In
questi giorni le notizie sull'avanzata degli estremisti islamici dell'ISIS nel
nord dell’Iraq, e la conseguente fuga delle comunità cristiane dalle loro case
e chiese per sfuggire alla morte, compaiono sempre più spesso nelle aperture
dei notiziari televisivi come sulle prime pagine dei giornali.
Ieri
anche il Corriere ha dedicato il titolo principale alla tragedia che si sta
consumando nelle antiche terre che furono di Babilonia, in particolare, oltre
ai consueti articoli cronaca e opinioni, è apparso il primo di una serie di
servizi a firma dell’inviato Lorenzo Cremonesi, dedicato alla fuga della
comunità cristiana di Mosul.
Di tutto
l’articolo alcune frasi pronunciate dall’arcivescovo caldeo di Mosul, Amel
Nona, mi hanno particolarmente colpito che ho deciso di riportarle:
«Le nostre sofferenze di oggi sono il preludio di quelle che subirete anche voi europei e cristiani occidentali nel prossimo futuro», dice il 47enne Amel Nona, l’arcivescovo caldeo di Mosul fuggito ad Erbil.
«Ho perso la mia diocesi. Il luogo fisico del mio apostolato è stato occupato dai radicali islamici che ci vogliono convertiti o morti. Ma la mia comunità è ancora viva». E’ ben contento di incontrare la stampa occidentale.
«Per favore, cercate di capirci - esclama -. I vostri principi liberali e democratici qui non valgono nulla. Occorre che ripensiate alla nostra realtà in Medio Oriente perché state accogliendo nei vostri Paesi un numero sempre crescente di musulmani. Anche voi siete a rischio. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, a costo di contraddire i vostri principi. Voi pensate che gli uomini sono tutti uguali - continua l’arcivescovo Amel Nona - Ma non è vero. L’Islam non dice che gli uomini sono tutti uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capite in tempo, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra».
Parole semplici e sincere, ma nel contempo dure e sofferenti. Un
monito vivo da non lasciare cadere nel vuoto come troppo spesso è accaduto in
questi anni.
Un’ulteriore ragione, da aggiungere alle tante già messe sul
tavolo, per dire un forte NO all’ipotesi che anche a Crema si possa insediare
una moschea (o musalla come la chiama qualcuno).
I brani riportati sono dal reportage “I
cristiani stremati di Erbil” di Lorenzo
Cremonesi, pubblicato sul Corriere della Sera di domenica 10 agosto 2014.