Proporre, in Italia ed in qualche altro paese di Europa, di abolire il "prefetto" sembra stravaganza degna di manicomio. Istituzione veneranda, venuta a noi dalla notte dei tempi, il prefetto è quasi sinonimo di governo e, lui scomparso, sembra non esistere più nulla.
Chi comanda e chi esegue fuor dalla capitale? Come opera l'amministrazione pubblica? In verità, il prefetto è una lue che fu inoculata nel corpo politico italiano da Napoleone. Gli antichi governi erano, prima della rivoluzione francese, assoluti solo di nome, e di fatto vincolati d'ogni parte, dai senati e dalle Camere dei conti o magistrati camerali, gelosissimi del loro potere di rifiutare la registrazione degli editti regi, che, se non registrati, non contavano nulla, dai corpi locali privilegiati, auto-eletti per cooptazione dei membri in carica, dai patti antichi di infeudazione, di dedizione e di annessione, dalle consuetudini immemorabili. Gli stati italiani governano entro i limiti posti dalle "libertà" locali, territoriali e professionali. Spesso "le libertà" municipali e regionali erano "privilegi" di ceti, di nobili, di corporazioni artigiane ed erano dannose all'universale.
Nella furia di strappare i privilegi, la rivoluzione francese distrusse, continuando l'opera iniziata dai Borboni, le libertà locali; e Napoleone, dittatore all'interno, amante dell'ordine, sospettoso, come tutti i tiranni, di ogni forza indipendente, spirituale o temporale, perfezionò l'opera. I governi restaurati trovarono comodo di non restaurare, se non di nome, gli antichi corpi limitatori e conservarono il prefetto napoleonico. L'Italia nuova, preoccupata di rinsaldare le membra disiecta degli antichi ex-stati in un corpo unico, immaginò che il federalismo fosse il nemico ed estese il sistema prefettizio anche a quelle parti d'Italia, come le province ex-austriache, nelle quali la lue erasi infiltrata con manifestazioni attenuate. Si credette di instaurare libertà e democrazia e si foggiò lo strumento della dittatura.
Democrazia e prefetto repugnano profondamente l'una all'altro. Né in Italia, né in Francia, né in Spagna, né in Prussia, si ebbe mai e non si avrà mai democrazia, finché esisterà il tipo di governo accentrato, del quale è simbolo il prefetto.
Coloro i quali parlano di democrazia e di costituente e di volontà popolare e di autodecisione e non si accorgono del prefetto, non sanno quel che si dicono. Elezioni, libertà di scelta dei rappresentanti, camere, parlamenti, costituenti, ministri responsabili sono una lugubre farsa nei paesi a governo accentrato del tipo napoleonico. Gli uomini di stato anglo-sassoni, i quali invitano i popoli europei a scegliersi la forma di governo da essi preferita, trasportano inconsciamente parole e pensieri propri dei loro paesi a paesi nei quali le medesime parole hanno un significato del tutto diverso.
Forse i soli europei del continente, i quali sentendo quelle parole le intendono nel loro significato vero sono, insieme con gli scandinavi, gli svizzeri; e questi non hanno nulla da imparare, perché quelle parole sentono profondamente da sette secoli. Essi sanno che la democrazia comincia dal comune, che è cosa dei cittadini, i quali non solo eleggono i loro consiglieri e sindaci o presidenti o borgomastri, ma da sé, senza intervento e tutela e comando di gente posta fuori del comune od a questo sovrapposta se lo amministrano, se lo mandano in malora o lo fanno prosperare.
L'auto-governo continua nel cantone, il quale è un vero stato, il quale da sé si fa le sue leggi, se le vota nel suo parlamento e le applica per mezzo dei propri consiglieri di stato, senza uopo di ottenere approvazioni da Berna; e Berna, ossia il governo federale, a sua volta, per le cose di sua competenza, ha un parlamento per deliberare le leggi sue proprie ed un consiglio federale per applicarle ed amministrarle. E tutti questi consessi ed i 25 cantoni e mezzi cantoni e la confederazione hanno così numerosissimi legislatori e centinaia di ministri, grossi e piccoli, tutti eletti, ognuno dei quali attende alle cose proprie, senza vedersi mai tra i piedi il prefetto, ossia la longa manus del ministro o governo più grosso, il quale insegni od ordini il modo di sbrigare le faccende proprie dei ministri più piccoli. Così pure si usa governare in Inghilterra; con altre formule di parrocchie, borghi, città, contee, regni e principati; così si fa negli Stati Uniti, nelle federazioni canadese, sudafricana, australiana e nella Nuova Zelanda. Nei paesi dove la democrazia non è una vana parola, la gente sbriga da sé le proprie faccende locali (che negli Stati Uniti si dicono anche statali), senza attendere il la od il permesso dal governo centrale.
Così si forma una classe politica numerosa, scelta per via di vagli ripetuti. Non è certo che il vaglio funzioni sempre a perfezione; ma prima di arrivare ad essere consigliere federale o nazionale in Svizzera, o di essere senatore o rappresentante nel congresso nord americano, bisogna essersi fatto conoscere per cariche coperte nei Cantoni o negli Stati; ed essersi guadagnato una qualche fama di esperto ed onesto amministratore. La classe politica non si forma da sé, né è creata dal fiat di una elezione generale. Ma si costituisce lentamente dal basso; per scelta fatta da gente che conosce personalmente le persone alle quali delega la amministrazione delle cose locali piccole; e poi via via quelle delle cose nazionali od inter-statali più grosse.
La classe politica non si forma tuttavia se l'eletto ad amministrare le cose municipali o provinciali o regionali non è pienamente responsabile per l'opera propria. Se qualcuno ha il potere di dare a lui ordini o di annullare il suo operato, l'eletto non è responsabile e non impara ad amministrare. Impara ad ubbidire, ad intrigare, a raccomandare, a cercare appoggio. Dove non esiste il governo di sé stessi e delle cose proprie, in che consiste la democrazia?
Finché esisterà in Italia il prefetto, la deliberazione e l'attuazione non spetteranno al consiglio municipale ed al sindaco, al consiglio provinciale ed al presidente; ma sempre e soltanto al governo centrale, a Roma; o, per parlar più concretamente, al ministro dell'interno. Costui è il vero padrone della vita amministrativa e politica dell'intero Stato. Attraverso i suoi organi distaccati, le prefetture, il governo centrale approva o non approva i bilanci comunali e provinciali, ordina l'iscrizione di spese di cui i cittadini farebbero a meno, cancella altre spese, ritarda l'approvazione ed intralcia il funzionamento dei corpi locali. Chi governa localmente di fatto non è né il sindaco ne il consiglio comunale o provinciale; ma il segretario municipale o provinciale. Non a caso egli è stato oramai attruppato tra i funzionari statali. Parve un sopruso della dittatura ed era la logica necessaria deduzione del sistema centralistico. Chi, se non un funzionario statale, può interpretare ed eseguire le leggi, i regolamenti, le circolari, i moduli i quali quotidianamente, attraverso le prefetture, arrivano a fasci da Roma per ordinare il modo di governare ogni più piccola faccenda locale? Se talun cittadino si informa del modo di sbrigare una pratica dipendente da una legge nuova, la risposta è: non sono ancora arrivate le istruzioni, non è ancora compilato il regolamento; lo si aspetta di giorno in giorno. A nessuno viene in mente del ministero, l'idea semplice che l'eletto locale ha il diritto e il dovere di interpretare lui la legge, salvo a rispondere dinnanzi agli elettori della interpretazione data? Che cosa fu e che cosa tornerà ad essere l' eletto del popolo in uno Stato burocratico accentrato? Non un legislatore, non un amministratore; ma un tale, il cui merito principale è di essere bene introdotto nei capoluoghi di provincia presso prefetti, consiglieri e segretari di prefettura, provveditori agli studi, intendenti di finanza, ed a Roma, presso i ministri, sotto-segretari di stato e, meglio e più, perché di fatto più potenti, presso direttori generali, capi-divisione, segretari, vice-segretari ed uscieri dei ministeri. Il malvezzo di non muovere la "pratica" senza una spinta, una raccomandazione non è recente né ha origine dal fascismo. E' antico ed è proprio del sistema. Come quel ministro francese, guardando l'orologio, diceva: a quest'ora, nella terza classe di tutti i licei di Francia, i professori spiegano la tal pagina di Cicerone; così si può dire di tutti gli ordini di scuole italiane. Pubbliche o private, elementari o medie od universitarie, tutto dipende da Roma: ordinamento, orari, tasse, nomine degli insegnanti, degli impiegati di segreteria, dei portieri e dei bidelli, ammissioni degli studenti, libri di testo, ordine degli esami, materie insegnate. I fascisti concessero per scherno l'autonomia alle università; ma era logico che nel sistema accentrato le università fossero, come subito ridiventarono, una branca ordinaria dell'amministrazione pubblica; ed era logico che prima del 1922 i deputati elevassero querele contro quelle che essi imprudentemente chiamarono le camorre dei professori di università, i quali erano riusciti, in mezzo secolo di sforzi perseveranti e di costumi anti-accentratori a poco a poco originati dal loro spirito di corpo, a togliere ai ministri ogni potere di scegliere e di trasferire gli insegnanti universitari e quindi ogni possibilità ai deputati di raccomandare e promuovere intriganti politici a cattedre. Agli occhi di un deputato uscito dal suffragio universale ed investito di una frazione della sovranità popolare, ogni resistenza di corpi autonomi, di enti locali, di sindaci decisi a far valere la volontà dei loro amministrati appariva camorra, sopruso o privilegio. La tirannia del centro, la onnipotenza del ministero, attraverso ai prefetti, si converte nella tirannia degli eletti al parlamento. Essi sanno di essere i ministri del domani, sanno che chi di loro diventerà ministro dell' interno, disporrà della leva di comando del paese; sanno che nessun presidente del consiglio può rinunciare ad essere ministro dell'interno se non vuol correre il pericolo di veder "farsi" le elezioni contro di lui dal collega al quale egli abbia avuto la dabbenaggine di abbandonare quel ministero, il quale dispone delle prefetture, delle questure e dei carabinieri; il quale comanda a centinaia di migliaia di funzionari piccoli e grossi, ed attraverso concessioni di sussidi, autorizzazioni di spese, favori di ogni specie adesca e minaccia sindaci, consiglieri, presidenti di opere pie e di enti morali. A volta a volta servo e tiranno dei funzionari che egli ha contribuito a far nominare con le sue raccomandazioni e dalla cui condiscendenza dipende l'esito delle pratiche dei suoi elettori, il deputato diventa un galoppino, il cui tempo più che dai lavori parlamentari è assorbito dalle corse per i ministeri e dallo scrivere lettere di raccomandazione per il sollecito disbrigo delle pratiche dei suoi elettori.
Perciò il delenda Carthago della democrazia liberale è: Via il prefetto! Via con tutti i suoi uffici e le sue dipendenze e le sue ramificazioni! Nulla deve più essere lasciato in piedi di questa macchina centralizzata; nemmeno lo stambugio del portiere. Se lasciamo sopravvivere il portiere, presto accanto a lui sorgerà una fungaia di baracche e di capanne che si trasformeranno nel vecchio aduggiante palazzo del governo. Il prefetto napoleonico se ne deve andare, con le radici, il tronco, i rami e le fronde. Per fortuna, di fatto oggi in Italia l'amministrazione centralizzata è scomparsa. Ha dimostrato di essere il nulla; uno strumento privo di vita propria, del quale il primo avventuriero capitato a buon tiro poteva impadronirsi per manovrarlo a suo piacimento. Non accadrà alcun male, se non ricostruiremo la macchina oramai guasta e marcia.
L'unità del paese non è data da prefetti e dai provveditori agli studi e dagli intendenti di finanza e dai segretari comunali e dalle circolari ed istruzioni ed autorizzazioni romane. L'unità del paese è fatta dagli italiani. Dagli italiani, i quali imparino, a proprie spese, commettendo spropositi, a governarsi da sè. La vera costituente non si fa in una elezione plebiscitaria, a fin di guerra.
Così si creano e si ricostituiscono le tirannie, siano esse di dittatori o di comitati di partiti. Chi vuole affidare il paese a qualche altro saltimbanco, lasci sopravvivere la macchina accentrata e si faccia da questa e dai comitati eleggere a costituente; chi vuole che gli italiani governino sé stessi, faccia invece subito i consigli municipali, unico corpo rimasto in vita, almeno come aspirazione profondamente sentita da tutti i cittadini; e dia agli eletti il potere di amministrare liberamente; di far bene e farsi rinnovare il mandato, di far male e farsi lapidare. Non si tema che i malversatori del denaro pubblico non paghino il fio,quando non possano scaricare su altri, sulla autorità tutoria, sul governo la colpa delle proprie malefatte. La classe politica si forma così: col provare e riprovare, attraverso a fallimenti ed ai successi. Sia che si conservi la provincia; sia che invece la si abolisca, perché ente artificioso, antistorico ed anti-economico e la si costituisca da parte con il distretto o collegio o vicinanza, unità più piccola, raggruppata attorno alla cittadina, al grosso borgo di mercato, dove convengono naturalmente per i loro interessi d'affari gli abitanti dei comuni dei dintorni, e dall'altra con la grande regione storica: Piemonte, Liguria, Lombardia, ecc.; sempre, alla pari del comune, il collegio regione dovrà amministrarsi da sé, formarsi i propri governanti elettivi, liberi di gestire le faccende proprie del comune, del collegio e della provincia, liberi di scegliere i propri funzionari e dipendenti, nel modo e con le garanzie che essi medesimi, legislatori sovrani nel loro campo, vorranno stabilire.
Si potrà discutere sui compiti da attribuire a questo o quell'altro ente sovrano; ed adopero a bella posta la parola sovranità e non autonomia, ad indicare che non solo nel campo internazionale, con la creazione dei vincoli federativi, ma anche nel campo nazionale con la creazione di corpi locali vivi di vita propria originaria non derivata dall'alto, urge distruggere l'idea funesta della sovranità assoluta dello Stato. Non temasi dalla distruzione alcun danno per l'unità nazionale.
L'accentramento napoleonico ha fatto le sue prove e queste sono state negative: una burocrazia pronta ad ubbidire ad ogni padrone, non radicata nel luogo, indifferente alle sorti degli amministrati; un ceto politico oggetto di dispregio, abbassato a cursore di anticamere prefettizie e ministeriali, prono a votare in favore di qualunque governo, se il voto poteva giovare ad accaparrare il favore della burocrazia poliziesca ed a premere sulle autorità locali nel giorno delle elezioni generali; una polizia, non collegata, come dovrebbe, esclusivamente con la magistratura inquirente e giudicante e con i carabinieri, ma diventa strumento di inquisizione politica e di giustizia "economica", ossia arbitraria.
L'arbitrio poliziesco erasi affievolito all'inizio del secolo; ma lo strumento era pronto; e, come già con Napoleone, ricominciarono a giungere al dittatore i rapporti quotidiani della polizia sugli atti e sui propositi di ogni cittadino sospetto; e si potranno di nuovo comporre, con quei fogli, se non li hanno bruciati prima, volumi di piccola e di grande storia di interesse appassionante. E quello strumento, pur guasto, è pronto, se non lo faremo diventare mero organo della giustizia per la prevenzione dei reati e la scoperta dei loro autori, a servire nuovi tiranni e nuovi comitati di salute pubblica.
Che cosa ha dato all'unità d'Italia quella armatura dello stato di polizia, preesistente, ricordiamolo bene al 1922? Nulla. Nel momento del pericolo è svanita e sono rimasti i cittadini inermi e soli. Oggi essi si attruppano in bande di amici, di conoscenti, di borghigiani; e li chiamano partigiani. E lo stato il quale si rifà spontaneamente. Lasciamolo riformarsi dal basso, come è sua natura.
Riconosciamo che nessun vincolo dura, nessuna unità è salda, se prima gli uomini i quali si conoscono ad uno ad uno non hanno costituito il comune; e di qui, risalendo di grado in grado, sino allo Stato. La distruzione della sovrastruttura napoleonica, che gli italiani non hanno amato mai, offre l'occasione unica di ricostruire lo Stato partendo dalle unità che tutti conosciamo ed amiamo: e sono la famiglia, il comune, la vicinanza e la regione. Così possederemo finalmente uno Stato vero e vivente.
(L'Italia e il secondo risorgimento, supplemento alla "Gazzetta ticinese", 17 luglio 1944, a firma "Junius ").
sabato 28 dicembre 2013
lunedì 23 dicembre 2013
PROVINCIA di CREMONA | la relazione programmatica al bilancio di previsione 2014
Il Bilancio di previsione per
l’anno 2014 riunisce gli interventi previsti a sostegno delle attività
produttive, del turismo e dell’innovazione.
Si
tratta di un programma articolato che contempla sia la realizzazione
d’iniziative proprie della Provincia che l’esercizio di funzioni trasferite e/o
delegate dallo Stato e dalla Regione Lombardia.
Anche
per il 2014 la parte preponderante dell’attività è finanziata da fondi
extra-provinciali: regionali, statali e comunitari.
Ciò
determina l’organizzazione del lavoro dell’assessorato che, per necessità, deve
rispondere ai vincoli posti dalle fonti di finanziamento.
Va, inoltre, ricordato come gli
ambiti d’intervento siano costantemente interessati da rilevanti cambiamenti
legislativi, amministrativi e organizzativi che richiedono una continua
attività di adeguamento.
Accanto
a questi fattori importanti per l’organizzazione e l’attività, ve n’è un altro
che si è imposto negli ultimi anni, vale a dire la pesante crisi
economico-produttiva che interessa anche la nostra provincia.
La
crisi produttiva continua ad avere importanti ripercussioni e, si ritiene, che
la situazione permarrà critica anche nel prossimo futuro. Tale difficile
situazione investe in modo rilevante l’intera attività.
La
Provincia ha deciso di affrontare la questione intervenendo – per quanto
possibile - su entrambi i versanti interessati, vale a dire: le aziende e i
lavoratori.
Si
procederà, quindi, sia con misure di
sostegno alle imprese - che ci si propone di realizzare in modo innovativo e
più incisivo.
Sostegno
alla costituzione di aggregazioni imprenditoriali nei settori in maggiore
difficoltà, il sostegno – se possibile – all’accesso al credito delle aziende
anche con modalità diverse da quelle passate, il sostegno alle esportazioni e
all’innovazione. Si tratta d’interventi che la Provincia già realizzava e che
devono essere ora definiti e organizzati con maggior rigore e con una maggior
capacità di indirizzo, finalizzazione e integrazione con altri livelli
istituzionali: Unione Europea, Governo nazionale e Regione Lombardia.
Il
programma focalizza alcuni contenuti volti prioritariamente alla valorizzazione
di strumenti di programmazione negoziata, finalizzati alla condivisione dei
progetti territoriali con il livello di governo regionale anche nell’ottica di
una maggiore possibilità di attrazione di risorse; aggregazioni di soggetti
pubblici (Distretti urbani e distretti rurali del Commercio) e privati (Pol.
Mec.); organismi di raccordo permanente fra le istituzioni e le associazioni
rappresentative di interessi, legati allo sviluppo socio-economico (Consulta
economica provinciale) e collaborazione con organismi operanti in campo
economico e della ricerca (Reindustria, Crema Ricerche), fra i quali si intende
sviluppare un rapporto funzionale orientato all’approfondimento di temi e
contenuti specifici determinati in seno alla Consulta.
Il
programma si pone inoltre in stretta relazione con gli strumenti di
approfondimento della conoscenza della
struttura produttiva (quali, ad esempio, il Sistema informativo economico e
sociale).
I temi dell’innovazione
produttiva, organizzativa e commerciale delle aziende cremonesi e del sostegno
all’attività di ricerca, nei precedenti anni ambiti d’intervento sostenuti
anche attraverso risorse appostate direttamente nel bilancio provinciale ed
erogate mediante bandi annuali, possono nell’attuale contesto essere sostenuti
indirettamente, attraverso il sostegno ai soggetti operanti nel campo della
formazione, del sistema delle conoscenze e della ricerca, e, mediante i
soggetti cui si accenna nel primo capoverso del presente paragrafo, attraverso
l’aggregazione e la creazione strutturata di reti e correlazioni stabili tra
progetti, soggetti attuatori, canali di finanziamento, priorità di
approfondimento.
L’attuale
limitatezza di risorse induce la Provincia a valutare con molta attenzione il
proprio intervento e le sue effettive ricadute sulle aziende cremonesi, e
impone di approfondire l’efficacia dell’azione svolta dall’ente nel livello che
gli è proprio, quello della programmazione, nell’ottica di una sempre maggiore
comprensione delle ricadute economiche collegate non solo ai comparti
produttivi tradizionalmente indagati, ma anche allo sviluppo dei temi collegati
ai temi della cultura e del turismo, letti anch’essi, come chiavi di sviluppo
economico.
CONSULTA ECONOMICA PROVINCIALE
La Consulta Economica Provinciale è ora un
organismo pensato come strumento di raccordo permanente fra le istituzioni e le
associazioni rappresentative d’interessi, legati allo sviluppo socio-economico
ed è prevista dallo Statuto dell’Ente (art. 24).
L’Amministrazione
Provinciale attribuisce un preciso assetto alla Consulta Economica, organismo
già attivo in passato, attribuendole funzioni maggiormente definite, grazie al
percorso di approvazione al quale è stato sottoposto il regolamento di
funzionamento della stessa: approvato dalla Giunta Provinciale in data 30
giugno 2010 (DGP n. 307), è passata all’esame del Consiglio Provinciale del 20
luglio 2010 (DCP n. 88).
Attività produttive
Il
sostegno alle attività produttive deve essere definito in stretto raccordo con
il territorio con una visione complessiva, sistematica e razionale dell’attuale
situazione di crisi, del suo impatto sulla realtà produttiva cremonese, sulle
effettive possibilità di ripresa e sulle risorse effettivamente disponibili. I
temi sono da qualche tempo evidenziati in diverse analisi e riguardano:
- L’innovazione produttiva,
organizzativa e commerciale delle aziende cremonesi,
- Il sostegno all’attività
di ricerca e alla diffusione dei suoi risultati,
- Il miglioramento della
propensione all’esportazione e alla internazionalizzazione delle aziende
cremonesi,
- L’accesso al credito,
- Il sostegno alle strutture
di servizio del mondo imprenditoriale.
Propedeutica
all’elaborazione d’interventi efficaci negli ambiti suddetti è la conoscenza
condivisa dell’effettiva situazione economica-sociale e degli obiettivi da
perseguire.
A
tal fine, si ritiene utile procedere, in collaborazione con altri soggetti
(pubblici e privati) secondo una modalità operativa “a rete” che comporta il
coinvolgimento dei soggetti interessati e la concentrazione delle risorse sui
progetti ritenuti prioritari.
La
capacità di acquisire finanziamenti esterni aggiuntivi appare di fondamentale
importanza non essendo gli attuali bilanci degli enti locali in grado di
sostenere interventi di rilevante significato per la struttura produttiva.
L’acquisizione
di tali finanziamenti richiede, però, organizzazioni in grado di provvedere
secondo tempi e modalità prefissate, e questo è un elemento che localmente,
presenta ancora una qualche carenza.
Al
riguardo un fattore determinante sarà la collaborazione con la Regione
Lombardia sia nella fase di decisione delle priorità che in quella di recupero
delle risorse.
L’innovazione produttiva, organizzativa e commerciale delle aziende e sostegno all’attività di ricerca
Si
tratta di ambiti d’intervento presenti anche negli scorsi anni e che trovano
una ragion d’essere ancora maggiore nell’attuale periodo di ciclo negativo.
L’innovazione
e la ricerca sono, infatti, obiettivi strategici riconosciuti tali da tutte le
analisi disponibili.
Questi
enti – oltre che svolgere attività didattica - rappresentano una parte
importante della nostra ricerca che potrebbe ancor di più espandersi e meglio
servire il mondo produttivo.
PARTECIPAZIONE AD ORGANISMI CHE OPERANO IN CAMPO ECONOMICO
Reindustria
Si tratta di una società consortile a responsabilità limitata, a
maggioranza pubblica, per il 55% del capitale. Il restante 45% del capitale è
suddiviso tra numerosi privati: associazioni di categorie, organizzazioni sindacali
e banche.
La Provincia di Cremona è socia per l’11% del capitale della società.
Reindustria è nata nel 1994 per gestire i contributi statali e
regionali ottenuti in conseguenza della crisi “Olivetti”.
Oggi il suo funzionamento è sostenuto dai
fondi che i soci trasferiscono annualmente sulla base di un programma triennale
approvato dall’Assemblea dei soci e sulla base di stralci annuali di programma.
E’ poi previsto che i soci possano
finanziare solo i progetti che ritengano di loro interesse, e, inoltre,
affidare a Reindustria la realizzazione di un progetto di proprio esclusivo
interesse del quale sosterrebbero la relativa spesa.
I risultati conseguiti nel cremasco hanno spinto Reindustria a
interessarsi dello sviluppo economico dell’intera provincia di Cremona,
attraverso la valorizzazione, il consolidamento, il potenziamento e lo sviluppo
delle risorse del territorio, con i mezzi propri del marketing e dell’economia
territoriale.
In particolare, il servizio offerto da Reindustria
si concretizza nelle seguenti attività:
- Sviluppo
economico:
promozione di interventi coerenti con un’economia territoriale
sostenibile, attraverso due aree operative: a) area progetti, dedicata
all’assistenza tecnica su bandi di finanza pubblica agevolata; b) area
territorio, dedicata all’opportunità di investimento nel territorio;
- Studi e
pubblicazioni:
promozione e coordinamento di studi socioeconomici di inquadramento
generale sui comprensori;
- Aggregazione
d’impresa:
creazione e applicazione di un modello innovativo di aggregazione
d’impresa, in grado di supportare le imprese appartenenti alla filiera di
riferimento in diversi settori, con lo scopo di creare vantaggi
competitivi, supportare l’internazionalizzazione, migliorare l’efficacia
della formazione, attraverso una funzione di coordinamento.
L’attività 2014 della società si baserà sul programma triennale che
accoglie le proposte dell’amministrazione per interventi in merito al supporto
ai piani d’area, all’istituzione di un “tavolo sui bandi” e lo studio e promozione
dello sviluppo di un’importante area come quella di Tencara (unitamente al
Porto di Cremona).
L’obiettivo per l’anno 2014 è quello di indirizzare le risorse
provinciali al sostegno di specifiche azioni, anche facendo propri gli spunti
emersi in sede di Consulta economica.
Crema
Ricerche
Il Consorzio
Crema Ricerche è stato costituito nel 1999 da Provincia di Cremona, Camera di
Commercio di Cremona, Comune di Crema, Associazione Cremasca Studi Universitari
e dall'Agenzia d'Area Reindustria S. cons.r.l., quali soci fondatori.
Esso ha sede nell'area “ex Olivetti” – oggi
recuperata - e svolge la propria attività senza fini di lucro, ponendosi
l'obiettivo di favorire la nascita e lo sviluppo delle imprese innovative,
nonché il trasferimento tecnologico.
Si tratta di una realtà consortile che ha
sviluppato molteplici attività a favore del sistema locale, a partire dal
comprensorio cremasco, ma aprendosi ad un territorio più vasto e andando a
promuovere iniziative a favore anche dei territori delle province di Bergamo e
di Brescia.
In particolare, il Consorzio si propone
l'obiettivo di prestare servizi reali soprattutto nei confronti delle piccole e
medie imprese, nell'intento di promuovere la diffusione delle innovazioni e il
trasferimento tecnologico.
Attualmente il Consorzio Crema Ricerche è composto
da n. 58 soci, fra enti ed imprese interessati allo sviluppo delle
problematiche legate all'innovazione e al trasferimento tecnologico.
Il Consorzio è dotato di un Consiglio di
Amministrazione, di un Collegio dei revisori e di un Comitato Tecnico
Scientifico.
Nel corso del 2014 l’Amministrazione avrà come
obiettivi la razionalizzazione della struttura con l’obiettivo di proseguire
l’integrazione con Reindustria, il miglioramento complessivo dell’attività alla
luce anche della mutata situazione di
contesto.
Consulta Interprovinciale dell’area Viadanese - Casalasca.
Si tratta di un’associazione senza scopi di lucro, che promuove lo
sviluppo economico, sociale e la valorizzazione dell'area tramite il
coordinamento delle attività tra soggetti pubblici e privati, sia sul versante
della programmazione socio-economica che su quello della pianificazione
territoriale. Promuove inoltre attività formative e progetti di sviluppo
economico.
Con delibera del Consiglio Provinciale n. 115 del 25 novembre 1997, la
Provincia di Cremona approva lo Statuto e aderisce alla “Consulta
Interprovinciale dell’area Viadanese – Casalasca”, conferendo una quota
costitutiva di capitale, con l’impegno di corrispondere una quota associativa
annuale.
Come per altre realtà similari l’Amministrazione parteciperà attivamente, tramite il proprio
rappresentante, all’attività della Consulta e analizzerà le risultanze onde
trasferirle in progettualità effettive.
Pol.Me.C.
In data 13 febbraio 2010 l’amministrazione provinciale e il Polo della
Meccanica del Castelleonese hanno sottoscritto un protocollo d’intesa nel quale
si sanciscono la collaborazione e il sostegno della Provincia di Cremona a
questo importante progetto di aggregazione industriale operante in un settore
cardine dell’economia provinciale.
Il protocollo prevede l’impegno da parte di Pol.Me.C. ha presentare, con
cadenza trimestrale, una relazione illustrativa delle attività svolte e un
dettagliato rendiconto delle spese sostenute in considerazione del contributo
versato dall’amministrazione per sostenere le spese di start-up.
Nel 2012 il monitoraggio proseguirà per verificare l’effetto
sull’economia locale e creare un database di professionalità ed esperienza che
possa costituire un esempio per possibili progetti similari che emergeranno nel
resto del territorio provinciale nei vari comparti di cui è composta l’economia
del nostro territorio.
Commercio
Distretti del Commercio
I “Distretti
del Commercio” sono definiti dalla Regione come gli ambiti di livello
infracomunale, comunale o sovracomunale nei quale i cittadini, le imprese e le
formazioni sociali liberamente aggregati sono in grado di fare del commercio il
fattore d’integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui il
territorio dispone, per accrescerne l’attrattività, rigenerare il tessuto
urbano e sostenere la competitività delle sue polarità commerciali.
I Distretti del Commercio si distinguono tra:
- Distretti
urbani del commercio (DUC): costituiti sul territorio di un unico Comune;
- Distretti diffusi di
rilevanza intercomunale (DiD): costituiti sul territorio di più Comuni.
L’obiettivo è la promozione di progetti capaci di incidere
strutturalmente e in modo duraturo sulle caratteristiche competitive
dell’offerta commerciale locale, nel contesto di una più ampia riqualificazione
urbana, con il coinvolgimento degli operatori commerciali, delle loro
associazioni, degli Enti Locali, delle Camere di Commercio e degli altri attori
del territorio, in una visione comune di un unico progetto di sviluppo Tale obiettivo è ben presente negli atti di
programmazione regionale.
La
Regione Lombardia promuove i Distretti del Commercio con l’intento di
valorizzare in modo particolare i luoghi tradizionali e antichi del commercio,
con particolare attenzione agli spazi pubblici delle cittadine storiche della
Provincia.
Nel
corso del 2008 e del 2009 sono state approvate le delibere regionali che
introducono il concetto di Distretto del Commercio.
Per
la provincia di Cremona sono stati approvati e finanziati due Distretti Urbani
del Commercio (Cremona e Crema) e nove Distretti Diffusi (di cui i Comuni
capofila sono: Pizzighettone, Soresina, Casalbuttano, Casalmaggiore, Pandino e
Sospiro, Offanengo, Piadena e Cingia de Botti).
La
Provincia di Cremona ha aderito a tutti i programmi d’intervento dei Distretti.
Obiettivo del 2014, anche grazie alla
collaborazione con le Sedi Territoriali di RL, è quello di studiare e
monitorare l’andamento delle attività previste, al fine di realizzare un
concreto coordinamento tra le stesse e la programmazione provinciale.
Visto
il Programma Regionale di Sviluppo della IX legislatura, che individua tra gli
obiettivi di sviluppo delle reti commerciali e distributive quello di orientare
il processo di modernizzazione e razionalizzazione del settore del commercio
secondo un modello di sviluppo sostenibile ed equilibrato, favorendone anche la
complementarietà e l’integrazione tra i settori produttivi e commerciali, la
Provincia intende svolgere quel ruolo di coordinatore e facilitatore per
favorire le partnership finalizzate a produrre reale integrazione tra
investimenti di diretta competenza pubblica e investimenti privati per
qualificare la struttura economica locale in una logica di lungo periodo. In
questa ottica ed in vista dell’imminente uscita del V bando di Regione
Lombardia a favore dei distretti del commercio lombardi, la Provincia si pone
come l’ente che può esercitare quel ruolo di coordinatore dei distretti del
territorio, garantendo quella governance auspicata dalla Regione. Il V bando,
infatti, individua tre linee di intervento ed una di questa si focalizza sulla
“Qualificazione, e sviluppo del distretto: iniziative di governance evoluta”.
Questa linea prevede fusioni/aggregazioni fra i distretti riconosciuti attraverso
strumenti condivisi e la creazione di modelli di governance di più distretti.
E’ importante quindi, che la Provincia si proponga come soggetto in grado di
svolgere il ruolo di coordinatore, favorendo quel processo di rete dei
distretti che porterebbe ad importanti sinergie. Per svolgere un’azione ancora
più efficace, il Settore nel 2013 ha realizzato una piattaforma di e-commerce (www.icompro.it) unitamente alla creazione di
una intensa azione di web marketing. Questo strumento è stato messo a
disposizione dei distretti del territorio e di tutti quei piccoli operatori
commerciali che hanno intenzione di promuovere i propri prodotti attraverso le
nuove tecnologie di ICT e di media-web. L’attività del Settore nel 2014 sarà
concentrata nel favorire la conoscenza e l’utilizzo della piattaforma
e-commerce e, parallelamente, di rendere visibile il “mall” del commercianti
dei distretti attraverso un’intensa promozione delle offerte commerciali del
territorio, veicolando contemporaneamente le eccellenze e le peculiarità
artistiche e culturali del territorio. L’utilizzo della “rete” è fondamentale
per raggiungere in tempo reale i consumatori e tramite la gestione dei più noti
social network sarà possibile raggiungere il target adeguato ed essere
attrattivi anche dal punto di vista del commercio di prossimità, tipico e di
eccellenza.
Innovazione
Premesso che il tema dell'innovazione è
trasversale alle strutture e alle attività dell'ente e che tutti i settori
devono operare costantemente in direzione orientata al recupero delle risorse e
al perseguimento di più elevati valori di efficacia ed efficienza nell'impiego
delle risorse tenendo nel contempo in debito conto di esigenze di
semplificazione dell'attività amministrativa in generale e in particolare di
quella direttamente rivolta all'utenza, l'informatica pubblica e le strutture
ad essa preposte costituiscono un focus nelle attenzioni e nelle pretese di
risultato sia ad opera delle norme che nella redazione dei programmi.
Per l'esercizio 2014 sono pertanto confermati gli
obiettivi di avanzamento nella digitalizzazione dei servizi e lo sforzo
richiesto è particolarmente qualificato in quanto non è sostenuto da risorse
finanziarie ad hoc ed è quindi a completo carico della struttura che deve
realizzarlo in parallelo con la gestione ordinaria delle attività storicamente
in essere e con i loro collaterali tassi di ottimizzazione e revisione che
comportano anch'essi un'innovazione sebbene in tono minore.
La messa on line dei servizi per l'utenza è un
punto che dal Codice e dall'Agenda Digitale è stato ripreso per qualificare la
programmazione annuale e tende a semplificare i rapporti con il target più
avanzato dell'utenza generalizzata dei cittadini in possesso degli skills
adeguati; contemporaneamente si opera in direzione di un'ottimizzazione della
rete telematica al fine di garantire la continuità operativa in uno stadio e a
livelli ancora precedenti al piano del Codice in un'azione preventiva e di
miglioramento delle condizioni di linearità e qualità dei servizi di rete.
Notevole è l'impegno profuso nel sostegno
qualificato al tema della trasparenza dove attraverso il sito sono veicolati i
contenuti previsti dalla normativa secondo schemi e standard in continua
evoluzione a causa della pressione normativa che recentemente è andata
aumentando a tassi esponenziali indirizzando peraltro l'informatizzazione su
livelli di automazione e interoperabilità tra applicativi verticali in rapida
progressione ed incremento di complessità.
TURISMO
La
legislazione nazionale di riforma del turismo (Legge 135/2001) e la normativa
emanata in materia dalla Regione Lombardia nella legge regionale del 16 luglio
2007 n.15 hanno attribuito alla Provincia un ruolo di programmazione, controllo
e coordinamento che può favorire concretamente, e in un’ottica di qualità, lo
sviluppo economico del turismo e il suo passaggio da progetto per il
territorio a risorsa del territorio.
In
tale contesto, interventi per un turismo sostenibile non possono che
partire da un accurato monitoraggio delle grandi potenzialità culturali ed
ambientali, dai centri urbani al patrimonio rurale, dalla ricchezza artistica
ed architettonica degli edifici monumentali ai corsi d’acqua e ai paesaggi
agricoli, dalle tradizioni ai prodotti tipici e alla gastronomia ed individuare
percorsi e potenzialità di sviluppo alternativi alle forme di turismo
tradizionale. Infatti, il vero punto di forza per l’inserimento della provincia
di Cremona nei più importanti circuiti turistici è proprio l’offerta, in una
logica di sistema, di itinerari nei quali gli ambiti ambientali e culturali
siano variamente, ma strettamente connessi e rispettati.
Il
movimento turistico nella nostra provincia è in espansione e comincia a
costituire parte integrante di progetti economici diversificati, nonché di
iniziative private e pubbliche. Una politica del turismo per essere credibile
deve potersi sviluppare in modo sinergico con le politiche riferite alla
gestione del territorio (tempi e orari della città, apertura dei negozi e dei
servizi, parcheggi, arredo urbano, cultura dell'accoglienza), all’economia,
all’ambiente, alla sicurezza, all’efficienza della Pubblica Amministrazione
(procedure semplificate…), all’informazione – comunicazione e soprattutto in
sinergia fra enti locali e privati.
In
particolare si fa riferimento al progetto di marketing territoriale Distretto
della Musica, all’interno del distretto culturale, teso a
valorizzare e diffondere il tema della musica nelle diverse espressioni
dell’offerta turistica: dagli operatori di settore (ristoratori, alberghi,
agenzie viaggio, pubblici esercizi) agli enti privati e pubblici attraverso
azioni promozionali e formative nelle tre aree provinciali in modo da incontrare
e formare gli operatori direttamente sui territori e mirare le azioni
strategiche contenute nei disciplinari: Cremona e il cremonese, Crema e il
cremasco e Casalmaggiore e il casalasco. Per il 2014 si tratta di consolidare
le adesioni e di espandere, valorizzare e affinare la rete del Distretto della
musica, in particolare attraverso azioni di integrazione e coesione,già avviate
negli anni precedenti, con il Distretto Culturale e la Rete della Musica.
Un
turismo in crescita punta tutto sulla rete interna ed esterna:
1.
Una rete informativa tra enti e associazioni presenti sul territorio. Il
ruolo di promozione e coordinamento territoriale tende a mettere insieme,
strutturare e sincronizzare tutte le informazioni per divulgarle il più
possibile attraverso tutti gli strumenti della comunicazione, in particolare i
media: tv, giornali, radio ma anche web e social network.
Il
foglio di collegamento News Turismo, vedrà nel 2014 una nuova veste con una
pagina dedicata ai weekend tematici per offrire ulteriori spunti attrativi per
il turista ospite del nostro territorio.
Saranno
anche attivate forme di comunicazione sui social network, in particolare in
occasione di eventi.
2.
Un network dell’informazione. Mettersi in comunicazione con tutto
il territorio, ma anche con il mondo attraverso internet, i link, i portali
locali regionali e nazionali con le realtà più significative della provincia e
della regione….avere in tempo reale le informazioni aiuta a migliorare i
servizi, a progettare nuovi interventi, a sostenere ciò che già si produce.
Per
il 2014 si implementerà la rete provinciale degli IAT con un sistema integrato
e collegato ai portali del turismo del Sistema Turistico Po di Lombardia e
della Provincia.
Occorre
soprattutto mettere a sistema il marketing del settore turistico:
risorse e strutture, enti e associazioni in modo da costruire un’offerta
turistica sempre più completa e studiare una comunicazione integrata che possa
rafforzare gli eventi anche meno rilevanti e la Governance del turismo potrà
fare molto in questo senso.
Il
turismo provinciale è impegnato a :
-Elevare
la qualità dei nostri operatori del settore con iniziative di rete e in
particolare tramite le attività derivanti dalle deleghe in materia di operatori
turistici che Regione Lombardia fa gestire direttamente dalle Province e precisamente:
esami abilitativi alle professioni turistiche di Guida, Accompagnatore
Turistico e Direttore Tecnico di Agenzia di Viaggio; classificazione
alberghiera e di strutture ricettive all’aria aperta; verifiche in materia di
Agenzie di Viaggio e Turismo; raccolta e implementazione nel portale regionale
new turismo dei flussi turistici presso le strutture ricettive per conto di
ISTAT; predisposizione cartellini dei prezzi delle strutture ricettive.
Si
prevedono, attraverso le azioni del Tavolo della Governance del turismo che
raccoglie le rappresentanze dei principali attori e associazioni, momenti di
formazione e di confronto (laboratori) sui temi dell'accoglienza turistica e
dell'analisi della domanda dei mercati europei e internazionali.
§ Informatizzare
la trasmissione dei dati relativi ai flussi turistici e delle informazioni su
tariffe e caratteristiche delle strutture ricettive. La rilevazione
"Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi" è un'indagine che
viene svolta dalla Provincia per conto di ISTAT e su delega di Eupolis
Lombardia (Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione).
Nell'ottica delle azioni volte alla semplificazione degli adempimenti da parte
dei privati la Provincia di Cremona ha ottenuto, a fronte della redazione di
specifico progetto, un finanziamento per la rilevazione integrata dei flussi
turistici sulla base di un applicativo informatico, finalizzato a creare
notevoli vantaggi e precisamente: ottemperare in modo sinergico a due
adempimenti amministrativi (rilevazione statistica e schedina degli alloggiati
di pubblica sicurezza); aprire anche un canale diretto di comunicazione fra
operatori turistici e Provincia, che assicurerà una maggiore efficienza
nell'azione di entrambi e meno burocrazia per tutti; garantire
l'aggiornamento in presenza di diversi supporti e quindi di diversi tempi di
trasmissione; aumentare il contenuto informativo sulle caratteristiche
delle strutture, sulle tariffe e sulla domanda turistica. L'esecuzione è già in
fase di avanzata realizzazione, la sua efficacia è monitorata dalla regione per
verificare la possibilità di un'esportazione anche presso le altre province
della Lombardia.
§ Elaborare
progetti e a promuovere sinergie efficaci ed efficienti per raggiungere sempre
più un turismo di qualità a partire dalle professionalità interne,
dall’aggiornamento dei servizi, dall’efficacia dell’editoria (cartacea e sul
web) e della campagne informative e pubblicitarie tempestive ed efficaci.
§ Rafforzare
il suo ruolo di coordinamento e promozione turistica del territorio come da
legge regionale n.15/2007 con tutti i soggetti operanti sul territorio (IAT,
Pro Loco. Associazioni culturali e Associazioni di categoria) anche tramite la governance
del turismo e la governance del distretto della Musica. Due
iniziative possono essere prese come esempi particolarmente significativi: la
Festa del Torrone alla quale la Provincia dà la sua sentita adesione e
collaborazione sia diretta nel supporto all'organizzazione sia attraverso il
particolare impegno dell'ufficio informazione turistica e le attività per la
preparazione e partecipazione alla Borsa Internazionale del Turismo. La BIT rappresenta
la più alta espressione della capacità di governare un territorio poiché mette
in condivisione: risorse, esperienze e progettualità in grado di attivare
politiche attive del turismo. Se il 2013 è stato il primo avvio di una proposta
relativa all’offerta territoriale integrata e condivisa da sviluppare e
riproporre in tutte le occasioni di internazionalizzazione della domanda e
dell’offerta (es.workshop del turismo musicale) il 2014 avrà come obiettivo il
passaggio da promozione del territorio a individuazione di prodotti.
Il
percorso sarà poi utile per EXPO 2015 dove si potranno presentare prodotti
turistici concreti a partire dall’eccellenza della musica e della
liuteria,grazie anche al riconoscimento del Saper fare liutaio
dell’UNESCO.
§ Promuovere
e coordinare progetti interassessorili a secondo delle tematiche sviluppate -
ambiente, territorio, cultura - poiché la comunicazione dell’immagine del
territorio ha una forte valenza turistica.
§ Coordinare
la promozione dei prodotti tipici e della gastronomia in funzione sinergica in
particolare con l’Assessorato all’Agricoltura, la Camera di Commercio,
l’Associazione Strada del Gusto Cremonese, i tre comuni principali (Cremona,
Crema, Casalmaggiore) per individuare percorsi del gusto sempre più innovativi
non dimenticando che la buona cucina è la prima carta dell’accoglienza e
dell’ospitalità. Occorre precisare che attualmente il turismo ha in carico la
segreteria organizzativa dell’Associazione della Strada del Gusto che annovera
90 soci tra enti e associazioni e privati con attività di progettazione,
realizzazione, coordinamento editoriale, realizzazione di iniziative locali e
partecipazioni a fiere di settore nonché il sostegno e l’assistenza agli
associati.
Tramite
l’Associazione il turismo è stato in grado di promuovere un’offerta integrata
territoriale che ha saputo coniugare gastronomia, cultura e ospitalità (es
Teatri di Fiume con il Distretto Culturale, Akropolis con il Gal Oglio Po) ed è
su questo che si vuol continuare a lavorare per il nuovo triennio.
§ Per
il 2014 in particolare l’individuazione di percorsi sostenibili valorizzando i
prodotti della filiera corta, anche in collaborazione con il commercio e i
distretti; il turismo in bicicletta con il bike sharing, le aree di sosta e i
nostri associati in collaborazione con FIAB e FAI; percorsi culturali in
collaborazione con il Festival Monteverdi e la Fondazione Ponchielli per
l’esaltazione dell’alta tradizione gastronomica (da MASTRO Martino al Platina)
rivisitata dai nostri cuochi e proposta ad un pubblico internazionale quale
quello del Festival o gli Incontri a Palazzo in collaborazione con la Federazione
dei vini e dei sapori di Lombardia. Il 2014 vedrà le Strade del Gusto di
Lombardia impegnate nel Salone del Gusto di Torino, validissima occasione di
presentazione e promozione del Made in Cremona, e del suo territorio
provinciale (Made in Crema).
§ Incentivare
iniziative di marketing compresa la predisposizione di offerte di accoglienza
per aumentare le presenza nei centri urbani e rurali del territorio (city card,
pacchetti turistici anche legati ad eventi di rilievo come Festa del Torrone…)
rafforzando la collaborazione con i privati (associazioni di categoria, negozi
storici..) e le agenzie di viaggio.
§ Sostenere
i progetti integrati con le azioni dei PIA atte a valorizzare i piccoli
comuni come quelle legate al PIA ISOLE E FORESTE per la zona dell’ADDA e/o del
Lago Invisibile e le azioni del Sistema Po di Lombardia con il nuovo
piano turistico del prossimo triennio che vede i territori delle 4
province(Pavia, Lodi, Cremona e Mantova) impegnati in temi importantissimi e
innovativi in linea con EXPO 2015 dal turismo slow o turismo attivo con la
lunga rete di percorsi ciclabili e la navigazione fluviale, al turismo
religioso da sostenere dopo l’incontro europeo del 2012 a Pavia con
percorsi interregionali, al turismo enogastronomico con le eccellenze
agroalimentari che fanno del Po di Lombardia una delle dispense più ricche
della Regione. Non va poi dimenticato il turismo dei piccoli comuni con i
borghi più belli d’Italia e le tradizioni culturali della civiltà contadina il
tutto presentato con il linguaggio nuovo dei mezzi di comunicazione dalla app
alla georefernazione dei percorsi scaricabili dai siti.
§ Monitorare
le attività turistiche nonché le iniziative realizzate in stretta
collaborazione con la CCIAA di Cremona sia relativamente ad eventi sia ad
attività culturali (rilevazioni qualitative e customer in occasioni di eventi o
manifestazioni fieristiche).
Expo 2015
La
Provincia di Cremona, con la sottoscrizione del protocollo di intesa tra il
Commissario Straordinario del Governo per Expo, Expo 2015 spa, il Comune e la
Provincia di Milano del giugno 2010, è stata ritenuta il soggetto territoriale
idoneo a favorire la partnership tra Expo 2015 SpA, le istituzioni pubbliche e
i soggetti privati sul territorio cremonese per generare una serie di collaborazioni
che si realizzeranno, su tematiche di interesse reciproco e legate al tema Expo
2015.
Al
fine di esercitare al meglio il ruolo richiesto, la Giunta provinciale ha
ritenuto opportuno attivare dei momenti di incontro e concertazione sul territorio,
che hanno permesso, nella prima fase, la partecipazione attiva delle
istituzioni pubbliche e delle associazioni rappresentative degli interessi
economici, culturali, e sociali del territorio.
E’
stato costituito il Tavolo Territoriale di Coordinamento (TTC), che ha agito in
forma ristretta e in forma allargata a livello provinciale, attraverso il quale
si sono raccolte alcune progettualità espresse dal territorio in linea con i
temi Expo. Le proposte che hanno dimostrato un elevato grado di fattibilità sia
economica che progettuale sono state inviate in un primo tempo alla Società di
gestione Expo 2015 nel mese di febbraio 2011 e, dopo un riesame e verifica
sull’avanzamento dello stato progettuale, sono state inviate all’Ufficio del
Commissario Generale di Expo presso la Regione Lombardia nello scorso mese di
settembre 2012.
Un
altro passaggio importante per la discussione e condivisione delle
progettualità da proporre in sede Expo, è stata la nomina effettuata
nell’ambito dei lavori del “Tavolo Lombardia per Expo” che nella seduta del
23/04/2012 ha costituito dei sotto tavoli tematici per gestire al meglio
questioni e tematiche strategiche, assolutamente necessarie per garantire la
piena ed adeguata realizzazione del grande evento Expo, oltre che per massimizzare
le ricadute positive di questo evento su tutto il territorio. I “sottotavoli
tematici” riguardano:
·
Sottotavolo “servizi
essenziali”
-
Servizi sanitari e disabilità
-
Sicurezza
-
Servii pubblici locali e ambiente
·
Sottotavolo “Attrattività del territorio”
·
Sottotavolo “Sistemi
Informativi”
All’interno
di questo percorso, nell’ambito del Sottotavolo “Attrattività del territorio”,
sono stati individuati alcuni “filoni tematici” prioritari e di valenza
strategica: attrattività turistica e ricettività; offerta culturale; sport e
giovani; filiera agroalimentare; mercato del lavoro. Il sottotavolo
“Attrattività del territorio” è l’unico tavolo che si è riunito delegando a
Unioncamere Lombardia la regia e il coordinamento dei lavori attraverso le
proprie Camere di Commercio insediate sul territorio.
Nel
2014 sarà quindi fondamentale il lavoro di concertazione e condivisione del
tema che dovrà identificare e differenziare la proposta turistica del nostro
territorio, intorno alla quale si dovranno innestare tutte le altre peculiarità
ed eccellenze.
Il
tavolo della Governance del Turismo, coordinato dalla Provincia di Cremona e
rappresentato dalle principali istituzioni pubbliche e dalle Associazioni di
categoria del commercio e dell’artigianato del territorio, è stato individuato
come lo strumento adeguato attraverso il quale condividere una proposta di
strategia di marketing turistico da sottoporre al Tavolo di coordinamento
regionale per EXPO. Il tema della musica e della liuteria è da tutti ritenuto
il filone sul quale lavorare per identificare il territorio, rafforzato dal
riconoscimento Unesco recentemente ricevuto. La musica declinata in tutte le
sue accezioni: dall’artigianato artistico liutario compreso quello organario, a
tutta l’attività musicale che il territorio esprime. Lo sforzo sarà quello di
innestare su questo filone le attrattività diffuse sul territorio e che lo
caratterizzano fortemente come l’agroalimentare, la navigazione, la rete delle
ciclovie.
L’obiettivo
è duplice, da una parte organizzare un programma ampio, complessivo ed
integrato con le iniziative che hanno già preso forma e dall’altra raccogliere
e mettere a sistema la ricchezza delle proposte progettuali del territori per
massimizzare le opportunità connesse ad Expo 2015.
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