giovedì 22 ottobre 2020
mercoledì 14 ottobre 2020
SCOZIA | Record di sostegno per l’indipendenza scozzese, il fronte del Sì al 58%.
La società Ipsos-Mori ha rilevato come il Sì all’indipendenza sia stimato oggi al 58% si coloro che si recherebbero alle urne per un secondo referendum.
E quasi due terzi – il 64% – degli scozzesi afferma che il governo britannico dovrebbe consentire che si tenga un altro referendum sull’indipendenza entro i prossimi cinque anni se il Partito Nazionale Scozzese dovesse ottenere la maggioranza dei seggi alle elezioni del parlamento di Edinburgo, fissate per il 2021.
I risultati provengono da una ricerca condotta dallo Scottish Political Monitor di Ipsos MORI, in collaborazione con STV News e segnano il più alto livello di sostegno pubblico per il cambiamento costituzionale mai registrato.
La ricerca rivela inoltre che l’SNP ha un “vantaggio molto forte” nelle intenzioni di voto arrivando ben oltre il 50%, mentre i Conservatori sono stimati al secondo posto con il 19% ed i Laburisti al 13%.
Per quanto riguarda gli argomenti sul futuro assetto costituzionale, i due “più convincenti” per il cambiamento sostengono come Scozia e all’Inghilterra desiderino futuri politici diversi e una mancanza di fiducia in Westminster nel suo agire nell’interesse della Scozia.
D’altra parte, quelli più persuasivi sul lato No sono legati all’appello emotivo sulla comunanza e al rischio percepito per il lavoro e l’economia.
Un altro sondaggio pubblicato oggi da Progress Scotland mostra che tre quarti delle persone voterebbero Sì se fossero convinti che l’indipendenza possa aumentare le fortune del paese.
Emily Gray, amministratore delegato di Ipsos MORI Scozia, ha dichiarato: “Il nostro ultimo sondaggio metterà in moto il passo dei nazionalisti e sarà una lettura cupa per gli unionisti. Il pubblico scozzese si è spostato ulteriormente verso il sostegno a una Scozia indipendente, con numeri record per il sì”.
“Il nostro sondaggio suggerisce che ci sarà una significativa pressione pubblica affinché il governo britannico trasferisca i poteri al parlamento scozzese per tenere un secondo referendum sull’indipendenza se l’SNP otterrà la maggioranza alle elezioni scozzesi del prossimo anno”.
Il deputato leader del SNP Keith Brown ha dichiarato: “Questo è un sondaggio fondamentale che mostra che l’indipendenza è ormai diventata la volontà consolidata della maggioranza delle persone in Scozia. Di fronte al governo caotico e incompetente di Boris Johnson e ad un sistema di Westminster che, nella migliore delle ipotesi, tratta la Scozia come un ripensamento, sempre più persone decidono che la via migliore per la Scozia è come un paese uguale e indipendente.
“E se ci sarà una chiara maggioranza per i partiti pro-indipendenza e pro-referendum nelle elezioni del prossimo anno – come questo sondaggio mostra che ci sarebbe con un margine considerevole – allora nessun Tory o alcun governo del Regno Unito ha il diritto di mettersi in mezzo.
Molto semplicemente, in quelle circostanze, i conservatori mancherebbero di qualsiasi autorità morale o democratica per cercare di bloccare la volontà del popolo, e non reggerebbero”.
Il co-leader dei Verdi Patrick Harvie ha commentato: “Questo sondaggio mostra anche il sostegno all’indipendenza nel suo punto più alto in assoluto. È più chiaro che mai che il Regno Unito semplicemente non sta lavorando per la Scozia e che dobbiamo prendere il nostro futuro nelle nostre mani per costruire una Scozia migliore.”
lunedì 28 settembre 2020
CATALUNYA | Condannato Quim Torra, Catalogna verso nuove elezioni nel 2021
Articolo per "La Voce del Nord"
Era un “segreto di Pulcinella” e finalmente questa mattina è stato ufficialmente svelato. La Corte Suprema di Madrid ha ratificato la sentenza di condanna del presidente della “Generalitat” catalana Quim Torra che sarà di conseguenza inabilitato dallo svolgere il proprio incarico di presidente. La Corte Suprema ha condannato Torra ad un anno e mezzo di inabilitazione e ad una multa di 30.000 euro per reato di disobbedienza.
La sentenza di 133 pagine conferma al suo interno come lo stesso Torra abbia “ostinatamente e ostinatamente” disobbedito al Consiglio centrale elettorale, incaricato di garantire la neutralità dei poteri pubblici alle elezioni, nel non aver rimosso alcuni striscioni di solidarietà ai prigionieri politici catalani, affissi sulla facciata della sede del governo regionale a Barcellona, nel mentre di una tornata elettorale.
La sentenza è stata resa pubblica verso mezzogiorno ed ora, una volta notificato il tutto al Presidente, si metteranno in funzione tutti i meccanismi e procedure per la sostituzione ad interim di Torra alla Generalitat e l’indizione delle elezioni nel primo trimestre del 2021.
La sentenza, pronunciata dal magistrato Juan Ramón Berdugo, mette in luce che l’oggetto del procedimento “non è l’esposizione di certi simboli o striscioni di una certa opzione politica, ma il loro uso nei periodi elettorali, disobbedendo a quanto previsto dal Consiglio Elettorale Centrale che, nell’esercizio delle sue funzioni ne vieta l’uso, in violazione del principio di neutralità a cui devono sottostare le amministrazioni in generale”.
L’avvocato del presidente, Gonzalo Boye, da parte sua aveva sostenuto nell’udienza di appello del 17 settembre scorso, che una persona può essere privata della sua posizione pubblica e della sua partecipazione politica solo quando si rende colpevole di un reato grave. “E non stiamo affrontando un crimine grave”.
venerdì 18 settembre 2020
CATALUNYA | Quim Torra alla Corte Suprema di Madrid: “Non sarò io a indire irresponsabilmente le elezioni catalane”
Articolo per "La Voce del Nord"
Totale fermezza da parte del presidente della Catalogna, Quim Torra, dopo l’udienza tenutasi questo giovedì alla Corte Suprema di Madrid. “Non sarò io a guidare il Paese in una corsa elettorale irresponsabile che paralizzerebbe l’amministrazione catalana”, ha annunciato dalla delegazione del governo catalano a Madrid, a seguito delle richieste di ieri di quasi tutti i partiti spagnoli per le elezioni al parlamento catalano.
“Sono venuto a Madrid per guardare negli occhi il tribunale che vuole far cadere un altro presidente del governo della Catalogna. Sono venuto a Madrid per spiegare loro che non hanno il diritto o la giustificazione per farlo e che lo siamo non hanno paura di loro. Sono venuto a Madrid per ricordare loro che la nostra causa ha una lunga storia e continuerà fino alla fine: una Repubblica libera e giusta per tutti i catalani”, ha affermato dopo l’udienza di appello, incentrata sull’opportunità o meno squalificarlo dall’incarico per aver appeso uno striscione sul palazzo del governo catalano nel 2019. La decisione del tribunale è attesa tra circa due settimane.
Tuttavia, Torra ha ammesso che non avrebbe “mai” posto un “ostacolo a nulla”. “Ho accettato la carica di presidente per servire il mio paese in un momento molto difficile. Non ho ambizioni personali che potrebbero intralciare il progetto ampio e collettivo per raggiungere l’indipendenza”, ha dichiarato. Il presidente catalano ha affermato che “la battaglia contro Covid” è la sua “unica preoccupazione”.
Il presidente ha voluto chiarire che l’udienza odierna non riguarda una punizione contro di lui per uno striscione, “è una punizione per un intero Paese nel mezzo di una pandemia”. “È così che dimostrano il loro amore per la Catalogna, che vogliono rendere schiava, insieme alla sua gente”, ha aggiunto, avvertendo che continuerà a lavorare “fino all’ultimo” fino all’entrata in vigore della sua squalifica.
La sfida per la Spagna
Torra ha anche lanciato una sfida alla Spagna: “L’atteggiamento dimostrato dallo Stato spagnolo nei confronti del movimento indipendentista catalano nei prossimi mesi getterà le basi morali ed etiche per il suo futuro. Senza una rettifica ferma e urgente, la Spagna suggellerà il suo fallimento. come uno stato europeo moderno”, ha avvertito.
Il leader del governo catalano aveva anche messaggi per il popolo catalano: “Non aspetteremo il cambiamento nello stato spagnolo per esercitare il nostro diritto inalienabile. Se la maggioranza dei catalani desidera costruire una Repubblica libera, questa espressione pacifica e democratica prospererà. Non ne dubito per un momento”, ha detto.
“Che bugia”
“Che bugia.” Così Torra ha definito lo slogan unionista che in Spagna “si potrebbe discutere ogni progetto democratico e pacifico”. Ha consegnato una lunga lista di azioni che, ha detto, hanno dimostrato che questa affermazione spagnola è falsa: la persecuzione del presidente Carles Puigdemont, la negazione del seggio al Parlamento europeo vinto dal vicepresidente catalano Oriol Junqueras, gli esiliati, i prigionieri politici e la protezione. di “un criminale franchista come Martín Villa”, tra gli altri.
“Questo è lo Stato spagnolo ed è così che ci incanta a rimanere in rapporti amichevoli. Uno Stato incapace di riformare o essere riformato in alcun modo. Uno Stato che ribalta la legislazione sociale ogni volta che viene approvata dal Parlamento della Catalogna”, ha denunciato.
venerdì 28 agosto 2020
TASSE | In 20 anni tasse aumentate di 166 miliardi, con lo STATO primo “gabelliere”
Articolo per "La Voce del Nord"
NEGLI ULTIMI 20 ANNI ABBIAMO PAGATO 166 MILIARDI DI TASSE IN PIÙ. A SPREMERCI MAGGIORMENTE E’ STATO L’ERARIO, SINDACI E GOVERNATORI MOLTO MENO
Negli ultimi 20 anni le entrate tributarie sono aumentate di 166 miliardi di euro. Se nel 2000 l’erario e gli enti locali avevano incassato 350,5 miliardi di euro, nel 2019 il gettito, a prezzi correnti, è salito a 516,5 miliardi. In termini percentuali, la crescita in questo ventennio è stata del 47,4 per cento, 3,5 punti in più rispetto all’aumento registrato sempre nello stesso arco temporale dal Pil nazionale espresso in termini nominali (+43,9 per cento). A dirlo è la CGIA.
A lanciare alcune osservazioni ci pensa il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo:
“Qualcuno può affermare con certezza che grazie a 166 miliardi di tasse in più versati in questi ultimi 20 anni la macchina pubblica è migliorata? In altre parole, la giustizia, la sicurezza, i trasporti, in particolar modo quelli a livello locale, le infrastrutture, la sanità e l’istruzione sono oggi più efficienti di allora ? Oppure, famiglie e imprese sono state obbligate a pagare di più e hanno ricevuto dallo Stato sempre meno ? Non abbiamo dubbi. Tra le due ipotesi ci sentiamo di avvalorare quest’ultima, anche perché questo maxi prelievo ha impoverito il Paese, provocando, assieme alle crisi maturate in questo ventennio, una crescita dell’Italia pari a zero che nessun altro paese del resto d’Europa ha registrato”.
Se il conto lo hanno pagato i contribuenti italiani, i vantaggi, invece, sono andati soprattutto all’erario e in minima parte a Regioni ed enti locali.
“Nell’immaginario collettivo – afferma il segretario Renato Mason – si è diffusa l’idea che in questi ultimi anni Governatori e Sindaci sarebbero diventati, loro malgrado, dei nuovi gabellieri, mentre lo Stato centrale avrebbe alleggerito la pressione fiscale nei confronti dei contribuenti. In realtà le cose sono andate diversamente. Se è vero che negli ultimi 20 anni le tasse locali sono aumentate del 37,1 per cento, quelle incassate dall’Amministrazione centrale sono cresciute del 49,3 per cento. In termini assoluti, dalle Regioni e dagli enti locali abbiamo subito un aggravio fiscale di 20,3 miliardi, mentre il peso del fisco nazionale è salito di 145,7 miliardi. In altre parole, se dal 2000 le imposte locali hanno cominciato a correre, quelle erariali sono esplose, con il risultato che i contribuenti italiani sono stati costretti a pagare sempre di più”.
In attesa che il Governo presenti la riforma fiscale che consenta una drastica riduzione della pressione tributaria, i dati appena descritti consentono all’Ufficio studi della CGIA di fare una riflessione anche sul tema dell’autonomia differenziata. Un argomento, quest’ultimo, che negli ultimi mesi, anche a seguito della crisi pandemica, pare sia stato rimosso dall’agenda politica dell’Esecutivo guidato da Conte.
“In questi ultimi anni – conclude Paolo Zabeo – il tema dell’autonomia differenziata è stato vissuto come una contrapposizione tra Nord e Sud del Paese, invece, è una partita che si gioca tra il centro e la periferia dello Stato. Tra chi vuole un’Amministrazione pubblica che funzioni meglio e costi meno e chi difende lo status quo, perché trasferendo funzioni e competenze ha paura di perdere potere e legittimità. E per conservare posizioni che non sono più difendibili, i proponenti di questa riforma sono stati accusati di voler impoverire ulteriormente le realtà territoriali più in difficoltà del Paese”.
domenica 23 agosto 2020
⚔️ In Loving Memory of Sir William Wallace ⚔️
In 1296, Edward I of England had taken advantage of a succession crisis in Scotland and imposed himself as ruler with an English administration. Within months, Scottish unrest was widespread.
In May 1297, Wallace attacked the town of Lanark, killing the English sheriff and unrest quickly became full-blown rebellion. Men flocked to join Wallace and he began to drive the English out of Fife and Perthshire. In September 1297, Wallace defeated a much larger English force at the Battle of Stirling Bridge. This and subsequent military successes severely weakened the English hold on Scotland. Wallace then launched raids into England. In late 1297 or early 1298 he was knighted and appointed 'guardian of the kingdom' in the name of John Balliol, the deposed king of Scotland.
The shock of the defeat at Stirling rallied the English around Edward, who marched north with an army. Wallace's strategy was to avoid confrontation and gradually withdraw. He destroyed the countryside as he went, forcing Edward to march deeper and deeper into Scotland. In July 1298, the Scottish and English armies met near Falkirk, and the Scots were defeated. Wallace escaped and little is known of his movements, but at some stage he resigned the guardianship and was succeeded by Robert Bruce and John Comyn.
Wallace then went abroad, notably to France, to seek support for the Scottish cause. He returned to Scotland in 1303. In his absence Robert Bruce had accepted a truce with Edward I and, in 1304, John Comyn came to terms with the English as well. Wallace was excluded from these terms and the English king offered a large sum of money to anyone who killed or captured him. Wallace was seized in or near Glasgow in August 1305, and transported to London. He was charged and tried with treason, which he denied, saying he had never sworn allegiance to the English king. His execution was held on 23 August, where he was hung, drawn and quartered. His head was placed on London Bridge, and his limbs displayed in Newcastle, Berwick, Stirling and Perth...”
venerdì 17 luglio 2020
#NEVERendum // 1.000 giorni senza risposta
Mille sono i giorni che saranno trascorsi il prossimo 18 luglio da una data molto familiare ai cittadini lombardi, vale a dire quel 22 ottobre del 2017 nel quale si svolse, in contemporanea col Veneto, il Referendum per l’Autonomia della nostra regione. Consultazione che ebbe un grande successo, nonché un plebiscito, per la richiesta di conferimento di maggiore autonomia alla Lombardia.
Per ricordare tale evento, e la mai sopita volontà autonomista dei lombardi, proprio sabato 18, con inizio alle 15:30, l’Assemblea Nazionale Lombarda ha organizzato una manifestazione davanti a Palazzo Lombardia a Milano.
Un evento cui ha aderito anche Terre di Lombardia, associazione culturale che avrò il piacere di rappresentare.
“Terre di Lombardia resta un’associazione culturale. Ciononostante il tema dell’Autonomia Lombarda resta l’elemento maggiormente distintivo della battaglia per l’affermazione dei principi di libertà e di identità del nostro territorio.
Lo Abbiamo fatto Per tutto il periodo che ha preceduto il referendum e a maggiore lo faremo il prossimo sabato 18 luglio aderendo all'iniziativa che celebra i 1000 giorni trascorsi da quella Consultazione senza che la stessa abbia prodotto risultati istituzionali concreti.
Lo faremo senza vessilli e simboli di partito, ma da cittadini che amano la Lombardia e che sognano l’autonomia della stessa.
Terre di Lombardia continua il suo cammino a fianco del Popolo Lombardo.”
Così il Presidente Gianni Fava
venerdì 29 maggio 2020
29 MAGGIO // FESTA della LOMBARDIA
Una giornata di ricordo, celebrazione e festa che non può non assumere quest’anno un significato particolare ed ancor più sentito.
Parole da scrivere ve ne sarebbero così tante che non basterebbe l’intera giornata per leggerle, ma l’unica che veramente ci sentiamo di vergare è “GRAZIE”.
GRAZIE a tutti coloro che in questi mesi sono stati impegnati nelle strutture sanitarie della nostra regione, come in tutto il mondo, per curare le persone colpite dal coronavirus.
GRAZIE a tutti coloro che hanno prestato un lavoro prezioso ed indispensabile per contrastare l’emergenza quali le aziende impegnate nella sanità, i farmacisti, le forze dell’ordine, il corpo nazionale dei vigili del fuoco, i volontari, ecc.
GRAZIE alle donne ed agli uomini che hanno continuato a lavorare nei settori indispensabili.
GRAZIE ai lavoratori autonomi, agli imprenditori e alle aziende che hanno fatto grande la Lombardia per resistere in un momento di estrema difficoltà.
GRAZIE a tutti i cittadini della Lombardia per il senso di responsabilità che hanno mostrato, e continuano a dimostrare, nell'attenersi alle prescrizioni emanate dalle autorità.
GRAZIE a tutti coloro che da altre regioni e nazioni hanno espresso la loro solidarietà nei confronti della Lombardia in questi mesi difficili.
GRAZIE anche a quanto hanno mostrato al mondo la propria ignoranza e imbecillità insultando la Lombardia ed i suoi cittadini, che non serbano rancore, ma anzi vi invitano quanto prima a venire da noi per curare nelle nostre strutture il vostro disagio mentale.
GRAZIE a TUTTI! 😌
GRAZIE di CUORE! ❤️
martedì 31 marzo 2020
INDIPENDENZA | Vox esorta Sánchez a sopprimere l’autonomia della Catalogna
lunedì 30 marzo 2020
POLITICA | Il virus “Italia” colpisce ancora
Al che una persona di buon senso potrebbe pensare che tra i criteri individuati ve ne possa essere almeno uno che tenga conto dell’impatto dell’emergenza “coronavirus” sui territori, in termini di contagiati e vittime. Nulla di tutto ciò, tranne che per i 10 comuni del lodigiano oggetto della prima “zona rossa”.
Alcuni esempi di facili di comprendere, non per tutti purtroppo, possono essere fatti comparando un paio di comuni lombardi spesso citati nelle cronache di queste settimane con loro “omologhi” in termini di popolazione residente ma situati in altre regioni.
Alzano Lombardo 72.000 dei 320 milioni e ZERO degli 80 milioni contro i 120.000 (72.000 + 48.000) di Montesarchio (BN).
Crema 183.000 (di cui ZERO degli 80 milioni) contro i 330.000 (185.000 + 145.000) di Somma Vesuviana (NA).
Ennesima “prova” di come il virus “italia” sia sempre altamente nocivo per i territori della valle del Po, da debellare quanto prima.