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lunedì 23 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | Roberto Maroni: da domani comincia la partita


(Lnews – Milano) “Oltre 3 milioni di Lombardi sono andati al voto, per la precisione 3.022.017, un risultato oltre le mie aspettative, di cui sono molto soddisfatto. In Lombardia non c’era il quorum, ma se tre milioni di Lombardi sono andati al voto, vuol dire che il tema dell’autonomia è straordinariamente importante e io mi sento l’incarico di questa responsabilità”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, in conferenza stampa, commentando l’esito del referendum per l’autonomia.

MANCANO SOLO POCHE VOTING MACHINE“Siamo al 99,5 per cento delle voting machine – ha spiegato -, ne mancano 122 su 24.336, che corrispondono a circa 10 Comuni su 1.523: il voto elettronico, testato per la prima volta, ha funzionato ed è il futuro delle elezioni, perché durante tutte le operazioni di voto non ci sono stati problemi. L’unico problema è sorto dopo la fine delle operazioni di voto per un numero ridotto di voting machine”.

DUE CRITICITÀ MINIME CHE RISOLVIAMO PER LA PROSSIMA VOLTA – “Ciò che ci impedisce di dare il dato totale sono due criticità sorte alla fine di tutta la procedura – ha precisato Maroni –: le abbiamo individuate e attiveremo per la prossima volta tutte le procedure necessarie per evitare che si ripetano. Le due criticità sono, da un lato, il fattore umano: in alcuni seggi, il presidente ha digitato su più voting machine lo stesso pin, questo ha reso impossibile leggere i dati di più di una voting machine con lo stesso pin. La seconda criticità è legata a un fatto tecnico: alcune voting machine hanno cominciato le operazioni in modalità test anziché in modalità voto. Il voto è stato comunque regolare e registrato, ma ha reso necessario un caricamento manuale. Sono criticità minori, a fronte di una procedura complessa. Voglio ringraziare comunque tutti i presidenti di seggio, anche quelli che hanno sbagliato in tutta onestà, perché, senza la loro collaborazione, non avremmo potuto realizzare questo grande test”. “È stata una lunga notte di passione – ha commentato -, ma il sistema ha funzionato e lo proporremo per le prossime elezioni, cominciando già da quelle della prossima primavera”.

DA DOMANI VIA LIBERA ALLA PROCEDURA CHE VOGLIO SIA RAPIDA“Da domani in Consiglio regionale apriremo la procedura per avviare in tempi rapidi la trattativa col Governo – ha detto Maroni -, faremo una risoluzione di Consiglio regionale, per la quale dò tempo due settimane, poi faremo una squadra, con il Cal e gli stakeholder, che voglio rappresenti la Regione Lombardia, da cui voglio restino fuori la politica e le strumentalizzazioni”.

DA GOVERNO DISPONIBILITÀ A CONFRONTO SU TUTTE MATERIE – “Ho parlato col presidente Gentiloni questa mattina, per illustrargli i risultati del nostro test e le intenzioni che ho – ha fatto sapere il governatore -. È stato un colloquio cordiale, Gentiloni ha confermato interesse e il via libera del Governo al confronto su tutte le materie previste dalla Costituzione. Sarà un lavoro lungo di approfondimento, abbiamo dialogato sul Coordinamento del sistema tributario, materia straordinariamente importante, perché riguarda i tributi. Partiamo ora con il sottosegretario Bressa, ma poi, se sarà necessario, ci sarà il coinvolgimento del Mef”.

SFIDA DA CONDIVIDERE CON EMILIA E REGIONI DEL SUD“Ho parlato con Bonaccini, che è disponibile a un’iniziativa comune, che vorrei si trasformasse in vantaggi veri per i cittadini Lombardi e per le imprese – ha aggiunto Maroni -. Penso che la sfida sia da condividere da tutte le Regioni. Cominciamo con l’Emilia- Romagna, ma sono disponibile anche a coinvolgere le Regioni del Sud, proprio per confermare che non è stato un voto ‘contro’, ma serve a scrivere il nuovo rapporto tra Regioni e il Centro e su questo il presidente Gentiloni mi è parso molto interessato ad aprire e scrivere con noi una pagina nuova nel regionalismo italiano”.

PARTITA DIFFICILE, CHE VOGLIO VINCERE“Questo è quello che volevo sentire – ha concluso – questa è la partita che comincia domani, sarà difficile, ma ci ripromettiamo di giocarla lealmente, senza gomitate, ma è una partita che ovviamente voglio vincere”.

venerdì 20 ottobre 2017

AUTONOMIA | il "tafazzismo" del PD in Lombardia e Veneto


"NON ANDATE A VOTARE!"
"IL REFERENDUM NON SERVE!"


Questi i "mantra" ripetuti in ogni dove dagli esponenti del PD contro i referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto in programma domenica 22 ottobre.
Il tutto mentre il LORO governo a roma, nella legge di stabilità appena varata, usa ancora una volta la mannaia tagliando milioni di euro nei trasferimenti alle regioni.

-450 per la Lombardia, -250 per il Veneto e -230 all'Emilia-Romagna del presidente Bonaccini che l'altro giorno di vantava di aver dato il via al percorso dell'autonomia con la firma di un pezzetto di carta davanti a Gentiloni.


Basterebbe questa notizia per sperare in una reazione di orgoglio dei raprpesentanti piddini sul territorio per cambiare idea e recarsi in massa a votare, ovviamente Sì, ai referendum per l'autonomia.

Purtroppo tutto ciò non avverrà per una atavica propensione al "tafazzismo" che impregna l'apparato del fu Partito Comunista. 
Parlo di apparato perchè non si può non notare come altri esponenti della stessa area politica ma non organici al partito, vale a dire i sindaci lombardi a partire da quello di Bergamo Gori, hanno ben compreso come solo con una netta vittoria del sì, ed una contemporanea buona affluenza, potranno dare la giusta spinta per ottenere una risposta positiva da quel di roma.

Quanto agli altri, i tafazzi, resteranno arroccati alla loro miope visione che li porta a sperare in un fallimento della consultazione nella speranza, vana, di un riscatto elettorale la prossima primavera alle regionali.
Così facendo un enorme favore a tutte le forze centraliste romane che di autonomia alle regioni del nord non vogliono sentire parlare...

mercoledì 18 ottobre 2017

AUTONOMIA | la "supercazzola" del PD continua...


EMILIA-ROMAGNA? SPASSOSA DIMOSTRAZIONE DEL NULLA

"La montagna ha partorito il topolino: dopo settimane di roboanti annunci, nel palese ed evidente tentativo di sminuire la portata del voto lombardo, oggi, guarda caso, a poche ore dall'apertura dei seggi sul referendum lombardo, arriva, come ampiamente previsto dal copione, una comunicazione, che, di fatto, tende a illudere tutti i cittadini emiliani e non solo"
. Lo dice l'assessore regionale all'Agricoltura, Gianni Fava, coordinatore dell'azione di Regione Lombardia per il referendum per l'autonomia che si svolgerà domenica 22, a proposito delle dichiarazioni del presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.


"Il presidente Bonaccini si è precipitato a raccontare di avere ottenuto l'autonomia - prosegue Fava -. Poche volte mi era capitato di sentire qualcosa di più ridicolo, soprattutto alla luce del fatto che sono entrato in possesso della cosiddetta 'dichiarazione di intenti', con la quale il Governo 'anzitutto mediante i necessari approfondimenti con tutti i Ministeri interessati, tenendo conto delle possibilità e dei limiti stabiliti dalla a costituzione [...] . Come è noto, l'art 116-terzo coma della Costituzione prevede al riguardo un procedimento complesso: il primo passo è già stato compiuto, perché si è manifestata una volontà univoca, da parte della Regione nella sua assemblea elettiva, diretta a tale scopo".

"Le materie interessate saranno oggetto di ogni necessaria valutazione, da compiere anche in forma bilaterale, in modo da perseguire un esito positivo sia per la Regione, sia per l'ordinamento repubblicano, sia, soprattutto, nell'interesse del Paese", sottolinea ancora l'assessore. Che commenta ancora: "Sembra incredibile, ma è tutto qua. Roba da fare impallidire l'Antani di 'Amici miei' e le sue funamboliche supercazzole.

Mi chiedo: ma quali risorse ha ottenuto concretamente Bonaccini per l'esercizio delle non imprecisate funzioni svolte 'nell'interesse del Paese'?". "Se qualcuno pensava di demotivare gli elettori lombardi, raccontando che esisteva una via di trattativa che non abbisognasse del consenso popolare dopo questa spassosa dimostrazione del nulla, abbiamo qualche argomento in più per andare in massa a votare domenica", conclude l'esponente della giunta regionale della Lombardia.

mercoledì 11 ottobre 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | perché votare Sì?


Cosa cambierà per i cittadini con una Lombardia autonoma?
Avremo meno tasse e più servizi. La Lombardia potrà contare su un numero maggiore di competenze che dallo stato centrale verranno devolute alla Regione e ai comuni. Unioncamere Veneto ha calcolato che devolvendo tutte le competenze in base all’articolo 116 della Costituzione (regionalismo differenziato) la Lombardia riceverebbe 6,7 miliardi di euro in più, con una crescita del PIL del 3,1% pari a circa 10,3 miliardi di euro in più. In questo modo la Regione potrebbe gestire direttamente e migliorare i servizi relativi a: istruzione scolastica e universitaria, tutela dei beni culturali, ricerca scientifica e innovazione, infrastrutture, protezione civile e molto altro ancora. Ma non è finita qui perché il presidente Maroni ha annunciato che l’obiettivo è trattenere sul territorio 27 miliardi di euro in più, ovvero la metà del residuo fiscale lombardo (differenza tra tutte le tasse pagate dai cittadini lombardi allo stato centrale e quanto ritorna sul territorio in termini di trasferimenti e servizi) che oggi è pari a - 54 miliardi di euro. Questi soldi serviranno per abbassare fortemente le tasse ai cittadini e alle imprese della Lombardia.

La Lombardia autonoma renderà più povera l’Italia?
No, perché questo referendum servirà come spinta per una vera e propria riforma in senso federale che porterà autonomia e benefici anche alle regioni del Sud Italia. Inoltre la Lombardia, che è sempre stata la locomotiva del Paese Italia, oggi soffre una forte crisi proprio a causa delle troppe tasse e delle forti limitazioni imposte dallo stato centrale. L’autonomia farebbe spiccare il volo alla Lombardia rendendola ancora di più locomotiva d’Italia e portando benefici a tutto il Paese. La Lombardia, che già ora ha un andamento migliore rispetto all’Italia (Moody’s anche nel 2017 ha confermato il rating Baa1 per la Regione, superiore a quello dello Stato, situazione eccezionale a livello mondiale) libera dai vincoli statali e dalla pesantissima tassazione, avrebbe una crescita economica esponenziale, che a cascata porterebbe benefici per l’intero sistema paese.

Con l’autonomia pagheremo meno tasse?
Certamente. I cittadini residenti in Lombardia pagheranno meno tasse perché, trattenendo più risorse sul territorio, la Regione potrà abolire il bollo auto, tenere al minimo l’addizionale regionale Irpef, cancellare l’Irap alle imprese e togliere il ticket sanitario. Il referendum serve per ottenere ciò che il governatore Maroni aveva promesso in campagna elettorale nel 2013.
Solo con l’autonomia sarà possibile trattenere più risorse e abbassare finalmente le tasse ai cittadini lombardi.

venerdì 6 ottobre 2017

STORIE D'ITAGLIA // Prendi i voti e scappa...


«Se fossi tra i chiamati al referendum non ci andrei, è solo propaganda» ha dichiarato tale MELONI Giorgia dalla Garbatella (roma) riferendosi ai referendum per l'autonomia di Lombardia e Veneto.

Nulla di così sorprendente conoscendo il "curriculum politico" della fondatrice di fratelli d'itaglia, se non fosse per un piccolo particolare, vale a dire quello che vede la signora sedere in parlamento grazie ai voti dei lombardi essendo stata eletta nella circoscrizione LOMBARDIA 3 (quella di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova).


Tipico esempio di "politicante" (non il primo e nemmeno l'ultimo) cui due cose non disdegna dei lombardi, i VOTI e i SOLDI... Se invece questi schifosi lavoratori rozzi e ignoranti si permettono di chiedere maggiore autonomia e di mantenere maggiori risorse nel proprio territorio (frutto del loro lavoro) apriti cielo! Certi pruriti di epoche passate riemergono dalle fogne della storia.

Ennesimo ottimo motivo per andare a votare il prossimo 22 ottobre!

mercoledì 4 ottobre 2017

AUTONOMIA | la truffa del PD in Emillia-Romagna


Nella giornata di ieri il Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato un documento di indirizzo della Giunta, a guida Bonaccini del Partito Democratico, per richiedere maggiori competenze (solo quelle...) da parte di roma.

Un atto politico da subito rilanciato dai "democratici" nostrani per affermare con ineludibile pomposità che "questa è la strada da seguire e non quell'inutile referendum voluto da Maroni in Lombardia e Zaia in Veneto", il tutto rimarcando polemicamente come il gruppo della Lega Nord abbia votato contro il documento della giunta emiliano-romagnola.

Peccato per i "democrats" che basta leggere anche solo la sintesi dello scritto (al link Più Emilia Romagna) per smascherare la "truffa" che si cela dietro una manovra politica fatta solo per contrastare i referendum lombardo e veneto, il tutto senza andare nella direzione di dare a quelle regioni maggiore autonomia e le dovute risorse.

In un primo passaggio affermano quanto segue:
Restano fermi i capisaldi dell’ordinamento costituzionale: il principio perequativo e i valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale, cioè il meccanismo di finanziamento delle funzioni pubbliche territoriali.
E ancora: 
Nell'ambito del negoziato con il Governo verranno definite le risorse necessarie alla copertura delle funzioni richieste. Nel documento, la Regione propone la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio. Non intende quindi chiedere nuove risorse allo Stato.


Tradotto dal linguaggio tipico dei funzionari di partito, secondo il Partito Democratico il sistema fiscale e redistributivo attuale, che genera per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna un "residuo fiscale" di decine di migliaia di miliardi di euro, vale a dire soldi che partono dalla Pianura Padana verso roma e non tornano più indietro, deve restare così com'è!

Inoltre, dopo aver chiesto maggiori competenze, si guardano bene dal pretendere anche le risorse necessarie per poter esercitare tali nuove funzioni. Un classico esempio di "tafazzismo" amministrativo non nuovo peraltro a gente che già con lo smantellamento delle province ha palesato la propria incompetenza su tali materie.

Come facilmente intuibile è per questi, e altri motivi, che la Lega in Emilia-Romagna ha votato contro questo imbroglio, e sopratutto emerge lampante la diversa impostazione tra le iniziative di Maroni e Zaia (che puntano ad ottenere competenze e risorse) rispetto alla semplice propaganda di un partito che ha purtroppo dimenticato da tempo l'eredità di Guido Fanti che negli anni settanta non aveva remore a parlare di Padania.

sabato 16 settembre 2017

Comitato Cremasco Lombardia Autonoma


Lo scorso 28 agosto è stato costituito il Comitato Cremasco per il Sì al Referendum per l'Autonomia della Lombardia. 
Iniziativa spontanea di cittadini che sosterranno il "Sì" al Referendum del 22 Ottobre.
Il comitato conta ad oggi circa 50 adesioni dal territorio, e ha incassato il sostegno dell'assessore regionale Gianni Fava e del capogruppo in consiglio regionale della lista Maroni Presidente Stefano Bruno Galli.

“Il Comitato Cremasco - spiegano i promotori - è un comitato spontaneo di cittadini, civico e trasversale. Da fine Aprile siamo attivi con una pagina facebook e riunioni informative. Poco prima delle ferie l'assessore regionale Gianni Fava, a margine di un evento sul tema dell'autonomia, ci ha esortati ad ufficializzare la nostra attività. 

Pochi giorni fa, dopo mesi di attività, abbiamo avuto anche l'appoggio del capogruppo della lista Maroni Stefano Bruno Galli che ha riconosciuto e apprezzato la nostra trasversalità e l'impegno che abbiamo profuso sino ad oggi nell'informare i cittadini sul tema del residuo fiscale e dell'Autonomia di Regione Lombardia.”

Hanno aderito al comitato, presiduto da Michela Bettinelli, professionista titolare di uno studio di consulenza con sede in città, diversi docenti, professionisti, commercianti e amministratori del territorio: tra loro il capogruppo di minoranza a Pandino, Francesco Vanazzi, e il portavoce di Fratelli d'Italia a Pandino Riccardo Bosa, molto attivi nel promuovere il Referendum nella zona dell'alto cremasco.

“Aderire al comitato è semplice e gratuito - spiega Matteo Soccini tra i promotori dell'iniziativa - basta inviare la dichiarazione di volontà via email (info@cremascoperlautonomia.org) e prendere visione dello statuto che contiene obiettivi e modalità di funzionamento del comitato.”

Oltre all'intensa attività social e attività di informazione sulle modalità di voto che si terranno nel cremasco, il “Comitato per il Sì" al Referendum per l'autonomia della Lombardia ha in programma un evento previsto per l'ultima settimana di settembre a Crema che vedrà la partecipazione dell'assessore regionale Gianni Fava. Evento cui ha confermato la sua presenza anche il Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni.

domenica 27 agosto 2017

REFERENDUM per l'AUTONOMIA | perché un referendum?


Come funziona il referendum?
Si tratta di una consultazione, approvata dal Consiglio regionale, per chiedere ai cittadini della Lombardia se desiderano per la nostra Regione maggiore autonomia e più risorse da trattenere sul territorio. Lo scopo di questo referendum è di rendere la Lombardia simile alle regioni a Statuto speciale, per trattenere sul territorio le risorse prodotte dai cittadini lombardi al fine di abbassare le tasse e garantire servizi ancora migliori. Sempre il 22 ottobre 2017 si svolgerà in Veneto un referendum consultivo analogo a quello lombardo.

Chi può votare, quando e come si vota?
Possono partecipare al referendum consultivo tutti i cittadini italiani maggiorenni residenti in Lombardia e gli iscritti alle liste elettorali della Lombardia. Le urne saranno aperte domenica 22 ottobre 2017 dalle 7 alle 23. Il voto si esprimerà scegliendo tra le opzioni SI o NO.

Bisogna raggiungere un quorum?
No. In questo tipo di referendum non è previsto un quorum, cioè un numero minimo di votanti affinché il referendum sia valido.

Perché è stato scelto il referendum?
Perché è lo strumento principe della democrazia e perché, se supportata dal voto di milioni di lombardi, la richiesta di maggiore autonomia acquisterà un peso maggiore, per cui lo Stato centrale non potrà ignorare la volontà di milioni di cittadini nelle trattative con la Regione Lombardia per definire i termini dell’autonomia e la quantità di risorse in più da trattenere sul nostro territorio.

Perché non abbinarlo ad altre consultazioni per risparmiare?
La democrazia ha un costo e per fare il referendum ci vorranno 46 milioni di euro, di cui circa 16 milioni di investimento per l’acquisto dei computer necessari per lo svolgimento del referendum con voto elettronico che verranno poi destinati alle scuole per supportare l’attività di insegnamento e didattica. Per cui il referendum avrà un costo netto ed una tantum di circa 30 milioni di euro: pari a circa 3,00 € a cittadino!

Il presidente Maroni per contenere i costi ha più volte chiesto ai governi centrali l’abbinamento del referendum con altre consultazioni elettorali (amministrative, politiche..), cosa che avrebbe comportato un risparmio di 21 milioni di euro. Da Roma però sono sempre arrivate risposte negative a dimostrazione del fatto che ai governi centrali non interessa nulla risparmiare sui costi.

Perché non aprire una trattativa diretta con lo Stato?
Nel 2007 la Regione Lombardia – e anche il Veneto e la Toscana e prima ancora nel 2004 il Piemonte – aveva già provato ad avviare una trattativa con il governo centrale senza però ottenere alcun risultato concreto perché il tutto si svolse a porte chiuse, senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Ben 4 trattative quindi finite male. In più negli ultimi anni i governi centrali hanno portato avanti una politica di tagli precludendo di fatto qualsiasi possibile dialogo.

Senza dimenticare che il governo Renzi aveva promosso una riforma della Costituzione che andava a togliere risorse e competenze alla Regione Lombardia, riforma che poi è stata bocciata dai cittadini. In questo contesto di tagli e di riforme centraliste che minavano la già misera autonomia della Regione Lombardia, era impossibile intavolare una trattativa istituzionale che portasse risultati concreti per la Lombardia né fidarsi dei governi centrali che si sono susseguiti. Per questo motivo i consiglieri regionali hanno dato pieno mandato al presidente Maroni per l’indizione del referendum sull’Autonomia: solo coinvolgendo milioni di cittadini in questa battaglia sarà possibile ottenere risultati concreti in termini di autonomia e federalismo.

Ma è un referendum consultivo e allora a cosa serve andare a votare?
Oggi, a Costituzione vigente, è solamente possibile indire un referendum consultivo su questa materia. In ogni caso anche il referendum sulla Brexit era consultivo, eppure sta cambiando le sorti del Regno Unito e di un intero Continente. Allo stesso modo il referendum del 22 ottobre può cambiare totalmente lo stato italiano. Con il peso di 10 milioni di cittadini lombardi e 5 milioni di veneti, oltre che ottenere l’autonomia per le due regioni, si innescherà finalmente quel processo federalista necessario per sistemare lo stato italiano dalle fondamenta.

E’ il referendum della Lega Nord?
Assolutamente No, è il referendum di TUTTI i cittadini che abitano e lavorano in Lombardia, infatti la richiesta di indizione del referendum è stata votata sia della maggioranza che da una parte dell’opposizione in Consiglio regionale.

giovedì 1 giugno 2017

Gli "orfani" del Celeste e il residuo fiscale


Chi saranno mai questi "orfani" e chi il "Celeste"? Nulla di più semplice per chi mastica un pò di politica in Lombardia, per i meno avvezzi il Celeste non è altro che tal Roberto Formigoni, storico esponente di Comunione e Liberazione, per decenni presidente della Regione Lombardia.

Gli orfani invece non sono altro che tutti gli abitanti di quel sottobosco politico, e non solo, che sotto l'amministrazione celeste prosperava con contatti e buone relazioni ricevendo, sia lecitamente che illecitamente (le inchieste della magistratura non mancano) finanziamenti, contributi e assegnazione, molto discrezionale, di fondi europei.


Orfanelli che una volta venuto a mancare (politicamente parlando) il suddetto hanno cercato, e cercano tuttora, di riaccreditarsi verso la nuova amministrazione attraverso contatti, autopromozioni e attività di "lobbying" non sempre trasparenti, magari arrivando a entrare nelle liste elettorali di questo e quel partito.
Per esser molto chiari questo "popolo" pullula in tutte le regioni/amministrazioni di ogni credo politico... (vergini non esistono).

E il residuo fiscale ? ? ? Per prima cosa con questo termine si intende la differenza tra quanto imprese e cittadini di una regione inviano in tasse e imposte verso lo stato centrale e quanto ricevono in termini di spesa pubblica e trasferimenti agli enti locali. Un delta che vale per la sola Lombardia 54 miliardi di euro ogni anno.

Un tema, quello del mantenimento in loco di una quota maggiore di risorse su un territorio, rilanciato proprio in questi giorni con la fissazione della data del Referendum sull'Autonomia di Lombardia e Veneto.

Risorse che, almeno per il sottoscritto, significano in prospettiva maggiori investimenti in infrastrutture, manutenzione adeguata e costante, migliori servizi sanitari e sociali, inventivi veri per imprese e chi più ne ha più ne metta...

Tutte idee responsabili e, non credo di sbagliarmi, condivisibili da molti ma purtroppo non da tutti.
Non certamente dagli "orfani" pronti a saltare sul carro che promette di portare nuove risorse nei nostri territori con il solito retropensiero che si può sintetizzare così: "vediamo di portare a casa una bella fetta del nuovo malloppo".

Il referendum è fissato, le elezioni regionali stanno arrivando ed alle forze politiche tutte un compito devono portare avanti. Porre un muro di fronte agli "orfani".

lunedì 29 maggio 2017

AUTONOMIA | firmato il decreto, referendum il 22 ottobre.


(Lnews - Milano) "È una bella giornata, è la Festa della Lombardia, e ho firmato il decreto che stabilisce che il referendum per l'autonomia si farà domenica 22 ottobre, dalle 7 alle 23". Lo ha annunciato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni​, a Cremona, durante la conferenza stampa dopo la seduta di Giunta regionale, che si è svolta in città. 

"È un appuntamento straordinariamente importante per tutti i Lombardi, perché può significare la svolta - ha proseguito il presidente -: una nuova storia per la Lombardia, con la possibilità di tenerci le risorse che ci servono per fare tutte le cose che dobbiamo fare."

"Sono molto contento ed emozionato - ha concluso Maroni -: è il coronamento di tante battaglie e la realizzazione di un sogno. Adesso la parola passa al popolo, come è giusto che sia in ogni sistema democratico."

domenica 29 gennaio 2017

i Giorni della Merla


I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31) oppure gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio. Sempre secondo la tradizione sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno. Le statistiche meteorologiche disponibili per gli ultimi decenni contrastano con il detto popolare per cui si ipotizza che le temperature medie di un tempo fossero inferiori alle attuali.
L’origine della locuzione “i giorni della merla (o Merla)” non è ben chiara. Ad esempio Sebastiano Pauli pubblica nel 1740 due ipotesi di spiegazione:
“I giorni della Merla” in significazione di giorni freddissimi. L’origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s’aspettò l’occasione di questi giorni: ne’ quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all'altra riva. Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne’ quali passò sovra il fiume gelato.
Secondo altre fonti la spiegazione della locuzione deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine neri come i maschi della stessa specie, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti grigi a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli femmina ed i piccoli furono grigi. La leggenda, infatti, vuole giustificare in maniera favolistica il forte dimorfismo sessuale che si osserva nella livrea del merlo (turdus merula), che è bruna/grigia (becco incluso) nelle femmine, mentre è nera brillante (con becco giallo-arancione) nel maschio.

Secondo una versione più elaborata della leggenda, una merla era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era ingrigito a causa della fuligine del camino, e così essa rimase per sempre con le piume grigie.

Come in tutte le leggende, esiste un fondo di verità: infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo ventinove giorni.
Sempre secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.


immagine tratta da www.viverecremona.it
Nel cremonese, come in tanti altri territori della Lombardia, è tradizione riproporre i canti popolari della merla negli omonimi giorni per rivivere l’antica atmosfera contadina. In particolare ad Annicco, Casalmaggiore, Cornaleto, Crotta d’Adda, Formigara, Gombito, Pizzighettone, Soresina, San Bassano, Sesto ed Uniti, Stagno Lombardo, Trigolo, Pianengo e altri, si usa riunirsi dinnanzi a un grande falò o sul sagrato di una chiesa o in riva al fiume, a seconda della tradizione, per intonare insieme al coro abbigliato con abiti contadini (le donne con gonna e scialle, gli uomini con tabarro e cappello) e degustare vino e cibi tradizionali. I testi delle canzoni differiscono leggermente da un paese all'altro, ma mantengono come denominatore comune i temi dell’inverno e dell’amore. Solitamente il coro gioca con la parte maschile e quella femminile, intonando simpatici battibecchi come nel canto rappresentato a Stagno Lombardo. I giorni della Merla in provincia di Cremona sono il 30, 31 gennaio e 1º febbraio. La leggenda infatti cita che ci fu un gennaio particolarmente mite e in quegli anni i merli erano di colore bianco. Infatti sbeffeggiavano Gennaio per il fatto che l’inverno stesse finendo senza che ci fosse stato un gran gelo. Ciò fece arrabbiare Gennaio che pur essendo verso la fine del mese, si vendicò facendo arrivare un freddo polare… da qui il detto duù t’i dò, öön t’el prumetarò, cioè “due te li do e uno te lo prometterò”, per il fatto che anche Febbraio ci mise del suo. Per il gran freddo i merli, allora bianchi, si dovettero rifugiare all’interno dei comignoli, diventando tutti neri.

articolo scritto per Terre di Lombardia

venerdì 20 gennaio 2017

Maturità, in Puglia record di lodi Tre volte più che in Lombardia


Sono 934 i diplomati con lode in Puglia, solo 300 in Lombardia. Boom di lodi anche in Campania e Sicilia. Eppure i dati Ocse dicono che i quindicenni delle regioni meridionali sono quelli con le performance più basse, mentre al Nord ci sono i risultati migliori.

Un diplomato con lode su cinque in Italia vive in Puglia: anche quest’anno sono gli studenti del Sud a fare incetta dei voti più alti alla maturità, facendo impallidire i risultati degli studenti del Nord. In barba alle classifiche dell’Ocse, che dicono che il Sud arranca in fondo alla classifica delle competenze in matematica e italiano degli allievi 15enni, sono stati 934 i diplomati con lode in Puglia, il 2,6% del totale, un record sui 5.133 di tutta Italia, e 146 in più rispetto allo scorso anno, quando già la regione aveva conquistato il primato della più «encomiata». E anche Campania e Sicilia mantengono le loro posizioni, con rispettivamente 713 (erano 455 lo scorso anno) e 500 (372 nel 2015) diplomati con il massimo dei voti.

Le lodi al Sud e al Nord 

Un boom di 100 e lode che non si registra in altre regioni, soprattutto non al Nord: in Lombardia solo in 300 sono riusciti a conquistare l’encomio, meno di un terzo degli studenti pugliesi; in Emilia Romagna sono stati leggermente di più, 328, ma sempre meno della Calabria, dove 334 ragazzi si sono licenziati col premio più alto. Mentre le prove Invalsi dicono che al secondo anno gli studenti del Nord ottengono punteggi mediamente superiori alla media italiana sia in italiano che in matematica, la mappa dei voti al diploma smentisce: in Veneto sono stati 276 i superbravi, in Piemonte 225, in Toscana 222, in Liguria appena 87, fino ad arrivare al minimo dei 24 lodati nella provincia autonoma di Trento. Cioè la stessa area geografica dove gli studenti di seconda classe, negli ultimi test per valutare le competenze di italiano e matematica, hanno avuto i migliori risultati in assoluto. Mentre la Sardegna, dove alle prove Invalsi di matematica i ragazzini hanno fatto peggio di tutti gli altri studenti italiani, ha comunque conquistato un bottino di 100 maturati col massimo dei voti.

Voti più alti, meno bocciati 

Vero è che i 100 e lode sono aumentati in tutta Italia (+1,1%), e che i voti in generale sono aumentati in tutta Italia, con i 100 passati dal 4,9% al 5,1%, e i risultati più bassi diminuiti (i 60, per dire, sono passati dall’8,6% all’8%). Segno di un miglioramento generale delle performance degli studenti, soprattutto nei licei — dove l’1,9% ha preso la lode e il 7,3% il 100 — ma anche nei Tecnici e nei Professionali, dove aumentano i 100 e i voti sopra il 70. Ma gli scrutini degli studenti del Sud, aree dove secondo l’Ocse gli apprendimenti sono vicini a quelli della Turchia, surclassano quelli del Nord, che insegue la Finlandia.

Il premio al Sud?

La questione non è solo politica, ma anche economica. Dieci anni fa fu introdotto un premio in denaro per i maturati con lode: un assegno ministeriale di mille euro, tagliato poi a circa 600. Agli studenti del Sud viene dato un «aiutino»? «I nostri ragazzi sono davvero bravi — nega Salvatore Giuliano, preside dell’istituto Majorana di Brindisi, con 29 “lodati” —. Anzi, ho notato una particolare severità nelle commissioni: chi aveva 25 punti di credito e la media più alta del 9 non ha avuto la lode». E com’è possibile che a 15 anni i ragazzi siano scarsi e poi diventino geni? «Le statistiche verificano solo italiano e matematica — rivendica Giuliano — e poi quella è l’età critica, in cui c’è la percentuale più alta di bocciati e rimandati. Dopo, chi supera lo scoglio emerge». Eppure la Puglia risulta anche la regione con più promossi d’Italia (75,6%), subito dopo l’Umbria (75,7%) e prima della Calabria (74,5%).

«Al Nord siamo rigorosi»

I prof del Sud meno severi? «Non credo — replica Patrizia Grima, che insegna latino e greco del classico Flacco di Bari —. L’eccellenza parte da lontano, e quando i ragazzi studiano seriamente è importante che ci sia chi lo riconosce e lo valorizza». Questione di diversità di sistema? «Non conosco quello del Sud- spiega Chiara Fornaro, vicepreside del D’Azeglio di Torino- ma il nostro è sicuramente rigoroso e mette gli studenti alla prova, preparandoli alle difficoltà che incontreranno».

Articolo tratto da www.corriere.it

domenica 11 dicembre 2016

la LOMBARDIA vuole AUTONOMIA!


Sul "dopo referendum" in questa settimana ne ho lette di tutti i colori, ma l'unica considerazione che voglio fare è quella che segue...

2001 - la LOMBARDIA vota ad una riforma che aumenta, seppur di poco, la sua AUTONOMIA.

2006 - la LOMBARDIA vota ad una riforma che aumenta di molto la sua AUTONOMIA.

2016 - la LOMBARDIA vota NO ad una che cancella la sua AUTONOMIA.

Ancora una volta i Lombardi hanno indicato la strada da seguire, percorrerla sino in fondo un dovere per chiunque ama queste Terre...

P.S. senza fare i bimbiminkia... 😏

giovedì 3 novembre 2016

Spesa pubblica locale, risparmi per 23 miliardi con gli standard della Lombardia


Secondo una ricerca dell'Ufficio Studi Confcommercio, i servizi pubblici locali in Italia potrebbero costare poco più di 102 miliardi di euro contro gli attuali 174, il 13% in meno. Regioni a statuto speciale "regine" della spesa, Lombardia la più virtuosa.
"La riduzione delle inefficienze e degli sprechi nelle Amministrazioni pubbliche è la condizione necessaria, sebbene non sufficiente, per intraprendere un percorso di graduale, sicura e generalizzata riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese".
E' la conclusione contenuta nel Rapporto dell'Ufficio Studi Confcommercio "La spesa pubblica locale", presentato nell'ambito del convegno "Meno tasse meno spesa, binomio della ripresa" svoltosi a Roma presso la sede nazionale della Confederazione.

Dallo studio emerge chiaramente come sia di vitale importanza per il nostro Paese riportare la spesa pubblica sotto controllo, agendo con più incisività attraverso la spending review. E, per una volta tanto, non si parte da zero, visto che negli ultimi anni alcuni progressi sono stati fatti, anche se ancora sufficienti. Come nel caso della spesa per consumi finali, che tra il 2012 e il 2014 si è ridotta di quasi 1,4 miliardi scendendo dal 19,6% al 19,5% in rapporto al Pil. Anche se, nello stesso periodo, le uscite complessive delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute di poco più di 6 miliardi, passando dal 50,8% al 51,1% in termini di incidenza sul Pil. Se si sposta il dettaglio sulla spesa delle Regioni, si scopre che quella con la minore spesa pro capite in assoluto (2.963 euro) è la Puglia, seguita dalla Lombardia (2.579 euro) e dalla Campania (2.676 euro).

La spesa massima è appannaggio della Val d'Aosta (6.943 euro), che precede Trentino Alto Adige e Sardegna. Si tratta di un quadro piuttosto eterogeneo, in cui le Regioni a statuto speciale spendono ben più delle altre: mediamente 3.814 euro, cioè il 28,7% sopra la media nazionale e il 36% in più rispetto alle Regioni a statuto ordinario (2.812 euro). Interessante anche il fatto che le tre Regioni a statuto ordinario più piccole, Umbria, Molise e Basilicata, presentano una spesa media (3.137 euro) del 5,8% superiore alla media e in ogni caso emerge che la spesa locale è in qualche misura soggetta a economie di scala: maggiore è la popolazione servita, minore è il costo pro capite.

In totale la spesa pubblica gestita localmente è pari a 176,4 miliardi di euro: secondo l'Ufficio Studi Confcommercio ai livelli attuali dei servizi pubblici si potrebbero risparmiare più di 74 miliardi di euro, pari al 42% del totale nazionale. In altre parole, ai prezzi della Lombardia (la Regione benchmark per il calcolo degli sprechi perché presenta livelli di servizio superiori a tutte le altre Regioni) i servizi pubblici locali in Italia potrebbero costare 102,3 miliardi di euro. Tolto il 70% che andrebbe reinvestito nel miglioramento dell'output pubblico resterebbero quasi 23 miliardi di euro di potenziali risparmi netti, pari al 13% della spesa attuale. Quasi la metà potrebbe provenire dalle Regioni a statuto speciale, nelle quali risiede solo il 15,2% dei cittadini, mentre nelle regioni più grandi si potrebbero risparmiare circa 4,2 miliardi di euro.

venerdì 21 ottobre 2016

+++ ALLE REGIONI TAGLI PER 2,7 MILIARDI +++


Dal sito del Corriere della Sera si legge che il Governo di Matteo Renzi, nella Legge di Stabilità, prevede: "Un taglio di oltre il 10% alla spesa non sanitaria delle Regioni: 2,7 miliardi di euro, per il 2017, su poco più di 20 miliardi, quasi interamente destinati a spese di carattere «obbligatorio», come quelle per il personale e il TRASPORTO PUBBLICO LOCALE."

Considerando che la Regione Lombardia sarà come sempre quella più penalizzata da questi tagli indiscriminati significa che a mancare saranno CENTINAIA di MILIONI di EURO per AUTOBUS e TRENI.

Ovviamente QuellidelPD tutti belli zitti e allineati!?!?
Ma subito pronti, da domani, a starnazzare contro Roberto Maroni perché in Lombardia un treno viene soppresso oppure un autobus salta una fermata perché troppo pieno...

Un ulteriore motivo per VOTARE NO! al referendum del 4 dicembre che nelle sua maglie prevede lo smantellamento di quelle poche autonomie oggi presenti in questo paese.

#IoVotoNO #ReferendumCostituzionale #LombardiAutonoma

domenica 6 marzo 2016

LOMBARDIA | Roberto Maroni ospite alla prima serata conviviale di Terre di Lombardia

Nella serata di giovedì scorso, nella splendida cornice dell’Hosteria del 700 di Cremona, si è svolta la prima serata conviviale di Terre di Lombardia.

Un incontro con ospite d’onore e relatore Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia, che ha trattato del tema “La Lombardia di domani, tra autonomia e sviluppo”, cui hanno presenziato anche Gianni Fava, Assessore Regionale all'Agricoltura nonché testimonial dell’associazione, e Giandomenico Auricchio, Presidente della Camera di Commercio di Cremona.

Ad introdurre la conviviale il Presidente dell’associazione Cedrik Pasetti che ha ripercorso il primo anno di attività di Terre di Lombardia ed annunciato alcuni degli appuntamenti in programma per i prossimi mesi, dalla borsa di studio per gli studenti delle facoltà di agraria della regione, al patrocinio di diverse iniziative sul mantovano, fino al convegno in occasione del quindicinale dalla scomparsa del professore Gianfranco Miglio.


Terre di Lombardia – ha detto Pasetti nel suo intervento – è una realtà culturale in grande crescita, sempre più intenzionata a promuovere le eccellenze del territorio lombardo, sostenendo le tradizioni locali, ma con un approccio nuovo in termini di comunicazione: dall'enogastronomia alla storia, dalle bellezze del paesaggio e dell’architettura alle tradizioni popolari, la ricchezza della Lombardia è uno stimolo inesauribile a fare sempre meglio”.

Il microfono è poi passato nelle mani del Governatore Maroni che ha subito affrontato un tema di stretta attualità, vale a dire il processo di riforma delle autonomie locali iniziato con la riforma Delrio, non ancora conclusa, che vedrà la Regione impegnata a formulare una sua proposta di riorganizzazione dei territori nelle nuove aree vaste.

“La riforma del sistema delle autonomie – ha argomentato Maroni -, in questa fase segnata dal passaggio dalle vecchie province all'incognita dei nuovi contenitori definiti di “area vasta”, rappresenta un’occasione importante che Regione Lombardia vuole cogliere ascoltando le istanze dei territori per costruire un progetto credibile da presentare al governo entro la fine di giugno. Il tutto senza dimenticare il prossimo referendum sull'autonomia della nostra regione”.

Le linee guida annunciate dal presidente lombardo saranno indirizzate “ad una radicale semplificazione dei livelli amministrativi, il tutto nel segno della sburocratizzazione e della riduzione dei costi: partendo dai due pilastri dell’organizzazione quali sono i comune e la regione e lasciando come ente intermedio quello che io amo chiamare Cantone memore della mia vicinanza geografica alla Svizzera (Maroni è di Varese n.d.r.)”.

Aree vaste, o Cantoni che dir si voglia, i cui confini saranno definiti come annunciato al termine della fase di consultazione avviata con l’insediamento di una apposita commissione in Regione cui partecipano anche l’associazione dei comuni e le camere di commercio lombarde.

“Cremona potrebbe essere unita a Mantova o anche ad altre realtà – da detto Maroni, che rivolgendosi ai cremaschi in sala ha aggiunto – così come Crema dovrà sciogliere la riserva sulla sua collocazione. Cremona, Milano, Bergamo, Lodi? Tutto ipotesi da valutare senza pregiudizi. Il tutto tenendo conto anche della riforma delle camere di commercio”, volgendo lo sguardo verso Giandomenico Auricchio, Presidente della camera di Cremona, seduto al suo fianco cui ha ribadito che la proposta di riforma nascerà in particolare dalle richieste delle varie attività produttive, per creare una formazione omogenea che, come tale, fornisca richieste più coerenti e dunque ammissibili che soddisfino le esigenze del territorio e di chi vi lavora.


La conviviale è stata inoltre l’occasione per rivelare, da parte di Maroni, un’anteprima riguardante la promozione del turismo. “Dal 29 maggio, ricorrenza della battaglia di Legnano con la vittoria della Lega Lombarda sul Barbarossa – ha annunciato Maroni – partirà l’anno del turismo lombardo. Dobbiamo valorizzare le nostre bellezze”.“Pochi giorni fa ero a San Pellegrino Terme, davanti a me avevo due bottiglie di acqua: la prima, targata San Pellegrino, aveva la scritta della località di produzione (in Provincia di Bergamo, n.d.r.) in piccolo; la seconda, Acqua Panna che fa sempre parte del gruppo San Pellegrino, riportava la scritta “Toscana” molto visibile, in grande. Anche questi semplici aspetti riguardano il marketing e la valorizzazione del territorio: noi dobbiamo recuperare il tempo perduto”.

Per questo l’idea di dedicare un mese dell’anno a ciascuna delle dodici province della Lombardia, nel quale dare spazio alle iniziative e alla promozione enogastronomica, turistica e culturale di ogni territorio e non solo il capoluogo.

“Non siamo inferiori a regioni bellissime come Toscana e Umbria – ha sottolineato con orgoglio Maroni – ma dobbiamo imparare a farci conoscere meglio. Abbiamo 10 siti Unesco dei 50 sparsi in tutta Italia, ma spesso non li abbiamo nemmeno visitati. Questa iniziativa intende essere un ulteriore passo per recuperare terreno”.

In chiusura del suo intervento, riportando il discorso sulla riforma delle autonomie, il Presidente Maroni ha dato appuntamento ad una prossima serata conviviale con Terre di Lombardia, verso la fine del mese di maggio, durante la quale accogliere la sintesi delle istanze che il territorio elaborerà, il tutto per poi farne sintesi nel progetto generale che sarà presentato al Governo di Matteo Renzi.

giovedì 3 marzo 2016

ROMA | un debito da record, ben poco “olimpico”

La notizia non è più tale da diverse settimane ma vale la pena soffermarvisi ancora per degli aspetti rimasti in secondo piano.
Mi riferisco alla candidatura della città di Roma ad ospitare i giochi olimpici del 2024, recentemente presentata in pompa magna dal presidente del Coni Giovanni Malagò e dal presidente del comitato promotore Luca di Montezemolo. Un appuntamento dal quale sono emersi finalmente anche i costi per la collettività dell’operazione.

Il costo per gli impianti permanenti sarà di 2,1 miliardi di euro, che serviranno per costruire il villaggio olimpico con 17
mila posti letto a Tor Vergata, il media center, l’arena per il ciclismo, il parco naturalistico per la canoa. Più il recupero di un’incompiuta come la «Città dello sport» di Santiago Calatrava (sempre a Tor Vergata e costato sino ad oggi 600 milioni di euro n.d.r.) e dello stadio Flaminio, che versa in stato di abbandono.
Per gli impianti temporanei, invece, il budget previsto è di 3,2 miliardi di euro. In totale, quindi, la candidatura costerà 5,3 miliardi: «Ma una parte - dice Montezemolo - puntiamo a pareggiarla con sponsor, diritti tivù e contributi del Cio».

Obiettivo di “pareggio” su cui non possono che sorgere fortissimi dubbi, se non certezze, sul non raggiungimento non per un bonario pregiudizio, quanto per una assodata casistica che vede tutti i budget per tali eventi non essere rispettati sia nel versante dei costi, sui per gli incassi da biglietti e sponsorizzazioni (Atene 2004 e Londra 2012 sono solo alcuni esempi).

Nel contempo un’altra notizia è arrivata dalla città eterna e si tratta della quantificazioni del debito in capo al comune che ammonta a 13,6 miliardi (un record ben poco “olimpico”).
Una voragine creata prima del 2008 con mutui e prestiti contratti nel tempo per investimenti sulla città ma in alcuni casi anche per mandare avanti la macchina amministrativa e in parte per finanziare costosissimi espropri per progetti mai realizzati.


I romani dovranno quindi continuare a pagare l’addizionale Irpef record fissata al tetto massimo dello 0,9 per mille, in un quadro comunque di scarse disponibilità finanziarie per la macchina pubblica. La sostenibilità dei conti del Campidoglio peraltro è garantita solo dal contributo annuale straordinario di 500 milioni di euro all'anno del Governo, a cui si aggiungono i 110 milioni stanziati per sostenere gli extra-costi legati al ruolo di Capitale. Una situazione drammatica perché - come osservano dal Campidoglio - «tecnicamente il Comune di Roma sarebbe fallito».

Arrivati a questo punto nella lettura di queste notizie vi sarete chiesti: “Perché questo blog si occupa dei debiti di Roma e del suo sogno olimpico?”.

La risposta è contenuta un due semplici domante, eccole:

Dove pensate che saranno trovati i 5,3 miliardi di euro per finanziare le opere citate, posto che la del tutto “eventuale” copertura arriverebbe solo a posteriori?
Da dove saltano fuori i 610 milioni annui che Roma riceve dal Governo come contributo straordinario?


Le risposte in un numero a nove zeri: 54.000.000.000, vale a dire il residuo fiscale annuo della Lombardia.

mercoledì 24 febbraio 2016

MOSCHEA | la Corte Costituzionale contro la Costituzione...

La notizia dell'accoglimento, da parte della Corte Costituzionale, del ricorso presentato dal Governo Renzi contro la legge della Regione Lombardia che detta regole certe, e di buon senso, in merito all'insediamento di luoghi di culto era iniziata a circolare nella tarda serata di martedì, per poi trovare ampio spazio nella giornata di oggi.

Dal sito dell'agenzia ANSA si possono leggere le prime "reazioni" e "motivazioni", anche se quelle ufficiali saranno pubblicate tra due settimane, del Presidente Maroni e del neo presidente della Corte stessa:  
"La Consulta ha bocciato la nostra legge che regolamentava la costruzione di nuove moschee. La sinistra esulta: Allah Akbar". Lo scrive sul suo profilo Twitter, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.

"La nostra preoccupazione è essere custode dei diritti fondamentali: il nucleo essenziale della sentenza poggia sull'evitare discriminazioni, come è sembrato alla Corte che ci fossero nella legge". Lo ha detto il neo-presidente della Consulta, Paolo Grossi, in merito alla sentenza sulla legge della Lombardia sulle moschee, che ha provocato forte dibattito.
Sarà buona cosa leggere cosa si sono inventati i giudici più pagati del globo (il Grossi guadagna il doppio di un certo Barack Obama n.d.r.) per "giustificare" la loro decisione, ma come spesso capita nella cosiddetta "capitale" gli spifferi di palazzo stanno lasciando trapelare alcune anticipazioni.

A quanto pare agli insigni togati non è piaciuta, tra gli altri, la parte della legge che recita testuale:
Le disposizioni si applicano altresì agli enti delle altre confessioni religiose (non ancora riconosciute dallo Stato Italiano n.d.r.) che presentano i seguenti requisiti:
a) presenza diffusa, organizzata e consistente a livello territoriale e un significativo insediamento nell'ambito del comune nel quale vengono effettuati gli interventi disciplinati dal presente capo;
b) i relativi statuti esprimono il carattere religioso delle loro finalità istituzionali e il rispetto dei principi e dei valori della Costituzione. 
e ancora:
Gli enti delle confessioni religiose devono stipulare una convenzione a fini urbanistici con il comune interessato. Le convenzioni prevedono espressamente la possibilità della risoluzione o della revoca, in caso di accertamento da parte del comune di attività non previste nella convenzione.
Per farla breve secondo gli "alti giudici" è incostituzionale prevedere per una confessione religiosa che voglia edificare un luogo culto che questa abbia una organizzazione riconoscibile e chiara, che rappresenti veramente i propri fedeli presenti su un territorio e soprattutto che queste organizzazioni esprimano "il rispetto dei principi e dei valori della Costituzione"?!?!?!

Ovviamente la decisione è stata accolta con soddisfazione dalla sinistra nostrana che da anni persegue la scellerata via di voler costruire una moschea in città.
Nella di nuovo a pensarci bene, in fondo a #QuellidelPD va bene così...

ZERO REGOLE, ZERO SICUREZZA, ZERO RISPETTO DEI CITTADINI

domenica 14 febbraio 2016

AUTONOMIE | Maroni: semplificazione e riduzione costi nel nuovo sistema.

Nelle scorse settimane avevo inviato ai giornali una lettera sul tema delle riforme del sistema delle autonomie e delle funzioni che il governo sta portando avanti da alcuni anni.
Peraltro in maniera disorganica e spesso raffazzonata.
Come aveva auspicato nella sua risposta il Direttore de "La Provincia" ne è scaturito un dibattito a volte interessante ed altre meno.

In molti interventi è stato richiamato il ruolo che dovrà avere la Regione Lombardia in questo processo per molti aspetti complesso.
A tal proposito si è espresso con parole chiare il Presidente Maroni, nella conferenza stampa seguita alla firma di un protocollo con l'associazione dei comuni riguardante il referendum sull'autonomia, di cui riporto integralmente il comunicato redatto dall'agenzia di stampa della regione.
Parole chiare che indicano la via corretta da seguire.
"Ho ribadito ai sindaci che voglio lavorare insieme a loro per definire il nuovo sistema delle autonomie in attuazione della riforma costituzionale e, anzi, anticipandola sulla base di due princìpi: semplificazione e riduzione dei costi di gestione dei livelli amministrativi".
PROTOCOLLO CON ANCI - Così il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, dopo la sottoscrizione con il presidente di Anci Lombardia Roberto Scanagatti, del protocollo d'intesa che definisce le modalità di collaborazione sul Referendum consultivo regionale per l'Autonomia.
I PRESENTI - All'incontro, ospitato in Sala Biagi a Palazzo Lombardia, erano presenti anche l'assessore regionale all'Economia, Crescita e Semplificazione Massimo Garavaglia, il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia con delega alle Riforme istituzionali, Enti locali, Sedi territoriali e Programmazione negoziata Daniele Nava, presidenti di provincia e sindaci.
TRE LIVELLI - "Il nuovo sistema delle autonomie della Regione Lombardia - ha spiegato il presidente Maroni - prevede tre livelli: Regione, Enti di area vasta - quelli che io chiamo Cantoni - e Comuni. Abbiamo individuato una forma di governance che semplifica la vita ai cittadini e cancella tutto quello che c'è: i Bim, gli Ato, le Comunità Montane, i parchi".
ENTRO GIUGNO PROPOSTA AL PARLAMENTO - "Avendo come faro questi princìpi di semplificazione e riduzione dei costi - ha continuato Maroni - abbiamo predisposto un documento base che distribuirò ai sindaci. In ogni provincia ci sarà un tavolo di confronto. Ci ritroveremo il 7 maggio per fare il primo punto ed entro giugno chiuderemo con la proposta di riforma delle autonomie della Regione Lombardia da mandare al Parlamento italiano." 

sabato 23 gennaio 2016

#SvegliaLombardia | tra "unioni civili" e "family day" vince sempre roma...

Potete essere ‪etero, ‪gay, ‪lesbo, ‪bisessuali, ‪trans, ‪gender‬, ‪comunisti,‪ leghisti, ‪fascisti, antifascisti, ‪cattolici e atei.

Andare in piazza per le ‪‎unioni civili, partecipare al ‪family day o starvene a casa scrivendo e postando su ‪instagram‬ e ‪‎facebook‬.

Dividervi, insultarvi e sfottervi a vicenda, tanto una cosa in comune avete e abbiamo tutti...

IN CULO DA ‪roma LO PRENDIAMO SEMPRE...
(senza nemmeno un po' di vaselina)

‪#SvegliaLombardia