martedì 28 giugno 2011

Vendola "cancella" il referendum...

alla vostra attenzione questo interessante articolo, tratto dal sito http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it, dal quale emerge il vero volto di coloro che da poche settimane amministrano il comune di Milano e l'anno prossimo vi chiederanno il voto per governare a Crema.

«Nessun taglio alle bollette dell'acqua»
Vendola «cancella» referendum su tariffe
Il governatore: «Occorre fare i conti con la realtà.
Perché non l'ho detto prima? Nessuno me lo ha chiesto»

BARI - «È indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia: sull’Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe». È un Nichi Vendola con i piedi per terra quello che annuncia, a margine dell’assemblea dell’Acquedotto Pugliese (che ha approvato il bilancio 2010 - chiuso con 37 milioni di utili - e il piano industriale 2011-2014 che prevede investimenti per 674 milioni di euro con un indebitamento che raddoppierà da 219 a 402 milioni) l’impossibilità di adeguarsi a quanto deciso dal recente referendum sull’acqua appoggiato dallo stesso governatore pugliese: nonostante i «sì» abbiano abrogato la norma che consente «al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio», il taglio del 7% delle tariffe non ci sarà mai.

IL TECNICISMO - Il motivo tecnico lo ha spiegato l’assessore alle Opere pubbliche Fabiano Amati con un ossimoro ragioneristico: «In Puglia la remunerazione del capitale investito del 7% è un costo: quello che pagheremo ogni anno fino al 2018 sul bond in sterline pari al 6,92% contratto durante la gestione dell’era Fitto». «In Puglia - aggiunge Vendola - in realtà non siamo di fronte alla scelta di abbassare la tariffa del 7% e di conseguenza gli investimenti perché quella remunerazione non è utilizzata, come dovrebbe, per gli stessi investimenti, ma rappresenta la copertura di un debito e quindi dal punto di vista finanziario un costo». Resta, però, il problema politico: perché queste cose non sono state spiegate agli utenti prima del referendum? Lapidaria la risposta di Vendola: «Nessuno me le ha chieste». Né erano scritte nel quesito.

venerdì 24 giugno 2011

Il PGT? un buon PGT...

di seguito una dichiarazione rilasciata per un articolo riguardante il PGT di Crema, approvato nella seduta del 16 giugno scorso.

"Con l'approvazione del piano di governo del territorio, la maggioranza che governa il comune di Crema ha finalmente dotato la città di uno strumento importante su cui basare il futuro sviluppo urbanistico, e non solo. Un documento che ha ricevuto il convinto voto favorevole da parte della Lega Nord per via della condivisione delle linee guida in esso contenute, nonché per i paletti confacenti ad uno sviluppo armonico con l'ambiente circostante; un documento cui il mio movimento ha dato il proprio contributo in termini di idee e principi che sono state fatte proprie dalla maggioranza del consiglio comunale come ad esempio la preferenza per il tracciato basso per il prolungamento della gronda nord rispetto ad ipotesi di tangenziali dall'impatto sicuramente maggiore e dai benefici per la viabilità tutti da dimostrare, oppure l'inserimento di norme per stoppare il facile insediamento di moschee.
Una scelta, quella del tracciato basso, ribadita dal consiglio (con il voto unanime del gruppo Pdl) con la sonora bocciatura di una osservazione mirante a introdurre un percorso diverso.

Tra le tante osservazioni respinte voglio menzionare con particolare piacere quelle miranti ad aumentare le colate di cemento da riversare nelle assai note aree dismesse presenti in città; leggere di imprenditori che si lamentano perché il pgt della destra riduce i metri cubi di cemento rispetto al prg approvato dalla sinistra nel 2004 è sintomatico di come i preconcetti che si portano sulle spalle le diverse parti politiche spesso non trovano fondamento nella realtà.

La sinistra afferma che il pgt approvato coprirà di cemento la città (non mi pare che negli anni dell'amministrazione Ceravolo i muratori passassero le giornate ad annoiarsi al bar), i costruttori accusano lo stesso documento di aver diminuito per loro la possibilità di cementificare."

sabato 18 giugno 2011

SPL | Season 2011/2012 | Celtic's Match

data
avversario
orario
home / away
23/07/2011
Hibernian
15.00
A
06/08/2011
Aberdeen
15.00
A
13/08/2011
Dundee Utd
15.00
H
21/08/2011
St Johnstone
15.00
H
28/08/2011
St Mirren
15.00
A
10/09/2011
Motherwell
15.00
H
17/09/2011
Rangers
15.00
A
24/09/2011
Inverness CT
15.00
H
01/10/2011
Heart of Midlothian
15.00
A
15/10/2011
Kilmarnock
15.00
A
22/10/2011
Aberdeen
15.00
H
29/10/2011
Hibernian
15.00
H
05/11/2011
Motherwell
15.00
A
19/11/2011
Inverness CT
15.00
A
26/11/2011
St Mirren
15.00
H
03/12/2011
Dundee Utd
15.00
A
10/12/2011
Heart of Midlothian
15.00
H
17/12/2011
St Johnstone
15.00
A
24/12/2011
Kilmarnock
15.00
H
28/12/2011
Rangers
19.45
H
02/01/2012
Dunfermline Athletic
15.00
A
14/01/2012
Dundee Utd
15.00
H
21/01/2012
St Mirren
15.00
A
28/01/2012
Heart of Midlothian
15.00
A
11/02/2012
Inverness CT
15.00
H
18/02/2012
Hibernian
15.00
A
25/02/2012
Motherwell
15.00
H
03/03/2012
Aberdeen
15.00
A
17/03/2012
Dunfermline Athletic
15.00
H
24/03/2012
Rangers
15.00
A
31/03/2012
St Johnstone
15.00
H
07/04/2012
Kilmarnock
15.00
A

giovedì 26 maggio 2011

Scottish FA Cup | FINAL | Motherwell 0 - 3 Celtic

Celtic claimed their 35th Scottish Cup with a comfortable victory against Motherwell at a rain-soaked Hampden.
Saturday, 21 May 2011

Scottish Cup

Motherwell 0-3 Celtic

Ki Sung-Yeung 32 (Cel), Craigan (og) 76 (Mot), Mulgrew 88 (Cel)

martedì 17 maggio 2011

AMMINISTRATIVE 2011 - risultati & commento

Prima dei commenti un riepilogo con i dati delle elezioni amministrative nei principali comuni della provincia dove la Lega si è presentata.

 
PALAZZO PIGNANO (uscente Ginelli civica)
  40,2 % Bertoni (Lega + Civica)
  31,4 % Ginelli (Civica)
  28,4 % Dessuki (Civica)

 
PIANENGO (uscente Baronchelli PD)
  56,0 % Cernuschi (PD)
  44,0 % Previtali (Lega + Pdl)

 
PIZZIGHETTONE (uscente Bernocchi PD)
  45,1 % Bianchi (Lega + Pdl)
  40,2 % Bernocchi (PD)
  11,9 % Pesenti (UDC)

 
RIVOLTA D'ADDA (uscente Grillotti Pdl)
  53,2 % Calvi (PD)
  36,3 % Cremascoli (Lega + Pdl)
  10,3 % Melini (SEL)

 
SORESINA (uscente Armelloni UDC)
  40,6 % Monfrini (Lega + Pdl)
  38,8 % Ghirri (PD)
  20,6 % Maggi (Civica)

 
SPINO D'ADDA (uscente Rancati PD)
  57,8 % Riccoboni (Lega + Pdl)
  42,2 % Rancati (PD)

 
Riepilogando:
  • Lega + Pdl = 3 (+1)
  • PD = 2 (-1)
  • Lega + Civica = 1 (+1) n.d.r. il Pdl non ha presentato una sua lista.
Analizzando i dati riportati mi soggiungono alcune considerazioni:

  1. Il CentroDestra Cremasco Cremonese gode di buona salute, soprattutto rispetto ai risultati delle amministrative di altri territori, e lo dimostrano la conferma di Soresina e l'aver strappato alla sinistra Spino e Pizzighettone, oltre che al buon risultato di Pianengo dove il "margine" a favore della lista uscente si è ridotto.
  2. I magri risultati, specie sul cremonese, delle liste solitarie della Lega, soprattutto confrontati con i risultati di coalizione, sono un segnale di come l'alleanza con il Pdl sia ancora strategica per governare le nostre amministrazioni locali.
  3. Sulla sconfitta di Rivolta d'Adda con ogni probabilità hanno pesato, oltre a scelte amministrative che sono risultate sbagliate agli occhi dell'elettorato, anche e ritengo soprattutto la scomparsa di una figura carismatica come il compianto Senatore Grillotti. Un vuoto difficile da colmare anche per una buona squadra di amministratori e candidati che hanno formato la lista di centrodestra.
  4. Il risultato di Palazzo non deve a mio avviso essere interpretato come un dato "rivoluzionario" rispetto al passato in quanto da un confronto con i dati delle elezioni precedenti emerge che i flussi di voti non si sono spostati di molto come invece avvenuto ad esempio a Spino e Rivolta. Ecco il dettaglio del confronto tra i dati 2011 e quelli 2006:
  • LISTA GINELLI 31,4% contro il 34,5% per un -3,1 %
  • LISTA di SINISTRA 28,4% contro il 27,3 per un + 1,1%
  • LISTA LEGA+CIVICA 40,2% contro il 22,9% del 2006 per un +17,3%, un dato però fuorviante in quanto nel 2006 era presente una lista formata da FI e AN che raccolse il 15,3%. un bacino di elettori di centrodestra che orfani del proprio partito di riferimento si sono riversati sul candidato espresse dal partito loro alleato a livello locale, provinciale, regionale e nazionale. Questa variante importante, oltre ad un candidato migliore rispetto a quello di 5 anni fà è all'origine della vittoria della civica sostenuta dalla Lega.

domenica 15 maggio 2011

un partito !?! in offerta...

immagine tratta dal sito ufficiale dei finiani...
secondo voci di corridoio, ben informate, la prossima offerta riguarderà una "casa vacanze" sita in un noto principato...

venerdì 29 aprile 2011

LIBIA. Ha ragione la Lega, è un intervento sballato dall’inizio

articolo di Fausto Biloslavo tratto dal sito www.ilgiornale.it

Sull’incerta e confusa guerra in Libia la Lega ha ragione, anche se ciurla nel manico per interessi di bottega. Non sono certo un pacifista, ma l’avventura dell’Italia nel conflitto libico è apparsa sballata fin dall’inizio. Una «guerra» parallela della propaganda e della disinformazione ha influenzato la percezione della realtà sul terreno. Il colonnello Gheddafi era stato dato per spacciato, ma poi ci siamo resi conto di aver venduto la pelle dell’orso troppo presto.
Sbagliavamo ad accoglierlo a Roma, come se fosse la Madonna pellegrina del Nord Africa e abbiamo sbagliato dopo a mollarlo dalla sera alla mattina. Prima delle bombe potevamo almeno giocare la carta dell’ultima ora con un blitz del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sotto la tenda da beduino per convincere Gheddafi a trovare una soluzione indolore, in nome della vecchia amicizia. Il Colonnello poteva anche non sentir ragioni, ma l’Italia ci faceva un figurone. Ed il governo avrebbe potuto ulteriormente «giustificare» un intervento ben poco sentito dall’opinione pubblica.
Inutile girarci attorno: «Questa è una guerra che quasi nessuno voleva e noi meno di tutti. Gli americani si sono sfilati e l’Italia prima ha concesso un dito, poi una mano e adesso bombardiamo come gli altri. Speriamo almeno che da questo guazzabuglio riemergano i nostri interessi nazionali». Non lo dice Gino Strada, ma il generale Mario Arpino, ex capo di Stato maggiore della Difesa.
Al momento il risultato è che i rubinetti del gas verso l’Italia sono chiusi e le concessioni petrolifere dell’Eni nella Sirte rimangono a rischio, perchè nella zona corre la linea del fronte. Non solo: Gheddafi ha aperto i cancelli ai clandestini diretti a Lampedusa. Il Colonnello è ancora al potere e controlla metà del Paese, a parte Misurata sotto assedio e qualche altro focolaio. Per non parlare dei 700 milioni di euro che secondo la Lega ci costerebbe questa imprevedibile guerra. Una cifra probabilmente esagerata, ma in tempi di crisi e con diecimila soldati impegnati all’estero, un altro conflitto proprio non ci serviva.
Dopo i radar ci siamo impegnati a colpire anche carri armati, caserme, arsenali per non far meno degli alleati. Qualcuno dovrà spiegarci perchè possiamo bombardare i militari libici e non i talebani in Afghanistan, ben più tagliagole, dove i nostri caccia fanno solo fotografie. Oppure secondo quale logica colpiamo la Libia, ma non la Siria dove il regime sta massacrando il proprio popolo, come Gheddafi a Misurata.
E non ci vengano a dire che da una parte ci sono solo i fan del colonnello, tutti cattivi o sanguinari e dall’altra i buoni, esempio di democrazia. Il capo politico dei ribelli e quello militare erano rispettivamente ministro della Giustizia e dell’Interno di Gheddafi fino all’altro giorno. A Derna e Al Baida gli ex prigionieri di Guantanamo ed i veterani della guerra santa in Irak sono in prima fila contro il regime.
Il colonnello, dopo 42 anni al potere, ha fatto il suo tempo ed ora che siamo in ballo dobbiamo ballare fino in fondo, ma forse era meglio restare neutrali come la Germania.

www.faustobiloslavo.eu

giovedì 28 aprile 2011

MOZIONE, Un treno diretto Crema-Milano

Su proposta di Matteo Piloni, ho condiviso e sottoscritto la seguente mozione presentata in Consiglio Comunale a Crema



Progetto per un treno diretto Crema-Milano

Premesso:

• Che una delle priorità del nostro territorio riguarda senza dubbio la mobilità su ferro;
• Che il territorio di Crema esprime da tempo un’esigenza di miglioramento e potenziamento delle modalità di accesso al capoluogo milanese a vantaggio specifico della mobilità delle persone;
• Che il bacino cremasco che presenta un significativo potenziale di domanda di trasporto di oltre 85.000 abitanti, attualmente è connesso all’area milanese grazie ad un’offerta cadenzata sulla linea ferroviaria Cremona – Crema – Treviglio, associata al nodo ferroviario di Treviglio al quale afferiscono le relazioni regionali (treni R e RV) e suburbane (linee S5 e S6);
• Che il consiglio comunale di Crema, attraverso mozione , interpellanze e comunicazioni, ha sempre ritenuto una priorità ogni azione volta al miglioramento del pendolarismo e del trasporto su ferro;

Preso atto che

• attraverso uno studio elaborato dalle società Transplan e LDM Italia, è indicato come possibile la realizzazione di un prolungamento delle linee suburbane S da Treviglio a Crema oppure Cremona e il prolungamento veloce del servizio della linea Cremona – Treviglio fino a Milano;

il Consiglio Comunale di Crema

INVITA Il Sindaco

a fare proprio questo progetto invitando la Regione Lombardia e la Provincia di Cremona ad attivarsi al più presto per prendere in esame lo studio ai fini di una sua realizzazione.

I consiglieri comunali

Matteo Piloni
Bruno Bruttomesso
Antonio Agazzi
Matteo Soccini
Emilio Guerini
Gianemilio Ardigò
Stefania Bonaldi
Luigi Doldi
Claudio Ceravolo
Roberto Branchi
Agostino Guerci
Felice Lopopolo
Franco Bordo
Gianni Risari
Martino Boschiroli
Francesco Martelli

lunedì 25 aprile 2011

25 APRILE. Speriamo che Pasqua ci salvi dalla retorica

di seguito un commento, a firma Mario Cervi, pubblicato su "il Giornale" di ieri.
buona lettura.

Domani, 25 aprile, i quotidiani non saranno in edicola. Non lo saranno per il fatto che oggi, domenica di Pasqua, rimarranno chiuse sia le redazioni sia le tipografie. L’assenza della carta stampata dipenderà dunque da un banale meccanismo burocratico, privo d’ogni altro significato. Eppure a quel meccanismo io sono tentato d’attribuire una connotazione provvidenziale. Nel giorno della Liberazione saremo liberati anche dai molti pensosi e fervorosi commenti che di solito l’accompagnavano. Deo gratias.
Obietterete che la pausa non colpirà la televisione, strumento d’informazione e d’indottrinamento ben più potente dei fogli cui noi giornalisti all’antica collaboriamo. Sì, la televisione riverserà sugli italiani la prevedibile, massiccia dose di cerimonie, di cortei, di discorsi ufficiali improntati al ricordo solenne, di appelli resistenziali intrisi d’antifascismo puro e duro. Ma si tratterà d’immagini fuggevoli e di parole, tante parole. Lo scritto - concedeteci questo orgoglio minoritario - è altra cosa. Rimane, può essere non solo letto ma riletto, richiede argomentazioni non sommarie. Apprezzo in generale queste caratteristiche della parola scritta nei confronti della parola detta. Ma nel caso specifico del 25 aprile, lo ripeto, l’intervallo casuale di domani va iscritto secondo me tra gli eventi fausti di questa stagione concitata.
Tanto per cominciare ci sarà risparmiata - salvo anticipazioni furbette - l’alluvione d’inchiostro celebrativo in cui tante penne vengono intinte quando si tratta di rammentare, pensateci un po’, l’epilogo d’una guerra perduta. Perché l’Italia l’ha senza dubbio perduta la seconda guerra mondiale, e i camuffamenti nei quali siamo da secoli specialisti non possono alterare questa verità. I veri vincitori brindano più tardi, il loro riferimento temporale è a quando la Germania nazista depose definitivamente le armi. L’Italia precede quei pigri, e inneggia non tanto agli angloamericani che avevano messo in rotta-tardi e male per essere sinceri - le stremate forze tedesche, quanto ai partigiani. I quali rivendicarono il merito d’essere stati loro gli autentici liberatori, irrompendo in città e borgate quando il fascismo in effetti era defunto, l’esercito hitleriano non esisteva più, e nel bunker di Berlino stava per scoccare l’ora del suicidio collettivo. Sì, l’immane strage che aveva insanguinato l’Europa era ufficialmente finita (lasciando tuttavia strascichi angosciosi sia in Italia, con le mattanze di fascisti e pseudofascisti, con le foibe, con le mutilazioni territoriali: sia in Germania, con la sorte atroce delle popolazioni cacciate dalle loro terre e inseguite da avanguardie spietate dell’Armata Rossa). Si ricominciava, dal fondo. Era legittimo un respiro di sollievo per la pace recuperata. Erano a mio avviso eccessivi - ed eccessivi rimangono - i gridi di trionfo lanciati da troppi che non molti mesi prima indossavano la camicia nera (e dai loro figli e nipoti).
Sono queste notazioni perplesse. Non offensive, anzi rispettose e ammirative verso chi s’è battuto con coraggio, e ancor più verso chi ha sacrificato la vita. Ma notazioni immuni dalla retorica che invece in innumerevoli testi imperversa. E che pretende di nobilitare perfino autentiche infamie e oscenità, come l’esposizione dei corpi di Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi in piazzale Loreto.
Un altro motivo mi fa accettare di buon grado, e direi con riconoscenza, il silenzio stampa. Da molti anni a questa parte la Liberazione viene associata, in maniera implicita o esplicita, a battaglie antigovernative. Lo fece il Pci, appropriandosi del 25 aprile, quando al potere erano i democristiani. Lo hanno fatto i successori del Pci, malconci per le sberle della storia ma ancora decisi a rivendicare il monopolio ideologico e piazzaiolo della data fatidica. La rivendicazione è diventata arrogante dopo che Berlusconi-un bambino al tempo della Liberazione - ha fatto irruzione nella politica italiana.
Mi considero immune da ogni tipo di nostalgia fascista (sia del fascismo «normale» sia del fascismo di Salò). Alcuni lettori m’hanno rimproverato, al riguardo, un’eccessiva virulenza antimussoliniana. Se è una colpa, non esito a farmene carico. Ma i collegamenti che qualcuno vuole stabilire tra il centrodestra del terzo millennio e la marcia su Roma, le presunte contiguità tra i padani e le squadracce nere o le svastiche, la pretesa di certa sinistra - tuttora - d’avere una purezza salvifica grazie alla quale l’Italia sarebbe stata redenta se non avesse compiuto l’errore di preferire De Gasperi a Togliatti, mi sembrano proprio roba fuori corso. Roba che pure trovava posto, il 25 aprile soprattutto nei quotidiani, dove si può ampiamente elaborare. Almeno per una volta l’abbiamo scampata.