di seguito il testo del mio intervento durante il dibattito di ieri sera in Consiglio Comunale a Crema.
La vicenda in discussione quest’oggi è sintomatica di come una poca accortezza da un lato, e forse, una certa malizia dall’altro, possano complicare dei passaggi amministrativi semplici.
A fronte della stipula di una convenzione con il comune di Crema, contenente determinate “misure” per un’opera in cantiere, la società avente in gestione l’area si è accorta successivamente della possibilità di realizzare un impianto di maggiori dimensioni, onde poter servire altre fasce di utenza.
Seguire la strada corretta per cogliere l’opportunità era semplice e veloce. Prima di iniziare un qualsiasi lavoro bastava alzare una mano e chiedere il permesso di fare.
Con un processo decisionale chiaro questo consiglio ritengo che non avrebbe avuto problemi a rilasciare il proprio benestare.
Purtroppo tale percorso non è stato seguito.
L’opera non conforme è stata realizzata e solo dopo si è arrivati a chiedere di poter mantenere il tutto.
Richiesta all’ordine del giorno di codesta seduta.
Sulla vicenda molto è stato detto, dichiarazioni ai giornali ne sono state fatte tante, ma quello che conta per chi amministra sono i fatti e gli scritti.
Come consigliere comunale, prima ancora che come esponente di partito, ho sentito l’esigenza di manifestare il mio pensiero al Sindaco tramite una lettera datata 5 ottobre che si chiudeva con queste parole “di questa vicenda se ne parlerà ancora molto e sono convinto che, mettendo in un cassetto pregiudizi e piccole polemiche, si possa addivenire ad una soluzione rispettosa dei principi di legalità e buona amministrazione”.
In seguito a questa mia presa di posizione anche la Lega Nord ha ritenuto doveroso esprimersi sulla vicenda.
Dalla sintesi della discussione avvenuta ho scritto, ispirandomi alla lettera citata, la mozione che racchiude l’unica e la sola posizione del mio partito sulla vicenda.
Il fulcro di tutto è uno solo “chiarezza delle responsabilità”.
Sulle colpe della questione calciotto, si contrappongono oggi due linee, da una lato quella che ritiene priva di responsabilità l’SCS Servizi Locali e come unica colpevole la società avente in gestione l’area, e dall’altra chi ha già emesso sentenza di colpevolezza nei confronti della partecipata del comune.
Come Lega Nord riteniamo che la partita delle responsabilità, seppur sufficientemente chiare dalla lettura delle carte, sia ancora aperta.
La commissione di garanzia svoltasi il 22 ottobre scorso, alla presenza del Presidente e del direttore generale di SCS Servizi Locali, si è chiusa con molte domande e poche risposte.
Ma il fatto che si siano ancora trovate tutte le risposte deve essere un motivo maggiore per cercarle.
Nella nostra mozione chiediamo l’impegno del Sindaco a perseguire l’accertamento dei fatti.
Ritengo opportuno però che anche noi consiglieri, con gli strumenti previsti dallo statuto comunale e dai regolamenti, dobbiamo essere “attori” di queste verifiche.
Come ho già ricordato la commissione di garanzia ha chiuso la sua ultima seduta senza molte risposte.
Forse è giunto il momento di darle.
In coerenza con la richiesta di arrivare ad una definizione chiara e definitiva delle responsabilità riteniamo di non poter accogliere l’atto unilaterale presentato da SCS Servizi Locali per diversi motivi primo fra tutti per la presenza nello scritto di una formula di autoassoluzione da parte della società stessa nel mentre sono in atto verifiche sulle responsabilità dei diversi attori in causa.
Il fatto di poter mantenere la struttura, destinando ad uso gratuito per le esigenze che l’amministrazione comunale manifesterà alcune fasce temporali è positivo, ma non sufficiente.
Onde garantire che le future spese di smantellamento non graveranno su SCS Servizi Locali sarebbe auspicabile, ad esempio, che il gestore privato rilasci un fideiussione a garanzia delle spese.
Trattandosi di una società partecipata dai comuni è fondamentale fornire agli azionisti (parliamo di tutte le amministrazioni locali cremasche) tutti gli elementi per una seria valutazione di quanto accaduto.
Difatti è a loro, e non ad altri, che spetta il diritto di chiedere al management di rendere conto del proprio operato e trarre le decisioni conseguenti.
In special modo considerando che il CDA in oggetto è alla scadenza del proprio mandato.