domenica 19 febbraio 2017

Crema2017 | "un gesto di normalità che diviene eccezionalità" solo in questo paese però...


Il gesto (apprezzabile e meritevole di rispetto) sono le dimissioni dal Cda di SCRP di Rossella Spada l'indomani della scesa in campo del marito Enrico Zucchi per le comunali di Crema della prossima primavera.
 

Un fatto che in ogni moderna ed evoluta democrazia non farebbe notizia, ma in quell'espressione geografica chiamata Italia diviene tema tale da ricevere un interesse particolare, specie nel momento in cui, come scrive La Provincia di oggi, nell'altro campo si "scopre" (invero come l'acqua calda) un certo "collateralismo" tra esponenti di società pubbliche, associazioni di rappresentanza economica, sindacati e la sinistra.

Nulla di nuovo sotto il sole, chiunque ha masticato un po' di politica e amministrazione pubblica di questi rapporti ne ha visti a decine.
Esecrabili? Inopportuni? Francamente non mi sento di giudicare, salvo quando si usano società pubbliche per organizzare eventi politici chiaramente di parte, e in questa città ne ho visti troppi...


Questo, quantomeno per le associazioni e i sindacati spetta ai loro associati e tesserati, mentre per le società pubbliche a parlare dovrebbero essere i soci (i sindaci nel caso di SCRP). Quanto ai cittadini, se proprio vogliono farlo, la cabina elettorale è il luogo ideale...

sabato 18 febbraio 2017

‪Mestér Cremàsch‬ | Viale Repubblica...


Quando, seppur con tutte le buone intenzioni, si rivoluziona una parte importante della città senza però valutare tutte le implicazioni di tale intervento comporta il rischio che i problemi superino gli effetti positivi è sempre dietro l'angolo.

Questa non è certo "buona amministrazione", basta ricordare la pantomima sulla nuova viabilità di Porta Ombriano, con cambi di sensi unici, inversioni e giravolte...

giovedì 16 febbraio 2017

COMUNISTI contro la MOSCHEA a CREMA!


Certo che ogni giorno l'avvicinamento a #Crema2017 diviene sempre più spassoso...
Adesso saltano pure fuori i comunisti che non vogliono la moschea !?!?


Magari domattina, pur di apparire, leggeremo del democratico cattolico favorevole alle unioni civili e il neonazionalista che cerca una sistemazione accogliente ai profughi / migranti / clandestini...

domenica 12 febbraio 2017

MILANO, lo sguardo in Europa nonostante l’Italia “palla al piede”

La città è in trasformazione, sta diventando un hub della conoscenza e della creatività. Ma anche le élite stanno cambiando, nella loro composizione, nei settori della vita economica che le esprimono e anche nei valori che le animano.
Questo l'incipit di un articolo puibblicato sul Corriere della Sera firmato da Dario Di Vico, dedicato all'evoluzione continua del capoluogo lombardo e la sua "distanza" rispetto al resto del paese. Una lontananza sempre più marcata che se da un lato porta il Presidente del Consiglio Renzi a invitare Milano a trascinare il resto del paese, non può da un altro portare ancora in primo piano una annosa "questione", vale a dire quella "settentrionale", fatta di un territorio nel suo complesso dinamico e produttivo che vede certo in Milano la sua vetrina e porta verso l'Europa e il mondo, ma senza il quale la stessa capitale meneghina non potrebbe ricoprire questo ruolo.
In quest'ottica bene ha fatto il Presidente della Regione Lombardia Maroni nel richiamare Renzi, all'indomani della firma del "Patto per Milano", ad allargare lo sguardo su tutto il resto della regione proponendo un "Patto per la Lombardia". Una Regione che da sola vale, è bene ricordarlo, il 20% e oltre di tutta la richcezza prodotta in Italia.
Tornando all'articolo del Corsera vi si legge tra l'altro:
Quanto dista Milano dal resto d’Italia? Tanto, viene da rispondere e la stessa percezione la deve aver avuta ieri il premier Matteo Renzi dopo aver ascoltato in Assolombarda la relazione di Gianfelice Rocca.
Il guaio è che mentre si riduceva il gap tra Milano e le Londra, le Parigi, le Francoforte, si andava ampliando quello tra la città di Ambrogio e il resto dell’Italia. Il motivo è doppio: da una parte Milano si è messa a correre ma dall’altra il Paese — preso nella sua media — non solo non ha fatto altrettanto ma nel complesso è rimasto fermo.
E ancora:
Sia chiaro, la straordinaria ripartenza di Milano ha sorpreso tutti, non siamo ancora riusciti a ricostruirne molti dei passaggi che l’hanno resa possibile, la chiave del mutamento però non sembra proprio risiedere dentro la dimensione politica. Anzi. È il grado di apertura internazionale della città, la capacità delle sue classi dirigenti di essere dentro le reti globali delle competenze che paiono averle permesso non solo di attraversare i sette anni difficili della Grande Crisi ma addirittura di uscirne più forte e motivata.
In ultimo una domanda si pone Di Vico:
E così una domanda è rimasta inevasa e ha a che fare anch’essa con la grande distanza che separa Milano e il resto d’Italia. Non pensa il premier che questo gap si sia allargato anche per responsabilità di una politica economica à la carte che passando dalle leggi di Stabilità a quelle di Bilancio ha prodotto molte misure e poche certezze?
La domanda è rivolta direttamente a Renzi ed a lui l'onere della risposta. Ma un'altra la vogliamo fare noi: Per quanto tempo ancora, Milano e tutto il Nord, dovranno trainare i vagoni fatiscenti della buorcrazia romana e dell'arretratezza del mezzogiorno con tutte le sue clientele e sprechi prima di cedere sotto questo peso insostenibile? La "Questione Settentrionale" è ancora aperta come testimonia, anche più di prima e magari involontariamente, l'articolo che abbiamo citato. Dare le risposte adeguate per chiuderla è un imperativo delle classi dirigenti delle regioni della Valle del Po.