sabato 26 luglio 2014

FOOTBALL | nel calcio c'è odore di (ta)vecchio

Dopo la dichiarazione di Carlo Tavecchio, rilasciata durante il suo discorso col quale ha formalizzato la sua candidatura alla presidenza della Federcalcio, sui giocatori stranieri che giocano nei campionati italiani («L’Inghilterra- ha detto- rispetto a noi è un’altra cosa: individua dei soggetti che possono entrare in base alla loro professionalità. Da noi invece arriva «Opti Pobà», che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio».), e le polemiche che stanno montando in rete ed anche in parlamento, ripropongo di seguito un post che avevo pubblicato su Facebook lo scorso 15 luglio:
da www.sussurrandom.it apprendiamo che un certo "calciofilo di razza" sostiene nella corsa alla presidenza della Federcalcio il numero uno dei dilettanti Carlo Tavecchio.
Ma chi è questo Tavecchio ? ? ?
Grazie ad Aldo Grasso, che gli ha dedicato un articolo sul numero di Sette uscito venerdì 11 luglio, apprendiamo che:

"L'ottobre scorso, un'interrogazione parlamentare ha svelato il curriculum giudiziario
di Tavecchio: «Condanna a 4 mesi di reclusione nel '90 per falsità in titolo di credito continuato in concorso, 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel '94 per evasione fiscale e dell'Iva, 3 mesi di esclusione nel '96 per omissione versamento di ritenute previdenziali e assicurative, 3 mesi di reclusione nel '98 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d'ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, più multe complessive per oltre 7000 euro»."
 a buon intenditore...

sabato 19 luglio 2014

La "NOSTRA" Lega

Caro Matteo,

stamane, nelle varie pagine social del movimento, ho trovato questa immagine tratta dalla prima pagina de "la Padania" in edicola oggi il cui titolo mi ha fatto storcere il naso... 
per quale motivo ??? semplice, perché la Lega non è tua, come non lo era di Maroni fino al congresso dello scorso dicembre e neppure di Bossi prima ancora.

In tutta sincerità avrei preferito leggere questo virgolettato "la NOSTRA Lega", perché così deve essere il Movimento, NOSTRO! di NOI MILITANTI!
Con questo non voglio certo muovere critiche pretestuose ad una frase che non penso rifletta il tuo pensiero, ma anche semplici parole hanno a volte un peso importante.

Troppo spesso in passato, e purtroppo anche oggi da parte di qualcuno, ho sentito parlare della Lega come di un movimento mio, tuo, suo, di quelli, ecc. 
Poche volte il termine NOSTRA, riferito alla Lega, è risuonato nei discorsi e nelle dichiarazioni, come nei fatti concreti.

Attenzione però, questo non significa che tutti i MILITANTI possano affermare che la Lega è anche loro...

Possono dire LA NOSTRA LEGA...

quelli che nel gennaio del 2012 erano in un teatro di Varese a manifestare apertamente il proprio sostegno a Roberto Maroni contro il bavaglio che qualche bustocco voleva imporgli, non certo quelli che il bavaglio lo giustificavano anche dalle nostre parti, perfino sulla stampa locale.

quelli che, esclusi dalla lista per le amministrative del proprio comune (nonostante consiglieri uscenti), hanno lavorato in silenzio per permettere che la lista fosse presentata, non quelli che escludono perché non la si pensa come loro.

quelli che parlano e rispettano i giornalisti conoscendo bene il loro ruolo, non quelli che si fanno dettare la linea politica dagli stessi con il solo risultato di spaccare il movimento e portare al successo elettorale la sinistra.

quelli che, prendendo in corsa il compito di presentare la lista "Maroni Presidente" si sbattono a raccogliere in tutta fretta le firme necessarie, non certi segretari di sezione che di firme ne raccolgono ZERO (nemmeno la loro di firma hanno messo in calce alla lista).

quelli che organizzano un evento di beneficenza e far vivere la memoria di un grande Militante scomparso, non quelli che spacciano per feste della Lega cene in ristoranti i cui proprietari è risaputo essere legati a Forza Italia.

quelli che vedendo sedi sporche e in disordine se ne vergognano e prendono stracci e scopa per pulire e ordinare, non quelli che se ne fregano...

quelli che (cremaschi) non hanno problemi a sedersi allo stesso tavolo con cremonesi e casalaschi per parlare dei problemi della provincia, non quelli che alzano steccati per difendere il proprio orticello di potere (peraltro insignificante).

quelli che passano le serate a ragionare di eventi e campagne politiche per l'autunno, non quelli che al massimo fanno l'elenco delle feste cui andare.

quelli che le campagne elettorali le fanno sempre e comunque, non quelli che organizzano gazebo fantasma.

quelli che rispettano l'autonomia ed il lavoro delle sezioni, non quelli che si intromettono in cose che non li riguardano chiedendo di votare per comunisti.

quelli che... ecc, ecc, ecc... l'elenco sarebbe lunghissimo, ma penso che quanto scritto possa bastare.

qualcuno potrebbe contestare che la Lega "è anche" degli "altri" militanti il cui pessimo esempio ho citato e forse è vero.

peccato che con questi ultimi una Lega forte e proiettata al futuro faccio fatica a vederla...

domenica 13 luglio 2014

IDEE & RIFLESSIONI | #sinistra e #immigrazione

"La sinistra, e Renzi non fa eccezione, non ha mai voluto distinguere in modo netto - e mandando al mondo messaggi inequivocabili su questo punto - fra l’aiuto ai profughi che scappano dalle guerre e l’accoglienza agli immigrati che scappano dalla povertà. Non c’è mai stata, in fondo, troppa differenza fra il messaggio della laicissima sinistra e quello di molti esponenti della Chiesa cattolica. Si pensi a come si è affrettata la sinistra renziana a cancellare il reato di clandestinità.

È anche per questo che non è oggi possibile una politica europea dell’immigrazione. Le altre forze politiche europee, sinistre incluse, devono sempre, in questa materia, tenere d’occhio l’interesse nazionale (si ricordi con quanta durezza i socialisti spagnoli, quando erano al potere, respingevano i clandestini). La sinistra italiana, invece, è a-nazionale, portatrice di confuse aspirazioni cosmopolite, a loro volta eredità o cascami di antichi e più strutturati internazionalismi ideologici. È una sinistra che oggi potremmo definire francescana, costitutivamente incapace di tracciare una linea di confine fra «noi» e «loro» (e di ragionare quindi in termini di interesse nazionale), incapace di stabilire quanti e quali: quanti immigrati accettare, con quali caratteristiche professionali. L’idea implicita è che sono tutti figli di Dio e che fra i figli di Dio non si discrimina.

Senza contare, dell’immigrazione, un risvolto o un sottoprodotto assai inquietante e rispetto al quale la politica non potrà continuare a lungo a nascondere la testa sotto la sabbia: i califfati attuali e prossimi venturi avvicinano, anno dopo anno, il momento in cui la jihad , la guerra santa islamica, incendierà anche i territori europei, Italia inclusa."


passaggio tratto dall'editoriale "due argomenti ancora tabù" di Angelo Panebianco e pubblicato sul Corriere della Sera di oggi.

Di seguito il link cui trovare l'articolo: http://www.corriere.it/editoriali/14_luglio_13/due-argomenti-ancora-tabu-b71c241e-0a59-11e4-b9f9-15449e4acf0d.shtml

venerdì 4 luglio 2014

IDEE & RIFLESSIONI | l'Europa che noi vogliamo

In un epoca ormai orfana di persone in grado di elaborare un pensiero politico degno di questo nome è quantomai importante ricercare nel passato dei riferimenti certi e profondi che sappiano sempre indicare la strada giusta da percorrere.
Una di queste persone è sicuramente Bruno Salvadori, sincero amante dell'autonomismo prematuramente scomparso, di cui propongo di seguito uno scritto sull'Europa che definire "attuale" è alquanto riduttivo.

L’EUROPA CHE NOI VOGLIAMO

L'Europa unita, un sogno che ha infiammato intere generazioni di poeti, di filosofi, di storici, di uomini politici; un mito che avanza lentamente verso la sua realizzazione, sia in forma diretta e positiva, sia attraverso percorsi difficili e contraddittori.

Anche noi siamo europeisti, come tutti d'altronde. Ma appena ci si mette a discutere sulla forma, sulla funzione e sugli obiettivi di Questa Europa, emergono difficoltà e differenze. Ognuno ha le sue idee, anche noi abbiamo le nostre, condivise da molti altri popoli sparsi per l'Europa di oggi.

Noi non vogliamo un’Europa sottomessa economicamente, politicamente e militarmente ad una potenza mondiale, sia essa uno stato come lo abbiamo sempre conosciuto oppure l’establishment finanziario composto da banche e istituti finanziari mondiali, quindi, per questo esposta alle fantasie di qualche "'capo" che ne ignora addirittura la storia e la personalità.
Noi non vogliamo un’Europa degli Stati e delle banche come sono oggi costituiti, perché questo significherebbe perpetuare le divisioni attuali e distruggere il patrimonio culturale e storico di ogni comunità di base che forma la NOSTRA EUROPA.
  
La NOSTRA EUROPA

Allora, non può essere altro che un’Europa dei Popoli che tenga conto non di aride linee di demarcazione, non degli assurdi confini che separano popoli con la stessa cultura, la stessa lingua, la stessa storia, ma che consideri le diverse caratteristiche etniche dei suoi abitanti come base fondamentale della sua stessa esistenza. Ciò vuol dire che non vogliamo un massiccio inquadramento in schemi uguali per tutti, ma al contrario, una "UNITA’ NELLA DIVERSITÀ’" che permetta a tutti di lavorare e vivere nell'ambiente che egli ha contribuito a creare e che è stato il modello di vita e di sviluppo per una lunga serie di generazioni. Le drammatiche esperienze del triste periodo fascista, nazista e comunista, devono insegnarci che è impossibile sopprimere un popolo con la violenza e l'inganno o con le potentissime armi della burocrazia e della politica.

La lotta che moltissimi popoli devono affrontare ancora oggi per difendere la loro esistenza, deve sostenerci moralmente. Non siamo soli a resistere al continuo, sistematico tentativo di distruggere, poco a poco, il nostro patrimonio storico, al quale dobbiamo questa autonomia mutilata della  quale fruiamo, in qualche modo.
Queste considerazioni devono convincerci della necessità di esprimere e di proporre anche noi un concetto di Europa alla quale possiamo attribuire una qualunque denominazione (Europa dei Popoli, delle etnie, delle comunità, ecc ...) ma che deve essere una cosa concreta, sentita. Che possa trasmettersi dai popoli ai dirigenti e che non corrisponda soltanto a una convergenza d’interessi economici e politici gestiti da un vertice.

Per fare tutto ciò bisogna lasciar liberi o liberare i veri popoli. Cioè quei popoli che non possono essere divisi né dalle montagne né da altre linee di frontiera. Quelli che hanno la stessa origine. La stessa storia, la stessa lingua, le stesse tradizioni, quelli che oggi sono divisi a causa delle assurde guerre del passato e dei compromessi politici che ne furono la conseguenza.

Questa è la nostra idea di EUROPA... e questa sarà l'EUROPA di DOMANI se sapremo lottare esprimendo chiaramente la nostra idea unendoci, fin da ora, in un’azione comune a tutti quelli (e sono tantissimi!) che la pensano realmente come noi.