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mercoledì 28 novembre 2018

AUTONOMIA | Lezzi: le richieste di Lombardia e Veneto non saranno strumento per favorire il Nord

Che il “cosiddetto” contratto fosse alquanto lacunoso sul tema dell’autonomia l’ho scritto non appena è stato firmato, ma devo a malincuore ammettere che al peggio non c’è mai limite...

😡🤬😡


SUD, LEZZI: RICHIESTE AUTONOMIA REGIONI NON SARANNO STRUMENTO PER FAVORIRE NORD

Roma, 28 nov - "Le richieste di autonomia" economica regionale "previste nel contratto, non saranno uno strumento per favorire alcune Regioni piuttosto che altre. Il completamento dell'iter non comporterà un surplus fiscale trattenuto al Nord".


Lo ha dichiarato in aula alla Camera la ministra per il Sud Barbara Lezzi in risposta ad un'interrogazione sulla distribuzione delle risorse fra Nord, Centro e Sud, nel corso del question time.

"Quale autorità politica per la coesione - ha aggiunto - lavoro per misure omogenee in tutto il Paese e avrò modo di monitorare l'azione del Governo in modo da assicurare al Sud misure per colmare il gap con il Nord".

domenica 20 maggio 2018

CONTRATTO di GOVERNO | quella parola mancante...

In questo fine settimana è stato sottoposto a due diverse "votazioni" il cosiddetto "Contratto per il Governo del Cambiamento" per il via libera alla sua sottoscrizione da parte del Movimento 5 Stelle e la Lega Nord per l'Indipendenza della Padania (così si chiama ufficialmente il movimento di cui Matteo Salvini è Segretario Federale n.d.r.).

In molti, siano essi amici o semplici conoscenti, sapendo bene la mia militanza politica, mi hanno interpellato per un giudizio su testo.

Francamente ho risposto loro che di tutto il documento, che ho letto con attenzione e nel quale ho riscontrato molte parti facilmente sottoscrivibili, l'unica parte che ha raccolto la mia attenzione, ed in base alla quale esprimo un giudizio, è quella che ricade sotto il titolo "Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta", in particolare nel paragrafo che riporto di seguito:
Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell'agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte. Il riconoscimento delle ulteriori competenze dovrà essere accompagnato dal trasferimento delle risorse necessarie per un autonomo esercizio delle stesse. Alla maggiore autonomia dovrà infatti accompagnarsi una maggiore responsabilità sul territorio, in termini di equo soddisfacimento dei servizi a garanzia dei propri cittadini e in termini di efficienza ed efficacia dell’azione svolta. Questo percorso di rinnovamento dell’assetto istituzionale dovrà dare sempre più forza al regionalismo applicando, regione per regione, la logica della geometria variabile che tenga conto sia delle peculiarità e delle specificità delle diverse realtà territoriali sia della solidarietà nazionale, dando spazio alle energie positive ed alle spinte propulsive espresse dalle collettività locali.
Occorre garantire i trasferimenti necessari agli enti territoriali e una contestuale cessazione delle “politiche di tagli” compiute dagli ultimi Governi.
In altre parole il nascente governo si propone di rispondere positivamente alla richiesta di maggiore autonomia alla base dei referendum di Lombardia e Veneto, svoltisi il 22 ottobre scorso.
Secondo taluni si tratta di un grandissimo risultato, ma considerando che i partiti sottoscrittori del contratto sono gli stessi che i referendum li hanno promossi, e per i quali hanno invitato a votare a favore, l'introduzione nel documento di governo della loro attuazione non è altro che il "minimo sindacale" che ci si poteva aspettare.

Quello che invece manca totalmente è una visione che vada ad incrementare ancor più le autonomie e le libertà dei territori oltre al citato articolo 116.
Una parola in particolare non è mai citata nel documento, una parola che, dalla sua nascita nei primi anni ottanta del secolo scorso, è sempre stata il programma della Lega (Lombarda, Veneta, Nord, ecc...), una parola semplice che ogni leghista vero ha nel cuore: FEDERALISMO.
Una mancanza che pesa come un macigno sul giudizio finale verso il documento che ho manifestato con una croce sulla scheda che ho preso al gazebo sabato mattina. 
Croce che potete facilmente immaginare su quale parola, tra il Sì ed il No, ho apposto.

venerdì 9 marzo 2018

Politica (con la P maiuscola) e politica (politicante)...


La Politica (con la P maiuscola) è fatta di battaglie sui valori e gli ideali per i quali si ricerca il consenso degli elettori.

Consensi che talvolta non bastano per raggiungere il traguardo, ma che non vengono "usati" per arrivarci tramite vie traverse.

Vie traverse usate invece da quella politica (con la p minuscola) che cerca in ogni modo di arrivare ad un risultato anche operando "sottotraccia".
Modi di fare che al cittadino-elettore fanno ribrezzo, cui non credo proprio i candidati citati nel titolo vorranno fare ricorso.


Se proprio si vuole parlare di "premiare" con una promozione alla carica di assessore chi si è cimentato nelle elezioni di domenica scorsa perché non farlo con chi è stato confermato a Palazzo Pirelli?

In un quadro dove la maggior parte dei consiglieri eletti sono alla prima esperienza, e molti degli assessori della giunta uscente sono stati eletti parlamento, la vera scelta importante e forte per il "territorio" è una sola, la "promozione" del rieletto consigliere regionale Federico Lena a sedere nella nuova giunta del Presidente Fontana.

tutto il resto è "politica politicante"...

mercoledì 14 febbraio 2018

ELEZIONI LOMBARDIA | Fontana in vantaggio su Gori, grazie a Roberto MARONI (e non solo...)


E' di recente pubblicazione sul Corriere della Sera il resoconto di un sondaggio (uno degli ultimi che potranno essere resi noti sui media prima del blocco previsto dalla legge) curato da Nando Pagnoncelli dedicato alle regionali in Lombardia.
Stando ai dati presentati:
Fontana si colloca al primo posto nelle scelte degli elettori lombardi, accreditato del 41%, mentre Gori si attesta al 35%. Colpisce la vicinanza coi risultati delle elezioni del 2013, quando Maroni raccolse il 43% delle preferenze e Ambrosoli il 38%. Violi è accreditato del 15% (cinque anni fa il candidato del Movimento raggiunse il 14%), Rosati è stimato al 4%, gli altri candidati (tra cui quelli di Potere al Popolo e Casapound) complessivamente al 5%.
E ancora venendo al dato delle singole liste:
il centrodestra nel suo complesso raggiunge il 41,7%, nettamente sopra il risultato delle ultime consultazioni politiche. Ciò significa che se il candidato per ora ha margini di difficoltà, così non è per la sua coalizione. Il centrosinistra a livello regionale è accreditato del 32,5% e segnala lo stesso andamento della coalizione avversaria. Distante il risultato del candidato 5 Stelle (18,9%), sebbene in miglioramento rispetto alle precedenti regionali. In sostanza, alle elezioni regionali il voto tende a polarizzarsi sui due candidati principali, premiando la coalizione che si ritiene abbia dato prova di saper amministrare bene la regione.
Tra tutti i numeri quello però più significativo è un altro, che bene mostra il quadro nel quale si è andata ad inserire la sfida Fontana vs Gori, ed è il passo che segue:
i dati generali danno conto di una Regione che sembra aver superato la crisi proiettandosi verso la crescita e che valuta positivamente le condizioni complessive, le infrastrutture e i servizi, e che giudica in maniera lusinghiera l’amministrazione regionale, con un apprezzamento del 66% degli elettori, quindi anche da parte di chi non condivide le posizioni politiche del governo regionale.
In altre parole la buona amministrazione messa in campo dal Governatore Roberto Maroni, nonché da collaboratori quali l'Assessore all'Agricoltura Gianni Fava (chiedere a tutte le categorie economiche di Mantova tanto per dire...), ha messo Attilio Fontana in una posizione di indubbio vantaggio che solo errori e scivoloni potranno mettere a repentaglio.

In ultimo un dato emerge volgendo uno sguardo sulle singole liste: nel 2013 Lega Nord e Lista Maroni raccolsero sommate il 23,2% (rispettivamente il 13,0% ed il 10,2%), oggi sempre le due compagini, con la lista civica rinominata Lista Fontana arrivano al 23,8%, con un "travaso" pressoché totale dalla vecchia civica, data allo 0,5%, verso la Lega Nord stimata al 23,3%.
Come tutto questo possa conciliarsi con fantasmagorici analisi demoscopiche proiettate a livello nazionale è tutto da dimostrare, ed il fatto che a darne notizia siano certi siti che fanno concorrenza a Lercio la dice tutta...

sabato 2 settembre 2017

#CremaMigliora? Speriamo, nel frattempo #CremaPaga!


Il primo è stato l'hashtag ufficiale della campagna elettorale che ha portato alla riconferma dell'amministrazione Bonaldi alla guida della città, slogan alquanto opinabile, il secondo la realtà che si troveranno a vivere i cittadini nei prossimi mesi.

"Se hanno votato PD allora vogliono questo!" È uno dei commenti che mi aspetto di leggere a questa foto.
Nulla di più superficiale e riduttivo.
Una campagna elettorale non si riduce a uno o due slogan, ma ad un complesso di fattori e situazioni tra loro interconnessi.

Qualcuno pensa veramente che tutti coloro che hanno votato a sinistra siano contenti di dover pagare per sostare dove oggi è gratis? Certo che no...
Se la Bonaldi ha vinto è stato anche perché agli occhi degli elettori non si è palesata una reale alternativa capace di coagulare il consenso necessario ad un cambio di maggioranza, come avvenuto in tutta la Lombardia e non solo.

Responsabilità? Tante...
Ed il voler artificiosamente attribuirle solamente ad una o due persone (i nomi penso li conosciate...) è il modo migliore per perdere ancora tra 5 anni.

venerdì 12 maggio 2017

LEGA NORD | il programma politico di Gianni FAVA. Candidato alla carica di Segretario Federale


Programma Politico di GIANNI FAVA
Candidato a Segretario Federale della Lega Nord

IL CONGRESSO FEDERALE
- Per comprendere al meglio i motivi della mia candidatura, è bene, come sempre, ricordare brevemente gli ultimi tre anni di mandato del Segretario uscente.
Il Congresso del dicembre 2013 si celebrò con il passaggio da “Prima il Nord” ad un più sfumato, per quanto ancora apprezzabile “Futuro è indipendenza”; fu comunque un congresso dove le derive nazionaliste erano assolutamente sullo sfondo dato che la collaborazione con il FN della Le Pen si limitava ad una “comunanza di intenti sui temi dell’immigrazione della sicurezza” e non c’erano derive sovraniste che intendevano cancellare le regioni, le identità e le autonomie locali. Si parlava già della moneta unica ma Salvini, intelligentemente, sposava la tesi della Lega per la quale la crisi dell’Euro avrebbe portato a due monete diverse ed il Nord avrebbe potuto tentare di essere indipendente dal punto di vista monetario sfruttando quella più forte. Un Congresso dove i militanti erano ancora al centro dell'attività politica e la meritocrazia era il mezzo con il quale si formava la classe dirigente.


SINDACATO DEL NORD - Un congresso della Lega Nord con qualche sfumatura più di destra su alcuni temi, nonostante la Lega Nord sia sempre stato un movimento post-ideologico. In poco tempo il Segretario uscente ha invece stravolto il progetto politico attorno al quale si erano creati enormi consensi, erosi solo da vicende NON politiche, per rincorrere solo il facile consenso. Operazione intelligente, se limitata ad un periodo brevissimo ed in funzione elettorale, cosi come avvenne per le Europee. Devastante tuttavia sul lungo periodo tanto da aver rinnegato i principi cardine di un movimento che rappresentasse il vero “Sindacato del Nord” per cercare, con un partito autoreferenziale, consensi in aree che nulla hanno a che fare con la nostra storia e la nostra cultura, non solo politica ma anche etica

UN CONGRESSO DECISIVO - E’ dunque importantissimo poter discutere la linea di un movimento come la Lega Nord per l’Indipendenza della Padania: è un segnale di democrazia che non si può non apprezzare. Ed è anche un’occasione imperdibile per contribuire alla sua definizione in momento cruciale della sua storia. Le scelte che faremo al congresso saranno decisive per il futuro, perché riguardano le basi, i principi ispiratori dell’azione politica, ad ogni livello. E per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare.

STATO FEDERALE - . Uno Stato al servizio del cittadino, garante delle sue libertà, dei suoi diritti e della sua più completa realizzazione. Uno Stato, una comunità, che metta la Libertà al primo posto assoluto nella scala dei valori universali. La Lega storicamente combatte il centralismo, chiede meno tasse, più potere alle comunità, più sussidiarietà, in una parola vuole “meno Stato”. E maggiore libertà. 

EUROPA - L’Europa ha senso se è delle Regioni. E questo è inesorabilmente il suo futuro. Lo aveva già ipotizzato nel 1992 la Fondazione Agnelli, è stato fatto un importante passo in avanti con la costituzione della Macro Regione alpina, Istituzione ufficiale della Unione Europea di cui fanno parte le regioni del Nord, la Svizzera, l’Austria, la Baviera, la Slovenia e la Savoia; aree geografiche e socio economiche simili, con interessi simili, con visioni, culture, tradizioni e capacità di sviluppo simili. E per la Lega Nord non può che essere questo il modello: i tecnocrati di Bruxelles vanno ridimensionati drasticamente, ma con l’Europa si tratta, perché la Padania ha tutto il diritto di restare nell'Europa che conta. La Lega Nord per l’Indipendenza della Padania ha da anni scelto il modello riformista per cambiare il Paese. Questo significa che, per incidere positivamente nelle riforme a favore del Nord e del Federalismo, è necessario che la Lega governi ovunque a livello locale. Se possibile, anche a livello nazionale. E se per governare si è costretti a fare alleanze, abbiamo un solo discrimine: chi fa accordi con la Lega deve avere a cuore il territorio del Nord e la gente del Nord. 

Per questo la Lega Nord non può schierarsi pregiudizialmente e ideologicamente né a destra né a sinistra, ma solo e sempre tatticamente con chi nei fatti si dimostra più vicino alle nostre istanze. 

REGIONI AUTONOMEUn passaggio intermedio, oramai a portata di mano in Veneto e Lombardia, riguarda l’autonomia delle Regioni, mediante referendum che funge da propulsore da una parte all'attuazione delle competenze regionali indicate dalla Costituzione; dall'altra all'ottenimento di nuove e maggiori competenze, a cominciare da quelle fiscali. In sintesi: padroni di spendere a casa nostra i nostri soldi.

Più temi non fanno una Linea Politica. I temi dell’uscita dall'euro, della sicurezza, della lotta all'immigrazione indiscriminata, uniti al suo carisma e genio comunicativo, hanno portato notevoli consensi.
Ma più temi, per quanto importanti e giusti, non fanno una linea politica. Non dobbiamo farci ingannare dalla coincidenza di certe battaglie con quelle di partiti di destra, sovranisti e statalisti. Possono, e ci sono di fatto, battaglie politiche comuni, ma la Lega è una cosa diversa, perché rappresenta un popolo diverso. I consensi sono importanti, anzi decisivi per poter governare, ma diventano sterili se una volta al governo devi rispondere a interessi inconciliabili come lo sono evidentemente quelli di chi vuole trattenere e gestire più risorse nel suo territorio e chi queste ricchezze le reclama per sé pur non avendole prodotte. A volte può essere più utile all'affermazione di istanze autonomiste un consenso concentrato in poche aree geografiche se espresso da un popolo unito e coeso, politicamente omogeneo e determinato, piuttosto che un consenso più diffuso, magari anche leggermente più alto frutto della sola abilità di cavalcare temi forti, ma estemporanei, non sostenuti da una linea e da una prospettiva politica coerente. Ecco perché con il Front National di Marine Le Pen è possibile fare alleanze tattiche in chiave anti europea, ma non sodalizi strategici: siamo due realtà distanti e distinte, con storia e prospettive diverse. La Lega nord per l’Indipendenza della Padania lotta ESCLUSIVAMENTE per la libertà del Nord.

PARTITO - Auspico il rilancio di un Movimento moderno e liberale dove regni la libertà di pensiero, di parola e di azione nel rispetto dei vertici e delle istituzioni dello stesso in ogni ambito. Solo con una Lega unita che rispetti la propria tradizione e vocazione potremo finalmente diventare il Sindacato del Nord. 

lunedì 20 giugno 2016

GRIMOLDI (Lega Lombarda): torniamo ad affrontare le questioni irrisolte del Nord

Stamane nel leggere le solite decine di post a commento delle amministrative di ieri ho trovato un po' di tutto, dal serio al ridicolo, passando per il patetico...
Poi è saltato fuori questo commento sulla pagina FB di Paolo Grimoldi, Segretario Nazionale della Lega Lombarda.
Un post di cui CONDIVIDO ogni singola riga.
Mi auguro che sia una base di forte e seria riflessione per tutto il Movimento.
Non è andata come pensavamo. Potrei elencare numeri positivi, specialmente in Lombardia, come le vittorie dei nostri sindaci in 32 comuni al primo turno, tra cui 18 comuni "conquistati" dove eravamo in opposizione, e la vittoria al ballottaggio in 3 comuni su 5 (Gallarate, Nerviano e Treviglio) dove c'era un candidato leghista, ma, percentuali alla mano, non posso esimermi dall'ammettere una sconfitta, dopo aver perso Milano e la nostra storica 'roccaforte' di Varese.
Ora ripartiamo, ragionando su un dato: in tutto il Nord, salvo alcune eccezioni (come Milano) la lista Lega Nord ha perso voti, anche laddove abbiamo vinto il sindaco, e questo denota un allontanamento di una parte del nostro elettorato storico, soprattutto a mio avviso quello composto da chi fa impresa ( e da noi le imprese sono soprattutto piccole o micro imprese) o dal popolo delle partite Iva.
Andiamo avanti su temi come l'emergenza immigrazione e l'allarme sicurezza, temi che non possiamo trascurare, complice il lassismo del Governo, ma chi ogni giorno suda e fatica per portare avanti un'impresa chiede al nostro movimento di farsi interprete delle sue battaglie quotidiane contro la pressione fiscale più elevata d'Europa, contro una burocrazia asfissiante o per avere una rete stradale e ferroviaria all'altezza degli altri Paesi europei.
Credo si debba tornare a essere un Movimento-Sindacato dei nostri territori: un movimento la cui priorità sono i nostri lavoratori e le nostre imprese, da aiutare con proposte concrete, percorribili e realizzabili!
E torniamo ad affrontare le questioni irrisolte del Nord, che ancora attende risposte su maggiori forme di autonomia e di federalismo, come quelle che consentono alle Regioni locomotiva d'Europa come la Baviera e la Catalogna di restare competitive nonostante la crisi.
Anche questa battaglia autonomista dovrà tornare tra le priorità della nostra azione politica.

sabato 19 settembre 2015

Buon Compleanno Umberto!


Correva l'anno 1992, avevo appena compiuto 16 anni, e si era alla vigilia delle elezioni politiche che avrebbero portato, per la prima volta, ad una presenza importante in parlamento della Lega Nord.

Tra le numerose tappe di quella campagna elettorale ne ricordo una in particolare, il primo comizio di Umberto Bossi che ascoltai dal vivo a Crema in Piazza Garibaldi.

Da quel giorno iniziò l'interesse, cresciuto negli anni fino a sfociare nella militanza arrivata a quasi tre lustri nel movimento, per gli ideali di libertà, autonomia e federalismo nei quali continuo a credere.

Grazie Umberto e Auguri per il tuo 74esimo Compleanno, per tutto quello che è stato col rammarico di cosa poteva ancora essere fatto se la malattia non avesse incrociato la tua strada e tutti quei parassiti che da essa hanno ottenuto prebende, coltivato interessi e sfasciato il movimento non ne avessero approfittato.

Parassiti (cerchisti per gli "amici") che ancora oggi, in molti casi, infestano il movimento...

giovedì 27 agosto 2015

PROFUGHI (o presunti tali) | le balle del PD e le verità di MARONI

In questi giorni ha preso vigore sul territorio la polemica scaturita dall'ipotesi di accordo per la gestione dei cosiddetti "richiedenti asilo", avanzata dal sindaco di Crema e dall'assessore ai servizi sociali, nei confronti della prefettura di Cremona.

Accordo che ha ricevuto numerose smentite da parte dei sindaci cremaschi che si erano visti “assegnati” ospiti senza saperne nulla.

A difendere la proposta, ed il proprio sindaco, si è prontamente schierato il PD di Crema con un lungo comunicato che cita anche l’operato di Roberto Maroni nella sua veste di Ministro degli Interni nel periodo 2008 – 2011.
Conoscendo la proverbiale attendibilità dei piddini nelle loro affermazioni ho girato ieri in tarda serata allo stesso Maroni l’estratto che lo riguarda, ed a stretto giro di messenger è arrivata la sua sintetica, ma incisiva replica.
Il comunicato del PD:
“E’ inoltre bene ricordare che nel triennio 2008-2011, in tema di profughi e migranti, l’allora Ministro degli Interni Roberto Maroni, per gestire il flusso di persone che sbarcavano a Lampedusa chiedendo asilo politico, decise di dare più potere ai Prefetti, con meno controlli sui gestori. L’obiettivo era quello di svuotare l’isola, distribuendo equamente i Migranti in tutto il paese. Era l’accordo di Dublino, ancora in vigore. Proprio quello che oggi, da Presidente di Regione Lombardia, lui e la Lega non accettano”.
“Inoltre durante il suo mandato, estese i tempi di detenzione nei centri di identificazione ed espulsione (CIE) da 6 a 18 mesi. Più di un anno per capire la nazionalità di uno straniero, pagando nel frattempo dai 40 agli 80 euro al giorno ai gestori, fino al doppio delle tariffe attuali”.
La replica di Maroni:
"Tutte cazzate. Nel 2009 e 2010 arrivarono pochissimo immigrati, grazie ai respingimenti. Solo nel 2011 con la guerra in Libia e la "primavera araba" ne arrivarono 40 mila (oggi più di 270 mila). Io prolungai la permanenza nei CIE fino a 18 mesi (come prevedeva una direttiva europea) proprio per poterli identificare e RIMPATRIARE evitando che potessero scappare. Non diedi più poteri ai prefetti riducendo i controlli, tutte falsità. La verità è che sotto la mia gestione io avevo BLOCCATO I FLUSSI a luglio 2011 facemdo CAMPI PROFUGHI IN LIBIA E TUNISIA. Infine l'accordo di Dublino: quello oggi in vigore è stato firmato da Letta nel 2013!!!La morale è: questo governo non conta un cazzo in europa, non riesce a fermare le partenze e la colpa di chi è? Di Maroni e della Lega..."

mercoledì 5 agosto 2015

CREMA | l'ospedale salvato e il tribunale perduto, perché due finali diversi?


In questi gironi molti si stanno chiedendo il perché l’ospedale cittadino ha mantenuto la propria autonomia mentre il tribunale è stato miseramente chiuso.
Nel mio piccolo, avendo seguito da un posto di osservazione privilegiato, ho provato a darmi una risposta.


Innanzitutto per l'ospedale abbiamo tutti i sindaci del territorio si sono mossi per tempo, i consiglieri regionali eletti nel nostro collegio hanno lavorato verso un comune obiettivo, lasciando in soffitta le tessere di partito, ed in ultimo, ma non per questo meno importante, a Milano il cremasco ha trovato in Roberto Maroni un interlocutore attento e aperto a recepire la proposta arrivata dal territorio, non tanto perché qualcuno ha protestato ma perché oggettivamente concreta e sostenibile.
Risultato della somma di questi fattori? L'autonomia del nostro ospedale.

Con ogni probabilità si poteva arrivare ad includere tale ipotesi anche nella bozza di riforma uscita dalla commissione competente, questo se il lavoro iniziato all'interno della Lega (sezione cittadina supportata dal consigliere Federico Lena e dall'allora commissario Gianmarco Centinaio) nel confronto con il relatore della riforma Fabio Rizzi non fosse finita in soffitta.

Sul tribunale invece non si è avuto nulla del genere.
A fine maggio 2013, come sezione di Crema della Lega guidata all'epoca da Dino Losa, organizzammo una serata con la presenza degli avvocati, degli ordini professionali e dell’On. Nicola Molteni, di cui allego il manifesto, per invitare i sindaci a fare da subito fronte comune e compatto.
Alla serata in pochi parteciparono e quei pochi preferirono lasciar parlare il proprio segretario di partito, il tutto salvo poi presentarsi i mesi dopo per un inutile presidio a favore di fotografo davanti ai cancelli chiusi del tribunale.
Chiara e lampante esemplificazione del detto popolare “chiudere i cancelli quando i buoi sono scappati”.

Quanto ai rappresentanti del territorio (in primis i parlamentari) sappiano bene come da Cremona un noto onorevole del PD si adoperò per bloccare ogni speranza di mantenere aperto il presidio giudiziario.
In ultimo, nonostante i numeri dimostrassero come il nostro tribunale fosse efficiente e per nulla fonte di spreco, un governo sordo e inetto (di cui sempre il PD ne era, come ancora oggi, il fulcro) respinse tutte le proposte e richieste che il cremasco aveva cercato di inviare un quel di Roma.

Magari mi sbaglierò ma non credo che la mia disamina si discosti molto dalla realtà dei fatti…

domenica 14 giugno 2015

UNIONI CIVILI | Si al registro, ma serve una legge nazionale.


Nella seduta di domani, lunedì 15/06, il consiglio comunale dovrebbe (salvo imprevisti che non credo vi saranno) approvare il regolamento per l'istituzione del registro per le unioni civili.
Sul tema, all'epoca della presentazione della mozione due anni orsono, la‪ ‎Lega‬ aveva preso posizione lasciando piena libertà di coscienza come potete leggere nel comunicato inviato alla stampa che ripropongo di seguito.
Personalmente domani non avrei problemi a votare a favore del provvedimento, anche se lo ritengo di scarsa efficacia da un punto di vista pratico, nella speranza che il parlamento nazionale affronti il tema una volta per tutte in maniera seria e non ideologica, accantonando le visioni "estreme" che purtroppo pervadono ancora pesantemente tanto il fronte favorevole quanto quello contrario.


Comunicato Stampa | LEGA NORD: Sul Registro Unioni Civili libertà di coscienza, ma le priorità devono essere altre. Prima tra tutte il lavoro e le imprese.
CREMA, 4 aprile 2013 – Sul tema dell’istituzione di un registro delle unioni civili presso il Comune di Crema, iniziativa portata avanti da alcune formazioni presenti in consiglio comunale con il bene placito dell’amministrazione, il Direttivo cittadino della Lega Nord si è di recente riunito per esaminare il tema e deliberare in merito.
La valutazione principale che i membri della direzione hanno fatto è che l’argomento, meritevole della massima attenzione, non rientri tra le prerogative di competenza di una amministrazione comunale.
L’alveo nel quale la problematica deve essere affrontata è il parlamento nazionale, che si dovrebbe esprimere con una normativa chiara in materia.
Trattandosi di un tema che tocca le coscienze di tutti il Direttivo ha deliberato di lasciare piena libertà ai suoi stessi membri, nonché alla rappresentanza del movimento in consiglio comunale, di esprimersi sulla proposta.
Il tutto partendo dal presupposto che la Lega Nord non si è mai posta come un soggetto politico portatore di una visione “ideologica” della comunità.
LEGA NORD | Sezione di Crema

lunedì 8 giugno 2015

in MEMORIA di Bruno SALVADORI

Nel 35° anniversario della prematura scomparsa, avvenuta a soli 38 anni in un incidente stradale, un doveroso ricordo di Bruno Salvadori.

“Nascere in Valle d'Aosta o avere antenati valdostani da innumerevoli generazioni non vuole affatto dire che si faccia parte della comunità etnica valdostana. L'ethnie è una scelta perché non può assolutamente essere un atto passivo, ma richiede una lotta costante, con i mezzi di cui ognuno può disporre per la sua difesa e, soprattutto, per la sua proiezione nell'avvenire”

(Bruno Salvadori, "Ethnie": un nuovo modo di concepire la realtà sociale e politica, da L'Union des Valdôtains, marzo 1974)

Bruno Salvadori (Aosta, 23 marzo 1942 – Genova, 8 giugno 1980) è stato un giornalista e politico italiano. Aderente sin dalla giovane età al movimento politico valdostano dell'Union Valdôtaine attraverso la sezione giovanile della Jeunesse Valdôtaine, in cui entrò nel 1965, ha lavorato al SAVT (il sindacato dell'area autonomista) e ha diretto il settimanale del Mouvement, Le peuple valdôtain. Dopo aver ricoperto l'incarico di capo ufficio stampa della Giunta regionale, nel 1978 è stato eletto consigliere regionale, ruolo che ha ricoperto sino alla sua morte, avvenuta sull'autostrada Genova - Ivrea a Voltri, a causa di un incidente mentre era alla guida della sua auto.

Il pensiero politico: l'influenza sull'Union Valdôtaine e la Lega Nord

Teorizzatore dell'autodeterminazione dei popoli (le cosiddette nazioni senza Stato), e dell'appartenenza ad un popolo tramite criteri culturali e non di sangue, portò significativi mutamenti nel pensiero dell'Union Valdôtaine, fino ad allora un partito legato essenzialmente alle famiglie di origine valdostana: l'autonomismo diveniva così una scelta e non una mera tradizione politica.

Teorizzò e riuscì a portare a termine l'unificazione dei movimenti regionalisti, indipendentisti e federalisti della Valle d'Aosta, ricompattando l'UV dopo la fuoriuscita dell'ala progressista (Union Valdôtaine Progressiste, UVP), della quale lui stesso ha fatto parte. Portò progressivamente il pensiero del mouvement ad abbandonare il concetto di allargamento e rafforzamento dell'etnia valdostana (contenuto nello Statuto UV del primo dopoguerra) per arrivare progressivamente al concetto di Europa dei popoli, teorizzato da Émile Chanoux e contenuto nella Dichiarazione di Chivasso.

Sottolineò l'importanza di ottenere una maggioranza assoluta dei seggi in Consiglio Valle tra i soli movimenti autonomisti, nei quali vedeva l'unica via per il perseguimento dell'autonomia speciale valdostana, con uno smarcamento totale dai partiti nazionali italiani.

Le convinzioni federaliste di Salvadori contribuirono a formare il pensiero leghista, e in particolare quello di Umberto Bossi, che successivamente, sulla traccia lasciata da Salvadori, federò i movimenti e i partiti federalisti e indipendentisti del nord Italia.

giovedì 7 maggio 2015

GIUNTA BONALDI | terzo compleanno e nulla da festeggiare...


Forse in pochi vi avranno fatto caso ma nella giornata di oggi si "festeggia" (alquanto teoricamente) il terzo compleanno della sinistra alla guida della Città.

Correva l'anno 2012 (il 7 maggio per l'appunto) quando il Partito Democratico ed i suoi alleati, vinsero le elezioni amministrative.

Trascorsi i tre/quinti del mandato un bilancio di quanto fatto è doveroso, anche se decisamente povero, e si può sintetizzare nell'immagine che segue.

La chiusura del ‪‎tribunale, l'ostinazione di realizzare una ‎moschea e l'installazione dell'autovelox in tangenziale...

giovedì 19 febbraio 2015

IDEE & RIFLESSIONI | Perché la #Lombardia dice basta

Il padre della battaglia per il referendum autonomista, appena approvato dal Consiglio Regionale, ci spiega il senso della proposta.

di Stefano Bruno Galli

Almeno tre sono i dati politici che emergono dal voto dell’altro ieri nel Consiglio regionale lombardo per l’approvazione del referendum autonomista. Anzitutto il Governatore, Roberto Maroni, s’è confermato un vero leader: ha tenuto compatta e coesa la sua maggioranza attorno a sé in una partita davvero difficile. E l’ha vinta, facendo leva sul “modello lombardo” di aggregazione del centrodestra. Un modello che a questo punto aspira a trasformarsi in una formula politico-istituzionale efficace e di successo, nell'ambito della quale la lista civica del Presidente ha svolto un ruolo non marginale (chi scrive è stato colui che, un anno fa, ha innescato il percorso e poi ha fatto il relatore in aula della proposta referendaria).

Per spuntarla ci volevano 54 voti. Ai 49 della maggioranza si sono aggiunti quelli – anche loro compatti e coesi – del Movimento 5 stelle. I grillini lombardi, vittima per tutta la giornata delle polemiche, degli strali e dei violenti attacchi dei consiglieri del Pd, non si sono persi d’animo. Hanno combattuto la loro battaglia per una procedura di fronte alla quale sono sempre stati sensibili, quella della democrazia diretta, nel nome di un significativo “lombardismo”, anteponendo cioè gli interessi dei lombardi alle rendite partitiche di posizione. Hanno assunto una posizione autonoma e indipendente rispetto alla minoranza, smarcandosi con coraggio e disinvoltura. E hanno dimostrato che la protesta non ha senso se non viene appoggiata su una proposta all'altezza della sfida.
Il terzo elemento politico emerso dal voto referendario è l’isolamento del Pd, relegato in un angolo a fare un’opposizione sterile, infruttuosa e addirittura controproducente. Certo il Pd a Roma governa. E nel segno di un ferreo centralismo cerca di riorganizzare – a colpi di maggioranza e di rissa parlamentare – l’architettura della repubblica, revocando i poteri periferici per ricollocarli al centro. Orrenda e inaccettabile riaffermazione dello Stato burocratico e accentratore. In Consiglio regionale il Pd è dimidiato perché non riesce a conciliare le ragioni di Roma con le giuste ambizioni di autonomia politica e amministrativa della Lombardia. Quando a prevalere sono gli interessi romani su quelli del grande popolo lombardo, il pericolo è in agguato. Si rischia l’autogol, cacciandosi in un angolo dal quale è difficilissimo uscire.
E così è stato. Ridicoli sono allora risultati i proclami di autonomia e di sensibilità territoriale di fronte all'annunciato – e poi confermato – voto contrario al referendum. Così come sterili sono state le polemiche sui costi dell’iniziativa. Sterili perché, quando si tratta di ricorrere alle procedure della democrazia diretta, cioè di consultare il popolo, non v’è costo che tenga. La democrazia non ha prezzo se si tratta di consolidarla con una procedura consensuale e partecipativa. E qui si tratta proprio di consolidarla, chiedendo al popolo lombardo se è d’accordo a procedere risolutamente lungo la strada costituzionale dell’autonomia ingaggiando un braccio di ferro con lo Stato di Roma per ottenere un congruo numero di nuove competenze legislative e amministrative. Il quesito referendario fa leva sull'istituto giuridico-costituzionale del regionalismo a geometria variabile, vale a dire sull'articolo 116, comma 3, della Costituzione, che alle regioni a Statuto ordinario virtuose riconosce l’opportunità di trattare nuove competenze con il governo di Roma sino ad avvicinarsi a un grado di autonomia paragonabile a quello delle regioni a Statuto speciale. La Lombardia ha già provato a percorrere questa strada, senza successo, nel 2007. Le trattative naufragarono perché cadde il governo di allora, ma anche perché alle spalle delle trattative non c’era il più vasto consenso dell’opinione pubblica lombarda. Per questa ragione, ricorrere alla consultazione referendaria è fondamentale: “con il consenso della gente si può fare di “tutto”, ci ammoniva un grande Maestro, Gianfranco Miglio. 
Il consenso è dunque il motore di ogni cambiamento e aprire le trattative con il Governo per ottenere maggiori competenze sulla base dell’esito di un referendum consultivo conferisce una diversa fisionomia al negoziato e alle sue prospettive. Sarà poi la Corte a valutare la qualità dell’autonomia raggiunta e imporrà al Parlamento le ratifiche costituzionali conseguenti. 
La sfida, dal punto di vista giuridico-costituzionale, è quella di valorizzare il regionalismo differenziato, chiedendo allo Stato il riconoscimento della specialità su nuove basi. È del tutto evidente, infatti, che oggi, di fronte alla più grave crisi dell’ultimo secolo, le ragioni di natura economica e sociale sono addirittura più rilevanti e più forti, valgono di più rispetto alle ragioni etniche, storiche, linguistiche, che allora – all'indomani della fine della Seconda guerra mondiale – militarono a favore del riconoscimento della specialità per le cinque regioni autonome.
Questo percorso dovrebbe premiare la “specialità” della Lombardia, che è nella natura delle cose. Ce lo ha detto la Cgia di Mestre qualche giorno fa che i cittadini lombardi sono i più tartassati del Paese (con una cifra devoluta annualmente all'erario nazionale di oltre 11mila euro) e che la Regione ha un residuo fiscale di 54 miliardi di euro, a tanto ammonta infatti il “lascito” allo Stato centrale. Non solo, ma la Lombardia è regione leader a livello europeo, aderisce ai “Quattro motori dell’Europa”, con la Baviera, il Baden Württenberg e la Catalogna, ed è l’epicentro propulsivo della Macroregione alpina. Con le sue attività economiche e produttive copre circa il 21% del Pil nazionale. E lo scorso anno un’autorevole e accreditata agenzia internazionale di rating, Moody’s, ha riconosciuto un titolo di merito creditizio alla Lombardia, superiore a quello dello Stato – ingordo e predatore – di Roma. Appunto. Ecco perché la Lombardia si merita il riconoscimento della sua “specialità”.

Articolo tratto dal sito www.lintraprendente.it 

giovedì 1 gennaio 2015

HAPPY NEW YEAR 2015! (ai VERI LEGHISTI)

Anche in questo inizio d'anno arriva il post degli auguri.
Sarò breve però, infatti a quelli che ho scritto 356 giorni orsono (x molti, ma non x tutti) devo fare una sola piccola aggiunta...
BUON 2015 ai VERI LEGHISTI, ma non ai vecchi e nuovi (o per meglio dire giovani) cerchisti.


martedì 2 dicembre 2014

#Crema2017 | la strada da seguire

Nei giorni scorsi si è svolta presso il Palazzo Comunale una conferenza stampa nella quale l’amministrazione Bonaldi ha illustrato un bilancio della sua attività, giunta a metà del mandato ricevuto nel maggio 2012.
Sui risultati raggiunti, veri e presunti, nonché sul “resta da fare” che si sono prefissati dedicherò un post non appena arriverà nella cassetta delle lettere il giornalino annunciato nell'incontro con la stampa.

Ho voluto iniziare questo post con questa notizia perché in città gira con sempre maggiore insistenza  delle domande molto semplici: “Ma gli altri cosa fanno? Cosa vogliono fare in vista delle comunali del 2017?”.
Ovviamente per “gli altri” i cittadini intendono i partiti di centrodestra, dalla Lega a Forza Italia, passando per Fratelli d’Italia fino alle diverse liste civiche che siedono in Sala degli Ostaggi.
Difficilmente citano l’NCD, ma questo probabilmente è dovuto al ruolo di stampella della sinistra a Roma  che Alfano porta avanti con “indubbio acume politico”.

Quando mi pongono queste domande rispondo che a Crema non dobbiamo inventarci nulla, ma piuttosto seguire gli esempi che hanno dimostrato di essere vincenti. Ve ne sono molti, diversi dei quali vedono la Lega come cardine fondamentale.

Quello che ha fatto da apripista è indubbiamente il “modello Verona” che ha permesso a Flavio Tosi di essere eletto per due mandati alla carica di sindaco della città scaligera.
Un modello le cui basi sono diverse, dalla costatazione della non autosufficienza della Lega (da soli si può vincere il piccolo paesino, non certo le città) al conseguente riconoscimento della necessità di costruire coalizioni di centrodestra, dal coinvolgimento della società attraverso la valorizzazione del “civismo” locale all’apertura di un dibattito su tematiche certamente difficili, da non lasciare però in mano ad una sinistra incapace di passare dalla fumosa teoria alla concretezza delle norme, per finire con la centralità delle primarie per la scelta dei candidati.

Una strada quella tracciata da Tosi seguita poi da molti che ha ottenuto, e si appresta ad ottenere, ottimi risultati. Dalla vittoria in Lombardia di Roberto Maroni (con il significativo risultato della lista Maroni Presidente) alle buone prospettive per le regionali in Veneto della prossima primavera, per le quali i sondaggi registrano in buon vantaggio di Luca Zaia sulla sfidante del PD, anche grazie alla lista civica collegata al presidente uscente.
Per non dimenticare poi quel nuovo soggetto politico che Matteo Salvini di appresta a lanciare per allargare il consenso al centro sud, le cui prime informazioni che girano lo vedono basarsi sul civismo ed il contatto diretto con elettori, associazioni e società.

Ecco allora stracciata la strada che le componenti del centrodestra, e la Lega in primis, dovrebbero imboccare da subito per arrivare preparati alla primavera del 2017.
Ovviamente la mia è solo una delle posizioni presenti nella Lega. 
Vi è anche quella che vorrebbe presentarsi ancora da sola cullando un isolazionismo inconcludente e stantio.

Idee diverse e rispettabili con una differenza sostanziale da tenere ben presente.
La strada che suggerisco si è dimostrata vincente in tante città e regioni (oltre ad aver già portato alla conquista di Crema in passato), l’altra ha ottenuto il peggior risultato elettorale nella storia del Carroccio in città.

giovedì 27 novembre 2014

#NOMOSCHEA | io (e la Lega) la pensiamo così...

Nelle ultime settimane in molti, tramite i social e in città, mi hanno chiesto perché ultimamente la Lega non faccia molto sentire la sua opinione sulla questione moschea...
Per ovviare riporto una breve dichiarazione, dal contenuto sempre attuale, che ho rilasciato tempo fa ad un giornalista locale.
Spero sia chiara...
“Innanzitutto mi è doveroso precisare come la posizione, che abbiamo preso e sostenuto negli ultimi due anni come Lega Nord, non nasce da un semplicistico pregiudizio mirante a porre dinieghi, sempre e comunque, laddove le comunità islamiche richiedono di poter costruire moschee, musalle e centri islamici, bensì pone il suo fondamento nella necessità che a monte di tutto vi sia un pieno riconoscimento ed una formalizzazione dei rapporti tra islam e stato, attraverso concordati e leggi, come avvenuto con tante altre religioni presenti in Italia.
Inoltre, stante i numerosi fatti di cronaca degli ultimi decenni, per non citare quelli emersi nelle ultime settimane, è parere della Lega negare, in assenza di una legge nazionale che ne regolamenti vari aspetti, la possibilità che si costruiscano moschee e quant'altro. Aspetti tutti peraltro contenuti in progetti di legge che il movimento ha depositato da tempo sia alla Camera che al Senato.
Chiedere che l’islam instauri rapporti ufficiali con l’Italia e che quest’ultima si doti di norme a tutela dei propri cittadini, ivi compresi coloro che professano il credo musulmano, è una richiesta di buon senso che dovrebbe partire proprio dalle varie comunità islamiche presenti sul territorio.

Avere leggi e norme che impediscano ad Imam improvvisati di predicare l’odio, come di recente emerso da indagini di polizia in Veneto, deve essere un interesse primario per tutti quei musulmani che rigettano logiche di scontro e prevaricazione.
Spesso capita di leggere, ed è avvenuto anche a Crema, che negare una moschea equivale a violare la costituzione negli articoli che sanciscono la libertà di culto. Rigetto totalmente tale impostazione che mira solo a far passare i contrari come siano noi leghisti, e non solo, come degli “usurpatori” dei diritti altrui. Nessuno vieta ad un cittadino che si professa musulmano di manifestare il proprio credo; quello che chiediamo sono regole e leggi certe che tutelino in primo luogo, come ho già detto, gli stessi musulmani dal proselitismo estremista che tenta, ed in molti casi vi è riuscito, di usare moschee e centri islamici come luoghi di indottrinamento all'odio.”

giovedì 20 novembre 2014

il Futuro è Indipendenza?


“Separatisti d’Italia”, questo il titolo di una ricerca dell’istituto DEMOS, diretto da Ilvo Diamanti, e pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” del 10 novembre scorso, la quale, prendendo spunto dalle recenti consultazioni svoltesi in Scozia e Catalogna, esamina il tasso di indipendentismo nelle varie regioni italiane.

“Il vento indipendentista, dunque, soffia forte in Europa. Soprattutto dove esistono divisioni territoriali - economiche e culturali - profonde e radicate. Neppure in Italia la questione dell'indipendenza regionale è nuova”, si legge nell'articolo a commento della ricerca che prosegue, “il 30% del campione nazionale (rappresentativo della popolazione) intervistato da Demos, nelle scorse settimane si dice d'accordo con l'indipendenza della propria regione dall'Italia. Quasi uno su tre, dunque. Distribuito diversamente, anzitutto su base territoriale. Il sentimento indipendentista, com'era prevedibile, è concentrato, anzitutto, nel Nord. In particolare nel Nordest, dove è condiviso da oltre metà della popolazione. Soprattutto in Veneto, dove supera il 53%. Un dato praticamente identico a quello rilevato in un sondaggio dello scorso marzo. Il campione, nelle altre due regioni di quest'area, è, invece, troppo limitato per suggerire stime (ma in Friuli Venezia Giulia l'adesione al referendum andrebbe oltre il 60%). Ma l'indice di indipendentismo risulta superiore alla media anche in Piemonte e in Lombardia (dove scavalca il 35% della popolazione). La "questione settentrionale", dunque, non sembra essersi assorbita, nel corso degli anni. Semmai, si è "regionalizzata" maggiormente. Ma continua a generare distacco dall'identità nazionale.”

Perché, vi chiederete, citare solo a distanza di una decina di giorni questa ricerca che non fa altro che confermare dei numeri che gli ambienti indipendentisti e federalisti conoscono da tempo? Semplice, abbiamo atteso questo tempo nella speranza di leggere e sentire dichiarazioni e commenti che, sotto la spinta di tali dati, rilanciassero la sfida.



Speranza purtroppo vana dato che poco o nulla ha suscitato, salvo in Veneto, lo studio di Diamanti. Particolarmente rumoroso il silenzio della Lega Nord che poco meno di un anno orsono eleggeva il nuovo segretario federale sotto lo slogan “Futuro è Indipendenza”. Silenzio dovuto alla tattica e alla contingenza politica che poco fanno conciliare le ragioni autonomiste del Nord con la nascita di un partito personale al Sud, oppure una strategia di lungo termine nella quale il superamento della Lega Nord, e delle sue istanze sulla questione settentrionale, diviene inevitabile? 

Su “il Giornale” del 19 novembre Paolo Bracalini scrive, in merito al nuovo soggetto politico che sarà lanciato da Salvini per il centro sud: “per sfondare anche nel resto d'Italia e imporsi come leader nazionale di centrodestra, Matteo Salvini supera la Lega Nord (che resta, e con lui segretario federale, mentre però via Bellerio viene smantellata, i dipendenti messi in cassa integrazione, e il giornale la Padania chiude) per un progetto diverso, che si richiama al Front National francese”. Solo gossip? Forse, anche se i problemi di cassa integrazione per i dipendenti di Via Bellerio e la chiusura de “la Padania” sono fatti reali. 

I numeri dicono che un soggetto che sappia coagulare e indirizzare la voglia di autonomia, specie al Nord, è quanto mai necessario stante il palese persistere della questione settentrionale. Sarà ancora la Lega Nord questo soggetto? Se lo chiedono in molti, soprattutto tra coloro che lo scorso anno scelsero il segretario per il quale il “Futuro è Indipendenza”. 

Per leggere il commento completo del Prof. Diamanti sui risultati della ricerca, oltre che i dati, rimandiamo al sito www.demos.it

articolo, a firma di Theo Underwood, pubblicato su www.lavocedelnord.it