martedì 30 gennaio 2018

46 YEARS AGO, NEVER FORGET | NO MORE BLOODY SUNDAY


Bloody Sunday (in gaelico: Domhnach na Fola), letteralmente "Domenica di sangue", è il termine con cui si indicano gli eventi accaduti nella città di Derry, Irlanda del Nord, il 30 gennaio del 1972, quando il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, colpendone 26.

Tredici persone, la maggior parte delle quali molto giovani (di cui sei minorenni), furono colpite a morte, mentre una quattordicesima morì quattro mesi più tardi per le ferite riportate.

Due manifestanti rimasero feriti in seguito all'investimento da parte di veicoli militari.
Molti testimoni, compresi alcuni giornalisti (tra i quali l'italiano Fulvio Grimaldi), affermarono che i manifestanti colpiti erano disarmati.
Cinque vittime inoltre furono colpite alle spalle.

Nel 2003 un ex paracadutista inglese confessò di aver sparato a Barney McGuigan, che sollevava un fazzoletto bianco, uccidendolo.

sabato 13 gennaio 2018

MOSCHEA | a Ombrano no, altrove chissà???


Apprendiamo dall'assessore/candidato che solo grazie alla legge regionale vigente in Lombardia, voluta da Roberto Maroni e dalla Lega Nord - Lega Lombarda (ma fortemente osteggiata dal PD), il capannone ad Ombriano preso in affitto dalla Comunità Islamica non potrà mai diventare una moschea.

Strana la vita, e ancor più la politica...
Prima a sinistra tutti a gridare contro la cattiva destra che negava, con la nuova legge regionale, il "diritto" degli islamici ad un luogo di culto.

Adesso quegli stessi esponenti, sempre col "ditino" puntato, si trincerano dietro quelle stesse norme per non dire esplicitamente una cosa molto semplice che abbiamo già visto in occasione della campagna elettorale per le comunali di Crema, vale a dire che il tema "diritto alla moschea" elettoralmente non conviene sostenerlo...

Se questo è il loro #FareMeglio, in vista delle regionali del 4 marzo, sarà veramente meglio proseguire sulla stessa strada, quella che da Maroni porta a Fontana Presidente.

venerdì 12 gennaio 2018

Addio a Rosaleen, madre di Bobby Sands


TheIrishNews - La madre dell’IRA hunger striker e membro del parlamento Bobby Sands è morta oggi. Rosaleen Sands è stata descritta dal presidente dello Sinn Féin Gerry Adams come “una donna forte e ispiratrice” che ha accompagnato suo figlio “durante i momenti più bui”.

“La dignità e la forza che ha mostrato sono state una testimonianza del suo personaggio e della sua convinzione di difendere ciò che era giusto e giusto, anche se ciò significava grande sofferenza per se stessa, il padre di Bobby John e la loro famiglia. Sotto molti aspetti ha incarnato ciò che hanno sopportato tutte le madri degli scioperanti della fame e il suo sacrificio non sarà mai dimenticato”.

Bobby Sands era il militante dell’IRA che guidò lo sciopero della fame nella prigione di Long Kesh negli anni ’80. Il ventisettenne morì nel maggio del 1981 dopo 66 giorni di sciopero della fame. Durante la sua permanenza in prigione, Sands fu eletto deputato per Fermanagh e South Tyrone.

giovedì 11 gennaio 2018

GIANFRANCO MIGLIO | IL CENTENARIO DALLA NASCITA


Nel centenario dalla nascita vi propongo uno scritto lontano nel tempo ma tremendamente attuale, buona lettura.

Ciò che attendiamo dagli Alleati e ciò che loro daremo

Articolo pubblicato su Il Cisalpino, n.1, del 27 aprile 1945.

L’insidia più pericolosa per l’idea federalista è il cosiddetto decentramento amministrativo regionale; più o meno esplicitamente promesso da alcuni partiti. Contro tale insidia mettiamo in guardia soprattutto gli amici del nostro movimento - e sono legione - militanti nella Democrazia Cristiana.

Il decentramento amministrativo regionale è un cavallo di battaglia piuttosto anzianotto, proveniente dalle scuderie del vecchio Partito Popolare, dove da puledro fece bella mostra di sé, senza peraltro riuscire mai a smuovere di una spanna il carro del regionalismo, affondato fino ai mozzi nella ghiaia del lealismo monarchico - e perciò unitario – che quel partito fu indotto ad ostentare per cancellare il ricordo del “non expedit”.

La regione è un’unità con sicuro fondamento nella storia e nelle tradizioni -sottolineano i regionalisti. Ma siffatta affermazione - almeno per la Valpadana - è un ritrito luogo comune, senz'alcun fondamento né storico, né geofisico, né economico. Rileggetevi a tal proposito le storie padane, o, se vi torna più comodo, rileggetevi le opportune voci dell’Enciclopedia Treccani: fonte non sospetta di federalismo. L’unica regione settentrionale che vanti un’unità multi secolare è la Liguria.

Essa sola ci appare configurata all’incirca com’è ora fin dai tempi danteschi (1300), quando la geografia non conosceva ancora né un Piemonte, né una Lombardia, né un’Emilia, né un Veneto, né una Venezia Giulia o Tridentina costituite in unità politiche od amministrative.

Cent’anni più tardi il “ducato” di Milano – ossia la Lombardia politica -comprende 25 “città” e si estende a tutto il Ticino svizzero, a circa un terzo dell’attuale Piemonte, a gran parte dell’Emilia, ad alcune provincie venete, mentre il Veneto veneziano è ancora limitato ad una striscia costiera. Il Piemonte si configura all'incirca come l’attuale regione solo con la pace di Aquisgrana (1748), la quale gli attribuisce però l’intera Lomellina e l’Oltrepo pavese, mentre dal medesimo trattato la Lombardia politica esce ridotta alle sole provincie di Varese, di Como, di Milano ed a porzioni delle provincie di Pavia, di Cremona e di Mantova.

La Venezia Tridentina è sempre limitata alla diocesi di Trento. Il Veneto politico invade largamente la Lombardia, alla quale sottrae Bergamo, Brescia e Crema, il territorio emiliano è ripartito fra tre diversi stati. Napoleone nel 1799 riduce il Veneto all'incirca entro i confini moderni, ma fonde la Lombardia, l’Emilia centrorientale e le Romagne nell'unità politica della Repubblica Cisalpina, mentre col successivo Regno Italico (1810) il Piemonte fino al Sesia, la Liguria, l’Oltrepo pavese, Piacenza e Parma vengono incorporati all'impero francese.

Dov’è dunque la vantata antichità che valorizzi storicamente le circoscrizioni regionali del Settentrione? In realtà la ripartizione dell’Italia nelle attuali 18 regioni venne proposta da Pietro Maestri - l’ostaggio delle cinque giornate - e fu accolta per la prima volta nelle pubblicazioni ufficiali del regno solo nel 1863: conta meno di un secolo: un’inezia per un popolo che vanta millenni di storia.

Noi siamo nettamente contrari al regionalismo “storico”. Esso segnerebbe un regresso nella nostra educazione politica perché riattizzerebbe fatalmente residui motivi campanilistici più di quanto riuscirebbe ad addestrare le nostre masse alle responsabilità dell’autogoverno, ossia alla vera democrazia.
Se noi ci fermassimo ai limitati spazi regionali, noi non potremmo rivendicare che una piccola frazione delle libertà e delle autonomie che ci occorrono per addestrare i cittadini di ciascun “Cantone” italiano al consapevole contemperamento delle aspirazioni di classe e, degli interessi locali con le necessità dell’intera Confederazione Italica e con le esigenze di una pacifica collaborazione internazionale.

Teniamo infatti a ben sottolineare che il nostro federalismo vuol essere tirocinio che prepari gli italiani al progressismo internazionalista. Il mondo marcia verso l’internazionale politica oltre che economica: se così non fosse anche la seconda guerra mondiale sarebbe un’inutile strage.
Urge pertanto di rieducare politicamente gli italiani con sana pedagogia democratica e con intenso addestramento elettorale, il che può ottenersi, meglio e più rapidamente che per ogni altra via, nel circuito di circoscrizioni cantonali che abbiano tanto contenuto politico-amministrativo da richiamare costantemente l’interesse diretto di larghe masse di cittadini.

Ma che cos'è dunque il “Cantone” per il quale si battono i federalisti cisalpini? E’ un razionale spazio geofisico, economicamente e demograficamente individuato e costituito di unità capace di fornire materia per una vita politico-amministrativa autonoma e fattiva, col minimo possibile di ciarpame burocratico. La Liguria, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia e le Tre Venezie, ossia tutta l’Italia settentrionale nel suo insieme costituisce un’armonica unità geografica, economica, etnica e spirituale, ben degna di governare sé stessa: sarà il “Cantone Cisalpino”, con capitale in Milano, baricentro della Val Padana, sarà il cantone campione che rimorchierà l’Italia intera sull'erta del risorgimento nazionale.

E quali dovrebbero essere gli altri “Cantoni” d’Italia? Ligi al principio democratico i federalisti cisalpini rispetteranno la piena libertà dei fratelli peninsulari di ordinare i rispettivi cantoni nel modo che essi riterranno migliore. Non è tuttavia chi non veda come la Sicilia e la Sardegna abbiano dalla natura stessa, oltre che dalla storia, dall'indole della popolazione, dal proprio dialetto, dal propri interessi economici il diritto di costituirsi a “Cantone Siculo” e “Cantone Sardo”, rispettivamente con capitale a Palermo ed a Cagliari.

Con altrettanta evidenza Napoli – metropoli intellettuale e storica del Mezzogiorno - ha ben diritto di costituirsi a capitale d’un “Cantone” che difenda ed armonizzi ed acceleri la rinascita economica della Calabria, della Lucania, delle Puglie, della Campania, del Molise e fors’anche dell’Abruzzo.
Meno evidente è invece l’interesse delle regioni centrali a costituirsi in un unico cantone con capitale in Roma oppure con capitale in Firenze, lasciando l’Urbe retta a Territorio federale autonomo, o piuttosto in un “Cantone” Tosco-Umbro-Marchigiano - il cantone a schietta economia mezzadrile - gravitante su Firenze, ed in un “Cantone” Laziale gravitante su Roma. Ne devono giudicare le popolazioni interessate. L’Urbe - decongestionata dalla pletorica burocrazia che vi si annida e che vi si anniderebbe in qualsiasi Italia a struttura centralizzata – sarà sempre la sede naturale e necessaria dei Governo Federale, la Patria comune delle genti italiche.

Il nostro è un abbozzo. I cisalpini, che la comune fede democratica convoglia nel movimento federalista da diversi partiti politici - non intendono minimamente forzare i fratelli peninsulari e costituirsi in quattro piuttosto che in otto cantoni. La razionalità dei cantoni peninsulari emergerà dalla libera discussione e valutazione degli interessi locali e tale razionalità sarà la migliore garanzia dell’efficienza della futura vita politico-amministrativa dei Cantoni italici.

lunedì 8 gennaio 2018

LOMBARDIA | il bilancio di fine mandato del Governatore MARONI


(Lnews Milano) - "Confermo che non mi ricandiderò, è una decisione presa in piena autonomia, sulla base di valutazioni personali". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni nel corso della conferenza stampa dopo la seduta di Giunta regionale, a Palazzo Lombardia, a Milano.

Una conferenza stampa nella quale il Governatore ha ricordato i principali risultati della X Legislatura che si possono riassumere in una scheda.
 
LE 10 GRANDI RIFORME - 7.657 delibere, 184 leggi, 10 grandi riforme (Riforma della salute; riforma delle agenzie del trasporto pubblico locale; Riforma delle Aler; Riforma dei servizi abitativi; Riforma delle grandi strutture di vendita; Riforma del consumo di suolo e della difesa del suolo; Riforma della ricerca; Riforma per la libertà d'impresa, il lavoro e la competitività; Riforma della scuola; Riforma della cultura). 

MENO TASSE - Eliminato il bollo ai motorini e 10 per cento di sconto per bollo auto, zero Irap per start up. 

EXPO 2015 e POST EXPO - 1,5 miliardi di investimento e Human Technopole. 

LA LEGGE CONTRO IL GIOCO D'AZZARDO PATOLOGICO - 3000 Comuni coinvolti con 159 progetti. 

COSTITUITA ARAC - Strumento per la lotta alla corruzione. 

EFFICIENZA AMMINISTRATIVA - Ben 3 milioni di risparmi di spesa ottenuti dalla razionalizzazione del sistema degli enti regionali e spese di funzionamento più basse tra le Regioni. 

5 AZIONI EMBLEMATICHE - Le azioni emblematiche sono: Città della Salute; Restituito il Lago di Como; Costituita con Anas Lombardia Mobilità; Recupero degli scali ferroviari di Milano; Patto per la Lombardia 11 miliardi di investimenti sul territorio. 

INTERVENTI SUL TERRITORIO - Per le grandi infrastrutture sono stati acquistati 160 nuovi treni, lavori per 3 autostrade (Brebemi, Pedemontana e Teem) ed è stata completata la ArcisateStabio, ferrovia transnazionale. Sul fronte dell'ambiente sono stati approvati il Piano degli Interventi per la qualità dell'Aria (Pria) e l'Accordo di bacino padano. A favore del territorio 220 milioni di euro per 230 interventi contro il rischio idrogeologico. Per l'agricoltura anticipo Pac a oltre 30.000 aziende. Per la Protezione civile ruolo di coordinamento dei volontari per Expo, per l'evento mondiale The Floating Piers e per la storica visita del Papa. 

WELFARE - In campo sanitario 700 milioni di investimenti straordinari. Ambulatori aperti la sera e nei weekend. 

REDDITO LOMBARDO DI AUTONOMIA - Regione ha offerto Nidi gratis con adesione del 90 per cento dei Comuni con asili pubblici; con il Bonus famiglia - 1.800 euro di bonus, il doppio di quello nazionale a 13.000 mamme; esenzione super ticket e riduzione del ticket per gli anziani; Piano di inserimento lavorativo. Rientra in questo campo anche la Dote Sport che ha sostenuto 20.000 famiglie. 

SVILUPPO ECONOMICO - nel settore della ricerca investito il 3 per cento del Pil e istituito il Premio internazionale 'Lombardia è Ricerca'. Sul fronte del lavoro si registrano 125.000 giovani nuovi occupati. Con le imprese, quindi, sono stati sottoscritti 32 Accordi per la competitività con 10.500 posti di lavoro salvaguardati. 

CULTURA - In questo settore, vivace, da sottolineare le 40.000 Card Musei vendute con 126 musei aderenti sul territorio regionale. 

TURISMO - A questo settore è stato dedicato un Anno speciale. Sono 120 i milioni di investimenti. Dal 2013 si è registrata una crescita del 13,6 per cento di arrivi e del 9,5 per cento delle presenze. 

INVESTIMENTI A FAVORE DELLA CRESCITA - Sono ben 7 i miliardi di euro destinati a favore degli enti locali col Patto territoriale. 

TEMPI DI PAGAMENTO RECORD VERSO I FORNITORI - Regione Lombardia paga i propri fornitori, oggi, con 18,59 giorni di anticipo rispetto alla scadenza. 

AUTONOMIA - Oltre 3 milioni di votanti al Referendum, con il 95,3 per cento favorevole all'autonomia, 54 miliardi di residuo fiscale, 23 materie trasferibili e 3 Tavoli territoriali (Milano, Bologna, Roma).