne avremo almeno 8. E secondo alcuni costituzionalisti le procedure potrebbero arrivare addirittura a 9, se non 10 o più. A dimostrazione di come la confusa e frammentaria formulazione delle norme impedisca di individuare con precisione tutte le possibili varianti. La riforma contiene fra l’altro svariati rinvii ad altre leggi su aspetti sostanziali delle nuove norme, che risultano quindi incomplete nel loro contenuto (vedi l’articolo 57 sulla composizione del Senato). 

7 - NON È VERO CHE INUOVI SENATORI SARANNO SCELTI DAI CITTADINI 

Saranno nominati dai consiglieri regionali e il 5% dal presidente della Repubblica, per giunta con pesanti scompensi di rappresentanza fra una Regione e l’altra. Inoltre, grazie alla «clausola di supremazia», il Governo potrà chiedere al Parlamento di modificare o abrogare qualsiasi legge regionale politicamente sgradita. 

8 - NON È VERO CHE I SENATORI NON PERCEPIRANNO PIÙ ALCUNA RETRIBUZIONE 

Avranno una diaria, il rimborso delle spese di viaggio, vitto, alloggio e di segreteria. Trattandosi di figure già impegnate come sindaco o consigliere regionale, c’è da chiedersi come potranno conciliare gli impegni in Senato e quelli sul territorio. 

9 - NON È VERO CHE LA RIFORMA SEMPLIFICHERÀ I RAPPORTI CON LE REGIONI 

Il contenzioso sviluppatosi fra Stato e Regioni all’indomani della riforma del 2001, in questi 15 anni è stato in gran parte superato dalla giurisprudenza della Corte costituzionale. La riforma riaprirà lo scontro, generando altro caos. L’utilizzo di espressioni generiche come «lo Stato ha legislazione esclusiva circa le disposizioni generali e comuni» su governo del territorio, scuola, università, politiche sociali, tutela della salute ecc., creerà nuovi conflitti e paralisi decisionale. 

10 - NON È VERO CHE LA RIFORMA ATTRIBUISCE AL SENATO FUNZIONI SPECIFICHE E BEN DELIMITATE 

L’articolo 55 comma 4 si limita a disporre che «il Senato della Repubblica... esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica», senza fornire alcuna indicazione in merito all’attuazione del principio. Quale può essere l’effettivo contenuto delle prescritte «funzioni di raccordo»? Quali saranno le modalità per esercitarle? L’attuale sistema delle Conferenze Stato-Regioni deve ritenersi superato? Approssimazione e superficialità possono avere pericolose conseguenze. Soprattutto nell’ambito dei rapporti interistituzionali dove, quando i confini delle attribuzioni e dei compiti risultano incerti, si sviluppano facilmente prassi inattese e tutt’altro che efficienti. 

11 - NON È VERO CHE LA RIFORMA SCONGIURA POSSIBILI CONFLITTI ISTITUZIONALI FRA CAMERA E SENATO 

Per risolvere problemi relativi ad esempio alla scelta del procedimento legislativo bicamerale o monocamerale, l’articolo 70 comma 6 si affida a decisioni prese d’intesa fra i presidenti delle Camere «secondo le norme dei rispettivi regolamenti». Ma cosa succede se i presidenti non troveranno l’intesa? Cosa potranno stabilire al riguardo i regolamenti? E quale sarà l’organo deputato a dirimere in via definitiva il conflitto di competenza fra Camera e Senato? 

12 - NON È VERO CHE LA RIFORMA RIDURRÀ GLI SPRECHI 

Il centralismo ha sempre ottenuto l’effetto opposto. Fra 1999 e 2015 la diminuzione di personale è stata consistente in Regioni, Province e Comuni. Non altrettanto nell’Amministrazione centrale. Una ricerca di Unimpresa segnala che negli ultimi due anni il debito di Regioni e Comuni è calato di 15 miliardi. Quello dello Stato è cresciuto di 100 miliardi... 

13 - NON È VERO CHE LA RIFORMA RAFFORZERÀ LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI 

Le firme per presentare disegni di legge di iniziativa popolare, salgono da 50.000 a 150.000. E i parlamentari potranno ancora cambiare partito senza mollare la poltrona. Circa i referendum propositivi e di indirizzo (affinché gli italiani non debbano in particolare continuare a inchinarsi alle scelte dell’Unione Europea senza mai potersi esprimere), la riforma rinvia tutto a una futura legge costituzionale. Un’autentica presa in giro! Per non parlare delle clausole che subordinano l’Italia all’Ue.

giovedì 24 novembre 2016

VINCENZO DE LUCA | 'o parassita della clientela


Alla "commedia napoletana", in ogni sua accezione, positiva o negariva che sia, si deve l'aver proposto nei decenni, accanto a formidabili attori e commediografi, anche personaggi la cui limpidezza è paragonabile alla peggio fogna di Calcutta.

Uno di questi, ribalzato alle cronache in questi giorni per l'augurio di morte a Rosy Bindi, è tal De Luca Vincenzo da Salerno.
Già sindaco di quella città e oggi Presidente della Regione Campania. Un personaggio che avrebbe certamente ispirato Antonio De Curtis per qualche film oppure Eduardo De Filippo per una sua commedia.
Autorevole rappresentante del Partito Democratico.

Un vero, nonché verace, politicante espressione della migliore "elite" del mezzogiorno italico abituata a sguazzare tra clientele, favori in cambio di voti, sprechi, ecc, ecc...
Esemplificativo in tal senso quanto riportato da un articolo del Corriere della Sera da cui ho estratto le parti più succose che riporto di seguito.

La definizione migliore per certi soggetti l'aveva fantasticamente coniata il compiato Gianfranco Miglio che li apostrofava con un semplice, ma efficace, "PARASSITA".
Parassita nei confronti di chi lo potete facilmente immaginare...
«Qui non ci sono giornalisti e possiamo finalmente parlare tra di noi...». Comincia così Vincenzo De Luca.
È martedì 15 ed in un albergo a due passi dalla stazione centrale di Napoli, il governatore arringa più di duecento amministratori. Obiettivo: fare vincere il Sì al referendum. Come? E questo è il punto. In venticinque minuti inneggia tra il divertito e il compiaciuto al clientelismo, parla di fondi pubblici ricevuti e da distribuire, invita i sindaci in sala a preoccuparsi nei prossimi giorni solo ed esclusivamente del referendum, mette a disposizione uomini del suo staff istituzionale. E come se non bastasse, chiede una rendicontazione scrupolosa di quel che si farà, ammette di averla sparata grossa, cioè di «aver fatto demagogia», quando alla presenza di Matteo Renzi ha chiesto duecentomila nuove assunzioni negli uffici pubblici meridionali.

Il senso di tutto il discorso è chiaro. «Vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non me ne fotte un c...», dice De Luca. Quel che importa — la vera ossessione — è il risultato referendario. Leggere la sintesi dell’intervento di De Luca ai sindaci, pubblicata da Fabrizio d’Esposito su Il Fatto Quotidiano, però non basta. Bisogna ascoltare l’audio, sul sito dello stesso giornale, per coglierne la portata vera, il machiavellismo ridotto ai minimi termini, la dimensione pragmatica della politica elevata a sistema.  


«Abbiamo fatto — dice — una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano e Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli...Che dobbiamo chiedere di più?». Poi spiega che una sconfitta al referendum potrebbe compromettere questa fruttuosa interlocuzione con il governo. 

Quindi suggerisce la strategia. «Dobbiamo parlare con i nostri riferimenti. Il mondo delle imprese. Gli studi professionali: utilizzeremo i fondi europei per finanziarli, non l’abbiamo mai fatto in Campania. Il comparto della sanità: questa non è la Toscana, qui il 25% è dei privati, migliaia di persone. Io credo, per come ci siamo comportati, che possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro di fare una riunione con i propri dipendenti e di portarli a votare».

Infine, ecco l’esempio da seguire. È Franco Alfieri, sindaco di Agropoli, non candidato dal Pd alle regionali perché «impresentabile», poi promosso a consulente della Regione con delega all’agricoltura e alla pesca. De Luca lo introduce col tono del presentatore TV, tra gli applausi del pubblico: «Prendiamo lui, notoriamente clientelare. Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Ah, che cosa bella!».

Il compito di Alfieri sarà «di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4 mila persone su 8 mila». E così lo esorta: «Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come c... vuoi tu! Ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso».

martedì 28 giugno 2016

CREMA | #QuellidelPD tra bandi inesistenti, falliti e prossimi ad esserlo...


prima assegnano gli spazi dell'AustroUngarico "dimenticandosi" di fare una gara pubblica,
poi vanno avanti 4 anni con la storia della moschea e i loro "amici" fanno saltare tutto perché non hanno i requisiti, adesso saltano fuori problemi pure x il bando del palazzetto sportivo...

Scrivere che questa città è amministrata un pochino male è il minimo, ma in fondo è solo una mia opinione.

Converrete però col sottoscritto quando affermo, con relativa certezza, che ‪#‎QuellidelPD‬ quando si tratta di bandi pubblici un po' sfigati lo sono...


#‎Crema2017‬ ‪#‎LiberiAmoCrema‬

martedì 2 dicembre 2014

#Crema2017 | la strada da seguire

Nei giorni scorsi si è svolta presso il Palazzo Comunale una conferenza stampa nella quale l’amministrazione Bonaldi ha illustrato un bilancio della sua attività, giunta a metà del mandato ricevuto nel maggio 2012.
Sui risultati raggiunti, veri e presunti, nonché sul “resta da fare” che si sono prefissati dedicherò un post non appena arriverà nella cassetta delle lettere il giornalino annunciato nell'incontro con la stampa.

Ho voluto iniziare questo post con questa notizia perché in città gira con sempre maggiore insistenza  delle domande molto semplici: “Ma gli altri cosa fanno? Cosa vogliono fare in vista delle comunali del 2017?”.
Ovviamente per “gli altri” i cittadini intendono i partiti di centrodestra, dalla Lega a Forza Italia, passando per Fratelli d’Italia fino alle diverse liste civiche che siedono in Sala degli Ostaggi.
Difficilmente citano l’NCD, ma questo probabilmente è dovuto al ruolo di stampella della sinistra a Roma  che Alfano porta avanti con “indubbio acume politico”.

Quando mi pongono queste domande rispondo che a Crema non dobbiamo inventarci nulla, ma piuttosto seguire gli esempi che hanno dimostrato di essere vincenti. Ve ne sono molti, diversi dei quali vedono la Lega come cardine fondamentale.

Quello che ha fatto da apripista è indubbiamente il “modello Verona” che ha permesso a Flavio Tosi di essere eletto per due mandati alla carica di sindaco della città scaligera.
Un modello le cui basi sono diverse, dalla costatazione della non autosufficienza della Lega (da soli si può vincere il piccolo paesino, non certo le città) al conseguente riconoscimento della necessità di costruire coalizioni di centrodestra, dal coinvolgimento della società attraverso la valorizzazione del “civismo” locale all’apertura di un dibattito su tematiche certamente difficili, da non lasciare però in mano ad una sinistra incapace di passare dalla fumosa teoria alla concretezza delle norme, per finire con la centralità delle primarie per la scelta dei candidati.

Una strada quella tracciata da Tosi seguita poi da molti che ha ottenuto, e si appresta ad ottenere, ottimi risultati. Dalla vittoria in Lombardia di Roberto Maroni (con il significativo risultato della lista Maroni Presidente) alle buone prospettive per le regionali in Veneto della prossima primavera, per le quali i sondaggi registrano in buon vantaggio di Luca Zaia sulla sfidante del PD, anche grazie alla lista civica collegata al presidente uscente.
Per non dimenticare poi quel nuovo soggetto politico che Matteo Salvini di appresta a lanciare per allargare il consenso al centro sud, le cui prime informazioni che girano lo vedono basarsi sul civismo ed il contatto diretto con elettori, associazioni e società.

Ecco allora stracciata la strada che le componenti del centrodestra, e la Lega in primis, dovrebbero imboccare da subito per arrivare preparati alla primavera del 2017.
Ovviamente la mia è solo una delle posizioni presenti nella Lega. 
Vi è anche quella che vorrebbe presentarsi ancora da sola cullando un isolazionismo inconcludente e stantio.

Idee diverse e rispettabili con una differenza sostanziale da tenere ben presente.
La strada che suggerisco si è dimostrata vincente in tante città e regioni (oltre ad aver già portato alla conquista di Crema in passato), l’altra ha ottenuto il peggior risultato elettorale nella storia del Carroccio in città.