martedì 28 dicembre 2010

RELAZIONE PROGRAMMATICA al BILANCIO di PREVISIONE 2011

a cura dell'Assessore allo Sviluppo Economico, cioè io...

Il Bilancio di previsione per l’anno 2011 riunisce gli interventi previsti a sostegno delle attività produttive.
Si tratta di un programma articolato che contempla sia la realizzazione d’iniziative proprie della Provincia che l’esercizio di funzioni trasferite e/o delegate dallo Stato e dalla Regione Lombardia.
Anche per il 2011 la parte preponderante dell’attività è finanziata da fondi extra-provinciali: regionali, statali e comunitari.
Ciò determina l’organizzazione del lavoro dell’assessorato che, per necessità, deve rispondere ai vincoli posti dalle fonti di finanziamento.
Va, inoltre, ricordato come gli ambiti d’intervento siano costantemente interessati da rilevanti cambiamenti legislativi, amministrativi e organizzativi che richiedono una continua attività di adeguamento.
Accanto a questi fattori importanti per l’organizzazione e l’attività, ve n’è un altro che si è imposto negli ultimi anni, vale a dire la pesante crisi economico-produttiva che interessa anche la nostra provincia.
La crisi produttiva continua ad avere importanti ripercussioni e, si ritiene, che la situazione permarrà critica anche nel prossimo futuro. Tale difficile situazione investe in modo rilevante l’intera attività.
La Provincia ha deciso di affrontare la questione intervenendo – per quanto possibile - su entrambi i versanti interessati, vale a dire: le aziende e i lavoratori.

Si procederà, quindi, sia con misure di sostegno alle imprese - che ci si propone di realizzare in modo innovativo e più incisivo.
Sostegno alla costituzione di aggregazioni imprenditoriali nei settori in maggiore difficoltà, il sostegno – se possibile – all’accesso al credito delle aziende anche con modalità diverse da quelle passate, il sostegno alle esportazioni e all’innovazione. Si tratta d’interventi che la Provincia già realizzava e che devono essere ora definiti e organizzati con maggior rigore e con una maggior capacità di indirizzo, finalizzazione e integrazione con altri livelli istituzionali: Unione Europea, Governo nazionale e Regione Lombardia.

Il programma focalizza alcuni contenuti volti prioritariamente alla valorizzazione di strumenti di programmazione negoziata, finalizzati alla condivisione dei progetti territoriali con il livello di governo regionale anche nell’ottica di una maggiore possibilità di attrazione di risorse; aggregazioni di soggetti pubblici (Distretti urbani e distretti rurali del Commercio) e privati (Pol. Mec.); organismi di raccordo permanente fra le istituzioni e le associazioni rappresentative di interessi, legati allo sviluppo socio-economico (Consulta economica provinciale) e collaborazione con organismi operanti in campo economico e della ricerca (Reindustria, Crema Ricerche), fra i quali si intende sviluppare un rapporto funzionale orientato all’approfondimento di temi e contenuti specifici determinati in seno alla Consulta.
Il programma si pone inoltre in stretta relazione con gli strumenti di approfondimento della conoscenza della struttura produttiva (quali, ad esempio, il Sistema informativo economico e sociale).

I temi dell’innovazione produttiva, organizzativa e commerciale delle aziende cremonesi e del sostegno all’attività di ricerca, nei precedenti anni ambiti d’intervento sostenuti anche attraverso risorse appostate direttamente nel bilancio provinciale ed erogate mediante bandi annuali, possono nell’attuale contesto essere sostenuti indirettamente, attraverso il sostegno ai soggetti operanti nel campo della formazione, del sistema delle conoscenze e della ricerca, e, mediante i soggetti cui si accenna nel primo capoverso del presente paragrafo, attraverso l’aggregazione e la creazione strutturata di reti e correlazioni stabili tra progetti, soggetti attuatori, canali di finanziamento, priorità di approfondimento.

Particolare attenzione, come sempre, è riservata all’integrazione tra gli interventi individuati in AQST, quelli trattati in sede di Consulta economica, e i canali del FESR, per ottenere un uso integrato e rigoroso delle risorse.
Poiché il bilancio è orientato allo stanziamento di risorse a favore di azioni legate a specifiche funzioni previste dalla legge, la scelta riguardante il programma delle attività per il 2011 è legata a questa condizione.

Per l’anno 2011 non è possibile considerare appostamenti di bilancio ad hoc per azioni specifiche su innovazione ed export, tradizionalmente svolte in collaborazione con la Camera di Commercio. Il medesimo contesto si propone per il sostegno all’attività degli organismi di garanzia fidi operanti sul territorio, che da anni la Provincia, come la Camera di Commercio, sostiene. Si segnala che il sistema provinciale degli organismi di garanzia fidi ha conosciuto una fase di rilevante trasformazione con l’adesione a organismi di livello regionale.

L’attuale limitatezza di risorse induce la Provincia a valutare con molta attenzione il proprio intervento e le sue effettive ricadute sulle aziende cremonesi, e impone di approfondire l’efficacia dell’azione svolta dall’ente nel livello che gli è proprio, quello della programmazione, nell’ottica di una sempre maggiore comprensione delle ricadute economiche collegate non solo ai comparti produttivi tradizionalmente indagati, ma anche allo sviluppo dei temi collegati ai temi della cultura e del turismo, letti anch’essi, come chiavi di sviluppo economico.


PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA

AQST

L’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) è uno strumento di programmazione negoziata previsto dalla legge regionale n. 2 del 14 marzo 2003 – [Regolamento attuativo della stessa legge: n. 18 del 12 agosto 2003].
La programmazione negoziata è la modalità con cui la Regione si rapporta con i soggetti locali per la condivisione e l’attuazione delle politiche regionali sul territorio.
L’accordo quadro si qualifica come strumento prioritario per la programmazione, il finanziamento e l’attuazione degli interventi che contiene, per i quali possono essere previste forme di agevolazioni nell’accesso ai finanziamenti regionali.
L’AQST per la provincia di Cremona ha preso avvio con delibera di promozione dell’accordo da parte della Giunta Regionale n. 8/1639 del 29 dicembre 2005.
L’Assessorato è attivo nella fase di monitoraggio delle azioni inserite.

CONSULTA ECONOMICA PROVINCIALE

La Consulta Economica Provinciale è ora un organismo pensato come strumento di raccordo permanente fra le istituzioni e le associazioni rappresentative d’interessi, legati allo sviluppo socio-economico ed è prevista dallo Statuto dell’Ente (art. 24).
L’Amministrazione Provinciale attribuisce un preciso assetto alla Consulta Economica, organismo già attivo in passato, attribuendole funzioni maggiormente definite, grazie al percorso di approvazione al quale è stato sottoposto il regolamento di funzionamento della stessa: approvato dalla Giunta Provinciale in data 30 giugno 2010 (DGP n. 307), è passata all’esame del Consiglio Provinciale del 20 luglio 2010 (DCP n. 88).


ATTIVITÀ PRODUTTIVE

Il sostegno alle attività produttive deve essere definito in stretto raccordo con il territorio con una visione complessiva, sistematica e razionale dell’attuale situazione di crisi, del suo impatto sulla realtà produttiva cremonese, sulle effettive possibilità di ripresa e sulle risorse effettivamente disponibili.
I temi sono da qualche tempo evidenziati in diverse analisi e riguardano:

 L’innovazione produttiva, organizzativa e commerciale delle aziende cremonesi,
 Il sostegno all’attività di ricerca e alla diffusione dei suoi risultati,
 Il miglioramento della propensione all’esportazione e alla internazionalizzazione delle aziende cremonesi,
 L’accesso al credito,
 Il sostegno alle strutture di servizio del mondo imprenditoriale.

Propedeutica all’elaborazione d’interventi efficaci negli ambiti suddetti è la conoscenza condivisa dell’effettiva situazione economica-sociale e degli obiettivi da perseguire.

A tal fine, si ritiene utile procedere, in collaborazione con altri soggetti (pubblici e privati) secondo una modalità operativa “a rete” che comporta il coinvolgimento dei soggetti interessati e la concentrazione delle risorse sui progetti ritenuti prioritari.
La capacità di acquisire finanziamenti esterni aggiuntivi appare di fondamentale importanza non essendo gli attuali bilanci degli enti locali in grado di sostenere interventi di rilevante significato per la struttura produttiva.
L’acquisizione di tali finanziamenti richiede, però, organizzazioni in grado di provvedere secondo tempi e modalità prefissate, e questo è un elemento che localmente, presenta ancora una qualche carenza.
Al riguardo un fattore determinante sarà la collaborazione con la Regione Lombardia sia nella fase di decisione delle priorità che in quella di recupero delle risorse.


IL SOSTEGNO ALLA PROPENSIONE DELLE AZIENDE CREMONESI VERSO L’ESPORTAZIONE E LA INTERNAZIONALIZZAZIONE

Per il futuro, si ritiene di intraprendere la strada dei progetti condivisi da più soggetti, sapendo di dover predisporre interventi calibrati sulle risorse disponibili, sulle esigenze e possibilità del territorio e, nello stesso tempo, fare in modo che tali esigenze siano sempre più qualificate.
L’intervento in parola è mantenuto anche nell’attuale periodo di crisi proprio per sostenere quelle imprese che mostreranno comunque un atteggiamento di apertura verso l’esterno.


L’INNOVAZIONE PRODUTTIVA, ORGANIZZATIVA E COMMERCIALE DELLE AZIENDE E SOSTEGNO ALL’ATTIVITÀ DI RICERCA

Si tratta di ambiti d’intervento presenti anche negli scorsi anni e che trovano una ragion d’essere ancora maggiore nell’attuale periodo di ciclo negativo.
L’innovazione e la ricerca sono, infatti, obiettivi strategici riconosciuti tali da tutte le analisi disponibili.
Questi enti – oltre che svolgere attività didattica - rappresentano una parte importante della nostra ricerca che potrebbe ancor di più espandersi e meglio servire il mondo produttivo.


PARTECIPAZIONE AD ORGANISMI CHE OPERANO IN CAMPO ECONOMICO

Reindustria

Si tratta di una società consortile a responsabilità limitata, a maggioranza pubblica, per il 55% del capitale. Il restante 45% del capitale è suddiviso tra numerosi privati: associazioni di categorie, organizzazioni sindacali e banche.
La Provincia di Cremona è socia per l’11% del capitale della società.
Reindustria è nata nel 1994 per gestire i contributi statali e regionali ottenuti in conseguenza della crisi “Olivetti”.
Oggi il suo funzionamento è sostenuto dai fondi che i soci trasferiscono annualmente sulla base di un programma triennale approvato dall’Assemblea dei soci e sulla base di stralci annuali di programma.
E’ poi previsto che i soci possano finanziare solo i progetti che ritengano di loro interesse, e, inoltre, affidare a Reindustria la realizzazione di un progetto di proprio esclusivo interesse del quale sosterrebbero la relativa spesa.
I risultati conseguiti nel cremasco hanno spinto Reindustria a interessarsi dello sviluppo economico dell’intera provincia di Cremona, attraverso la valorizzazione, il consolidamento, il potenziamento e lo sviluppo delle risorse del territorio, con i mezzi propri del marketing e dell’economia territoriale.
In particolare, il servizio offerto da Reindustria si concretizza nelle seguenti attività:

1. Sviluppo economico: promozione di interventi coerenti con un’economia territoriale sostenibile, attraverso due aree operative: a) area progetti, dedicata all’assistenza tecnica su bandi di finanza pubblica agevolata; b) area territorio, dedicata all’opportunità di investimento nel territorio;

2. Studi e pubblicazioni: promozione e coordinamento di studi socioeconomici di inquadramento generale sui comprensori;

3. Aggregazione d’impresa: creazione e applicazione di un modello innovativo di aggregazione d’impresa, in grado di supportare le imprese appartenenti alla filiera di riferimento in diversi settori, con lo scopo di creare vantaggi competitivi, supportare l’internazionalizzazione, migliorare l’efficacia della formazione, attraverso una funzione di coordinamento.

L’attività 2011 della società si baserà sul nuovo programma triennale, in fase di predisposizione, che accoglierà le proposte dell’amministrazione per interventi in merito al supporto ai piani d’area, all’istituzione di un “tavolo sui bandi” e lo studio e promozione dello sviluppo di un’importante area come quella di Tencara (unitamente al Porto di Cremona).
L’obiettivo per l’anno 2011 è quello di indirizzare le risorse provinciali al sostegno di specifiche azioni, anche facendo propri gli spunti emersi in sede di Consulta economica.

Crema Ricerche

Il Consorzio Crema Ricerche è stato costituito nel 1999 da Provincia di Cremona, Camera di Commercio di Cremona, Comune di Crema, Associazione Cremasca Studi Universitari e dall'Agenzia d'Area Reindustria S. cons.r.l., quali soci fondatori.
Esso ha sede nell'area “ex Olivetti” – oggi recuperata - e svolge la propria attività senza fini di lucro, ponendosi l'obiettivo di favorire la nascita e lo sviluppo delle imprese innovative, nonché il trasferimento tecnologico.
Si tratta di una realtà consortile che ha sviluppato molteplici attività a favore del sistema locale, a partire dal comprensorio cremasco, ma aprendosi ad un territorio più vasto e andando a promuovere iniziative a favore anche dei territori delle province di Bergamo e di Brescia.
In particolare, il Consorzio si propone l'obiettivo di prestare servizi reali soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese, nell'intento di promuovere la diffusione delle innovazioni e il trasferimento tecnologico.
Attualmente il Consorzio Crema Ricerche è composto da n. 58 soci, fra enti ed imprese interessati allo sviluppo delle problematiche legate all'innovazione e al trasferimento tecnologico.
Il Consorzio è dotato di un Consiglio di Amministrazione, di un Collegio dei revisori e di un Comitato Tecnico Scientifico.
Nel corso del 2011 l’Amministrazione valuterà e definirà le proprie modalità di partecipazione al consorzio. In ogni caso l’intervento avrà come obiettivi la razionalizzazione della struttura con l’obiettivo di proseguire l’integrazione con Reindustria, il miglioramento complessivo dell’attività alla luce anche della mutata situazione di contesto.

Consulta Interprovinciale dell’area Viadanese - Casalasca.

Si tratta di un’associazione senza scopi di lucro, che promuove lo sviluppo economico, sociale e la valorizzazione dell'area tramite il coordinamento delle attività tra soggetti pubblici e privati, sia sul versante della programmazione socio-economica che su quello della pianificazione territoriale. Promuove inoltre attività formative e progetti di sviluppo economico.
Con delibera del Consiglio Provinciale n. 115 del 25 novembre 1997, la Provincia di Cremona approva lo Statuto e aderisce alla “Consulta Interprovinciale dell’area Viadanese – Casalasca”, conferendo una quota costitutiva di capitale, con l’impegno di corrispondere una quota associativa annuale.
Come per altre realtà similari l’Amministrazione parteciperà attivamente, tramite il proprio rappresentante, all’attività della Consulta e analizzerà le risultanze onde trasferirle in progettualità effettive.

Pol.Me.C.

In data 13 febbraio 2010 l’amministrazione provinciale e il Polo della Meccanica del Castelleonese hanno sottoscritto un protocollo d’intesa nel quale si sanciscono la collaborazione e il sostegno della Provincia di Cremona a questo importante progetto di aggregazione industriale operante in un settore cardine dell’economia provinciale.
Il protocollo prevede l’impegno da parte di Pol.Me.C. ha presentare, con cadenza trimestrale, una relazione illustrativa delle attività svolte e un dettagliato rendiconto delle spese sostenute in considerazione del contributo versato dall’amministrazione per sostenere le spese di start-up.
Nel 2011 il monitoraggio proseguirà per verificare l’effetto sull’economia locale e creare un database di professionalità ed esperienza che possa costituire un esempio per possibili progetti similari che emergeranno nel resto del territorio provinciale nei vari comparti di cui è composta l’economia del nostro territorio.


FONDO A SOSTEGNO DEGLI ORGANISMI DI GARANZIA FIDI

L’accesso al credito è sicuramente una delle questioni principali per tutte le aziende ma, in modo particolare, per le piccole e piccolissime aziende che caratterizzano il nostro territorio.
Il sostegno al credito è quindi un ambito d’intervento che la Provincia considera con particolare attenzione. Potrà, quindi, essere utile valutare, compatibilmente con le eventuali disponibilità di bilancio, se mantenere il classico sostegno agli organismi di garanzia fidi oppure se inserire tale intervento in un contesto più ampio dovuto anche alla importante operazione di aggregazione che la maggior parte degli organismi di garanzia fidi cremonesi ha intrapreso nei mesi scorsi. Le eventuali iniziative saranno valutate in accordo con le parti interessate. In primis con la Camera di Commercio.


COMMERCIO

Consulta Provinciale del Commercio

Per il comparto del commercio, oltre alla partecipazione ai distretti di cui al punto seguente, l’Assessorato, al fine di promuovere momenti di confronto e dibattito sulle problematiche inerenti al settore in oggetto promuoverà una verifica sul funzionamento, e l’adeguamento regolamentare, della Consulta Provinciale del Commercio istituita con delibera consiliare del 16 ottobre 2002, il cui ultimo decreto di nomina dei componenti risale al 25 agosto 2006.
In considerazione della particolarità della tematica e del quadro normativo di riferimento (Legge Regionale 12/05), il confronto avverrà in stretta collaborazione con l’Assessorato alla pianificazione territoriale.

Distretti del Commercio

I “Distretti del Commercio” sono definiti dalla Regione come gli ambiti di livello infracomunale, comunale o sovracomunale nei quale i cittadini, le imprese e le formazioni sociali liberamente aggregati sono in grado di fare del commercio il fattore d’integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui il territorio dispone, per accrescerne l’attrattività, rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle sue polarità commerciali.

I Distretti del Commercio si distinguono tra:

 Distretti urbani del commercio (DUC): costituiti sul territorio di un unico Comune;
 Distretti diffusi di rilevanza intercomunale (DiD): costituiti sul territorio di più Comuni.

L’obiettivo è la promozione di progetti capaci di incidere strutturalmente e in modo duraturo sulle caratteristiche competitive dell’offerta commerciale locale, nel contesto di una più ampia riqualificazione urbana, con il coinvolgimento degli operatori commerciali, delle loro associazioni, degli Enti Locali, delle Camere di Commercio e degli altri attori del territorio, in una visione comune di un unico progetto di sviluppo Tale obiettivo è ben presente negli atti di programmazione regionale.
La Regione Lombardia promuove i Distretti del Commercio con l’intento di valorizzare in modo particolare i luoghi tradizionali e antichi del commercio, con particolare attenzione agli spazi pubblici delle cittadine storiche della Provincia.
Nel corso del 2008 e del 2009 sono state approvate le delibere regionali che introducono il concetto di Distretto del Commercio.
Per la provincia di Cremona sono stati approvati e finanziati due Distretti Urbani del Commercio (Cremona e Crema) e sei Distretti Diffusi (di cui i Comuni capofila sono: Pizzighettone, Soresina, Casalbuttano, Casalmaggiore, Pandino e Sospiro).
La Provincia di Cremona ha aderito a tutti i programmi d’intervento dei Distretti.
Obiettivo del 2011, anche grazie alla collaborazione con le Sedi Territoriali di RL, è quello di studiare e monitorare l’andamento delle attività previste, al fine di realizzare un concreto coordinamento tra le stesse e la programmazione provinciale.

giovedì 2 dicembre 2010

riflessione sul Comune di Crema

Come un buon leghista ho l'abitudine di rispettare i ruoli. Anche in questa occasione non interferirò sui giudizi e le decisioni del sindaco. Questo è ancora più valido se si considera che Bruttomesso è stato eletto direttamente dai cittadini.

La Lega è anche un alleato fedele, pertanto non mi opporrò a qualsiasi decisione del sindaco che sia in linea con il programma e nel programma non mi pare ci sia un passaggio dove si stabilisce che gli assessori siano inamovibili.

D'altra parte per il fatto di essere stati eletti direttamente dai cittadini le scelte, dei sindaci e presidenti di provincia, riguardo agli assessori spettano primariamente a loro proprio.
A tal proposito è loro dovere rispedire al mittente quei nominativi inadeguati che troppo spesso i partiti sottopongono alla loro attenzione.

Questo vale soprattutto quando per le nomine in enti, associazioni e società i partiti stessi, tramite i propri rappresentanti nei consigli e nelle giunte, sottopongono a sindaci e presidenti candidature del tutto sprovviste di curriculum adeguati ai ruoli da ricoprire.

Purtroppo esiste nel mondo politico (basta leggere una mia lettera a Bruttomesso riportata in un post di luglio n.d.r.) la presunzione che i partiti siano al di sopra di sindaci e presidenti, e che possano tranquillamente chiedere, se non addirittura pretendere, di tutto in fatto di nomine.

Un malcostume che Sindaci e Presidenti possono far cessare senza troppi problemi anteponendo nelle loro scelte sulle persone i principi della competenza, della fiducia e della buona amministrazione rispetto alla pretesa dei partiti di riempire caselle con uomini magari di "sicura fede verso il movimento" (come mi è capitato spesso di sentire), ma certamente inadeguati ad amministrare la cosa pubblica.

Speriamo,
...per il bene della  nostra comunità.

domenica 28 novembre 2010

Abolire le Province? Ecco la posizione ufficiale della LEGA

Nel suo editoriale di oggi su "La Provincia" il direttore Zanolli afferma "Quest'idea (la Provincia del Po n.d.r.)è in controtendenza con il proposito leghista di cancellare le Province, opportunisticamente accantonato dopo i successi elettorali del Carroccio (probabilmente intende quelli della primavera 2009 quando la Lega elesse numerosi suoi esponenti nelle amministrazioni provinciali n.d.r.)".

Su quali documenti UFFICIALI della LEGA NORD possa basare le sue affermazioni non saprei, forse per supportare quanto scrive porterà a supporto questa o quella dichiarazione, o è meglio dire boutade, di qualche leghista in libera uscita di pensiero.

Come dicevo quello che conta sul tema sono i documenti prodotti negli anni dalla Lega Nord, nei quali non si parla affatto di abolizione delle province, tutt'altro...

A riprova di questo riporto di seguito uno scritto della Segreteria Politica Federale della Lega Nord, il cui cooordinatore è l'attuale Ministro degli Interni Roberto Maroni, dal titolo eloquente "Abolire le Province? Non è nei programmi", firmato da Roberto Marracini e datato 17 dicembre 2008, vale a dire diversi mesi prima delle affermazioni elettorali citate.

Periodicamente ritorna a galla con forza la proposta di abolire le Province, proprio come sta facendo, attraverso una vera e propria campagna mediatica, il quotidiano Libero, da due settimane a questa parte. In base a queste prese di posizione, le Province vengono viste come enti inutili e come centri di sperpero di denaro pubblico. La critica comune che si sente spesso ripetere è che le Province "non servono a nulla", non hanno competenze forti, e non rappresentano in alcun modo la popolazione stanziata sul loro territorio, nel senso che non ne curano le istanze. La Lega Nord, al contrario, non la pensa in questi termini, tanto che si è distinta, in passato, e si distingue ancora oggi, proprio per una posizione diversa da questa.

Una posizione che potrebbe apparire controcorrente, ma che in realtà è molto più razionale di quanto si pensa. Rivedere, in profondità, l'assetto istituzionale del Paese è quanto la Lega Nord intende fare, fino in fondo. Del resto è solo grazie alla Lega Nord che si sta procedendo a riformare lo Stato in senso federale e si sta concretizzando, finalmente, il federalismo fiscale. Ma questo non significa eliminare, con un semplice tratto di penna, le Province (enti riconosciuti esplicitamente a livello costituzionale, articolo 114 della Costituzione).

Se, infatti, non ci limitassimo a generiche affermazioni di principio, dettate, molto spesso, da spirito polemico fine a se stesso, e da pura e semplice propaganda, ci accorgeremmo, invece, che le Province, in molti casi, rappresentano un terminale territoriale utile e vicino ai cittadini. Basti pensare, al riguardo, alle competenze provinciali in merito alla formazione professionale (ad es. corsi di formazione regolati ed organizzati dalle Province); la competenza sulla viabilità nelle arterie stradali intercomunali; sui trasporti; le competenze sul turismo e sul mercato del lavoro (servizi per l'occupazione) a livello provinciale. Come si vede, non è corretto sostenere con leggerezza e semplicità che le Province non servono a nulla. Servono, invece.

Da un punto di vista storico, poi, l'ente provinciale possiede una propria appartenenza al sistema istituzionale del decentramento del nostro Paese, oltre che ad incarnare, direttamente, una vera e propria identità territoriale, non riscontrabile in altri livelli di governo (come ad esempio nelle Regioni). A chi non è mai capitato di ragionare in termini di appartenenza provinciale prima che regionale? Vi sono moltissimi cittadini che, prima di sentire con forza la propria origine regionale, sentono molto di più quella provinciale. E così ci accorgiamo di sentirci prima milanesi e poi lombardi. Prima vicentini e poi veneti. Prima modenesi e poi emiliani, ecc.
Non è nemmeno corretto inoltre, chiariamo una volta per tutte, affermare che in campagna elettorale sia il centro-destra che il centrosinistra hanno promesso di voler abolire le Province. Ma cerchiamo di capire meglio.

Nel programma elettorale del PdL compare una frase al riguardo, ma è bene leggere bene cosa c'è scritto esattamente, e cioè: "II nostro impegno sarà all'opposto sul lato della spesa pubblica, che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia sociale, e perciò comprimibile. A partire dal costo della politica e dell'apparato burocratico (ad esempio delle Province inutili)". Ebbene, c'è scritto "Province inutili". E quali sarebbero mai queste Province inutili? Forse quelle nelle quali verranno istituite le future Città Metropolitane? O se no quali? Sono quelle, come dichiarato chiaramente dal Ministro dell'Interno Maroni. in una interrogazione a risposta immediata alla Camera dei Deputati, delle nove aree metropolitane individuate dalla legge, e in cui verranno istituite le Città Metropolitane.
Anche il programma elettorale del Pd non parla esplicitamente di eliminare tutte ed indistintamente le Province, ma, cito testualmente, afferma: "Eliminazione delle Province là dove (dieci milioni di abitanti) si costituiscono le Città Metropolitane".

Ancora un volta appare evidente come il comportamento di molti esponenti politici in questi giorni, che appoggiano e concordano con le proposte sull'abolizione delle Province, sia solo - a mio modesto avviso -un "cavalcare la protesta", strumentale per guadagnare consenso. Legittimo, attenzione. Come, però, è del tutto legittimo difendere le Province, che si configurano - all'interno del sistema istituzionale italiano - come l'ente locale intermedio tra Comune e Regione.
Negli ultimi anni, anche in virtù della Riforma costituzionale del 2001 (nuovo Titolo V della Costituzione), le Province hanno acquisito nuove e importanti competenze: politiche attive del lavoro, formazione, piani territoriali di coordinamento, politiche di sviluppo locale e altre competenze in tema di mobilità. La Provincia, infatti, quale Ente territoriale di area vasta, preposto al riequilibrio del territorio tra aree deboli (l'interno e le periferie), aree forti (i capoluoghi e le aree produttive) e tra i soggetti, può diventare realmente il punto di riferimento istituzionale e programmatico per quanti abitano ed operano al suo interno. Inoltre, svolgono importanti funzioni, in alcuni casi insostituibili, nel confronti dei piccoli Comuni, che non avrebbero altra possibilità di ottenere servizi, infrastrutture, manutenzione delle scuole, ecc.

E poi, non dimentichiamo che, in questo momento di "apertura federalista" del nostro Paese, la Provincia potrebbe, davvero, diventare un tassello di autonomia territoriale molto importante. La nostra Provincia corrisponde, a grandi linee, per estensione territoriale, ai Cantoni svizzeri, che sono dei veri e propri enti federati che mantengono intatta la loro autonomia, il loro autogoverno e, soprattutto, la loro sovranità. Solo per citare un esempio, nella Costituzione della Repubblica del Cantone Ticino è scritto, all'art. 1 secondo comma: "II Cantone è membro della Confederazione svizzera e la sua sovranità è limitata soltanto dalla Costituzione federale".

La nostra Costituzione sancisce, all'articolo 5, il sacrosanto principio autonomistico, recependo direttamente il modello del decentramento dei poteri; decentramento che, nella nostra visione ideale, dovrebbe rappresentare il corretto funzionamento di tutta l'architettura dello Stato.

Al posto delle Province, allora, perché non iniziamo intervenendo su tutti quegli organismi quali Ato, Bacini, Agenzie (anche regionali), Consorzi ecc., al fine di riportare alle Province i compiti di coordinamento che la legge già attribuisce loro? Questa è una valida proposta, alternativa a quella della semplice eliminazione delle Province. Una proposta che farebbe risparmiare molti soldi, ma lascerebbe in vita le Province.

Quindi, non aboliamo le Province, che sono, fino a prova contraria, ancora un luogo di affezione territoriale insostituibile per tanti cittadini. E rappresentano, nel complesso panorama dei diversi livelli di governo nel nostro Paese, uno degli elementi su cui poter costruire un efficiente sistema federalista.

Star Blazers The Movie

lunedì 22 novembre 2010

"POLITICA"

La prima definizione di "politica" (dal greco πολιτικος, politikós) risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa la città, la comunità dei cittadini; politica, secondo il filosofo ateniese, significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.

venerdì 19 novembre 2010

Stile Maroni: bastonate solo ai boss

articolo tratto dal sito www.ilgiornale.it

Serio e riservato interprete del più puro spirito lombardo, quella virtuosa combinazione di lavoro, concretezza e «cultura del fare» che è il fazzolettino verde all’occhiello del Nord, Roberto Maroni ha dato una silenziosa lezione di eleganza a chi voleva trascinarlo nella rissa.

Roberto Saviano dalla tv gli ha scagliato contro un sasso pesantissimo. Un’accusa che poi altre mani, con meno coraggio e maggior rabbia, gli hanno rilanciato contro, aggiungendo veleni e illazioni. Il ministro, con un composto gesto di stizza, da signore, si è pulito gli schizzi di fango: «Le cose che Saviano ha detto non corrispondono al vero. Ho chiesto di replicare, ma se mi sarà impedito ne prenderò atto. Per me è un’accusa insopportabile dire che la Lega interloquisce con la ’ndrangheta al Nord: nessuno di noi è indagato o coinvolto». Poi ha fatto notare, sommessamente, che lui e Saviano stanno dalla stessa parte, entrambi dicono le stesse cose, tutti e due combattono un unico nemico: perché avvantaggiare le mafie, sgambettandosi a vicenda? «Dividiamoci su tutto, picchiamoci metaforicamente parlando, ma non su questo», ha detto. Gli unici su cui Maroni è pronto a picchiare, e duro, sono i boss. Non i compagni di squadra.

Stasera quando s’incroceranno nei corridoi degli studi Rai di Milano dove, nelle stesse ore, il ministro sarà ospite di L’ultima parola e lo scrittore concentrato nelle prove di Vieni via con me, forse si stringeranno la mano. Perché no?

Con un aplomb difficilmente riscontrabile fra politici e intellettuali perennemente schierati in una zuffa all’ultimo sangue e all’ultima offesa, Maroni ha dato una risposta ferma ma pacata, certo delle proprie ragioni ma pronto a confrontarsi con l’altro, inflessibile nello smentire l’accusa che ha travolto il suo partito ma conciliante nella possibilità di chiarimento. Dichiarare, subito dopo il botta e risposta, a proposito dell’autore di Gomorra, «Lo conosco e lo stimo, deponiamo le armi», è un gesto di cui pochi sono capaci, in quest’Italia di lotta e di governo. Chapeau. Che dalle sue parti, a nord del profondo nord, si dice Brau fiö.

Se esiste, in questo momento, un politico che dovrebbe raccogliere un consenso bipartisan, è proprio Roberto Maroni. Non solo per la sua feroce opposizione alle mafie, ma anche per l’inflessibilità e la compostezza dei suoi atteggiamenti pubblici. Parla poco, dicendo ciò che serve. Si vede ancora meno, e solo dove c’è bisogno. Non accende gli animi, semmai li calma. Ciò che deve fare un ministro dell’Interno, appunto.

Niente slogan, niente piagnistei, niente propaganda. Freddo e pragmatico come sanno essere gli insubri, sa quando occorre scendere nell’arena e quando evitare le baruffe d’osteria. Dotato di un personalissimo understatement, il ministro mantiene un’invidiabile compostezza in mezzo alle troppo spesso barbariche orde padane. Si vede nelle piccole cose: fra i leghisti è l’unico che riesce a portare con una certa sobrietà persino il fazzolettino verde nel taschino, l’antitesi cromatica dell’eleganza.

E con eleganza e misura ha affrontato il «caso Saviano». Fortiter in re, suaviter in modo ha risposto allo scrittore, il quale - forse mal consigliato - ha detto cose giuste ma nel modo sbagliato, alludendo invece che spiegando, e soprattutto trasformando ruffianamente una trasmissione culturale in un’operazione politica, a senso unico. Ecco perché il ministro non poteva tacere.

Poi, da politico serio e da uomo corretto, chiarito quanto doveva chiarire, Maroni è tornato a lavorare. Ieri era già in terra di camorra, a Napoli, per incontrare i poliziotti che hanno arrestato il superlatitante Antonio Iovine: «Siamo qui per festeggiare... le polemiche non mi interessano, interessano a voi...», ha risposto ai giornalisti che chiedevano della querela a Saviano. Poi ha fatto due cose. Prima ha guardato indietro, al già fatto, ricordano le cifre impressionanti del bottino della sua guerra: 6.754 mafiosi arrestati, 410 latitanti catturati, 18 miliardi di euro confiscati alla criminalità organizzata... Poi ha guardato avanti, come suo solito, a quanto c’è ancora da fare: «Mancano ancora due superboss: Matteo Messina Denaro e Michele Zagaria, e il cerchio si sta stringendo». Concreto e ottimista, più che come padano, come lombardo.