Trascrizione dell'intervista andata in onda nell'ottobre 1990 su Rai 3, all'interno della trasmissione "Nella Tana della Lega"
GAD LERNER: Gianfranco Miglio, professore di Scienze della politica all'Università Cattolica di Milano.
Lei che è un intellettuale raffinato, cosa ne pensa del linguaggio e anche dei gesti che abbiamo appena visto di Umberto Bossi?
GIANFRANCO MIGLIO: Non mi meravigliano assolutamente. Un uomo politico che vuole tenere il contatto con l’opinione pubblica, con determinati strati del suo elettorato deve corrispondere anche a certe attese, sotto questo profilo la conoscenza di quello che è la carriera degli uomini politici che hanno contato nella storia politica ci induce a non meravigliarci affatto, perché c’è un Bossi che è quello che abbiamo visto qui e c’è un Bossi, invece, con cui si ragiona, con cui si discutono i problemi pacatamente e non diversamente da quello, almeno per quanto mi riguarda, che mi è capitato nel discutere con altri uomini politici italiani.
LERNER: Lo sa che i giornali la indicano un po’ come il teorico, quasi il padre spirituale delle Leghe?
MIGLIO: No, guardi, questa è stata una coincidenza oggettiva, per due ragioni; la prima è la mia convinzione che lo stato nazionale italiano non abbia basi, di conseguenza finché non risolveremo quel problema noi potremo sperimentare tutte le soluzioni costituzionali ma nessuna sarà veramente soddisfacente.
LERNER: Un’Italia non esiste, un’Italia unita?
MIGLIO: Un’Italia, una nazione Italia non c’è. Ho sentito che anche recentemente De Felice lo ha detto in una delle vostre trasmissioni di canale 3. Ecco, l’altro motivo è il fatto che io sono fortemente partecipe dell’indignazione del Paese, io sono uno dei tanti, dei parecchi milioni di italiani che non ne possono più di questo sistema politico ed amministrativo.
(Scrosciante applauso dalla sala)
LERNER: Non credo che il professore … mi scusi se interrompo questa intervista… vedo che i simpatizzanti della Lega hanno occupato le prime file di questo teatro con una scelta più che legittima, non credo che il professor Miglio gradisca di essere applaudito o fischiato perché più che allo stadio è abituato alle aule universitarie e comunque di certo tutti gli altri nostri ospiti sono venuti per ragionare sul fenomeno della Lega; i vostri applausi o fischi da questo punto di vista non cambiano assolutamente nulla, grazie.
A pagina 168 del suo libro più recente, che tanta discussione ha suscitato, Una costituzione per i prossimi trent'anni, adopera una parola molto pesante, secessione; crede davvero nella possibilità che il Nord d’Italia abbandoni il resto del Paese attraverso una secessione?
MIGLIO: Mah, io credo che, se non si arriva a correggere i difetti del nostro sistema politico amministrativo di cui parlavo prima, è fatale che la parte più europea dell’Italia si disponga a separare le sue sorti da quelle del resto del Paese; nessuno può essere costretto a vivere in un Paese che non sente più come il suo. E, d’altra parte, la formazione della Lega Nord è già il presupposto di questa condizione che, badi, è durata sempre nella nostra storia, c’è sempre stata potenziale unità della Valle Padana anche attraverso le diverse divisioni politico costituzionali e giuridiche.
Quindi non la considero affatto, così, una minaccia vaga; se, come io credo, nel ’93 ci accorgeremo che, anche per volontà di una parte della nostra classe politica, noi non entriamo effettivamente nel mercato omogeneo europeo, o ci entriamo restando fuori dalla porta, ecco allora questi problemi di coerenza con i propri ideali di vita si porranno e allora il rischio di una secessione si presenta. Del resto viviamo nell'epoca in cui i russi stanno cercando di forgiare una costituzione che permetta il diritto di andarsene, cioè quello che io chiamo il diritto di stare con chi si vuole, gli jugoslavi stanno rischiando una guerra civile per arrivare a quello.
LERNER: Lo scenario è proprio di queste ore. Lei ha parlato di una parte dell’Italia più europea, nel suo libro addirittura scrive di una attitudine antropologica, che sarebbe un po’ come dire quasi un difetto congenito degli italiani del centro e del sud a instaurare rapporti clientelari se non addirittura mafiosi con i politici; davvero pensa questo?
MIGLIO: Nel mio libro io dico che sono due modelli di esistenza e di vita che io rispetto entrambi. Naturalmente io sento di appartenere, per tutta una serie di ragioni, al modello dell’Europa fredda, però anche quello mediterraneo è un modello; dico semplicemente che non sono conciliabili, sono due modelli che non possono essere intrecciati, messi insieme.
LERNER: Cosa pensa che faranno i partiti politici tradizionali per combattere le Leghe?
MIGLIO: Mah, guardi, ormai io credo che in un anno e mezzo non si può neanche cominciare a cambiare il sistema politico e il modo di governare a amministrare; io credo che metteranno in atto il consiglio che ha dato loro De Rita, che è: “Comprateli!”.
LERNER: Il presidente del CNEL, Giuseppe De Rita.
MIGLIO: Ma non dare soldi a Bossi, a Speroni, a Castellazzi eccetera, no, cercare di comprare gli elettori, le categorie. Io, quello che temo, è che in questo anno e mezzo si allargheranno i cordoni della borsa, che non è la borsa della stato, è la nostra borsa, perché sono danari che sono tolti dalle nostre tasche per ridistribuirli a quelle categorie che appaiono più inviperite e sono quelle che minacciano di più di votare per la Lega, questo è il rischio che ha la Lega.
LERNER: Professor Miglio, nella prossima legislatura lei sarà un senatore della Lega?
MIGLIO: Guardi, io nell'intervista che mi ha fatto Staglieno termino spiegando perché non ho mai voluto un mandato parlamentare; c’è un’incompatibilità strutturale fra il mio carattere e il mandato parlamentare, vorrei mantenere questa coerenza.
Certo che sarei lieto di poter contribuire, con quel poco che so, a guarire il meccanismo costituzionale del mio Paese, ma spero fino in fondo di poterlo fare senza un mandato politico.
LERNER: Grazie professor Miglio.