Articolo per "La Voce del Nord"
La Corte Suprema di Madrid ha emesso stamane la sentenza per il processo che vedeva imputati diversi esponenti dell’indipendentismo catalano. Dure pene per il reato di sedizione, con condanne che vanno dai 9 ai 13 anni hanno colpito gli imputati. A subire la pena maggiore è Oriol Junqueras, con 13 anni, seguito Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa, con 12 anni. Jordi Sànchez e Jordi Cuixart sono stati condannati a nove anni. Per giustificare la sedizione, i magistrati sostengono che nell’autunno del 2017 ci fu una “rivolta e tumulto pubblico” in Catalogna.
L’ex vicepresidente Oriol Junqueras è stato condannato a 13 anni di carcere e 13 anni di interdizione dai pubblici uffici per il crimine di sedizione con appropriazione indebita. Gli ex consiglieri Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa a 12 anni di carcere per sedizione e appropriazione indebita. L’ex presidente del Parlamento catalano Carme Forcadell a 11 anni e mezzo di carcere per sedizione. Santi Vila, Meritxell Borràs e Carles Mundó sono stati condannati solo per il reato di disobbedienza a un anno e otto mesi.
In questo modo, la corte presieduta da Manuel Marchena non condanna per ribellione, ma per sedizione con sanzioni molto elevate.
I magistrati “ritengono che l’esistenza della violenza sia provata”, ma aggiungono che “la scoperta di episodi indiscutibili di violenza non è sufficiente per proclamare che gli eventi costituiscono un crimine di ribellione”. In questo senso, la Corte Suprema sostiene che “la violenza deve essere una violenza strumentale e funzionale, direttamente predisposta, senza passaggi intermedi, ai fini che incoraggiano l’azione dei ribelli”.
D’altra parte, i giudici sostengono che “tutti gli imputati ora soggetti a procedimento giudiziario erano consapevoli della fattibilità legale manifesta di un referendum di autodeterminazione che è stato presentato come il modo per costruire la Repubblica di Catalogna”. Tuttavia, osserva che “nonostante l’esibizione retorica di coloro che sono stati accusati, è vero che, dal punto di vista del fare, era palese l’impossibilità degli atti concepiti per realizzare la promessa di indipendenza”.
Nella loro giustificazione sulla sedizione, i magistrati sostengono che “la difesa politica, individuale o collettiva” dell’indipendenza “non è costitutiva del crimine”. Invece, aggiungono: “lo è mobilitare la cittadinanza in una rivolta pubblica e in un tumulto che, inoltre, impedisce l’applicazione delle leggi e ostacola l’esecuzione delle decisioni giudiziarie”.
D’altra parte, i giudici sostengono che “tutti gli imputati ora soggetti a procedimento giudiziario erano consapevoli della fattibilità legale manifesta di un referendum di autodeterminazione che è stato presentato come il modo per costruire la Repubblica di Catalogna”. Tuttavia, osserva che “nonostante l’esibizione retorica di coloro che sono stati accusati, è vero che, dal punto di vista del fare, era palese l’impossibilità degli atti concepiti per realizzare la promessa di indipendenza”.
Nella loro giustificazione sulla sedizione, i magistrati sostengono che “la difesa politica, individuale o collettiva” dell’indipendenza “non è costitutiva del crimine”. Invece, aggiungono: “lo è mobilitare la cittadinanza in una rivolta pubblica e in un tumulto che, inoltre, impedisce l’applicazione delle leggi e ostacola l’esecuzione delle decisioni giudiziarie”.