lunedì 5 agosto 2013
PARCO del MOSO | panorama... !?!?
Là dove c'era l'erba, all'interno del Parco del Moso, oggi ci sono due enormi capannoni vuoti da anni... chissà chi avrà dato il permesso di costruirli ?
venerdì 2 agosto 2013
KYENGE | "No al Burqua, ma valga anche per le suore"
E' di queste ore la notizia che il Ministro KYENGE non parteciperà all'incontro con il Presidente della Regione Veneto ZAIA, previsto per sabato 3 agosto ad una Festa della Lega Nord in Romagna.
E' un vero peccato... gli amici romagnoli si perderanno delle "PERLE" come quelle pronunciate dal Ministro di recente a Cantù.
Grazie a Andrea MONTI che lo ha ripreso nel suo blog www.ilmonti.com da cui ho tratto il testo di commento, a voi il video.
Buona visione!
Qualche giorno fa il Ministro Cecile Kyenge è stata ospite alla Festa del PD a Cantù, dove ha tenuto un dibattito/confronto con il Sindaco di Varese Attilio Fontana.
Riascoltando il faccia a faccia canturino tra il Ministro e il Sindaco, non ho potuto fare a meno di annotarmi alcune delle castronerie che la titolare del dicastero del nulla ha inanellato durante la serata, eccone un piccolo resoconto:
Minuto 20′ 00” – IL RAZZISMO DEMOCRATICO
Si parla di razzismo e si scivola verso i fatti di cronaca, parlando dei fischi e “buuu” indirizzati al milanista Kévin Constant. Quando, giustamente, Fontana fa notare che seppur condannabile, deprecabile e vergognosa come pratica, i tifosi insultano e apostrofano solo i calciatori di colore della squadra avversaria, e mai quelli della propria squadra, nella stessa misura in cui insultano (madri, mogli, fidanzate e sorelle comprese) i giocatori bianchi, gialli o rossi, sempre e solo della squadra avversaria. Senza parlare delle contumelie rivolte alla terna arbitrale. Messa chiaramente in fuorigioco, spiazzata dalla disarmante ovvietà della risposta, la kyenge se ne esce con una bizzarra invenzione:
“quando ci troviamo di fronte ad uno che urla ad un nero solo della squadra avversaria, è ipocrisia, è razzismo democratico”
Razzismo democratico? Ma cosa vuol dire? Come fa ad essere democratico il razzismo? Così facendo si sminuisce la gravità e le tragedie che si portano con se i fenomeni di razzismo, che con i fischi dello stadio hanno poco a che vedere.
Nota a margine: curioso che si sia preso l’esempio di Kévin Constant, senza considerare che il terzino rossonero è un cittadino nato francese, a Grejus, che ha deciso poi di acquisire la cittadinanza della Guinea nel 2007. Esempio poco indicato per chi fa dello Ius Soli una bandiera.
Minuto 31’30” – LE SUORE CON IL BURQA?
Si parla di usi e costumi e della necessità che lo straniero accetti e rispetti le leggi dello Stato che lo ospita, i suoi usi e costumi. Si arriva inevitabilmente all'esempio classico, del Burqa e l’interlocutore chiede se sia d’accordo o meno all'uso del Burqa. Dopo un panegirico abbastanza vacuo su condivisioni, percorso, gruppi di lavoro e via dicendo, ecco che Cecile si esibisce nel più clamoroso degli svarioni:
“il fatto che la legge obblighi a far vedere il viso deve valere per tutte le donne, comprese anche le suore, perché non insistiamo su questo aspetto? Il principio è sempre quello. Applichiamolo senza avere pregiudizi.”
Ma perché ora bisogna prendersela con le suore? Ma soprattutto, il Ministro Kyenge sa cos'è un burqa? Sa la differenza tra burqa, niqāb e chador? E sa che le suore hanno semmai un copricapo e non il volto coperto? Senza contare che non troverà mai una Suora che su richiesta neghi di toglierselo. Roba da matti!
Minuto 47’10” – DIMINUIRE LE TASSE DI SOGGIORNO
In un Paese, come l’Italia, oberato da tasse e balzelli, spesso evasi ed ignorati da parecchi extracomunitari (pensiamo, solo per esempio, alle migliaia di venditori ambulanti abusivi che affollano le città), ecco che si arriva a promettere che si batterà per diminuire le tasse! A operai, pensionati, artigiani o alle imprese? Ma va la! Secondo la Kyenge è scandaloso che venga chiesta una tassa di 100€ per il rinnovo del permesso di soggiorno ogni anno. No comment.
Minuto 53’46” – LA CITTADINANZA PRIMO PASSO PER L’INTEGRAZIONE
Ed ecco che si arriva a parlare finalmente di cittadinanza e ius soli. L’inizio è fulmineo, nel senso che fulmina la platea subito con una perla di rara insensatezza:
“poter avere la cittadinanza è il primo gradino di integrazione sul territorio”
È evidente come il tentativo sia quello di ribaltare ogni logica, di minare qualsiasi percorso di integrazione e di condivisione da parte dei cittadini stranieri. La cittadinanza la diamo subito appena arrivati, ovvero la diamo a tutti e quindi, in buona sostanza, non avrà più nessun valore.
Minuto 54′ 30” – I BAMBINI NON POSSONO ANDARE IN GITA
In conclusione della serata si arriva finalmente a denunciare le gravi violazioni e mancati diritti che sono costretti a subire i figli minori degli stranieri. La Kyenge denuncia che trovano difficoltà quando debbono partecipare alle gite scolastiche in Paesi Extra UE e soprattutto alcune federazioni sportive non tesserano gli stranieri. Sono queste le discriminazioni? Tutto qui? Detto questo, il disagio per questi due aspetti, seppur marginali, esiste. Quello che però la Kyenge continua a non capire, esercitandosi spesso in questa enorme gaffe, che se si pretende di collegare questi due disagi con la cittadinanza, sarebbe come sostenere che i figli degli stranieri arrivati in Italia all'età di 1 o 2 anni, dovrebbero continuare a vedersi negata la possibilità di partecipare alle gite scolastiche e a tesserarsi ad alcune federazioni. È evidente a tutti, tranne alla Kyenge, che tutto questo non c’entri niente con lo ius soli.
Minuto 55′ 50” – BALOTELLI GIOCAVA BENE MA HA DOVUTO ASPETTARE I 18 ANNI
E si chiude con una chicca.
“Lo sa a quanti anni Balotelli ha potuto rappresentare l’Italia? Pur essendo uno che giocava bene? Solo dopo che ha preso la cittadinanza italiana”
Una volta capito che il diritto a giocare al pallone ce l’hanno comunque tutti, la Kyenge attacca con l’esempio di Balotelli, che ha dovuto aspettare i 18 anni per giocare in nazionale, anche se giocava bene. Cosa c’entri il fatto di giocare bene o male al pallone con la cittadinanza è tutto da capire, ma soprattutto si dovrebbe conoscere la storia di Mario Balotelli, per comprendere quanto sia fuoriluogo parlarne come esempio rispetto all'impossibilità degli stranieri di fare sport.
Balotelli infatti ha iniziato a giocare a calcio all'età di 5 anni nella squadra dell’Oratorio di Mompiano (Brescia), dal 2001 ha vestito la maglia del Lumezzane e gli fu pure concessa una deroga per giocare già a 16 anni tra i professionisti. Senza contare che il motivo per cui Balotelli non ha potuto ottenere prima la cittadinanza è legato alla mancata trasformazione dell’affido alla sua famiglia in adozione, che gli avrebbe invece permesso di ottenere immediatamente la cittadinanza italiana.
E dopo questa piccola cronaca, con note a margine, di una serata di ordinaria incompetenza, si riesce a dare un senso alla battuta di Giovanni Sartori, scritta sull'editoriale del Corsera il 17 luglio scorso:
“Capisco che un’oculista non deve leggere (semmai deve mettere i suoi pazienti in condizioni di leggere)”
giovedì 1 agosto 2013
Comunicato Stampa | LEGA NORD CREMA: TRIBUNALE, PD e PDL sempre più responsabili della chiusura.
CREMA, 1 agosto
2013 – La notizia dell’approvazione in commissione
giustizia al Senato di una proposta di proroga dei termini per l’entrata in
vigore delle norme sulla riorganizzazione della geografia giudiziaria,
contenente la chiusura del tribunale cittadino, avanzata dal senatore Casson del
PD aveva riacceso un barlume di speranza per bloccare un provvedimento
ritenuto da più parti profondamente sbagliato.
Il provvedimento, lungi
dall’essere un vero stop alla legge come da sempre proposto dalla Lega
Nord in
quanto confermava per settembre lo spostamento a Cremona della procura ed il
mantenimento del tribunale solo per l’esame delle cause in corso, per poter produrre i suoi effetti doveva
passare all’esame dell’aula di Palazzo Madama per poi essere inviato alla Camera
in tempo per l’approvazione definitiva prima della pausa
estiva.
Un passaggio bloccato dal Governo di PD e
PDL che ha imposto un calendario dei lavori parlamentari che non menziona il provvedimento che pertanto andrà a
finire negli archivi dei lavori incompiuti del
parlamento.
“E' un'indecenza che il
Governo si preoccupi di cose secondarie rispetto alla proroga della riforma
sulla geografia giudiziaria. La Lega
protesta ufficialmente per la mancata calendarizzazione della proroga e
spiegheremo ai territori quali siano per l'esecutivo e la maggioranza che lo
sostiene le vere emergenze come ad esempio la legge sull'omofobia o lo
svuotacarceri o la prossima amnistia. Nulla invece a riguardo di misure che
semplifichino la vita dei cittadini e sburocratizzino le aziende. La soppressione di molte sedi giudiziarie
al Nord comporterà complicazioni incalcolabili per aziende e cittadini. E'
una vergogna, questo è un governo anni luce lontano dal sentire
comune”.
Lo dichiara Erika Stefani, capogruppo in
commissione giustizia della Lega Nord al Senato.
Purtroppo quanto affermato di recente dalla Lega
trova la sua conferma con questi ultimi atti, vale a dire la totale responsabilità del Partito
Democratico e del Popolo della Libertà per la prossima chiusura del tribunale di
Crema.
Il manifesto affisso nelle settimane scorse dal
movimento era e resta a testimonianza anche delle colpe che gli esponenti locali
dei due partiti devono assumersi per non essere stati in grado, nonostante
innumerevoli dichiarazioni a mezzo stampa, di fare pressione sui loro organi
nazionali.
LEGA NORD | Sezione di Crema
mercoledì 31 luglio 2013
Comunicato Stampa | LEGA NORD CREMA: MOSCHEA, dal Sindaco Stefania Bonaldi nessuna risposta alla petizione popolare. Dimenticanza o disinteresse?
Crema, 31 luglio 2013 –
Lo
scorso 27 maggio,
presso l’Ufficio Relazione con il Pubblico, era stata depositata, da parte del
responsabile organizzativo Matteo Soccini, la petizione popolare riguardante il
possibile insediamento sul territorio comunale di un centro culturale
arabo.
Un documento, corredato dalle firme di diverse centinaia
di cittadini cremaschi, nel quale si
chiedeva al Sindaco ed alla Giunta Comunale a non adottare, in assenza di quanto
osservato in precedenza, atti
amministrativi tali da consentire l’insediamento di “Centri Culturali”,
“Moschee” ed altri “Luoghi di Culto”, afferenti alla religione musulmana e
invitava l’amministrazione a valutare concretamente la possibilità
di attuare quanto disposto dall’articolo 36 comma “f” dello Statuto Comunale,
vale a dire la “realizzazione di
ricerche e sondaggi presso i cittadini” sul tema oggetto della
petizione.
Ad
oltre due mesi dal deposito della petizione,
ed in palese contrasto con quanto previsto dall’articolo 35 dello Statuto
Comunale di seguito riportato, il
Sindaco deve ancora fornire una risposta scritta all’oggetto della petizione
stessa. Ci auguriamo che il ritardo sia
dovuto ad una semplice dimenticanza e che una risposta possa pervenire a
brevissimo.
Non
vorremmo invece che il mancato rispetto dei tempi sia il segno di un
“disinteresse” nei confronti delle centinaia di cittadini che hanno posto la
loro firma in calce al documento,
i quali meritano, unitamente a tutta la cittadinanza, una risposta ufficiale da
parte dell’amministrazione comunale su un tema di particolare rilevanza quale il
prospettato insediamento di un centro culturale, moschea o musalla in città; la
cui localizzazione nell’area dell’ex-Voltana era stata prima prospettata dal
Sindaco Bonaldi in un’intervista del 23 maggio e poi smentita solo una settimana
dopo, sempre tramite un’intervista del 31 maggio.
LEGA NORD | Sezione di Crema
sabato 27 luglio 2013
PROVINCIA | riflessioni sull'ultimo consiglio (saltato)
Come molti avranno appreso dai media la seduta di ieri del Consiglio Provinciale non si è svolta causa il non raggiungimento del numero legale (il minimo di consiglieri presenti per avviare i lavori è di 16 su 31, ma Lega e Pdl non vi sono arrivati per le assenze di ben 6 consiglieri, alcune comunicate per tempo, altre solo la mattina stessa del consiglio e per motivi su cui preferisco soprassedere...).
Al di là del numero paritario di assenze tra i due partiti di maggioranza la maggiore responsabilità di quanto accaduto ieri è ben sintetizzata dalle parole di Franco Mazzocco e confermata da quelle di Gabriele Gallina di seguito riportate da un articolo del sito www.inviatoquotidiano.it e riprese anche dagli altri organi di informazione.
Volete un mio commento?
Eccolo: "Sottoscrivo pienamente le parole pronunciate da Franco nell'indicare le beghe del Pdl quale causa di quanto avvenuto ieri, circostanza confermata dal capogruppo di quel partito.
Che ogni movimento politico abbia al proprio interno discussioni e problemi da risolvere è noto a tutti (basta una breve rassegna stampa dell'ultimo mese per comprendere l'armonia interna al Pdl n.d.r.), ma queste devono rimanere estranee al corretto svolgimento dei lavori assembleari del consiglio provinciale, per rispetto dei cittadini che questa amministrazione amministra (perdonate il gioco di parole ;-)...).
Come Assessore non è affatto gratificante vedere certi "spettacoli" mettere a repentaglio il proprio lavoro e quello dei colleghi.
Specie in un periodo nel quale, mi riferisco all'ultimo anno di attività, il quadro normativo ha visto l'ente che oggi amministriamo prima soppresso, poi accorpato, con giunte prima decadute e poi non decadute, fino ai progetti di questi giorni annunciati dal governo.
E nonostante questa costante incertezze a volte scoraggianti ed il problema delle assenze in consiglio (fatto non nuovo...), mi sia permesso di segnalare come proprio in questo anno di lavoro quasi terminato il sottoscritto non ha saltato una sola seduta della giunta provinciale.
La voglia di lavorare non è mai mancata, e non mancherà in questo ultimo anno di mandato...
Spero che anche altri si facciano un esame interiore e onorino l'impegno assunto con gli elettori."
In attesa di capire se la seconda convocazione del consiglio provinciale sui temi all'ordine del giorno possa essere fissata per il prossimo martedì 30 maggio, il consigliere della Lega Nord Franco Mazzocco ha chiesto un urgente vertice di maggioranza: "Perché chi siede in questo consiglio ha un ruolo istituzionale, e deve rispondere ai cittadini - ha detto il capogruppo del Carroccio - Non è possibile che beghe interne agli amici del Pdl abbiano fatto venir meno il numero legale".
Amaro il commento conclusivo di Gabriele Gallina, alla sua prima uscita come capogruppo del Pdl in Provincia.
"E' un peccato vedere che tensioni interne al partito si trasferiscano sulle istituzioni - ha affermato - per le quali ciascuno di noi ha preso l'impegno di lavorare. Chi fa politica deve saper scindere il suo ruolo istituzionale, in cui è chiamato a essere il rappresentante dei cittadini, e quello di uomo di partito, in cui portare le proprie sensibilità e idee. Non è il consiglio provinciale il luogo per le battaglie personali".
Volete un mio commento?
Eccolo: "Sottoscrivo pienamente le parole pronunciate da Franco nell'indicare le beghe del Pdl quale causa di quanto avvenuto ieri, circostanza confermata dal capogruppo di quel partito.
Che ogni movimento politico abbia al proprio interno discussioni e problemi da risolvere è noto a tutti (basta una breve rassegna stampa dell'ultimo mese per comprendere l'armonia interna al Pdl n.d.r.), ma queste devono rimanere estranee al corretto svolgimento dei lavori assembleari del consiglio provinciale, per rispetto dei cittadini che questa amministrazione amministra (perdonate il gioco di parole ;-)...).
Come Assessore non è affatto gratificante vedere certi "spettacoli" mettere a repentaglio il proprio lavoro e quello dei colleghi.
Specie in un periodo nel quale, mi riferisco all'ultimo anno di attività, il quadro normativo ha visto l'ente che oggi amministriamo prima soppresso, poi accorpato, con giunte prima decadute e poi non decadute, fino ai progetti di questi giorni annunciati dal governo.
E nonostante questa costante incertezze a volte scoraggianti ed il problema delle assenze in consiglio (fatto non nuovo...), mi sia permesso di segnalare come proprio in questo anno di lavoro quasi terminato il sottoscritto non ha saltato una sola seduta della giunta provinciale.
La voglia di lavorare non è mai mancata, e non mancherà in questo ultimo anno di mandato...
Spero che anche altri si facciano un esame interiore e onorino l'impegno assunto con gli elettori."
venerdì 26 luglio 2013
Consigli Linkistici | Sussurrandom.it
Da qualche mese è attivo nel web (e non solo) un nuovo sito-esperimento che ha pure avuto l'onore (o la disgrazia :-)...) di avermi ospite per una video-intervista.
Mi riferisco a www.sussurrandom.it
Chi è, chi sono, cos'è ? ? ?
a lui, lei, loro la risposta...
Bella domanda. Iniziamo a dire cosa non siamo. Come recita il disclaimer a fondo pagina: “questo sito non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 7.03.2001”.
Una dichiarazione che non è solamente tecnica ma anche di intenti. A Crema ci sono parecchie testate giornalistiche con redazione, collaboratori e tutti i crismi dell’organo di informazione. Non serviva quindi certo un altro organo di informazione nell'inflazionato panorama dell’informazione locale.
E poi Sussurrandom non ha neppure una redazione, i collaboratori fissi o tutto l’apparato di un organo di informazione. Non si preoccupino quindi gli organi di informazione classici: nessuna concorrenza, ci mancherebbe altro.
Detto quello che il sito non è iniziamo a dire cosa è, cosa potrebbe essere.
Potremmo definirlo un essere ibrido a metà tra blog personale, il contenitore legato al mondo dei network sociali e l'aggregato di notizie. Muoversi nel mare magnum del web 2.0 è impresa da esperti della nuova comunicazione. E’ evidente che oggi gran parte delle suggestioni transita attraverso i network sociali, anche in una città giocattolo come Crema. E da qui il sottotitolo: sussurri e grida dalla città giocattolo. Si ecco. Sussurrandom è una piccola antenna che cerca di intercettare suggestioni sussurri e grida attraverso i social network e attraverso la strada. Tutto qui.
Da qualche settimana, ben prima dell’avvio del sito/blog, sono nati la pagina su Facebook e il profilo su Twitter. Li si è iniziato ad interagire con chi potrebbe essere interessato a Sussurrandom, con chi potrebbe essere la voce, una delle voci, di Sussurrandom.
Si perché una delle idee principali e quella di essere un aggregatore di voci alla cremasca. Infatti tutti quelli che hanno un profilo Twitter potranno partecipare al sito semplicemente mettendo nei loro Tweet l’hastag #sussurrandom. Automaticamente il loro cinguettio verrà mostrato sulla home page nell’apposito spazio. Ma l’idea è anche quella di aggregare i migliori status su Facebook dei personaggi cremaschi.
Un paio di doverosi ringraziamenti. Per il nome Sussurrandom a Giovanna Mantica e per la definizione Città giocattolo a Elena Crotti e Massimo Guerci.
giovedì 25 luglio 2013
M5S | ma vaffanDURT ! ! !
Il Movimento 5 Stelle impone il DURT, 21 obblighi in più per i piccoli imprenditori.
Non si chiama più decreto del Fare (nome pomposo per un decreto inconsistente...) e forse, data anche l’enfasi sull’impegno per la Semplificazione, è giusto così.
Nel suo percorso attraverso le commissioni parlamentari prima del voto di fiducia chiesto dal governo, i grillini sono riusciti intaccare l’articolo 50 introducendo un nuovo obbligo in 21 punti per gli imprenditori, il DURT, acronimo di "Documento Unico di Regolarità Tributaria".
Adesso bisognerà vedere come la prenderanno tutti gli artigiani, i piccoli imprenditori, dall’edilizia ai servizi di manutenzione, ogni volta che avranno lo Stato come appaltatore, specialmente quelli di loro che confidando nel furore anti-burocrazia di Beppe Grillo, lo hanno votato: l’emendamento DURT è stato infatti presentato dal 5 Stelle Giacomo Pisano in un blitz nelle commissioni che ha ricevuto l’inaspettato e decisivo supporto di Stefano Fassina, PD (sottosegretario del governo Letta).
Ma cos’è il DURT? Non è un tributo, una tassa:
si tratta di un obbligo, un adempimento burocratico che impone a una ditta in procinto di essere pagata per un appalto, di comunicare alla Agenzia delle Entrate entro 30 gg. tutti i versamenti delle buste paga dei dipendenti e delle liquidazioni Iva che diventano mensili.
Insomma deve dimostrare in anticipo di essere in regola prima che la pubblica amministrazione stacchi l’assegno o versi il bonifico.
Tutti controlli che in un sistema efficiente e moderno dovrebbe essere la stessa amministrazione pubblica a compiere, semplicemente incrociando i dati delle varie agenzie ed enti (INPS, Agenzia delle Entrate, enti locali, ecc.).
E chi, quella stessa pubblica amministrazione che appena adesso sta cominciando a mettere in conto di pagare i suoi 100 miliardi di debiti?
“Siamo pronti a fare una nuova protesta di piazza: ora che le amministrazioni cominciano a pagare, con anni di ritardo, si inventa un nuovo ostacolo burocratico. Una norma scandalosa”: questa la reazione del presidente dell'ANCE (costruttori edili) Paolo Buzzetti.
Non si chiama più decreto del Fare (nome pomposo per un decreto inconsistente...) e forse, data anche l’enfasi sull’impegno per la Semplificazione, è giusto così.
Nel suo percorso attraverso le commissioni parlamentari prima del voto di fiducia chiesto dal governo, i grillini sono riusciti intaccare l’articolo 50 introducendo un nuovo obbligo in 21 punti per gli imprenditori, il DURT, acronimo di "Documento Unico di Regolarità Tributaria".
GRILLO SALUTA LE IMPRESE |
Ma cos’è il DURT? Non è un tributo, una tassa:
si tratta di un obbligo, un adempimento burocratico che impone a una ditta in procinto di essere pagata per un appalto, di comunicare alla Agenzia delle Entrate entro 30 gg. tutti i versamenti delle buste paga dei dipendenti e delle liquidazioni Iva che diventano mensili.
Insomma deve dimostrare in anticipo di essere in regola prima che la pubblica amministrazione stacchi l’assegno o versi il bonifico.
Tutti controlli che in un sistema efficiente e moderno dovrebbe essere la stessa amministrazione pubblica a compiere, semplicemente incrociando i dati delle varie agenzie ed enti (INPS, Agenzia delle Entrate, enti locali, ecc.).
E chi, quella stessa pubblica amministrazione che appena adesso sta cominciando a mettere in conto di pagare i suoi 100 miliardi di debiti?
“Siamo pronti a fare una nuova protesta di piazza: ora che le amministrazioni cominciano a pagare, con anni di ritardo, si inventa un nuovo ostacolo burocratico. Una norma scandalosa”: questa la reazione del presidente dell'ANCE (costruttori edili) Paolo Buzzetti.
mercoledì 24 luglio 2013
Comunicato Stampa | LEGA NORD: Servizi Sociali, dal no alla cittadella dell’anziano ai servizi agli immigrati la situazione peggiora ogni giorno
CREMA, 24 luglio 2013 – Come già avvenuto in sede di approvazione del bilancio preventivo 2013 del comune di Crema, i problemi legati alla gestione dei servizi sociali si mostrano ogni giorni come un tema di forte impatto non solo economico per le casse dell’amministrazione comunale ma anche, e soprattutto per le implicazioni sul tessuto sociale della comunità cremasca.
In quest’ottica le dichiarazioni rilasciate di recente dal vice sindaco Angela Beretta sulla cittadella dell’anziano ed il sempre maggiore impatto degli immigrati nelle richieste prestazioni dei servizi sociali appaiono da un lato sconcertanti e dall’altro sbugiardano il teorema che vorrebbe l’immigrazione solo come una ricchezza (a partire dalla barzelletta dell’immigrato il cui lavoro serve a pagare le pensioni dei nostri anziani).
Apprendere dal vicesindaco che il progetto della cittadella dell’anziano fosse buona idea bocciata dal sindaco Bonaldi in base ad una “valutazione politica” è quantomeno sconcertante.Uno sconcerto che diventa forte preoccupazione in quanto nel primo anno di amministrazione di centro sinistra nessuna valida alternativa al progetto della Fondazione Benefattori Cremaschi è stato avanzato da coloro che l’hanno all’epoca bloccato.
Una mancanza di buon senso che non potrà non aver ripercussioni negative sul futuro dei nostri cittadini, specialmente in un quadro generale di invecchiamento della popolazione che pone molti interrogativi e problematiche sulla gestione del sociale.
Ci auguriamo che ad un anno dal proprio insediamento la maggioranza ponga in un cassetto il “fardello ideologico” che ne ha caratterizzato l’azione (i manifesti sulla cittadinanza agli immigrati e la questione moschea ne sono validi esempi), per concentrarsi sui problemi della città con un approccio aperto e responsabile.
Come avvenuto in sede di bilancio con gli emendamenti a favore del comparto sociale la Lega Nord non farà mancare l’apporto in termini di proposte nonché di denuncia delle situazioni problematiche.
LEGA NORD | Sezione di Crema
In quest’ottica le dichiarazioni rilasciate di recente dal vice sindaco Angela Beretta sulla cittadella dell’anziano ed il sempre maggiore impatto degli immigrati nelle richieste prestazioni dei servizi sociali appaiono da un lato sconcertanti e dall’altro sbugiardano il teorema che vorrebbe l’immigrazione solo come una ricchezza (a partire dalla barzelletta dell’immigrato il cui lavoro serve a pagare le pensioni dei nostri anziani).
Apprendere dal vicesindaco che il progetto della cittadella dell’anziano fosse buona idea bocciata dal sindaco Bonaldi in base ad una “valutazione politica” è quantomeno sconcertante.Uno sconcerto che diventa forte preoccupazione in quanto nel primo anno di amministrazione di centro sinistra nessuna valida alternativa al progetto della Fondazione Benefattori Cremaschi è stato avanzato da coloro che l’hanno all’epoca bloccato.
Una mancanza di buon senso che non potrà non aver ripercussioni negative sul futuro dei nostri cittadini, specialmente in un quadro generale di invecchiamento della popolazione che pone molti interrogativi e problematiche sulla gestione del sociale.
Ci auguriamo che ad un anno dal proprio insediamento la maggioranza ponga in un cassetto il “fardello ideologico” che ne ha caratterizzato l’azione (i manifesti sulla cittadinanza agli immigrati e la questione moschea ne sono validi esempi), per concentrarsi sui problemi della città con un approccio aperto e responsabile.
Come avvenuto in sede di bilancio con gli emendamenti a favore del comparto sociale la Lega Nord non farà mancare l’apporto in termini di proposte nonché di denuncia delle situazioni problematiche.
LEGA NORD | Sezione di Crema
mercoledì 17 luglio 2013
IUS SOLI | L’Italia non è una nazione meticcia
Ecco perché lo ius soli non funziona
di Giovanni Sartori
Il governo Monti era un po' raccogliticcio, ma forse per la fretta e anche perché Monti non apparteneva al giro dei nostri politici e di molti di loro sapeva poco. Ma Letta i nostri politici li conosce, è del mestiere; eppure ha messo insieme un governo Brancaleone da primato. Grosso modo, metà dei suoi ministri e sottosegretari sono fuori posto, sono chiamati ad occuparsi di cose che non sanno. Al momento mi occuperò solo di un caso che mi sembra di particolare importanza, il caso della Ministra «nera» Kyenge Kashetu nominata Ministro per l'Integrazione. Nata in Congo, si è laureata in Italia in medicina e si è specializzata in oculistica. Cosa ne sa di «integrazione», di ius soli e correlativamente di ius sanguinis ?
Dubito molto che abbia letto il mio libro Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei, e anche un mio recente editoriale su questo giornale nel quale proponevo per gli immigrati con le carte in ordine una residenza permanente trasmissibile ai figli. Era una proposta di buonsenso, ma forse per questo ignorata da tutti. Il buonsenso non fa notizia.
Sia come sia, la nostra oculista ha sentenziato che siamo tutti meticci, e che il nostro Paese deve passare dal principio dello ius sanguinis (chi è figlio di italiani è italiano) al principio dello ius soli (chi nasce in Italia diventa italiano). Di regola, in passato lo ius soli si applicava al Nuovo Mondo e comunque ai Paesi sottopopolati che avevano bisogno di nuovi cittadini, mentre lo ius sanguinis valeva per le popolazioni stanziali che da secoli popolano determinati territori. Oggi questa regola è stata violata in parecchi Paesi dal terzomondismo imperante e dal fatto che la sinistra, avendo perso la sua ideologia, ha sposato la causa (ritenuta illuminata e progressista) delle porte aperte a tutti, anche le porte dei Paesi sovrappopolati e afflitti, per di più, da una altissima disoccupazione giovanile.
Per ora i nostri troppi e inutili laureati sopravvivono perché abbiamo ancora famiglie allargate (non famiglie nucleari) che riescono a mantenerli.
Ma alla fine succederà come durante la grande e lunga depressione del '29 negli Stati Uniti: a un certo momento i disoccupati saranno costretti ad accettare qualsiasi lavoro, anche i lavori disprezzati. Ma la Ministra Kyenge spiega che il lavoro degli immigrati è «fattore di crescita», visto che quasi un imprenditore italiano su dieci è straniero. E quanti sono gli imprenditori italiani che sono contestualmente falliti? I dati dicono molti di più. Ma questi paragoni si fanno male, visto che «imprenditore» è parola elastica. Metti su un negozietto da quattro soldi e sei un imprenditore. E poi quanti sono gli immigrati che battono le strade e che le rendono pericolose?
La brava Ministra ha anche scoperto che il nostro è un Paese «meticcio». Se lo Stato italiano le dà i soldi si compri un dizionarietto, e scoprirà che meticcio significa persona nata da genitore di razze (etnie) diverse. Per esempio il Brasile è un Paese molto meticcio. Ma l'Italia proprio no. La saggezza contadina insegnava «moglie e buoi dei paesi tuoi». E oggi, da noi, i matrimoni misti sono in genere ferocemente osteggiati proprio dagli islamici. Ma la più bella di tutte è che la nostra presunta esperta di immigrazione dà per scontato che i ragazzini africani e arabi nati in Italia sono eo ipso cittadini «integrati».
Questa è da premio Nobel. Mai sentito parlare, signora Ministra, del sultanato di Delhi, che durò dal XIII al XVI secolo, e poi dell'Impero Moghul che controllò quasi tutto il continente Indiano tra il XVI secolo e l'arrivo delle Compagnie occidentali? All'ingrosso, circa un millennio di importante presenza e di dominio islamico. Eppure indù e musulmani non si sono mai integrati. Quando gli inglesi dopo la seconda guerra mondiale se ne andarono dall'India, furono costretti (controvoglia) a creare uno Stato islamico (il Pakistan) e a massicci e sanguinosi trasferimenti di popolazione. E da allora i due Stati sono sul piede di guerra l'uno contro l'altro.
Più disintegrati di così si muore.
17 giugno 2013 | 10:33 | www.corriere.it
di Giovanni Sartori
Il governo Monti era un po' raccogliticcio, ma forse per la fretta e anche perché Monti non apparteneva al giro dei nostri politici e di molti di loro sapeva poco. Ma Letta i nostri politici li conosce, è del mestiere; eppure ha messo insieme un governo Brancaleone da primato. Grosso modo, metà dei suoi ministri e sottosegretari sono fuori posto, sono chiamati ad occuparsi di cose che non sanno. Al momento mi occuperò solo di un caso che mi sembra di particolare importanza, il caso della Ministra «nera» Kyenge Kashetu nominata Ministro per l'Integrazione. Nata in Congo, si è laureata in Italia in medicina e si è specializzata in oculistica. Cosa ne sa di «integrazione», di ius soli e correlativamente di ius sanguinis ?
Dubito molto che abbia letto il mio libro Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei, e anche un mio recente editoriale su questo giornale nel quale proponevo per gli immigrati con le carte in ordine una residenza permanente trasmissibile ai figli. Era una proposta di buonsenso, ma forse per questo ignorata da tutti. Il buonsenso non fa notizia.
Sia come sia, la nostra oculista ha sentenziato che siamo tutti meticci, e che il nostro Paese deve passare dal principio dello ius sanguinis (chi è figlio di italiani è italiano) al principio dello ius soli (chi nasce in Italia diventa italiano). Di regola, in passato lo ius soli si applicava al Nuovo Mondo e comunque ai Paesi sottopopolati che avevano bisogno di nuovi cittadini, mentre lo ius sanguinis valeva per le popolazioni stanziali che da secoli popolano determinati territori. Oggi questa regola è stata violata in parecchi Paesi dal terzomondismo imperante e dal fatto che la sinistra, avendo perso la sua ideologia, ha sposato la causa (ritenuta illuminata e progressista) delle porte aperte a tutti, anche le porte dei Paesi sovrappopolati e afflitti, per di più, da una altissima disoccupazione giovanile.
Per ora i nostri troppi e inutili laureati sopravvivono perché abbiamo ancora famiglie allargate (non famiglie nucleari) che riescono a mantenerli.
Ma alla fine succederà come durante la grande e lunga depressione del '29 negli Stati Uniti: a un certo momento i disoccupati saranno costretti ad accettare qualsiasi lavoro, anche i lavori disprezzati. Ma la Ministra Kyenge spiega che il lavoro degli immigrati è «fattore di crescita», visto che quasi un imprenditore italiano su dieci è straniero. E quanti sono gli imprenditori italiani che sono contestualmente falliti? I dati dicono molti di più. Ma questi paragoni si fanno male, visto che «imprenditore» è parola elastica. Metti su un negozietto da quattro soldi e sei un imprenditore. E poi quanti sono gli immigrati che battono le strade e che le rendono pericolose?
La brava Ministra ha anche scoperto che il nostro è un Paese «meticcio». Se lo Stato italiano le dà i soldi si compri un dizionarietto, e scoprirà che meticcio significa persona nata da genitore di razze (etnie) diverse. Per esempio il Brasile è un Paese molto meticcio. Ma l'Italia proprio no. La saggezza contadina insegnava «moglie e buoi dei paesi tuoi». E oggi, da noi, i matrimoni misti sono in genere ferocemente osteggiati proprio dagli islamici. Ma la più bella di tutte è che la nostra presunta esperta di immigrazione dà per scontato che i ragazzini africani e arabi nati in Italia sono eo ipso cittadini «integrati».
Questa è da premio Nobel. Mai sentito parlare, signora Ministra, del sultanato di Delhi, che durò dal XIII al XVI secolo, e poi dell'Impero Moghul che controllò quasi tutto il continente Indiano tra il XVI secolo e l'arrivo delle Compagnie occidentali? All'ingrosso, circa un millennio di importante presenza e di dominio islamico. Eppure indù e musulmani non si sono mai integrati. Quando gli inglesi dopo la seconda guerra mondiale se ne andarono dall'India, furono costretti (controvoglia) a creare uno Stato islamico (il Pakistan) e a massicci e sanguinosi trasferimenti di popolazione. E da allora i due Stati sono sul piede di guerra l'uno contro l'altro.
Più disintegrati di così si muore.
17 giugno 2013 | 10:33 | www.corriere.it
martedì 16 luglio 2013
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