Memore delle esperienze passate in tema di annunci sulla lotta all'evasione fiscale e contributiva, che mai hanno portati agli incassi attesi dai governi (riprova lo è il fatto che a seguire sono apparse, in forme diverse e sotto differenti governo di ogni colore, numerose misure atte a proporre sanatorie e condoni miranti a coprire i mancati incassi previsti), potrei finire subito questo articolo bollando come ennesima manovra di propaganda il solenne annuncio.
E invece no, per una volta credo veramente nei propositi del governo e voglio dargli fiducia a patto che per una volta voglia seriamente andare a colpire i contribuenti disonesti laddove questi si concentrano maggiormente. Sarà una cosa difficile individuare tali regioni lungo l’italico stivale? Affatto! A mettere nero su bianco tali luoghi ci ha pensato lo stesso governo “giallorosso” in un corposo documento, allegato alla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del 30 settembre scorso.
Mi riferisco alla “Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva – anno 2019”, un documento di ben 268 pagine all'interno delle quali emerge con chiarezza come il peso dell’evasione presenti un constante aumento percentuale nel suo percorso dalle Alpi a Lampedusa.
Nella relazione il fenomeno dell’evasione è definita “economia non osservata”, composta da sotto-dichiarazioni dei redditi, attività generate dal lavoro irregolare, le componenti del sommerso economico (mance, fitti in nero e integrazione domanda-offerta) e l’economia illegale.
Ecco cosa scrive il governo: “L’incidenza dell’Economia Non Osservata è molto alta nel Mezzogiorno (19,0% del valore aggiunto), vicina alla media nazionale nel Centro (14,2%) e inferiore nel Nord-est (11,9%) e nel Nord-ovest (11,4%). La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo, con il 20,9% del valore aggiunto complessivo, mentre l’incidenza più bassa si registra nella Provincia di Bolzano (10,4%). La Puglia e l’Umbria presentano la quota più alta di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato (8,4%), seguite da Molise e Marche (entrambe 8,2%), mentre il sommerso dovuto all’impiego di input di lavoro irregolare prevale in Calabria (9,4% del valore aggiunto) e Campania (8,6%).”
E ancora: “La quota maggiore dell’Economia Non Osservata a livello territoriale è prodotta nel Mezzogiorno (30,9%) in cui prevalgono le componenti dovute all’impiego di lavoro irregolare (34,5%) e al restante sommerso economico (31,4%).”
Per farla breve l’evasione nel Mezzogiorno è il doppio rispetto a Lombardia e Veneto, proprio le due regioni accusate, da politici, amministratori e compagnia cantante meridionale, di volere una fantomatica “secessione dei ricchi” per le loro richieste di maggiore autonomia…
Come andrà a finire è difficile da prevedere, ma attendo fiducioso (fino ad un certo punto) la stesura di un programma governativo serio e dettagliato per andare a stanare l’evasione, di matrice per larga parte borbonica, che attanaglia questo paese. Nel frattempo sarà meglio per lombardi e veneti mettersi veramente in moto per ottenere quella maggiore autonomia di funzioni e risorse che i difensori delle terre di evasione contrastano piangendo miseria e frodando il fisco.
Ecco il link per scaricare tutta la relazione: http://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni