di Felice Staboli
CREMONA - Lunedì ha incontrato a Milano i rappresentanti del Carroccio di Cremona e di Crema, guidati da Simone Bossi e Angelo Barbati. Per Giancarlo Giorgetti, deputato e segretario nazionale della Lega Nord, un’occasione per mettere a fuoco alcuni aspetti delicati, con risvolti e ripercussioni anche sulla politica locale.
Giorgetti, che cosa è emerso dall’incontro?
«L’obiettivo era delineare una posizione unica, credibile e seria. E così è stato».
A Cremona il futuro del servizio idrico sta provocando grandi tensioni, anche interni alla Lega, con una netta divisione tra Cremona e Crema.
«La Lega in passato si è sempre opposta alla cessione di determinati servizi, a cominciare dall’acqua. La nostra posizione a livello generale è sempre stata molto chiara».
In passato. E adesso?
«E’ la stessa cosa, ma dobbiamo guardare anche a quel che sta succedendo».
Cosa vuol dire?
«Il governo ha annunciato interventi a breve termine in tema di liberalizzazioni che riguarderanno anche l’acqua e le reti. Entro il 20 gennaio conosceremo il quadro normativo».
Quindi?
«Secondo me sarebbe opportuno aspettare. Questo è il consiglio che darei al presidente dell’amministrazione provinciale Salini: aspettare e capire che cosa succede».
Perché una linea diversa tra Cremona e Crema?
«Allora: la nostra posizione è chiara. Noi ci prendiamo il merito di aver sempre reclamato l’opportunità del controllo pubblico per i cosiddetti servizi pubblici».
Ma esiste un punto di incontro?
«Certo. Vogliamo che la società che gestisce il servizio idrico sia pubblica. Se deve essere scelto un privato tramite gara, meglio che sia un soggetto del nostro territorio che possa entrare nella governance. L’acqua di Cremona non può essere gestita a Parigi o a Berlino. Ripeto, per me il presidente Salini farebbe meglio ad aspettare qualche giorno».
il documento...
Sistema idrico integrato
In considerazione
dell’esito referendario e del quadro formativo conseguentemente definito, la
Lega Nord ritiene che la posizione espressa dai cittadini in riferimento al
mantenimento “pubblico” del servizio sia il punto di partenza di qualsiasi
valutazione di merito.
Ciò induce a ritenere che
il modello ''in house'' sia idealmente quello maggiormente rispondente a tali
principi; tuttavia nell'attuale contesto di mancata applicazione effettiva di un
autentico modello federale di gestione della ricchezza prodotta dai territori,
nonché permanendo vincoli di bilancio derivanti dal patto di stabilità interno
aventi come conseguenza una limitata, se non inesistente, possibilità di
investimento da parte di comuni e province, esso non risulta economicamente e
finanziariamente sostenibile per gli enti locali. Soprattutto alla luce degli
investimenti necessari al sistema idrico della Provincia di Cremona previsti in
circa 400 milioni di euro per i prossimi 20 anni.
Ne consegue che l'unica
soluzione concretamente realizzabile nel contesto attuale, pur rispettando il
principio della gestione pubblica dell’acqua, risulti essere il modello di una
società mista, il cui il pubblico mantenga una quota di maggioranza ed il socio
privato sia partner industriale qualificato.
In quest'ottica va
rilevata la criticità della stesura del bando di gara al fine di individuare il
partner privato con l'obiettivo rispondere alle esigenze dei cittadini per
conseguire un miglioramento del servizio a tariffe eque e sostenibili,
utilizzando prioritariamente risorse (imprese e personale) presenti sul
territorio.