giovedì 22 febbraio 2018

Llibertat Presos Polítics


Jordi Cuixart, Jordi Sànchez, Quim Forn e l'Oriol Junqueras

Sono gli INDIPENDENTISTI CATALANI ancora oggi, ad oltre quattro mesi dal referendum del primo ottobre, detenuti per motivi politici nelle carceri spagnole.

IN PRIGIONE PER LE LORO IDEE!

Mentre in quella pantomima di paese chiamato itaglia si passano le giornate a dibattere di fascisti e antifascisti, comunisti e anticomunisti i veri atti antidemocratici commessi dallo stato spagnolo passano inosservati agli occhi di tante e troppe vestali...

mercoledì 14 febbraio 2018

ELEZIONI LOMBARDIA | Fontana in vantaggio su Gori, grazie a Roberto MARONI (e non solo...)


E' di recente pubblicazione sul Corriere della Sera il resoconto di un sondaggio (uno degli ultimi che potranno essere resi noti sui media prima del blocco previsto dalla legge) curato da Nando Pagnoncelli dedicato alle regionali in Lombardia.
Stando ai dati presentati:
Fontana si colloca al primo posto nelle scelte degli elettori lombardi, accreditato del 41%, mentre Gori si attesta al 35%. Colpisce la vicinanza coi risultati delle elezioni del 2013, quando Maroni raccolse il 43% delle preferenze e Ambrosoli il 38%. Violi è accreditato del 15% (cinque anni fa il candidato del Movimento raggiunse il 14%), Rosati è stimato al 4%, gli altri candidati (tra cui quelli di Potere al Popolo e Casapound) complessivamente al 5%.
E ancora venendo al dato delle singole liste:
il centrodestra nel suo complesso raggiunge il 41,7%, nettamente sopra il risultato delle ultime consultazioni politiche. Ciò significa che se il candidato per ora ha margini di difficoltà, così non è per la sua coalizione. Il centrosinistra a livello regionale è accreditato del 32,5% e segnala lo stesso andamento della coalizione avversaria. Distante il risultato del candidato 5 Stelle (18,9%), sebbene in miglioramento rispetto alle precedenti regionali. In sostanza, alle elezioni regionali il voto tende a polarizzarsi sui due candidati principali, premiando la coalizione che si ritiene abbia dato prova di saper amministrare bene la regione.
Tra tutti i numeri quello però più significativo è un altro, che bene mostra il quadro nel quale si è andata ad inserire la sfida Fontana vs Gori, ed è il passo che segue:
i dati generali danno conto di una Regione che sembra aver superato la crisi proiettandosi verso la crescita e che valuta positivamente le condizioni complessive, le infrastrutture e i servizi, e che giudica in maniera lusinghiera l’amministrazione regionale, con un apprezzamento del 66% degli elettori, quindi anche da parte di chi non condivide le posizioni politiche del governo regionale.
In altre parole la buona amministrazione messa in campo dal Governatore Roberto Maroni, nonché da collaboratori quali l'Assessore all'Agricoltura Gianni Fava (chiedere a tutte le categorie economiche di Mantova tanto per dire...), ha messo Attilio Fontana in una posizione di indubbio vantaggio che solo errori e scivoloni potranno mettere a repentaglio.

In ultimo un dato emerge volgendo uno sguardo sulle singole liste: nel 2013 Lega Nord e Lista Maroni raccolsero sommate il 23,2% (rispettivamente il 13,0% ed il 10,2%), oggi sempre le due compagini, con la lista civica rinominata Lista Fontana arrivano al 23,8%, con un "travaso" pressoché totale dalla vecchia civica, data allo 0,5%, verso la Lega Nord stimata al 23,3%.
Come tutto questo possa conciliarsi con fantasmagorici analisi demoscopiche proiettate a livello nazionale è tutto da dimostrare, ed il fatto che a darne notizia siano certi siti che fanno concorrenza a Lercio la dice tutta...

martedì 6 febbraio 2018

AUTONOMIA | Roberto Maroni: vedrò il presidente del Veneto Luca Zaia per posizione comune.


(LNews - Milano) "Venerdì sera ci è stata trasmessa una bozza di testo d'intesa fra Governo e Regione Lombardia per l'attuazione del sistema di autonomia in base all'articolo 116 della Costituzione. La stiamo valutando. Ci sono i punti che avevamo chiesto, ma servono alcune modifiche a partire da certe precisazioni sulla questione delle risorse". Ne ha dato notizia il presidente della Regione Lombardia durante la conferenza stampa dopo giunta.

ALCUNI CONTENUTI - Il governatore, ha anticipato alcuni aspetti dei contenuti del documento. "C'è - ha detto - la costituzione di una commissione paritetica Stato-Regione Lombardia che possa superare il sistema delle autorizzazioni previsto dai vari ministeri, Cipe, Mit, ecc. E' una novità assoluta, che avrà da una parte Palazzo Chigi nel suo insieme e dall'altro la nostra Regione. Si parla - ha proseguito - di un sistema di compartecipazione al gettito dei tributi erariali in Regione Lombardia, superando così quello dei trasferimenti; della spesa sostenuta dallo Stato nella Regione riguardo le funzioni trasferite o assegnate; dei fabbisogni o costi standard, che sono una nostra battaglia storia, un criterio che avevamo posto come condizione essenziale a tutta la trattativa. Ci sono infine alcune delle materie uscite dai tavoli tecnici, ma noi chiediamo tutte quelle di cui abbiamo discusso ai vertici di Bologna, Milano e Roma. Cioè, in totale, 14 materie".

INCONTRO CON GOVERNATORE VENETO - "Ho sentito, ha proseguito il presidente lombardo, il mio collega presidente della Regione Veneto, che incontrerò nei prossimi giorni, perché anche lui ha ricevuto la proposta e voglio stabilire una posizione comune fra Lombardia e Veneto, insieme naturalmente anche all'Emilia-Romagna".

GRANDE SODDISFAZIONE - "Sono molto soddisfatto - ha concluso il governatore - penso riusciremo a sottoscrivere questo accordo con l'attuale presidente del Consiglio dei ministri entro la fine del mese di febbraio, lasciando così al prossimo Governo nazionale e alla nuova Giunta regionale lombarda il compito di proseguire e concludere questo percorso. Ma qui intanto mettiamo un punto fermo, come dice l'articolo 1 del testo: 'principi generali, metodologia e materie per l'attribuzione alla Regione Lombardia di autonomia differenziata'. Questo vuol dire regionalismo differenziato, si apre davvero una pagina nuova, molto importante e utile, che favorisce il buon governo delle Regioni e delle autonomie locali".

venerdì 2 febbraio 2018

EXTRAORDINARY CREMA | una pista solo per nutrie...


Prima la "rivoluzione" a Porta Ombriano, con un progetto cambiato in corso d'opera più volte, poi l'intenzione di mettere mano a Piazza Garibaldi, questa volta senza un progetto ma solo con "buone intenzioni" che hanno fatto incazzare i commercianti.
Nel mezzo bandi andati a farsi benedire come quello sul palazzetto dello sport e l'area per la moschea (salvo trovarsene una abusiva sotto il naso???).
E adesso la ciliegina, speriamo sia l'ultima non ne dubito, della pista di atletica senza recinzione e per questo usata solo dalle nutrie...
A Palazzo Comunale riusciranno prima o poi a portare a compimento qualcosa senza trasformare tutto, comprese le buone idee, nei soliti "mester cremasch"???
Come disse un tale "la speranza è l'ultima a morire..."

Se questo è il Fare Meglio che aspirano a portare in Regione Lombardia con Gori molto meglio proseguire sulla strada tracciata da Roberto Maroni (con la collaborazione di assessori come Gianni Fava) e portata avanti da Fontana Presidente...

Sono stati 850mila gli euro spesi per realizzare la nuova pista di atletica, ma l’impianto resta chiuso. Perché? Per un motivo semplice: manca la recinzione, senza la quale le nutrie scorrazzano. E nessuna società è disposta a gestire l’impianto appena realizzato nel quartiere di Ombriano: "Così chiunque può entrare, non ci prendiamo la responsabilità". Ergo, occorrerà attendere parecchi mesi prima che gli amanti di questa disciplina possano correre sul nuovissimo tartan rosso. Il primo lotto di lavori è stato dichiarato terminato l’11 dicembre, per 250 mila euro di contributo regionale e 600mila dalle casse comunali. E pare proprio che sarà necessario un supplemento di spesa.

martedì 30 gennaio 2018

46 YEARS AGO, NEVER FORGET | NO MORE BLOODY SUNDAY


Bloody Sunday (in gaelico: Domhnach na Fola), letteralmente "Domenica di sangue", è il termine con cui si indicano gli eventi accaduti nella città di Derry, Irlanda del Nord, il 30 gennaio del 1972, quando il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, colpendone 26.

Tredici persone, la maggior parte delle quali molto giovani (di cui sei minorenni), furono colpite a morte, mentre una quattordicesima morì quattro mesi più tardi per le ferite riportate.

Due manifestanti rimasero feriti in seguito all'investimento da parte di veicoli militari.
Molti testimoni, compresi alcuni giornalisti (tra i quali l'italiano Fulvio Grimaldi), affermarono che i manifestanti colpiti erano disarmati.
Cinque vittime inoltre furono colpite alle spalle.

Nel 2003 un ex paracadutista inglese confessò di aver sparato a Barney McGuigan, che sollevava un fazzoletto bianco, uccidendolo.

sabato 13 gennaio 2018

MOSCHEA | a Ombrano no, altrove chissà???


Apprendiamo dall'assessore/candidato che solo grazie alla legge regionale vigente in Lombardia, voluta da Roberto Maroni e dalla Lega Nord - Lega Lombarda (ma fortemente osteggiata dal PD), il capannone ad Ombriano preso in affitto dalla Comunità Islamica non potrà mai diventare una moschea.

Strana la vita, e ancor più la politica...
Prima a sinistra tutti a gridare contro la cattiva destra che negava, con la nuova legge regionale, il "diritto" degli islamici ad un luogo di culto.

Adesso quegli stessi esponenti, sempre col "ditino" puntato, si trincerano dietro quelle stesse norme per non dire esplicitamente una cosa molto semplice che abbiamo già visto in occasione della campagna elettorale per le comunali di Crema, vale a dire che il tema "diritto alla moschea" elettoralmente non conviene sostenerlo...

Se questo è il loro #FareMeglio, in vista delle regionali del 4 marzo, sarà veramente meglio proseguire sulla stessa strada, quella che da Maroni porta a Fontana Presidente.

venerdì 12 gennaio 2018

Addio a Rosaleen, madre di Bobby Sands


TheIrishNews - La madre dell’IRA hunger striker e membro del parlamento Bobby Sands è morta oggi. Rosaleen Sands è stata descritta dal presidente dello Sinn Féin Gerry Adams come “una donna forte e ispiratrice” che ha accompagnato suo figlio “durante i momenti più bui”.

“La dignità e la forza che ha mostrato sono state una testimonianza del suo personaggio e della sua convinzione di difendere ciò che era giusto e giusto, anche se ciò significava grande sofferenza per se stessa, il padre di Bobby John e la loro famiglia. Sotto molti aspetti ha incarnato ciò che hanno sopportato tutte le madri degli scioperanti della fame e il suo sacrificio non sarà mai dimenticato”.

Bobby Sands era il militante dell’IRA che guidò lo sciopero della fame nella prigione di Long Kesh negli anni ’80. Il ventisettenne morì nel maggio del 1981 dopo 66 giorni di sciopero della fame. Durante la sua permanenza in prigione, Sands fu eletto deputato per Fermanagh e South Tyrone.

giovedì 11 gennaio 2018

GIANFRANCO MIGLIO | IL CENTENARIO DALLA NASCITA


Nel centenario dalla nascita vi propongo uno scritto lontano nel tempo ma tremendamente attuale, buona lettura.

Ciò che attendiamo dagli Alleati e ciò che loro daremo

Articolo pubblicato su Il Cisalpino, n.1, del 27 aprile 1945.

L’insidia più pericolosa per l’idea federalista è il cosiddetto decentramento amministrativo regionale; più o meno esplicitamente promesso da alcuni partiti. Contro tale insidia mettiamo in guardia soprattutto gli amici del nostro movimento - e sono legione - militanti nella Democrazia Cristiana.

Il decentramento amministrativo regionale è un cavallo di battaglia piuttosto anzianotto, proveniente dalle scuderie del vecchio Partito Popolare, dove da puledro fece bella mostra di sé, senza peraltro riuscire mai a smuovere di una spanna il carro del regionalismo, affondato fino ai mozzi nella ghiaia del lealismo monarchico - e perciò unitario – che quel partito fu indotto ad ostentare per cancellare il ricordo del “non expedit”.

La regione è un’unità con sicuro fondamento nella storia e nelle tradizioni -sottolineano i regionalisti. Ma siffatta affermazione - almeno per la Valpadana - è un ritrito luogo comune, senz'alcun fondamento né storico, né geofisico, né economico. Rileggetevi a tal proposito le storie padane, o, se vi torna più comodo, rileggetevi le opportune voci dell’Enciclopedia Treccani: fonte non sospetta di federalismo. L’unica regione settentrionale che vanti un’unità multi secolare è la Liguria.

Essa sola ci appare configurata all’incirca com’è ora fin dai tempi danteschi (1300), quando la geografia non conosceva ancora né un Piemonte, né una Lombardia, né un’Emilia, né un Veneto, né una Venezia Giulia o Tridentina costituite in unità politiche od amministrative.

Cent’anni più tardi il “ducato” di Milano – ossia la Lombardia politica -comprende 25 “città” e si estende a tutto il Ticino svizzero, a circa un terzo dell’attuale Piemonte, a gran parte dell’Emilia, ad alcune provincie venete, mentre il Veneto veneziano è ancora limitato ad una striscia costiera. Il Piemonte si configura all'incirca come l’attuale regione solo con la pace di Aquisgrana (1748), la quale gli attribuisce però l’intera Lomellina e l’Oltrepo pavese, mentre dal medesimo trattato la Lombardia politica esce ridotta alle sole provincie di Varese, di Como, di Milano ed a porzioni delle provincie di Pavia, di Cremona e di Mantova.

La Venezia Tridentina è sempre limitata alla diocesi di Trento. Il Veneto politico invade largamente la Lombardia, alla quale sottrae Bergamo, Brescia e Crema, il territorio emiliano è ripartito fra tre diversi stati. Napoleone nel 1799 riduce il Veneto all'incirca entro i confini moderni, ma fonde la Lombardia, l’Emilia centrorientale e le Romagne nell'unità politica della Repubblica Cisalpina, mentre col successivo Regno Italico (1810) il Piemonte fino al Sesia, la Liguria, l’Oltrepo pavese, Piacenza e Parma vengono incorporati all'impero francese.

Dov’è dunque la vantata antichità che valorizzi storicamente le circoscrizioni regionali del Settentrione? In realtà la ripartizione dell’Italia nelle attuali 18 regioni venne proposta da Pietro Maestri - l’ostaggio delle cinque giornate - e fu accolta per la prima volta nelle pubblicazioni ufficiali del regno solo nel 1863: conta meno di un secolo: un’inezia per un popolo che vanta millenni di storia.

Noi siamo nettamente contrari al regionalismo “storico”. Esso segnerebbe un regresso nella nostra educazione politica perché riattizzerebbe fatalmente residui motivi campanilistici più di quanto riuscirebbe ad addestrare le nostre masse alle responsabilità dell’autogoverno, ossia alla vera democrazia.
Se noi ci fermassimo ai limitati spazi regionali, noi non potremmo rivendicare che una piccola frazione delle libertà e delle autonomie che ci occorrono per addestrare i cittadini di ciascun “Cantone” italiano al consapevole contemperamento delle aspirazioni di classe e, degli interessi locali con le necessità dell’intera Confederazione Italica e con le esigenze di una pacifica collaborazione internazionale.

Teniamo infatti a ben sottolineare che il nostro federalismo vuol essere tirocinio che prepari gli italiani al progressismo internazionalista. Il mondo marcia verso l’internazionale politica oltre che economica: se così non fosse anche la seconda guerra mondiale sarebbe un’inutile strage.
Urge pertanto di rieducare politicamente gli italiani con sana pedagogia democratica e con intenso addestramento elettorale, il che può ottenersi, meglio e più rapidamente che per ogni altra via, nel circuito di circoscrizioni cantonali che abbiano tanto contenuto politico-amministrativo da richiamare costantemente l’interesse diretto di larghe masse di cittadini.

Ma che cos'è dunque il “Cantone” per il quale si battono i federalisti cisalpini? E’ un razionale spazio geofisico, economicamente e demograficamente individuato e costituito di unità capace di fornire materia per una vita politico-amministrativa autonoma e fattiva, col minimo possibile di ciarpame burocratico. La Liguria, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia e le Tre Venezie, ossia tutta l’Italia settentrionale nel suo insieme costituisce un’armonica unità geografica, economica, etnica e spirituale, ben degna di governare sé stessa: sarà il “Cantone Cisalpino”, con capitale in Milano, baricentro della Val Padana, sarà il cantone campione che rimorchierà l’Italia intera sull'erta del risorgimento nazionale.

E quali dovrebbero essere gli altri “Cantoni” d’Italia? Ligi al principio democratico i federalisti cisalpini rispetteranno la piena libertà dei fratelli peninsulari di ordinare i rispettivi cantoni nel modo che essi riterranno migliore. Non è tuttavia chi non veda come la Sicilia e la Sardegna abbiano dalla natura stessa, oltre che dalla storia, dall'indole della popolazione, dal proprio dialetto, dal propri interessi economici il diritto di costituirsi a “Cantone Siculo” e “Cantone Sardo”, rispettivamente con capitale a Palermo ed a Cagliari.

Con altrettanta evidenza Napoli – metropoli intellettuale e storica del Mezzogiorno - ha ben diritto di costituirsi a capitale d’un “Cantone” che difenda ed armonizzi ed acceleri la rinascita economica della Calabria, della Lucania, delle Puglie, della Campania, del Molise e fors’anche dell’Abruzzo.
Meno evidente è invece l’interesse delle regioni centrali a costituirsi in un unico cantone con capitale in Roma oppure con capitale in Firenze, lasciando l’Urbe retta a Territorio federale autonomo, o piuttosto in un “Cantone” Tosco-Umbro-Marchigiano - il cantone a schietta economia mezzadrile - gravitante su Firenze, ed in un “Cantone” Laziale gravitante su Roma. Ne devono giudicare le popolazioni interessate. L’Urbe - decongestionata dalla pletorica burocrazia che vi si annida e che vi si anniderebbe in qualsiasi Italia a struttura centralizzata – sarà sempre la sede naturale e necessaria dei Governo Federale, la Patria comune delle genti italiche.

Il nostro è un abbozzo. I cisalpini, che la comune fede democratica convoglia nel movimento federalista da diversi partiti politici - non intendono minimamente forzare i fratelli peninsulari e costituirsi in quattro piuttosto che in otto cantoni. La razionalità dei cantoni peninsulari emergerà dalla libera discussione e valutazione degli interessi locali e tale razionalità sarà la migliore garanzia dell’efficienza della futura vita politico-amministrativa dei Cantoni italici.

lunedì 8 gennaio 2018

LOMBARDIA | il bilancio di fine mandato del Governatore MARONI


(Lnews Milano) - "Confermo che non mi ricandiderò, è una decisione presa in piena autonomia, sulla base di valutazioni personali". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni nel corso della conferenza stampa dopo la seduta di Giunta regionale, a Palazzo Lombardia, a Milano.

Una conferenza stampa nella quale il Governatore ha ricordato i principali risultati della X Legislatura che si possono riassumere in una scheda.
 
LE 10 GRANDI RIFORME - 7.657 delibere, 184 leggi, 10 grandi riforme (Riforma della salute; riforma delle agenzie del trasporto pubblico locale; Riforma delle Aler; Riforma dei servizi abitativi; Riforma delle grandi strutture di vendita; Riforma del consumo di suolo e della difesa del suolo; Riforma della ricerca; Riforma per la libertà d'impresa, il lavoro e la competitività; Riforma della scuola; Riforma della cultura). 

MENO TASSE - Eliminato il bollo ai motorini e 10 per cento di sconto per bollo auto, zero Irap per start up. 

EXPO 2015 e POST EXPO - 1,5 miliardi di investimento e Human Technopole. 

LA LEGGE CONTRO IL GIOCO D'AZZARDO PATOLOGICO - 3000 Comuni coinvolti con 159 progetti. 

COSTITUITA ARAC - Strumento per la lotta alla corruzione. 

EFFICIENZA AMMINISTRATIVA - Ben 3 milioni di risparmi di spesa ottenuti dalla razionalizzazione del sistema degli enti regionali e spese di funzionamento più basse tra le Regioni. 

5 AZIONI EMBLEMATICHE - Le azioni emblematiche sono: Città della Salute; Restituito il Lago di Como; Costituita con Anas Lombardia Mobilità; Recupero degli scali ferroviari di Milano; Patto per la Lombardia 11 miliardi di investimenti sul territorio. 

INTERVENTI SUL TERRITORIO - Per le grandi infrastrutture sono stati acquistati 160 nuovi treni, lavori per 3 autostrade (Brebemi, Pedemontana e Teem) ed è stata completata la ArcisateStabio, ferrovia transnazionale. Sul fronte dell'ambiente sono stati approvati il Piano degli Interventi per la qualità dell'Aria (Pria) e l'Accordo di bacino padano. A favore del territorio 220 milioni di euro per 230 interventi contro il rischio idrogeologico. Per l'agricoltura anticipo Pac a oltre 30.000 aziende. Per la Protezione civile ruolo di coordinamento dei volontari per Expo, per l'evento mondiale The Floating Piers e per la storica visita del Papa. 

WELFARE - In campo sanitario 700 milioni di investimenti straordinari. Ambulatori aperti la sera e nei weekend. 

REDDITO LOMBARDO DI AUTONOMIA - Regione ha offerto Nidi gratis con adesione del 90 per cento dei Comuni con asili pubblici; con il Bonus famiglia - 1.800 euro di bonus, il doppio di quello nazionale a 13.000 mamme; esenzione super ticket e riduzione del ticket per gli anziani; Piano di inserimento lavorativo. Rientra in questo campo anche la Dote Sport che ha sostenuto 20.000 famiglie. 

SVILUPPO ECONOMICO - nel settore della ricerca investito il 3 per cento del Pil e istituito il Premio internazionale 'Lombardia è Ricerca'. Sul fronte del lavoro si registrano 125.000 giovani nuovi occupati. Con le imprese, quindi, sono stati sottoscritti 32 Accordi per la competitività con 10.500 posti di lavoro salvaguardati. 

CULTURA - In questo settore, vivace, da sottolineare le 40.000 Card Musei vendute con 126 musei aderenti sul territorio regionale. 

TURISMO - A questo settore è stato dedicato un Anno speciale. Sono 120 i milioni di investimenti. Dal 2013 si è registrata una crescita del 13,6 per cento di arrivi e del 9,5 per cento delle presenze. 

INVESTIMENTI A FAVORE DELLA CRESCITA - Sono ben 7 i miliardi di euro destinati a favore degli enti locali col Patto territoriale. 

TEMPI DI PAGAMENTO RECORD VERSO I FORNITORI - Regione Lombardia paga i propri fornitori, oggi, con 18,59 giorni di anticipo rispetto alla scadenza. 

AUTONOMIA - Oltre 3 milioni di votanti al Referendum, con il 95,3 per cento favorevole all'autonomia, 54 miliardi di residuo fiscale, 23 materie trasferibili e 3 Tavoli territoriali (Milano, Bologna, Roma).

venerdì 22 dicembre 2017

CATALUNYA | vincono gli Indipendentisti e sparisce Rajoy


Ieri si è votato in Catalogna, alla fine di una delle campagne elettorali più eccezionali e imprevedibili degli ultimi anni in Europa. Le elezioni erano state convocate dal primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, dopo l’inizio di una grave crisi tra governo catalano e stato spagnolo: cioè dopo il referendum sull'indipendenza della Catalogna dell’1 ottobre e la successiva dichiarazione d’indipendenza approvata dal Parlamento catalano, entrambe giudicate illegali dal governo spagnolo. Il voto di ieri, nelle intenzioni di Rajoy, avrebbe dovuto disinnescare il progetto indipendentista, ma le cose sono andate diversamente.

Il blocco indipendentista – formato da Junts per Catalunya (JxCat), la lista dell’ex presidente Carles Puigdemont, Esquerra Republicana (ERC), la sinistra indipendentista dell’ex vicepresidente Oriol Junqueras, e la CUP, la sinistra radicale – ha ottenuto di nuovo la maggioranza parlamentare: 70 seggi, due in più di quelli necessari per controllare il Parlamento catalano.

La lista più votata del blocco indipendentista è stata quella dell’ex presidente Carles Puigdemont, che ha dichiarato: "In qualità di Presidente legittimo, mi complimento con i cittadini catalani per la partecipazione record. Il risultato non può essere messo in dubbio: la Repubblica Catalana ha battuto la monarchia del 155. Mariano Rajoy Brey ha perso, il Governo legittimo deve tornare a guidare il paese e tutti i prigionieri politici devono essere liberati. L'Europa deve prendere nota che la ricetta di Rajoy non funziona"

Primo partito Ciudadanos che, per bocca del suo leader nazionale Alberto Rivera, lascia trasparire chiaramente l'impronta neofranchista che gli ha permesse di svuotare il seppur esiguo bacino elettorale del Partito Popolare di Rajoy che ha raccolto solo tre seggi. 

Ha dichiarato infatti Rivera: “Non siamo stati duri noi, ma molle il Pp che per 35 anni ha costruito il proprio potere a Madrid scendendo a patti con i nazionalisti e concedendo loro quel che volevano", punta il dito il leader del primo partito catalano, sostenendo che "quando si passano tre decenni a cedere spazio a chi cerca di occuparlo tutto, finisci per trovarti fuori. Ed è quello che è successo".

Per la seconda volta in pochi giorni, la prima è avvenuta in Corsica, un vento caldo di libertà sferza un'Europa incapace di comprendere come il modello dello "stato-nazione" si stia incrinando ogni giorni di più.

Un vento che ostinatamente soffia anche in un certo NORD, quello della Valle del Grande Fiume.