lunedì 7 ottobre 2019

ECONOMIA | l'evasione fiscale al sud è il doppio rispetto al nord


Articolo per "La Voce del Nord"

“Recupereremo sette miliardi dalla lotta all’evasione fiscale!”. Il grido di battaglia è arrivato pochi giorni orsono direttamente dalla bocca del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all'interno del discorso col quale pomposamente annunciava di aver scongiurato l’applicazione delle clausole di salvaguardia, consistenti nell'aumento delle aliquote IVA, andando a reperire i fondi, oltre che al consueto aumento del debito pubblico per 14 miliardi, giustappunto sfoderando uno dei massimi dogmi tanto cari ai suoi nuovi alleati del Partito Democratico.

Memore delle esperienze passate in tema di annunci sulla lotta all'evasione fiscale e contributiva, che mai hanno portati agli incassi attesi dai governi (riprova lo è il fatto che a seguire sono apparse, in forme diverse e sotto differenti governo di ogni colore, numerose misure atte a proporre sanatorie e condoni miranti a coprire i mancati incassi previsti), potrei finire subito questo articolo bollando come ennesima manovra di propaganda il solenne annuncio.

E invece no, per una volta credo veramente nei propositi del governo e voglio dargli fiducia a patto che per una volta voglia seriamente andare a colpire i contribuenti disonesti laddove questi si concentrano maggiormente. Sarà una cosa difficile individuare tali regioni lungo l’italico stivale? Affatto! A mettere nero su bianco tali luoghi ci ha pensato lo stesso governo “giallorosso” in un corposo documento, allegato alla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del 30 settembre scorso.

Mi riferisco alla “Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva – anno 2019”, un documento di ben 268 pagine all'interno delle quali emerge con chiarezza come il peso dell’evasione presenti un constante aumento percentuale nel suo percorso dalle Alpi a Lampedusa.

Nella relazione il fenomeno dell’evasione è definita “economia non osservata”, composta da sotto-dichiarazioni dei redditi, attività generate dal lavoro irregolare, le componenti del sommerso economico (mance, fitti in nero e integrazione domanda-offerta) e l’economia illegale.

Ecco cosa scrive il governo: “L’incidenza dell’Economia Non Osservata è molto alta nel Mezzogiorno (19,0% del valore aggiunto), vicina alla media nazionale nel Centro (14,2%) e inferiore nel Nord-est (11,9%) e nel Nord-ovest (11,4%). La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo, con il 20,9% del valore aggiunto complessivo, mentre l’incidenza più bassa si registra nella Provincia di Bolzano (10,4%). La Puglia e l’Umbria presentano la quota più alta di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato (8,4%), seguite da Molise e Marche (entrambe 8,2%), mentre il sommerso dovuto all’impiego di input di lavoro irregolare prevale in Calabria (9,4% del valore aggiunto) e Campania (8,6%).”

E ancora: “La quota maggiore dell’Economia Non Osservata a livello territoriale è prodotta nel Mezzogiorno (30,9%) in cui prevalgono le componenti dovute all’impiego di lavoro irregolare (34,5%) e al restante sommerso economico (31,4%).”

Per farla breve l’evasione nel Mezzogiorno è il doppio rispetto a Lombardia e Veneto, proprio le due regioni accusate, da politici, amministratori e compagnia cantante meridionale, di volere una fantomatica “secessione dei ricchi” per le loro richieste di maggiore autonomia…

Come andrà a finire è difficile da prevedere, ma attendo fiducioso (fino ad un certo punto) la stesura di un programma governativo serio e dettagliato per andare a stanare l’evasione, di matrice per larga parte borbonica, che attanaglia questo paese. Nel frattempo sarà meglio per lombardi e veneti mettersi veramente in moto per ottenere quella maggiore autonomia di funzioni e risorse che i difensori delle terre di evasione contrastano piangendo miseria e frodando il fisco.


Ecco il link per scaricare tutta la relazione: http://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni