sabato 12 marzo 2016

AREA VASTA | Quale futuro per Crema ed il Cremasco?

Dopo alcune settimane torno a scrivere di un tema la cui evoluzione e discussione si sta facendo ogni giorno più serrata.
Mi riferisco al processo di riforma delle autonomie locali e funzionali (trasformazione delle province in aree vaste, riforma delle camere di commercio, ecc.), temi cui ho dedicato un post il 25 gennaio scorso, poi pubblicato da diversi quotidiani sia cartacei che online.

Molto è stato scritto e detto con interventi interessanti e polemiche poco edificanti (ogni riferimento ai cosiddetti “pecoroni” cremaschi è voluto) sul futuro di Crema e del Cremasco.
Alcuni propongono di accodarsi a Lodi per entrare nell'area metropolitana di Milano, altri guardano all'unione dell’attuale provincia di Cremona con Mantova, altri ancora si dilettano giocando ad una sorte di Risiko territoriale suggerendo di mettere insieme lodigiano, cremasco e magari un pizzico di bergamasco tanto per distinguersi.

Un quadro tutt'altro che chiaro dal quale estrarre una sintesi concreta, come ha chiesto il Presidente Roberto Maroni nel suo intervento alla conviviale di Terre di Lombardia, appare non affatto semplice.
Avanzare una proposta è quello che provo nel mio piccolo a fare in questo post, il tutto non prima di aver messo nero su bianco non riflessioni ma dati oggettivi quali popolazione, dimensione delle città e prodotto interno lordo, riguardo alla situazione attuale ed alle due ipotesi più concrete sul piatto.
I dati nudi e crudi sul “peso” di Crema e del Cremasco sono i seguenti:

Popolazione residente

  • 45 % nell'attuale Provincia di Cremona.
  • 21 % nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova
  • 5 % nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi)
Ricchezza (ossia il Prodotto Interno Lordo)
  • 44 % nell'attuale Provincia di Cremona.
  • 20 % nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova
  • 3 % nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi)
Città (classifica per residenti)
  • 2° nell'attuale Provincia di Cremona, dietro solo a Cremona.
  • 3° nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova, preceduta solo da Cremona e Mantova.
  • 18° nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi), preceduta e subito seguita da tutti i comune che compongono la prima cintura attorno a Milano.

Posto che difficilmente la nuova area vasta nella quale ricadrà Crema ricalcherà i confini dell’attuale provincia non restano sul piatto che le due ipotesi successive, che non possono definirsi equipollenti.
In particolare l’idea di aggregare Crema all'area metropolitana di Milano, seppur affascinante anche per chi come il sottoscritto sotto la Madonnina ha studiato ieri e lavora oggi, avrebbe il risultato di rendere il Cremasco del tutto marginale “pesando” solo il 5% della popolazione ed il 3% della ricchezza, per non parlare poi del fatto che la sola Crema si troverebbe ad essere non uno dei principali centri urbani, bensì uno dei tanti e per giunta il più lontano.
Per farla breve la prospettiva di divenire la periferia della periferia di Milano non la ritengo, sempre dati alla mano, la strada migliore per il territorio.

A questo punto sul tavolo non resta che il nuovo “Cantone del Po” come lo ha definito sempre il Presidente Maroni, comprendente come scritto in precedenza le attuali Province di Cremona e Mantova.
Un’aggregazione nella quale il Cremasco rappresenterebbe comunque 1/5 della nuova area vasta. Un peso che per essere non solo “statistico” necessita di una presa di coscienza forte del territorio per costituire veramente un’area omogenea all'interno della nuova organizzazione.
Area omogenea come naturale evoluzione nel tempo del consorzio cremasco, del circondario e della consulta.

Nel post che ho richiamato scrivevo che il processo di riforma non dovrà ridursi a mera “annessione” di un territorio ad un altro. Per questo uno degli esempi da seguire dovrebbe essere quello della nuova organizzazione della sanità, vale a dire un Cantone del Po / ATS Valle del Po come centro principale di amministrazione del territorio per questioni di carattere vasto e le Aree Omogenee / ASST quali luoghi di elaborazione e sintesi per le problematiche più “locali”.
Peraltro l’input a creare aree omogenee, come possono assere il Cremasco, il Cremonese, il Casalasco/OglioPo, il Mantovano, l’OltrePo ed il Basso Garda (mi scuseranno gli amici Mantovani se la suddivisione può risultare approssimativa), è arrivata dallo stesso Maroni.
 
Oltre questo sarà importante, se non basilare, procedere ad un reale decentramento e riqualificazione degli uffici locali delle amministrazioni di area vasta (le sedi provinciali fuori dal capoluogo) per far si che cittadini e imprese possano interfacciarsi con facilità verso la pubblica amministrazione come avviene oggi nella sanità, dove il cittadino di Crema ha come riferimento l’ospedale e gli uffici ex ASL presenti in città e non si pone il problema di recarsi lontano per adempiere a certe pratiche.

In questo mio ragionamento non posso non citare anche la riforma delle Camere di Commercio, che vedrà con ogni probabilità, anche in questo ambito, l’unione di Cremona con Mantova. Non entro nel merito del dibattito sulla localizzazione della sede quanto della presidenza, ma voglio comunque porre una semplice domanda: perché non pensare ad una “integrazione” tra gli uffici locali della nuova area vasta con quelli delle camere al fine di creare dei luoghi dove gli utenti, siano essi cittadini e imprenditori, possano sbrigare con facilità ogni genere di incombenza burocratica e amministrativa?
Certo la cosa non sarebbe facile e immediata, ma non intraprendere un percorso è il modo migliore per non portarlo mai a termine.

In ultimo un pensiero da Cremasco rivolto ai Cremaschi; tra i difetti che ci contraddistinguono vi è certamente quello di ritenerci sempre e comunque “migliori” di altri nonché il centro dell’universo (almeno di quello lombardo) e nulla di tutto questo è più sbagliato.
Più che il centro di qualcosa siamo sempre stati, e lo siamo ancora, la periferia di altri.
Divenirlo ancora di più entrando nell'area metropolitana di Milano (ma i milanesi ci vogliono???) non credo porterebbe grandi benefici, lavorare per creare un Cremasco coeso e combattivo nel nuovo “Cantone del Po” la ritengo la strada migliore.
Come disse un tale alquanto famoso, “ai posteri l’ardua sentenza…”