giovedì 16 giugno 2016

CREMA | povero PD, sulla moschea che figura di...


Passano quattro anni tra polemiche, arroganza, buonismo, varianti al PGT, una città incazzata, scrivono un bando limpido (ad hoc...) e alla fine gli "amichetti" presentano una domanda bocciata per mancanza di trasparenza e garanzie bancarie mandando tutto all'aria!?!?

Che peccato!!! 
😩😩😩


Adesso si mettono pure a scrivere caterve di supercazzole nel tentativo, alquanto vano, di rigirare la frittata...
Peccato che la "figura di 💩💩" ormai l'hanno rimediata...
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venerdì 10 giugno 2016

San Pantaleone, Patrono di Crema

Ricorre oggi, 10 giugno, la festa per il Santo Patrono della Città di Crema, San Pantaleone.

Pantaleone, o anche Pantaleo
(in greco: Παντελεήμων, Panteleimon; Nicomedia, … – Nicomedia, 27 luglio 305), è stato un santo greco antico.

Secondo la Passio era un cristiano, medico personale del cesare Galerio, che subì il martirio durante le persecuzioni di Diocleziano: patrono dei medici (insieme ai santi Cosma e Damiano) e delle ostetriche, è venerato come santo da numerose Chiese cristiane ed è considerato uno dei quattordici santi ausiliatori (viene invocato contro le infermità di consunzione).

Secondo la tradizione agiografica, era figlio del pagano Eustorgio, uomo molto ricco di Nicomedia, e di Eubula, che lo educò al cristianesimo: successivamente, si era allontanato dalla religione ed aveva studiato medicina, arrivando a diventare medico di Galerio.

Ritornò al cristianesimo grazie al prete Ermolao e, alla morte di suo padre, entrò in possesso di una grande fortuna: spinti dall’invidia, alcuni colleghi lo denunciarono all’imperatore durante la persecuzione di Diocleziano. L’imperatore avrebbe voluto risparmiarlo e cercò di persuaderlo ad abiurare. Pantaleone, però, confessò apertamente la sua fede e, per mostrare di essere nel giusto, risanò un paralitico: ciò nonostante, egli fu dapprima condannato al rogo, ma le fiamme si spensero, poi ad essere immerso nel piombo fuso, ma il piombo si raffreddò miracolosamente; a questo punto Pantaleone fu gettato in mare con una pietra legata al collo, ma il masso prese a galleggiare; venne condannato ad feras, ma le belve che avrebbero dovuto sbranarlo si misero a fargli le feste; fu poi legato ad una ruota, ma le corde si spezzarono e la ruota andò in frantumi. Si tentò anche di decapitarlo, ma la spada si piegò e gli aguzzini si convertirono. Pantaleone pregò Dio di perdonarli, motivo per il quale egli ricevette pure il nome di Panteleemon (in lingua greca, colui che di tutti ha compassione).

Infine, quando egli diede il suo consenso, gli fu tagliata la testa.

Culto

Benché le notizie sulla sua vita siano palesemente favolose e ricavate da scritti molto tardi, la storicità di Pantaleone sembra essere dimostrata dalla diffusione e dall’antichità della sua venerazione, già attestata, tra gli altri, da Teodoreto di Cirro (Graecarum affectionum curatio, Sermo VIII, De martyribus), Procopio di Cesarea (De aedificiis Justiniani I, IX; V, IX) e dal Martirologio geronimiano (Acta Sanctorum, November, II, 1, 97).

Il Martirologio romano fissa per la memoria di san Pantaleone la data del 27 luglio.

Pantaleone è oggetto di venerazione in Oriente, dove viene chiamato “il grande martire” ed è invocato come taumaturgo. Sul monte Athos, Grecia, il monastero della comunità russa, uno dei venti ancora oggi esistenti sulla santa montagna, è a lui dedicato (monastero di San Panteleimon).

Reliquie


Reliquie del santo si trovano nella basilica di Saint-Denis a Parigi e altre nella città di Porto in Portogallo. La reliquia del braccio di san Pantaleone è conservata nella chiesa di “San Pantalon” (così è chiamato dai veneziani san Pantaleone) a Venezia; la sua testa è conservata a Lione; altre sue reliquie sono nella cripta della chiesa dei Santi Giovanni e Reparata a Lucca. Un’urna è conservata presso un bellissimo santuario a lui dedicato a Borgo, frazione di Montoro Inferiore, completamente restaurato nel 2013. Il suo sangue (raccolto, secondo la tradizione risalente al XII secolo, da Adamantio, testimone del martirio) era originariamente conservato in un’unica e grande ampolla, custodita nella chiesa a lui dedicata (oggi monumento ai caduti) a Ravello. In seguito quest’ampolla, con l’unione di questa ed altre due chiese in quella agostiniana, fu traslata nel duomo, e i vescovi di Ravello incominciarono a donarne piccole quantità ad altre comunità: perciò in seguito l’ampolla è stata chiusa tra due grate di ferro, murate. Così nacquero le ampolle (molto più piccole) custodite a Costantinopoli, Montauro, Martignano, Caiazzo, nella chiesa del Santissimo Salvatore all'Immacolata di Irsina e nel monasterio de la Encarnación di Madrid.

L’ampolla conservata nel duomo di Ravello presenta il fenomeno dell’annuale liquefazione del sangue, che avviene nel mese di luglio o in occasione di miracoli ottenuti dal santo. È conservata nella cappella dedicata al santo, realizzata nel 1643 dal vescovo Bernardino Panicola, che ne fece la traslazione con una solenne processione per la città. Lo stesso fenomeno si verifica anche nelle ampolle custodite a Limbadi (VV), Montauro, Vallo della Lucania e nel monasterio de la Encarnación a Madrid, inoltre una piccola parte di sangue è conservata in un’ampolla custodita nella chiesa di San Tomaso a Padova,qui il sangue è sempre liquido e di colore rosso.

Nella chiesa del Purgatorio a Lanciano si conservano, secondo la tradizione, la spada che troncò la testa del santo, il carrello dentato con cui venne martoriato il corpo, la fiaccola con cui gli vennero bruciate le ferite e un tronco di ulivo che germogliò a contatto con il suo corpo.


articolo che ho scritto per www.terredilombardia.info

domenica 27 marzo 2016

IRELAND | il centenario dell'Easter Rising

Quella di quest'anno non è la solita Pasqua, non lo è per ogni Irlandese.
Nella giornata di oggi si celebra in tutta l'Irlanda, e nel cuore di ogni irlandese sparso nel mondo, il centenario dalla rivolta del 1916.
Preludio all'indipendenza dalla Corona Britannica arrivata qualche anno più tardi.

La Rivolta di Pasqua (in inglese Easter Rising, in gaelico Éirí Amach na Cásca) è il nome che ha preso la ribellione avvenuta in Irlanda nella settimana di Pasqua del 1916.

La rivolta fu un tentativo dei militanti repubblicani irlandesi di ottenere l'indipendenza dal Regno Unito con la forza delle armi. Fu la più significativa ribellione in Irlanda sin dal 1798. La Rivolta, che fu per gran parte organizzata dalla Irish Republican Brotherhood, durò dal 24 al 30 aprile 1916. Membri dei Volontari irlandesi, guidati dal poeta, insegnante e avvocato Pádraig Pearse, si unirono alla più piccola Irish Citizen Army di James Connolly, occuparono punti chiave e simbolici di Dublino e proclamarono la Repubblica irlandese indipendente dalla Gran Bretagna dal General Post Office.

La Rivolta costituì anche un banco di prova per l'impiego, per la prima volta nella storia, dei carri armati, da lì a pochi mesi utilizzati anche nelle operazioni della Prima guerra mondiale. La Rivolta fu sedata in sei giorni, ed i suoi leader furono processati dalla corte marziale e giustiziati. Nonostante il suo insuccesso militare e il giudizio iniziale negativo della popolazione civile, l'episodio è oggi considerato uno dei punti saldi per la futura creazione dell'attuale Repubblica d'Irlanda.

domenica 20 marzo 2016

AREA VASTA | fin troppe le idee e alquanto confuse...


Ancora una volta mi trovo a scrivere di un tema, quello della riforma delle autonomie locali con l'introduzione delle aree vaste e la possibile riorganizzazione dei territori, nel quale ormai la confusione, anziché una sintesi concreta, regna sovrana.

Una confusione cui ha contribuito non poco la lettura dei resoconti giornalistici dell'intervento del Sindaco di Crema Stefania Bonaldi durante l'incontro, svoltosi venerdì scorso presso lo STER di Cremona tra il Presidente Roberto Maroni, sindaci e categorie economiche, da un lato e lo scritto pubblicato ieri su "Il Nuovo Torrazzo" sempre del Sindaco.

In estrema sintesi dal quotidiano on line www.oglioponews.it si legge che “Il Cremasco – ha detto il primo cittadino Stefania Bonaldi – si è costituito in un’area omogenea Cremasca, non solo per mettere insieme funzioni ma per realizzare un vero e proprio passaggio identitario. Noi vogliamo che l’area omogenea sia destinataria di funzioni e risorse, ma se questo non succede io le dico, presidente, che il nostro territorio guarda verso Milano”, lasciando intendere ai presenti (che ho sentito direttamente per aver conferma se anche loro avessero maturato la mia stessa interpretazione) l'idea di prospettare per Crema l'entrata nell'area metropolitana di Milano, una prospettiva cui ho dedicato un post la scorsa settimana.

Ieri mattina ho aperto il settimanale "Il Nuovo Torrazzo" e l'attenzione si è soffermata sull'intervento, sempre del Sindaco sul tema area vasta nel quale si legge "non ho mai dichiarato che Crema e il Cremasco debbano entrare nell'area metropolitana milanese così come oggi è strutturata, circostanza che snaturerebbe la nostra identità e la nostra storia", ed ancora "immaginare un'area vasta dell'Adda con Crema, Lodi e Treviglio mi pare possa cogliere tratti di omogeneità più affini rispetto a Cremona", per finire poi con l'ennesima variante "un'alternativa, se si mettesse mano ai confini dell'area metropolitana di Milano, potrebbe essere quella di dividerla in due aree, il nord ed il sud Milano, ricomprendendo in quest'ultima Crema e Lodi (Treviglio non è dato sapere dove debba finire n.d.r.)".

Ricapitolando...

Stiamo con Cremona e Mantova se a Crema arrivano risorse e funzioni, se però non arrivano ce ne andiamo con Milano, però l'area metropolitana deve dividersi in due (magari con un bel confine tra il Duomo ed il Castello Sforzesco ?!?! aggiungo io...) e Crema entra in quella a sud con Lodi, se anche questo non funziona facciamo comunque la secessione dai cremonesi ci uniamo ancora con Lodi e strappiamo Treviglio a Bergamo.

Tutto chiaro???

Quello che penso su quale possa essere la prospettiva migliore per Crema l'ho scritto la settimana scorsa, ma dell'intervento del Sindaco, al netto delle ipotesi fantasiose che ho riportato (sulle quali peraltro non è dato sapere quale siano le reazioni di lodigiani, milanesi e trevigliesi) quello che ritengo più interessante è la parte nella quale richiama la costituzione dell'area omogenea Cremasca.

Un progetto fondamentale, come ho scritto nel post citato in precedenza, verso il quale però non bastano belle parole autoreferenziali, ma una unità d'intenti vera e concreta tra i sindaci del nostro territorio, il tutto a partire dai temi che da troppi anni sono in sospeso.

Al riguardo le domanda che mi pongo sono semplice; come potrà l'area omogenea Cremasca essere credibile se i suoi membri da anni non riescono a portare a compimento progetti come quello dei varchi elettronici lungo le strade ed un bando unitario per la gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti?

Dopo essersi svegliati in ritardo sul tribunale, dove venne organizzato un presidio a battaglia persa, perché non alzano tutti insieme la voce per denunciare l'incomprensibile ritardo nella realizzazione della nuova caserma dei Vigili del Fuoco, il tutto per colpa dell'inadempienza del Governo Renzi?

A fine maggio il Presidente Maroni tornerà per ricevere idee concrete da inserire nel progetto complessivo da presentare poi a Roma, due mesi di tempo per formulare una proposta seria sono sufficienti e mi auguro per Crema che questo possa avvenire.

In caso contrario che nessuno si lamenti dopo...

sabato 12 marzo 2016

AREA VASTA | Quale futuro per Crema ed il Cremasco?

Dopo alcune settimane torno a scrivere di un tema la cui evoluzione e discussione si sta facendo ogni giorno più serrata.
Mi riferisco al processo di riforma delle autonomie locali e funzionali (trasformazione delle province in aree vaste, riforma delle camere di commercio, ecc.), temi cui ho dedicato un post il 25 gennaio scorso, poi pubblicato da diversi quotidiani sia cartacei che online.

Molto è stato scritto e detto con interventi interessanti e polemiche poco edificanti (ogni riferimento ai cosiddetti “pecoroni” cremaschi è voluto) sul futuro di Crema e del Cremasco.
Alcuni propongono di accodarsi a Lodi per entrare nell'area metropolitana di Milano, altri guardano all'unione dell’attuale provincia di Cremona con Mantova, altri ancora si dilettano giocando ad una sorte di Risiko territoriale suggerendo di mettere insieme lodigiano, cremasco e magari un pizzico di bergamasco tanto per distinguersi.

Un quadro tutt'altro che chiaro dal quale estrarre una sintesi concreta, come ha chiesto il Presidente Roberto Maroni nel suo intervento alla conviviale di Terre di Lombardia, appare non affatto semplice.
Avanzare una proposta è quello che provo nel mio piccolo a fare in questo post, il tutto non prima di aver messo nero su bianco non riflessioni ma dati oggettivi quali popolazione, dimensione delle città e prodotto interno lordo, riguardo alla situazione attuale ed alle due ipotesi più concrete sul piatto.
I dati nudi e crudi sul “peso” di Crema e del Cremasco sono i seguenti:

Popolazione residente

  • 45 % nell'attuale Provincia di Cremona.
  • 21 % nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova
  • 5 % nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi)
Ricchezza (ossia il Prodotto Interno Lordo)
  • 44 % nell'attuale Provincia di Cremona.
  • 20 % nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova
  • 3 % nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi)
Città (classifica per residenti)
  • 2° nell'attuale Provincia di Cremona, dietro solo a Cremona.
  • 3° nell'ipotesi di area vasta Cremona + Mantova, preceduta solo da Cremona e Mantova.
  • 18° nell'ipotesi area metropolitana di Milano (con anche Lodi), preceduta e subito seguita da tutti i comune che compongono la prima cintura attorno a Milano.

Posto che difficilmente la nuova area vasta nella quale ricadrà Crema ricalcherà i confini dell’attuale provincia non restano sul piatto che le due ipotesi successive, che non possono definirsi equipollenti.
In particolare l’idea di aggregare Crema all'area metropolitana di Milano, seppur affascinante anche per chi come il sottoscritto sotto la Madonnina ha studiato ieri e lavora oggi, avrebbe il risultato di rendere il Cremasco del tutto marginale “pesando” solo il 5% della popolazione ed il 3% della ricchezza, per non parlare poi del fatto che la sola Crema si troverebbe ad essere non uno dei principali centri urbani, bensì uno dei tanti e per giunta il più lontano.
Per farla breve la prospettiva di divenire la periferia della periferia di Milano non la ritengo, sempre dati alla mano, la strada migliore per il territorio.

A questo punto sul tavolo non resta che il nuovo “Cantone del Po” come lo ha definito sempre il Presidente Maroni, comprendente come scritto in precedenza le attuali Province di Cremona e Mantova.
Un’aggregazione nella quale il Cremasco rappresenterebbe comunque 1/5 della nuova area vasta. Un peso che per essere non solo “statistico” necessita di una presa di coscienza forte del territorio per costituire veramente un’area omogenea all'interno della nuova organizzazione.
Area omogenea come naturale evoluzione nel tempo del consorzio cremasco, del circondario e della consulta.

Nel post che ho richiamato scrivevo che il processo di riforma non dovrà ridursi a mera “annessione” di un territorio ad un altro. Per questo uno degli esempi da seguire dovrebbe essere quello della nuova organizzazione della sanità, vale a dire un Cantone del Po / ATS Valle del Po come centro principale di amministrazione del territorio per questioni di carattere vasto e le Aree Omogenee / ASST quali luoghi di elaborazione e sintesi per le problematiche più “locali”.
Peraltro l’input a creare aree omogenee, come possono assere il Cremasco, il Cremonese, il Casalasco/OglioPo, il Mantovano, l’OltrePo ed il Basso Garda (mi scuseranno gli amici Mantovani se la suddivisione può risultare approssimativa), è arrivata dallo stesso Maroni.
 
Oltre questo sarà importante, se non basilare, procedere ad un reale decentramento e riqualificazione degli uffici locali delle amministrazioni di area vasta (le sedi provinciali fuori dal capoluogo) per far si che cittadini e imprese possano interfacciarsi con facilità verso la pubblica amministrazione come avviene oggi nella sanità, dove il cittadino di Crema ha come riferimento l’ospedale e gli uffici ex ASL presenti in città e non si pone il problema di recarsi lontano per adempiere a certe pratiche.

In questo mio ragionamento non posso non citare anche la riforma delle Camere di Commercio, che vedrà con ogni probabilità, anche in questo ambito, l’unione di Cremona con Mantova. Non entro nel merito del dibattito sulla localizzazione della sede quanto della presidenza, ma voglio comunque porre una semplice domanda: perché non pensare ad una “integrazione” tra gli uffici locali della nuova area vasta con quelli delle camere al fine di creare dei luoghi dove gli utenti, siano essi cittadini e imprenditori, possano sbrigare con facilità ogni genere di incombenza burocratica e amministrativa?
Certo la cosa non sarebbe facile e immediata, ma non intraprendere un percorso è il modo migliore per non portarlo mai a termine.

In ultimo un pensiero da Cremasco rivolto ai Cremaschi; tra i difetti che ci contraddistinguono vi è certamente quello di ritenerci sempre e comunque “migliori” di altri nonché il centro dell’universo (almeno di quello lombardo) e nulla di tutto questo è più sbagliato.
Più che il centro di qualcosa siamo sempre stati, e lo siamo ancora, la periferia di altri.
Divenirlo ancora di più entrando nell'area metropolitana di Milano (ma i milanesi ci vogliono???) non credo porterebbe grandi benefici, lavorare per creare un Cremasco coeso e combattivo nel nuovo “Cantone del Po” la ritengo la strada migliore.
Come disse un tale alquanto famoso, “ai posteri l’ardua sentenza…”

domenica 6 marzo 2016

LOMBARDIA | Roberto Maroni ospite alla prima serata conviviale di Terre di Lombardia

Nella serata di giovedì scorso, nella splendida cornice dell’Hosteria del 700 di Cremona, si è svolta la prima serata conviviale di Terre di Lombardia.

Un incontro con ospite d’onore e relatore Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia, che ha trattato del tema “La Lombardia di domani, tra autonomia e sviluppo”, cui hanno presenziato anche Gianni Fava, Assessore Regionale all'Agricoltura nonché testimonial dell’associazione, e Giandomenico Auricchio, Presidente della Camera di Commercio di Cremona.

Ad introdurre la conviviale il Presidente dell’associazione Cedrik Pasetti che ha ripercorso il primo anno di attività di Terre di Lombardia ed annunciato alcuni degli appuntamenti in programma per i prossimi mesi, dalla borsa di studio per gli studenti delle facoltà di agraria della regione, al patrocinio di diverse iniziative sul mantovano, fino al convegno in occasione del quindicinale dalla scomparsa del professore Gianfranco Miglio.


Terre di Lombardia – ha detto Pasetti nel suo intervento – è una realtà culturale in grande crescita, sempre più intenzionata a promuovere le eccellenze del territorio lombardo, sostenendo le tradizioni locali, ma con un approccio nuovo in termini di comunicazione: dall'enogastronomia alla storia, dalle bellezze del paesaggio e dell’architettura alle tradizioni popolari, la ricchezza della Lombardia è uno stimolo inesauribile a fare sempre meglio”.

Il microfono è poi passato nelle mani del Governatore Maroni che ha subito affrontato un tema di stretta attualità, vale a dire il processo di riforma delle autonomie locali iniziato con la riforma Delrio, non ancora conclusa, che vedrà la Regione impegnata a formulare una sua proposta di riorganizzazione dei territori nelle nuove aree vaste.

“La riforma del sistema delle autonomie – ha argomentato Maroni -, in questa fase segnata dal passaggio dalle vecchie province all'incognita dei nuovi contenitori definiti di “area vasta”, rappresenta un’occasione importante che Regione Lombardia vuole cogliere ascoltando le istanze dei territori per costruire un progetto credibile da presentare al governo entro la fine di giugno. Il tutto senza dimenticare il prossimo referendum sull'autonomia della nostra regione”.

Le linee guida annunciate dal presidente lombardo saranno indirizzate “ad una radicale semplificazione dei livelli amministrativi, il tutto nel segno della sburocratizzazione e della riduzione dei costi: partendo dai due pilastri dell’organizzazione quali sono i comune e la regione e lasciando come ente intermedio quello che io amo chiamare Cantone memore della mia vicinanza geografica alla Svizzera (Maroni è di Varese n.d.r.)”.

Aree vaste, o Cantoni che dir si voglia, i cui confini saranno definiti come annunciato al termine della fase di consultazione avviata con l’insediamento di una apposita commissione in Regione cui partecipano anche l’associazione dei comuni e le camere di commercio lombarde.

“Cremona potrebbe essere unita a Mantova o anche ad altre realtà – da detto Maroni, che rivolgendosi ai cremaschi in sala ha aggiunto – così come Crema dovrà sciogliere la riserva sulla sua collocazione. Cremona, Milano, Bergamo, Lodi? Tutto ipotesi da valutare senza pregiudizi. Il tutto tenendo conto anche della riforma delle camere di commercio”, volgendo lo sguardo verso Giandomenico Auricchio, Presidente della camera di Cremona, seduto al suo fianco cui ha ribadito che la proposta di riforma nascerà in particolare dalle richieste delle varie attività produttive, per creare una formazione omogenea che, come tale, fornisca richieste più coerenti e dunque ammissibili che soddisfino le esigenze del territorio e di chi vi lavora.


La conviviale è stata inoltre l’occasione per rivelare, da parte di Maroni, un’anteprima riguardante la promozione del turismo. “Dal 29 maggio, ricorrenza della battaglia di Legnano con la vittoria della Lega Lombarda sul Barbarossa – ha annunciato Maroni – partirà l’anno del turismo lombardo. Dobbiamo valorizzare le nostre bellezze”.“Pochi giorni fa ero a San Pellegrino Terme, davanti a me avevo due bottiglie di acqua: la prima, targata San Pellegrino, aveva la scritta della località di produzione (in Provincia di Bergamo, n.d.r.) in piccolo; la seconda, Acqua Panna che fa sempre parte del gruppo San Pellegrino, riportava la scritta “Toscana” molto visibile, in grande. Anche questi semplici aspetti riguardano il marketing e la valorizzazione del territorio: noi dobbiamo recuperare il tempo perduto”.

Per questo l’idea di dedicare un mese dell’anno a ciascuna delle dodici province della Lombardia, nel quale dare spazio alle iniziative e alla promozione enogastronomica, turistica e culturale di ogni territorio e non solo il capoluogo.

“Non siamo inferiori a regioni bellissime come Toscana e Umbria – ha sottolineato con orgoglio Maroni – ma dobbiamo imparare a farci conoscere meglio. Abbiamo 10 siti Unesco dei 50 sparsi in tutta Italia, ma spesso non li abbiamo nemmeno visitati. Questa iniziativa intende essere un ulteriore passo per recuperare terreno”.

In chiusura del suo intervento, riportando il discorso sulla riforma delle autonomie, il Presidente Maroni ha dato appuntamento ad una prossima serata conviviale con Terre di Lombardia, verso la fine del mese di maggio, durante la quale accogliere la sintesi delle istanze che il territorio elaborerà, il tutto per poi farne sintesi nel progetto generale che sarà presentato al Governo di Matteo Renzi.