domenica 28 novembre 2010

Abolire le Province? Ecco la posizione ufficiale della LEGA

Nel suo editoriale di oggi su "La Provincia" il direttore Zanolli afferma "Quest'idea (la Provincia del Po n.d.r.)è in controtendenza con il proposito leghista di cancellare le Province, opportunisticamente accantonato dopo i successi elettorali del Carroccio (probabilmente intende quelli della primavera 2009 quando la Lega elesse numerosi suoi esponenti nelle amministrazioni provinciali n.d.r.)".

Su quali documenti UFFICIALI della LEGA NORD possa basare le sue affermazioni non saprei, forse per supportare quanto scrive porterà a supporto questa o quella dichiarazione, o è meglio dire boutade, di qualche leghista in libera uscita di pensiero.

Come dicevo quello che conta sul tema sono i documenti prodotti negli anni dalla Lega Nord, nei quali non si parla affatto di abolizione delle province, tutt'altro...

A riprova di questo riporto di seguito uno scritto della Segreteria Politica Federale della Lega Nord, il cui cooordinatore è l'attuale Ministro degli Interni Roberto Maroni, dal titolo eloquente "Abolire le Province? Non è nei programmi", firmato da Roberto Marracini e datato 17 dicembre 2008, vale a dire diversi mesi prima delle affermazioni elettorali citate.

Periodicamente ritorna a galla con forza la proposta di abolire le Province, proprio come sta facendo, attraverso una vera e propria campagna mediatica, il quotidiano Libero, da due settimane a questa parte. In base a queste prese di posizione, le Province vengono viste come enti inutili e come centri di sperpero di denaro pubblico. La critica comune che si sente spesso ripetere è che le Province "non servono a nulla", non hanno competenze forti, e non rappresentano in alcun modo la popolazione stanziata sul loro territorio, nel senso che non ne curano le istanze. La Lega Nord, al contrario, non la pensa in questi termini, tanto che si è distinta, in passato, e si distingue ancora oggi, proprio per una posizione diversa da questa.

Una posizione che potrebbe apparire controcorrente, ma che in realtà è molto più razionale di quanto si pensa. Rivedere, in profondità, l'assetto istituzionale del Paese è quanto la Lega Nord intende fare, fino in fondo. Del resto è solo grazie alla Lega Nord che si sta procedendo a riformare lo Stato in senso federale e si sta concretizzando, finalmente, il federalismo fiscale. Ma questo non significa eliminare, con un semplice tratto di penna, le Province (enti riconosciuti esplicitamente a livello costituzionale, articolo 114 della Costituzione).

Se, infatti, non ci limitassimo a generiche affermazioni di principio, dettate, molto spesso, da spirito polemico fine a se stesso, e da pura e semplice propaganda, ci accorgeremmo, invece, che le Province, in molti casi, rappresentano un terminale territoriale utile e vicino ai cittadini. Basti pensare, al riguardo, alle competenze provinciali in merito alla formazione professionale (ad es. corsi di formazione regolati ed organizzati dalle Province); la competenza sulla viabilità nelle arterie stradali intercomunali; sui trasporti; le competenze sul turismo e sul mercato del lavoro (servizi per l'occupazione) a livello provinciale. Come si vede, non è corretto sostenere con leggerezza e semplicità che le Province non servono a nulla. Servono, invece.

Da un punto di vista storico, poi, l'ente provinciale possiede una propria appartenenza al sistema istituzionale del decentramento del nostro Paese, oltre che ad incarnare, direttamente, una vera e propria identità territoriale, non riscontrabile in altri livelli di governo (come ad esempio nelle Regioni). A chi non è mai capitato di ragionare in termini di appartenenza provinciale prima che regionale? Vi sono moltissimi cittadini che, prima di sentire con forza la propria origine regionale, sentono molto di più quella provinciale. E così ci accorgiamo di sentirci prima milanesi e poi lombardi. Prima vicentini e poi veneti. Prima modenesi e poi emiliani, ecc.
Non è nemmeno corretto inoltre, chiariamo una volta per tutte, affermare che in campagna elettorale sia il centro-destra che il centrosinistra hanno promesso di voler abolire le Province. Ma cerchiamo di capire meglio.

Nel programma elettorale del PdL compare una frase al riguardo, ma è bene leggere bene cosa c'è scritto esattamente, e cioè: "II nostro impegno sarà all'opposto sul lato della spesa pubblica, che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia sociale, e perciò comprimibile. A partire dal costo della politica e dell'apparato burocratico (ad esempio delle Province inutili)". Ebbene, c'è scritto "Province inutili". E quali sarebbero mai queste Province inutili? Forse quelle nelle quali verranno istituite le future Città Metropolitane? O se no quali? Sono quelle, come dichiarato chiaramente dal Ministro dell'Interno Maroni. in una interrogazione a risposta immediata alla Camera dei Deputati, delle nove aree metropolitane individuate dalla legge, e in cui verranno istituite le Città Metropolitane.
Anche il programma elettorale del Pd non parla esplicitamente di eliminare tutte ed indistintamente le Province, ma, cito testualmente, afferma: "Eliminazione delle Province là dove (dieci milioni di abitanti) si costituiscono le Città Metropolitane".

Ancora un volta appare evidente come il comportamento di molti esponenti politici in questi giorni, che appoggiano e concordano con le proposte sull'abolizione delle Province, sia solo - a mio modesto avviso -un "cavalcare la protesta", strumentale per guadagnare consenso. Legittimo, attenzione. Come, però, è del tutto legittimo difendere le Province, che si configurano - all'interno del sistema istituzionale italiano - come l'ente locale intermedio tra Comune e Regione.
Negli ultimi anni, anche in virtù della Riforma costituzionale del 2001 (nuovo Titolo V della Costituzione), le Province hanno acquisito nuove e importanti competenze: politiche attive del lavoro, formazione, piani territoriali di coordinamento, politiche di sviluppo locale e altre competenze in tema di mobilità. La Provincia, infatti, quale Ente territoriale di area vasta, preposto al riequilibrio del territorio tra aree deboli (l'interno e le periferie), aree forti (i capoluoghi e le aree produttive) e tra i soggetti, può diventare realmente il punto di riferimento istituzionale e programmatico per quanti abitano ed operano al suo interno. Inoltre, svolgono importanti funzioni, in alcuni casi insostituibili, nel confronti dei piccoli Comuni, che non avrebbero altra possibilità di ottenere servizi, infrastrutture, manutenzione delle scuole, ecc.

E poi, non dimentichiamo che, in questo momento di "apertura federalista" del nostro Paese, la Provincia potrebbe, davvero, diventare un tassello di autonomia territoriale molto importante. La nostra Provincia corrisponde, a grandi linee, per estensione territoriale, ai Cantoni svizzeri, che sono dei veri e propri enti federati che mantengono intatta la loro autonomia, il loro autogoverno e, soprattutto, la loro sovranità. Solo per citare un esempio, nella Costituzione della Repubblica del Cantone Ticino è scritto, all'art. 1 secondo comma: "II Cantone è membro della Confederazione svizzera e la sua sovranità è limitata soltanto dalla Costituzione federale".

La nostra Costituzione sancisce, all'articolo 5, il sacrosanto principio autonomistico, recependo direttamente il modello del decentramento dei poteri; decentramento che, nella nostra visione ideale, dovrebbe rappresentare il corretto funzionamento di tutta l'architettura dello Stato.

Al posto delle Province, allora, perché non iniziamo intervenendo su tutti quegli organismi quali Ato, Bacini, Agenzie (anche regionali), Consorzi ecc., al fine di riportare alle Province i compiti di coordinamento che la legge già attribuisce loro? Questa è una valida proposta, alternativa a quella della semplice eliminazione delle Province. Una proposta che farebbe risparmiare molti soldi, ma lascerebbe in vita le Province.

Quindi, non aboliamo le Province, che sono, fino a prova contraria, ancora un luogo di affezione territoriale insostituibile per tanti cittadini. E rappresentano, nel complesso panorama dei diversi livelli di governo nel nostro Paese, uno degli elementi su cui poter costruire un efficiente sistema federalista.