martedì 27 ottobre 2015

#CREMA | addio all'ufficio postale di Ombriano, grazie PD!


Dopo la chiusura del tribunale, il nuovo autovelox sanguisuga in tangenziale ed un percorso spedito verso la costruzione di una moschea, il Partito Democratico colpisce ancora...

Da lunedì mattina è chiuso anche l'ufficio postale di Ombriano, proprio nel giorno precedente la quotazione in borsa di Poste Italiane voluta da Renzi (che di #QuellidelPD è segretario) nel cui piano industriale, scritto su misura proprio per la quotazione in Piazza Affari, di chiusure di sportelli postali ne prevede a decine in tutto il paese (e pensare che qualcuno ha dato la colpa di tutto alla "grande finanza"...).

Non c'è che dire, anche nella nostra città grazie al PD si #cambiaverso... IN PEGGIO?!?!

sabato 26 settembre 2015

LOMBARDIA | Maroni: avanti con la richiesta di maggiore autonomia.

Nella consueta conferenza stampa, tenutasi al termine della seduta di giunta del venerdì, il presidente Roberto Maroni ha preso posizione sul documento redatto dagli amministratori locali del PD, nel quale si chiede di aprire una trattativa con il governo  centrale, cioè il duo Matteo Renzi / Maria Elena Boschi, manifestando apprezzamento e affermando che lo stesso sarà discusso dal Consiglio Regionale quanto prima.

Adesso la palla passa nel campo del PD. 
Alle parole "autonomiste" pronunciate in Lombardia, ed anche a Crema, seguiranno i fatti? il governo Renzi sarà aperto ad aprire una discussione seria o prevarranno le parole pronunciate dal ministro Boschi a Cernobbio?
Ai postero l'ardua sentenza... Nel frattempo meglio iniziare la campagna per il Sì.

Di seguito il comunicato stampa dell'agenzia Lombardia Notizie con le parole del Governatore.

"Chiederò all'Assemblea di Palazzo Pirelli di discutere il prima possibile il documento che chiede maggiore autonomia per la Lombardia, presentato dai sindaci delle Città capoluogo e dei presidenti di Provincia appartenenti al principale partito di opposizione in Consiglio regionale (il PD n.d.r.)". Lo ha annunciato il presidente della Regione Roberto Maroni al termine della conferenza stampa dopo Giunta, giudicando questa iniziativa politica "un passo in avanti importante, se non addirittura una svolta".

I PUNTI - Entrando nel merito della proposta, il governatore ha evidenziato tre punti salienti. Il primo aspetto riguarda la mobilitazione degli amministratori, che, come recita il testo, "costituisce un importante momento di rafforzamento e sostegno dell'iniziativa di maggiore autonomia prevista dal referendum". Un fatto che Maroni ha definito "significativo", ricordando che "il partito politico al quale appartengono questi amministratori, aveva votato contro l'indizione del referendum".

COSTI STANDARD - Il secondo aspetto messo in evidenza dal presidente lombardo, "riguarda i costi standard. Questa iniziativa chiede alla Regione Lombardia di aprire una trattativa con il Governo sui costi standard. Penso - ha annotato - sia la volta buona per arrivare a centrare l'obiettivo. Ho parlato con il presidente del Consiglio, che mi annunciato la sua intenzione di mettere i costi standard nella Legge di Stabilità. Ho già preso contatto con il ministro Lorenzin, affinché vengano definite delle Misure coerenti con la nostra visione dei costi standard". "Tutto questo - ha aggiunto - verrà definito al massimo entro la fine di ottobre".

RESIDUO FISCALE - Infine Maroni, ha citato un altro paragrafo del documento, quello che chiede di aprire anche "un'interlocuzione finalizzata alla revisione dei criteri di riparto della spesa pubblica statale, cioè il residuo fiscale. La Lombardia è la Regione più penalizzata, perché come spesa pubblica statale abbiamo il 68%, la seconda in graduatoria è l'Emilia-Romagna con il 72% e via via le altre Regioni a crescere. Il documento - ha sottolineato Maroni - mira ad assicurare alla Lombardia il recupero almeno a livello medio di quello realizzato nelle prime cinque Regioni italiane. Questo ci farebbe arrivare anche sopra l'obiettivo del 75 per cento che abbiamo fissato fra gli obiettivi della legislatura".

LE MODALITÀ - Il governatore ha quindi fatto sapere come intende procedere per dare seguito alle richieste contenute nel documento: "Nel testo mi viene chiesto di intraprendere le iniziative istituzionali necessarie per aprire il tavolo con il Governo. E' un passaggio importante, che deve essere concordato e sostenuto dal Consiglio regionale, perché lì è stato approvato il referendum. Quindi ho intenzione di chiedere all'Assemblea una convocazione rapida, perché ne discuta. Se, come mi auguro, verrà approvato, si aprirà una fase nuova: la trattativa con il Governo non verrà più sostenuta solo dalla Regione Lombardia, ma da tutto il Sistema delle Autonomie della Lombardia. E ciò rafforzerebbe molto la nostra posizione".

SENZA RISPOSTE AL VOTO - In conclusione Maroni ha sottolineato che la possibilità di votare il referendum rimane comunque in essere. "E' lo stesso documento a dirlo. In mancanza di un riscontro tempestivo da parte del Governo - ha precisato - sono gli stessi sindaci e presidenti di Provincia a chiederci espressamente di proseguire l'iniziativa di consultazione popolare".

sabato 19 settembre 2015

Buon Compleanno Umberto!


Correva l'anno 1992, avevo appena compiuto 16 anni, e si era alla vigilia delle elezioni politiche che avrebbero portato, per la prima volta, ad una presenza importante in parlamento della Lega Nord.

Tra le numerose tappe di quella campagna elettorale ne ricordo una in particolare, il primo comizio di Umberto Bossi che ascoltai dal vivo a Crema in Piazza Garibaldi.

Da quel giorno iniziò l'interesse, cresciuto negli anni fino a sfociare nella militanza arrivata a quasi tre lustri nel movimento, per gli ideali di libertà, autonomia e federalismo nei quali continuo a credere.

Grazie Umberto e Auguri per il tuo 74esimo Compleanno, per tutto quello che è stato col rammarico di cosa poteva ancora essere fatto se la malattia non avesse incrociato la tua strada e tutti quei parassiti che da essa hanno ottenuto prebende, coltivato interessi e sfasciato il movimento non ne avessero approfittato.

Parassiti (cerchisti per gli "amici") che ancora oggi, in molti casi, infestano il movimento...

venerdì 11 settembre 2015

MEMORIA | quell'undici settembre di Rabbia e Orgoglio

Nel giorno del 14° anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001 a New York e Washington c'erano tanti modi per ricordare quei tragici avvenimenti.
Ho deciso di farlo citando le prime righe dell'articolo più famoso apparso sui giornali nelle settimane successive, "La Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci.
Uno straordinario scritto tremendamente attuale che dovremmo leggere e rileggere più spesso.

Mi chiedi di parlare, stavolta. Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. E lo faccio. Perché ho saputo che anche in Italia alcuni gioiscono come l’altra sera alla Tv gioivano i palestinesi di Gaza. «Vittoria! Vittoria!». Uomini, donne, bambini. Ammesso che chi fa una cosa simile possa essere definito uomo, donna, bambino. Ho saputo che alcune cicale di lusso, politici o cosiddetti politici, intellettuali o cosiddetti intellettuali, nonché altri individui che non meritano la qualifica di cittadini, si comportano sostanzialmente nello stesso modo. Dicono: «Bene. Agli americani gli sta bene». E sono molto molto, molto arrabbiata. Arrabbiata d’una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli e anzitutto di sputargli addosso. Io gli sputo addosso. Arrabbiata come me, la poetessa afro-americana Maya Angelou ieri ha ruggito: «Be angry. It’s good to be angry, it’s healthy. Siate arrabbiati. Fa bene essere arrabbiati. È sano». E se a me fa bene io non lo so. Però so che non farà bene a loro, intendo dire a chi ammira gli Usama Bin Laden, a chi gli esprime comprensione o simpatia o solidarietà. Hai acceso un detonatore che da troppo tempo ha voglia di scoppiare, con la tua richiesta. Vedrai. Mi chiedi anche di raccontare come l’ho vissuta io, quest’Apocalisse. Di fornire insomma la mia testimonianza. Incomincerò dunque da quella...  
continua su http://www.oriana-fallaci.com/29-settembre-2001/articolo.html

giovedì 27 agosto 2015

PROFUGHI (o presunti tali) | le balle del PD e le verità di MARONI

In questi giorni ha preso vigore sul territorio la polemica scaturita dall'ipotesi di accordo per la gestione dei cosiddetti "richiedenti asilo", avanzata dal sindaco di Crema e dall'assessore ai servizi sociali, nei confronti della prefettura di Cremona.

Accordo che ha ricevuto numerose smentite da parte dei sindaci cremaschi che si erano visti “assegnati” ospiti senza saperne nulla.

A difendere la proposta, ed il proprio sindaco, si è prontamente schierato il PD di Crema con un lungo comunicato che cita anche l’operato di Roberto Maroni nella sua veste di Ministro degli Interni nel periodo 2008 – 2011.
Conoscendo la proverbiale attendibilità dei piddini nelle loro affermazioni ho girato ieri in tarda serata allo stesso Maroni l’estratto che lo riguarda, ed a stretto giro di messenger è arrivata la sua sintetica, ma incisiva replica.
Il comunicato del PD:
“E’ inoltre bene ricordare che nel triennio 2008-2011, in tema di profughi e migranti, l’allora Ministro degli Interni Roberto Maroni, per gestire il flusso di persone che sbarcavano a Lampedusa chiedendo asilo politico, decise di dare più potere ai Prefetti, con meno controlli sui gestori. L’obiettivo era quello di svuotare l’isola, distribuendo equamente i Migranti in tutto il paese. Era l’accordo di Dublino, ancora in vigore. Proprio quello che oggi, da Presidente di Regione Lombardia, lui e la Lega non accettano”.
“Inoltre durante il suo mandato, estese i tempi di detenzione nei centri di identificazione ed espulsione (CIE) da 6 a 18 mesi. Più di un anno per capire la nazionalità di uno straniero, pagando nel frattempo dai 40 agli 80 euro al giorno ai gestori, fino al doppio delle tariffe attuali”.
La replica di Maroni:
"Tutte cazzate. Nel 2009 e 2010 arrivarono pochissimo immigrati, grazie ai respingimenti. Solo nel 2011 con la guerra in Libia e la "primavera araba" ne arrivarono 40 mila (oggi più di 270 mila). Io prolungai la permanenza nei CIE fino a 18 mesi (come prevedeva una direttiva europea) proprio per poterli identificare e RIMPATRIARE evitando che potessero scappare. Non diedi più poteri ai prefetti riducendo i controlli, tutte falsità. La verità è che sotto la mia gestione io avevo BLOCCATO I FLUSSI a luglio 2011 facemdo CAMPI PROFUGHI IN LIBIA E TUNISIA. Infine l'accordo di Dublino: quello oggi in vigore è stato firmato da Letta nel 2013!!!La morale è: questo governo non conta un cazzo in europa, non riesce a fermare le partenze e la colpa di chi è? Di Maroni e della Lega..."

lunedì 10 agosto 2015

in MEMORIA di Gianfranco MIGLIO


Gianfranco MIGLIO

(Como, 11/01/1918 - 10/08/2001)

"Dal confine alpino al crinale dell'appennino tosco-emiliano l'Italia transpadana e cispadana ha una sua specifica ragion d'essere, una sua fisionomia economica produttiva storica e perfino linguistica da richiedere, per il suo pieno sviluppo, anche a beneficio dell'intera nazione, una sua posizione esatta e spiccata in seno all'Italia che sta nascendo. L'unità d'Italia non potrà essere fatta che su altre basi [...] La Liguria, il Piemonte, la Lombardia, l'Emilia e le Tre Venezie, ossia tutta l'Italia settentrionale nel suo insieme costituisce un'armonica unità geografica, economica, etnica e spirituale, ben degna di governare se stessa."

(da Il Cisalpino, 22 luglio 1945)

mercoledì 5 agosto 2015

CREMA | l'ospedale salvato e il tribunale perduto, perché due finali diversi?


In questi gironi molti si stanno chiedendo il perché l’ospedale cittadino ha mantenuto la propria autonomia mentre il tribunale è stato miseramente chiuso.
Nel mio piccolo, avendo seguito da un posto di osservazione privilegiato, ho provato a darmi una risposta.


Innanzitutto per l'ospedale abbiamo tutti i sindaci del territorio si sono mossi per tempo, i consiglieri regionali eletti nel nostro collegio hanno lavorato verso un comune obiettivo, lasciando in soffitta le tessere di partito, ed in ultimo, ma non per questo meno importante, a Milano il cremasco ha trovato in Roberto Maroni un interlocutore attento e aperto a recepire la proposta arrivata dal territorio, non tanto perché qualcuno ha protestato ma perché oggettivamente concreta e sostenibile.
Risultato della somma di questi fattori? L'autonomia del nostro ospedale.

Con ogni probabilità si poteva arrivare ad includere tale ipotesi anche nella bozza di riforma uscita dalla commissione competente, questo se il lavoro iniziato all'interno della Lega (sezione cittadina supportata dal consigliere Federico Lena e dall'allora commissario Gianmarco Centinaio) nel confronto con il relatore della riforma Fabio Rizzi non fosse finita in soffitta.

Sul tribunale invece non si è avuto nulla del genere.
A fine maggio 2013, come sezione di Crema della Lega guidata all'epoca da Dino Losa, organizzammo una serata con la presenza degli avvocati, degli ordini professionali e dell’On. Nicola Molteni, di cui allego il manifesto, per invitare i sindaci a fare da subito fronte comune e compatto.
Alla serata in pochi parteciparono e quei pochi preferirono lasciar parlare il proprio segretario di partito, il tutto salvo poi presentarsi i mesi dopo per un inutile presidio a favore di fotografo davanti ai cancelli chiusi del tribunale.
Chiara e lampante esemplificazione del detto popolare “chiudere i cancelli quando i buoi sono scappati”.

Quanto ai rappresentanti del territorio (in primis i parlamentari) sappiano bene come da Cremona un noto onorevole del PD si adoperò per bloccare ogni speranza di mantenere aperto il presidio giudiziario.
In ultimo, nonostante i numeri dimostrassero come il nostro tribunale fosse efficiente e per nulla fonte di spreco, un governo sordo e inetto (di cui sempre il PD ne era, come ancora oggi, il fulcro) respinse tutte le proposte e richieste che il cremasco aveva cercato di inviare un quel di Roma.

Magari mi sbaglierò ma non credo che la mia disamina si discosti molto dalla realtà dei fatti…

lunedì 3 agosto 2015

#PANTHEON | Miglio, Cattaneo, Salvadori

Gianfranco Miglio, Carlo Cattaneo e Bruno Salvadori
Ascoltando le parole di Gianfranco MIGLIO mi sono appassionato a parole per troppo tempo dimenticate quali FEDERALISMO, AUTONOMIA e SECESSIONE, non solo quali meri termini accademici da studiare in qualche aula universitaria, ma come IDEALI da perseguire.

Leggendo gli scritti di Carlo CATTANEO ho compreso cosa sia la LOMBARDIA e l'orgoglio di esserne figlio e il privilegio di viverci ogni giorno.

Militando nella sezione intitolata a Bruno SALVADORI ho iniziato un percorso, che prosegue nonostante tutto ancora oggi, fatto di vittorie e sconfitte, gioie e incazzature (gli amici sanno a cosa mi riferisco...).

Ed è pensando a questi tre grandi uomini, a quello per cui hanno vissuto, che: "un'Italia sociale e nazionale, secondo la visione risorgimentale, mazziniana, corridoniana, futurista, dannunziana, gentiliana, pavoliniana e mussoliniana."

NON È IL PAESE IN CUI VOGLIO VIVERE!
NON È IL FUTURO CHE VOGLIO PER LA MIA TERRA!

mercoledì 22 luglio 2015

UNIONI CIVILI | la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo

 Come troppo spesso capita, ed in questo paese ne siamo maestri, su temi importanti e sentiti come quello delle unioni civili, tra persone di sesso differente e del medesimo, la superficialità regna sovrana e le polemiche che ne scaturiscono si basano più sul "sentito dire" e su di una precaria lettura dei documenti piuttosto che sull'analisi seria e approfondita degli stessi.

Un caso alquanto lampante è quello della recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo riguardo la tutela delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Da subito si sono riproposti i soliti schieramenti tra favorevoli e contrari, senza avere però ben chiaro a cosa si è a favore e contro cosa ci si schiera...

E pensare che basterebbe avere la piccola pazienza di andarsi a leggere per intero la sentenza per capire che molto del dibattito che ne è scaturito si basa sul nulla.
Io, nel mio piccolo, l'ho fatto anche traducendo, come riportato di seguito, i passaggi salienti della sentenza, che nelle immagini ho evidenziato in giallo.

Un documento dove si afferma che la tutela dei rapporti stabili tra persone dello stesso sesso si può realizzare anche senza ricorrere allo strumento del matrimonio e di come i famosi registri comunali (come quello appena approvato a Crema) abbiano solo un valore "simbolico", ma non tutelino affatto le coppie.

Come ho già scritto in un post precedente l'introduzione delle "unioni civili", sia tra persone di sesso differente che del medesimo, lo trovo un traguardo da raggiungere quanto prima.
Possibilmente non all'italiana come al solito.

Ecco la mia traduzione della sentenza:
L'Italia dovrebbe introdurre possibilità di riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso
Nella sua sentenza odierna (Ricorso n 18766/11 e 36030/11), la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha dichiarato, all'unanimità, che vi è stata:una violazione dell'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Il caso riguarda la denuncia presentata da tre coppie omosessuali che ai sensi della normativa italiana non hanno la possibilità di sposarsi o entrare in qualsiasi altro tipo di unione civile.
La Corte ha ritenuto che la tutela giuridica attualmente disponibile per le coppie dello stesso sesso in Italia - come è stato dimostrato dalla situazione dei ricorrenti - non solo non è riuscita a proteggere i bisogni rilevanti per una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non era anche sufficientemente affidabile. Una unione civile o partenariato registrato sarebbe il modo più appropriato per le coppie dello stesso sesso, come i ricorrenti, di vedere la loro relazione legalmente riconosciuta.
La Corte ha sottolineato, in particolare, come vi sia una tendenza nel Consiglio d'Europa, tra gli Stati membri, verso il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso - 24 dei 47 Stati membri hanno legiferato in favore di tale riconoscimento - e che la Corte costituzionale italiana ha più volte chiesto la formalizzazione di regole per la protezione e il riconoscimento di tali unioni. Inoltre, secondo recenti sondaggi, la maggioranza della popolazione italiana sostiene il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.
Reclami, la procedura e la composizione della Corte
Tutti i ricorrenti lamentavano che ai sensi della normativa italiana non hanno la possibilità di sposarsi o entrare in qualsiasi altro tipo di unione civile, e che esse sono discriminate sulla base del loro orientamento sessuale. Essi hanno sostenuto la violazione dell'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) da solo e l'articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l'articolo 8, e dell'articolo 12 (diritto al matrimonio) da solo e l'articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l'articolo 12.
Decisione della Corte
Articolo 8
In casi precedenti, la Corte ha già dichiarato che il rapporto di una coppia convivente dello stesso sesso attraverso un partenariato stabile, di fatto, rientra nel concetto di "vita familiare" ai sensi dell'articolo 8. Aveva anche riconosciuto che persone dello stesso sesso hanno bisogno del riconoscimento giuridico e la tutela del loro rapporto di coppia.Tale necessità è stata inoltre sottolineata da raccomandazioni dell'Assemblea parlamentare e dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, invitando gli Stati membri a valutare la possibilità per le coppie dello stesso sesso di una qualche forma di riconoscimento giuridico.
La Corte ha ritenuto che la tutela giuridica attualmente disponibile in Italia per coppie dello stesso sesso - come è stato dimostrato dalla situazione dei ricorrenti - non solo non è riuscita a proteggere i bisogni rilevanti per una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non era anche sufficientemente affidabile. Dove la registrazione delle unioni dello stesso sesso presso le autorità locali è possibile - solo in una piccola percentuale di comuni in Italia – questo ha un valore puramente simbolico, in quanto non conferisce alcun diritto sulle coppie dello stesso sesso.
Concludendo che non vi è alcun interesse comunitario prevalente contro il quale bilanciare l'interesse dei ricorrenti ad avere le loro relazioni legalmente riconosciute, la Corte ha rilevato che l'Italia è venuta meno al suo obbligo di assicurare che i ricorrenti abbiano a disposizione un quadro giuridico specifico che preveda il riconoscimento e la protezione della loro unione. Per contro, la Corte avrebbe dovuto essere disposta a prendere atto delle mutate condizioni in Italia ed essere riluttanti ad applicare la convenzione in un modo che era pratico ed efficace.
Vi è di conseguenza stata violazione dell'articolo 8.
Alla luce di tale constatazione, la Corte non ha ritenuto necessario esaminare se vi fosse stata anche una violazione dell'articolo 14, in combinato disposto con l'articolo 8.
Altri articoli
Per quanto riguarda la denuncia ai sensi dell'articolo 12 (diritto al matrimonio) da solo e in combinato disposto con l'articolo 14, la Corte ha trovato, in casi precedenti, che l'articolo 12 non impone l'obbligo agli Stati di concedere ad una coppia dello stesso sesso, come la richiedente, l'accesso al matrimonio. Ha ritenuto che, nonostante la graduale evoluzione degli Stati in materia - oggi ci sono stati undici Stati membri del Consiglio d'Europa per aver riconosciuto il matrimonio omosessuale - i risultati raggiunti nei casi precedenti (le unioni civili n.d.r.), sono rimasti pertinenti.La Corte ha pertanto dichiarato la denuncia ai sensi dell'articolo 12, da solo e in combinato disposto con l'articolo 14, è irricevibile.