1
- NON È VERO CHE CON IL SÌ AL REFERENDUM «QUALCOSA COMINCERÀ A MUOVERSI»
Sarà, al contrario, la paralisi definitiva. La Costituzione
diverrà praticamente intoccabile. Ogni modifica richiederà infatti il voto di
una Camera e di un Senato eletti con leggi diverse, in tempi diversi, da
soggetti diversi. Verosimilmente quindi composti da maggioranze diverse. Il
tutto di fatto a supporto di chi sarà al Governo, che avrà in mano presidenza
della Repubblica, Corte costituzionale e tutti gli organi di garanzia...
2
- NON È VERO CHE CON LA RIFORMA RISPARMIEREMO 500 MILIONI
Quello è il costo dell’attuale Senato che, contrariamente a
quanto racconta Renzi, non sarà soppresso. La Ragioneria dello Stato ha
calcolato minori spese per soli 50 milioni. Presto riassorbiti con gli
interessi dalle nuove incombenze. A fronte di risparmi decisamente modesti, si
renderà infatti necessario assumere ulteriore personale per svolgere i nuovi
compiti di studio, controllo, verifica e proposta attribuiti al Senato.
Inoltre, con la nuova legge elettorale lo Stato spenderà centinaia di milioni
in più. Sono quindi una bufala le risorse che dovrebbero liberarsi per il
reddito di cittadinanza o per aumentare le pensioni minime.
3
- NON È VERO CHE IL BICAMERALISMO PARITARIO ESISTE SOLO IN ITALIA
Il bicameralismo paritario che la riforma ha nel mirino (e
che noi intendiamo aggiornare salvaguardando la rappresentanza dei cittadini,
altrimenti tanto vale sopprimere una Camera), esiste nelle due più grandi
democrazie del mondo: Usa e Svizzera. Il monocameralismo è caratteristica
comune di Paesi autoritari come Cina, Arabia Saudita, Turchia, Indonesia, Corea
del Nord...
4
- NON È VERO CHE LA RIFORMA RISPECCHIA LA VOLONTÀ DEGLI ELETTORI
È stata votata da un Parlamento giudicato illegittimamente
eletto dalla Corte Costituzionale: doveva curare solo l’ordinaria
amministrazione. È passata grazie al voto decisivo di 150 parlamentari eletti
nelle file dell’opposizione, impegnati soprattutto a salvare la legislatura per
conservare lo stipendio fino al 2018.
5
- NON È VERO CHE CON LA RIFORMA LE LEGGI SARANNO APPROVATE PIÙ VELOCEMENTE
Oggi le leggi finanziarie che introducono i principali
interventi economici, vengono approvate mediamente in 50 giorni. Su imprese e
giustizia il tempo medio di approvazione è di 46 giorni. Il decreto
Svuotacarceri ha visto la luce in soli 38 giorni. Con la riforma, il solo
passaggio al Senato (che potrà essere richiesto sistematicamente da 1/3 dei
senatori) impegnerà fino a 40 giorni. Sarà preceduto da un tempo indeterminato
alla Camera e seguito da una seconda lettura per discutere le modifiche
proposte dal Senato.
6
- NON È VERO CHE LA RIFORMA SEMPLIFICHERÀ LE PROCEDURE LEGISLATIVE
L’attuale articolo 70 della Costituzione sulla funzione
legislativa, è composto da sole 9 parole; il nuovo articolo 70 ne avrà ben 451.
Oggi sono utilizzabili 4 percorsi legislativi; con la riforma ne avremo almeno
8. E secondo alcuni costituzionalisti le procedure potrebbero arrivare
addirittura a 9, se non 10 o più. A dimostrazione di come la confusa e
frammentaria formulazione delle norme impedisca di individuare con precisione
tutte le possibili varianti. La riforma contiene fra l’altro svariati rinvii ad
altre leggi su aspetti sostanziali delle nuove norme, che risultano quindi
incomplete nel loro contenuto (vedi l’articolo 57 sulla composizione del
Senato).
7
- NON È VERO CHE INUOVI SENATORI SARANNO SCELTI DAI CITTADINI
Saranno nominati dai consiglieri regionali e il 5% dal
presidente della Repubblica, per giunta con pesanti scompensi di rappresentanza
fra una Regione e l’altra. Inoltre, grazie alla «clausola di supremazia», il
Governo potrà chiedere al Parlamento di modificare o abrogare qualsiasi legge
regionale politicamente sgradita.
8
- NON È VERO CHE I SENATORI NON PERCEPIRANNO PIÙ ALCUNA RETRIBUZIONE
Avranno una diaria, il rimborso delle spese di viaggio,
vitto, alloggio e di segreteria. Trattandosi di figure già impegnate come
sindaco o consigliere regionale, c’è da chiedersi come potranno conciliare gli
impegni in Senato e quelli sul territorio.
9
- NON È VERO CHE LA RIFORMA SEMPLIFICHERÀ I RAPPORTI CON LE REGIONI
Il contenzioso sviluppatosi fra Stato e Regioni all’indomani
della riforma del 2001, in questi 15 anni è stato in gran parte superato dalla
giurisprudenza della Corte costituzionale. La riforma riaprirà lo scontro,
generando altro caos. L’utilizzo di espressioni generiche come «lo Stato ha
legislazione esclusiva circa le disposizioni generali e comuni» su governo del
territorio, scuola, università, politiche sociali, tutela della salute ecc.,
creerà nuovi conflitti e paralisi decisionale.
10
- NON È VERO CHE LA RIFORMA ATTRIBUISCE AL SENATO FUNZIONI SPECIFICHE E BEN
DELIMITATE
L’articolo 55 comma 4 si limita a disporre che «il Senato
della Repubblica... esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti
costitutivi della Repubblica», senza fornire alcuna indicazione in merito
all’attuazione del principio. Quale può essere l’effettivo contenuto delle
prescritte «funzioni di raccordo»? Quali saranno le modalità per esercitarle?
L’attuale sistema delle Conferenze Stato-Regioni deve ritenersi superato?
Approssimazione e superficialità possono avere pericolose conseguenze.
Soprattutto nell’ambito dei rapporti interistituzionali dove, quando i confini
delle attribuzioni e dei compiti risultano incerti, si sviluppano facilmente
prassi inattese e tutt’altro che efficienti.
11
- NON È VERO CHE LA RIFORMA SCONGIURA POSSIBILI CONFLITTI ISTITUZIONALI FRA
CAMERA E SENATO
Per risolvere problemi relativi ad esempio alla scelta del
procedimento legislativo bicamerale o monocamerale, l’articolo 70 comma 6 si
affida a decisioni prese d’intesa fra i presidenti delle Camere «secondo le
norme dei rispettivi regolamenti». Ma cosa succede se i presidenti non
troveranno l’intesa? Cosa potranno stabilire al riguardo i regolamenti? E quale
sarà l’organo deputato a dirimere in via definitiva il conflitto di competenza
fra Camera e Senato?
12
- NON È VERO CHE LA RIFORMA RIDURRÀ GLI SPRECHI
Il centralismo ha sempre ottenuto l’effetto opposto. Fra
1999 e 2015 la diminuzione di personale è stata consistente in Regioni,
Province e Comuni. Non altrettanto nell’Amministrazione centrale. Una ricerca
di Unimpresa segnala che negli ultimi due anni il debito di Regioni e Comuni è
calato di 15 miliardi. Quello dello Stato è cresciuto di 100 miliardi...
13
- NON È VERO CHE LA RIFORMA RAFFORZERÀ LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
Le firme per presentare disegni di legge di iniziativa
popolare, salgono da 50.000 a 150.000. E i parlamentari potranno ancora
cambiare partito senza mollare la poltrona. Circa i referendum propositivi e di
indirizzo (affinché gli italiani non debbano in particolare continuare a
inchinarsi alle scelte dell’Unione Europea senza mai potersi esprimere), la
riforma rinvia tutto a una futura legge costituzionale. Un’autentica presa in
giro! Per non parlare delle clausole che subordinano l’Italia all’Ue.