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lunedì 3 agosto 2015

#PANTHEON | Miglio, Cattaneo, Salvadori

Gianfranco Miglio, Carlo Cattaneo e Bruno Salvadori
Ascoltando le parole di Gianfranco MIGLIO mi sono appassionato a parole per troppo tempo dimenticate quali FEDERALISMO, AUTONOMIA e SECESSIONE, non solo quali meri termini accademici da studiare in qualche aula universitaria, ma come IDEALI da perseguire.

Leggendo gli scritti di Carlo CATTANEO ho compreso cosa sia la LOMBARDIA e l'orgoglio di esserne figlio e il privilegio di viverci ogni giorno.

Militando nella sezione intitolata a Bruno SALVADORI ho iniziato un percorso, che prosegue nonostante tutto ancora oggi, fatto di vittorie e sconfitte, gioie e incazzature (gli amici sanno a cosa mi riferisco...).

Ed è pensando a questi tre grandi uomini, a quello per cui hanno vissuto, che: "un'Italia sociale e nazionale, secondo la visione risorgimentale, mazziniana, corridoniana, futurista, dannunziana, gentiliana, pavoliniana e mussoliniana."

NON È IL PAESE IN CUI VOGLIO VIVERE!
NON È IL FUTURO CHE VOGLIO PER LA MIA TERRA!

lunedì 8 giugno 2015

in MEMORIA di Bruno SALVADORI

Nel 35° anniversario della prematura scomparsa, avvenuta a soli 38 anni in un incidente stradale, un doveroso ricordo di Bruno Salvadori.

“Nascere in Valle d'Aosta o avere antenati valdostani da innumerevoli generazioni non vuole affatto dire che si faccia parte della comunità etnica valdostana. L'ethnie è una scelta perché non può assolutamente essere un atto passivo, ma richiede una lotta costante, con i mezzi di cui ognuno può disporre per la sua difesa e, soprattutto, per la sua proiezione nell'avvenire”

(Bruno Salvadori, "Ethnie": un nuovo modo di concepire la realtà sociale e politica, da L'Union des Valdôtains, marzo 1974)

Bruno Salvadori (Aosta, 23 marzo 1942 – Genova, 8 giugno 1980) è stato un giornalista e politico italiano. Aderente sin dalla giovane età al movimento politico valdostano dell'Union Valdôtaine attraverso la sezione giovanile della Jeunesse Valdôtaine, in cui entrò nel 1965, ha lavorato al SAVT (il sindacato dell'area autonomista) e ha diretto il settimanale del Mouvement, Le peuple valdôtain. Dopo aver ricoperto l'incarico di capo ufficio stampa della Giunta regionale, nel 1978 è stato eletto consigliere regionale, ruolo che ha ricoperto sino alla sua morte, avvenuta sull'autostrada Genova - Ivrea a Voltri, a causa di un incidente mentre era alla guida della sua auto.

Il pensiero politico: l'influenza sull'Union Valdôtaine e la Lega Nord

Teorizzatore dell'autodeterminazione dei popoli (le cosiddette nazioni senza Stato), e dell'appartenenza ad un popolo tramite criteri culturali e non di sangue, portò significativi mutamenti nel pensiero dell'Union Valdôtaine, fino ad allora un partito legato essenzialmente alle famiglie di origine valdostana: l'autonomismo diveniva così una scelta e non una mera tradizione politica.

Teorizzò e riuscì a portare a termine l'unificazione dei movimenti regionalisti, indipendentisti e federalisti della Valle d'Aosta, ricompattando l'UV dopo la fuoriuscita dell'ala progressista (Union Valdôtaine Progressiste, UVP), della quale lui stesso ha fatto parte. Portò progressivamente il pensiero del mouvement ad abbandonare il concetto di allargamento e rafforzamento dell'etnia valdostana (contenuto nello Statuto UV del primo dopoguerra) per arrivare progressivamente al concetto di Europa dei popoli, teorizzato da Émile Chanoux e contenuto nella Dichiarazione di Chivasso.

Sottolineò l'importanza di ottenere una maggioranza assoluta dei seggi in Consiglio Valle tra i soli movimenti autonomisti, nei quali vedeva l'unica via per il perseguimento dell'autonomia speciale valdostana, con uno smarcamento totale dai partiti nazionali italiani.

Le convinzioni federaliste di Salvadori contribuirono a formare il pensiero leghista, e in particolare quello di Umberto Bossi, che successivamente, sulla traccia lasciata da Salvadori, federò i movimenti e i partiti federalisti e indipendentisti del nord Italia.

venerdì 4 luglio 2014

IDEE & RIFLESSIONI | l'Europa che noi vogliamo

In un epoca ormai orfana di persone in grado di elaborare un pensiero politico degno di questo nome è quantomai importante ricercare nel passato dei riferimenti certi e profondi che sappiano sempre indicare la strada giusta da percorrere.
Una di queste persone è sicuramente Bruno Salvadori, sincero amante dell'autonomismo prematuramente scomparso, di cui propongo di seguito uno scritto sull'Europa che definire "attuale" è alquanto riduttivo.

L’EUROPA CHE NOI VOGLIAMO

L'Europa unita, un sogno che ha infiammato intere generazioni di poeti, di filosofi, di storici, di uomini politici; un mito che avanza lentamente verso la sua realizzazione, sia in forma diretta e positiva, sia attraverso percorsi difficili e contraddittori.

Anche noi siamo europeisti, come tutti d'altronde. Ma appena ci si mette a discutere sulla forma, sulla funzione e sugli obiettivi di Questa Europa, emergono difficoltà e differenze. Ognuno ha le sue idee, anche noi abbiamo le nostre, condivise da molti altri popoli sparsi per l'Europa di oggi.

Noi non vogliamo un’Europa sottomessa economicamente, politicamente e militarmente ad una potenza mondiale, sia essa uno stato come lo abbiamo sempre conosciuto oppure l’establishment finanziario composto da banche e istituti finanziari mondiali, quindi, per questo esposta alle fantasie di qualche "'capo" che ne ignora addirittura la storia e la personalità.
Noi non vogliamo un’Europa degli Stati e delle banche come sono oggi costituiti, perché questo significherebbe perpetuare le divisioni attuali e distruggere il patrimonio culturale e storico di ogni comunità di base che forma la NOSTRA EUROPA.
  
La NOSTRA EUROPA

Allora, non può essere altro che un’Europa dei Popoli che tenga conto non di aride linee di demarcazione, non degli assurdi confini che separano popoli con la stessa cultura, la stessa lingua, la stessa storia, ma che consideri le diverse caratteristiche etniche dei suoi abitanti come base fondamentale della sua stessa esistenza. Ciò vuol dire che non vogliamo un massiccio inquadramento in schemi uguali per tutti, ma al contrario, una "UNITA’ NELLA DIVERSITÀ’" che permetta a tutti di lavorare e vivere nell'ambiente che egli ha contribuito a creare e che è stato il modello di vita e di sviluppo per una lunga serie di generazioni. Le drammatiche esperienze del triste periodo fascista, nazista e comunista, devono insegnarci che è impossibile sopprimere un popolo con la violenza e l'inganno o con le potentissime armi della burocrazia e della politica.

La lotta che moltissimi popoli devono affrontare ancora oggi per difendere la loro esistenza, deve sostenerci moralmente. Non siamo soli a resistere al continuo, sistematico tentativo di distruggere, poco a poco, il nostro patrimonio storico, al quale dobbiamo questa autonomia mutilata della  quale fruiamo, in qualche modo.
Queste considerazioni devono convincerci della necessità di esprimere e di proporre anche noi un concetto di Europa alla quale possiamo attribuire una qualunque denominazione (Europa dei Popoli, delle etnie, delle comunità, ecc ...) ma che deve essere una cosa concreta, sentita. Che possa trasmettersi dai popoli ai dirigenti e che non corrisponda soltanto a una convergenza d’interessi economici e politici gestiti da un vertice.

Per fare tutto ciò bisogna lasciar liberi o liberare i veri popoli. Cioè quei popoli che non possono essere divisi né dalle montagne né da altre linee di frontiera. Quelli che hanno la stessa origine. La stessa storia, la stessa lingua, le stesse tradizioni, quelli che oggi sono divisi a causa delle assurde guerre del passato e dei compromessi politici che ne furono la conseguenza.

Questa è la nostra idea di EUROPA... e questa sarà l'EUROPA di DOMANI se sapremo lottare esprimendo chiaramente la nostra idea unendoci, fin da ora, in un’azione comune a tutti quelli (e sono tantissimi!) che la pensano realmente come noi.